Un nuovo mese (stavolta due), una nuova carrellata di band più o meno sconosciute e tutte da scoprire – e, perché no, anche da amare.
In copertina: tummyache © Ed Mason
What’s up on Bandcamp? è un’idea che prova a mettere al centro la musica indipendente: ogni mese una selezione di dischi il più variegata possibile – a livello di generi, provenienza geografica, etichette – per provare a dare spazio a nomi in rampa di lancio o comunque poco conosciuti.
Del resto, non importa quanto sia difficile la vita: lì fuori ci sarà sempre una band pronta a salvartela (o quantomeno a migliorartela).
Mince – Paid to Leave
[04.07.2025 | Monomyth | art rock, post-punk, garage rock | UK]
“Paid to Leave è un’antologia di perdenti” (o sfigati, per usare un termine un po’ meno aulico). Non credo possa esistere un modo migliore per presentare un disco, così come ritengo mirabolante aprire il proprio album di debutto con un pezzo – per giunta compassato e bellissimo – dall’immaginifico titolo Waiting for the Globetrotters to Play in My Town. L’impressione generale è che i Mince debbano ancora scandagliare appieno il proprio ventaglio sonoro, il che aumenta a dismisura le aspettative sul tarantolato quintetto di Leeds. Per il momento, ci prendiamo volentieri uno degli esordi più godibili e convincenti dell’anno, segnalando al contempo che un pezzone urgente e rocambolesco come Sad Old Jumper farebbero fatica a buttarlo giù anche tante band molto più navigate. Il futuro è adesso.
thistle. – it’s nice to see you, stranger
[04.07.2025 | Venn | shoegaze, slacker rock, noise pop | UK]
Su queste pagine l’avrò scritto mille volte ma, a costo di apparire ridondante, lo ripeto ancora una volta: regalarmi una buona dose di chitarroni robusti mescolati a melodie semplici e accattivanti è uno dei modi più sicuri per rendermi felice. In tutta onestà, non credo che il trio di Northampton avesse la mia gioia come obiettivo principale da raggiungere mentre si accinge a produrre il suo primo EP, io in ogni caso accetto volentieri il dono elargitomi. Cinque pezzi per poco più di tredici minuti di pure goduria sonora grazie a chitarre roboanti in odore di Ovlov, orecchiabilità che riporta alla mente gli Hotline TNT, un’attitudine slacker in stile LVL UP: serve altro per sorridere alla vita, almeno per una volta? Domanda assolutamente retorica.
It’s nice to see you, thistle..
Oral Habit – Garage Frock!
[11.07.2025 | autoprodotto | garage rock, psychedelic rock, alternative rock | UK]
Siete alla ricerca di un po’ di sano rock alternativo – scriverlo in italiano fa davvero strano, ma volevo vedere l’effetto che fa – con venature psichedeliche, noise, garage e chi più ne ha più ne metta? Siete nel posto giusto. I quattro pezzi che sarebbero poi andati a comporre il chiassoso EP di debutto degli Oral Habit sono stati mescolati con vigore e sapienza all’interno di un calderone che conteneva le influenze sonore più disparate: tutto già sentito, lo sappiamo, ma, quando una ricetta utilizza materie prime di qualità e rispetta un certo tipo di modus operandi, il risultato non può che essere apprezzabile.
Buon appetito e buon ascolto (a proposito, qual è il piatto tipico di Brighton? A naso dire fish and chips, ma potrei anche sbagliarmi).
Public Health – Minamata
[11.07.2025 | autoprodotto | post-hardcore, noise rock, post-rock | Canada]
Prima di qualche giorno fa non avevo mai sentito parlare dei Public Health (almeno in termini musicali, perché alla mia veneranda età qualche idea di cosa sia la sanità pubblica dovrei averlo ormai assimilato), poi però mi sono imbattuto in un post pubblicato su un gruppo Facebook popolato da disperatə musicali come il sottoscritto e ho pensato che l’equazione noise + post-hardcore + copertina che ruba l’occhio andava assolutamente esplorata. E per una volta ho fatto bene a fidarmi del mio istinto, perché il debutto del quartetto canadese è una piccola gemma di rock sperimentale urgente e ambizioso. Durante l’ascolto mi è più volte balenato in mente il nome degli Sprain, che mi sembra un biglietto da visita niente male per una band all’esordio.
Spesso la dicitura viaggio sonoro viene usata un po’ a caso, ma qui ha assolutamente piena cittadinanza.
Why Patterns – SCREAMERS
[11.07.2025 | Human Worth | noise rock, noise punk, experimental rock | UK]
Chi ha paura del noise e in generale della cacofonia in musica farebbe bene a tenersi alla larga dai Why Patterns e dal loro nuovo album, perché potrebbe dormire sonni non troppo tranquilli. Se però siete finitə su questo articolo, sono pronto a scommettere che invece il rumore sincopato rappresenta uno dei piatti forti della vostra dieta musicale, e quindi tuffiamoci senza indugi nel disagio distorto del nuovo album della band londinese. Dieci pezzi per appena diciassette minuti di durata, per un suono che affastella per poi destrutturare le velleità dissonanti e sperimentali di Lightning Bolt, Gilla Band, Oxbow, Black Pus e compagni vari di merende.
Decisamente uno degli ascolti più ferali dell’anno.
The Madeline – Peaceful Uncertainty / With Senses Wide Open
[22.07.2025 | Candlepin, Pleasure Tapes | post-rock, slowcore, shoegaze | USA]
Un’avvolgente colonna di fumo che si alza minacciosa alle spalle di un edificio sembra l’istantanea più indicata per questa ennesima estate a dir poco rovente, oltre che una sorta di monito che ci ricorda in maniera sinistra la direzione che abbiamo ormai intrapreso a livello di specie umana. Il cathedral gaze a firma The Madeline è il sottofondo musicale perfetto per un contesto animato da così tante inquietudini: tra post-rock e shoegaze, slowcore, noise e una spruzzata di drone, la band di Salt Lake City forgia un suono da fine del mondo (letteralmente). Fuori tutto brucia, ma ascoltare la lenta e distesa suite di Greenhouse riesce a pacificare qualunque sentimento di angoscia. Magari dura poco, perché poi la realtà ti rincorre e torna a presentarti il conto, ma intanto si respira un po’. Con buona pace del fumo che ci circonda.
tummyache – FAKE NEW
[08.08.2025 | Entity | art rock, post-punk | UK]
Spotify, TikTok, multinazionali e fascismo. No, non è una lista di cose che mi sono venute in mente a casaccio, è semplicemente roba che i tummyache – specificatamente nella persona di Soren Bryce, la mente primigenia dietro al progetto – dichiarano di detestare senza mezzi termini, e personalmente non posso che concordare su tutta la linea. Tanto premesso, col suo terzo lavoro la band inglese dimostra una volta di più di essere incisiva e tagliente anche a livello musicale: la doppietta iniziale composta da title track e Happy Birthday (pezzone assoluto che riascolterò ad ogni mio compleanno) sarebbe già materiale da KO tecnico, ma la verità è che il disco, districandosi tra le aperture melodiche di Favourite Son, le fascinazioni math rock di Box Set e la dilatata coda finale di Shrink Wrap, non cala mai d’intensità.
Ah, dimenticavo: ottima l’idea della copertina arancione.
Garage Sale – Any Day Now
[15.08.2025 | Other People | indie rock, shoegaze, noise pop | Australia]
Da persona che non ama particolarmente le festività, Ferragosto è per me sempre una giornata complessa da gestire. Associo da sempre il 15 agosto a un senso di vuoto interiore che in qualche modo mi fa sentire diverso e forse anche sbagliato, ma dopotutto va bene anche così. Questa premessa serviva soltanto a dire che ho apprezzato molto il fatto che i Garage Sale abbiano deciso di pubblicare il loro secondo disco proprio in concomitanza di tale ricorrenza, tanto più che il loro emozionale mix di indie rock/noise pop/slacker rock/shoegaze suona davvero come un toccasana per il sottoscritto.
Il quartetto di Melbourne dimostra di saperci fare sia quando si tratta di spingere con le distorsioni (Kick It, Not For Me), sia quando i ritmi rallentano (Small Sounds, Blame): in ogni caso, davvero molto bene.
Guck – Gucked Up
[29.08.2025 | Three One G | noise punk, noise rock | USA]
Quale sarà il rumore di sottofondo che squarcia il silenzio dell’abisso? È la domanda esistenziale – e forse anche pretenziosa – che mi sono posto pochi secondi dopo aver messo su il disco in questione, sconvolto com’ero dalle atmosfere efferate che rendono la title track d’apertura un brano al tempo stesso meraviglioso e spaventoso. Diciamolo subito, a scanso di equivoci: i Guck non sono qui per fare prigionieri e il loro obiettivo è precisamente quello di spettinarvi e dare una sconquassata alle vostre stanze, compito che il quintetto losangelino assolve in maniera impeccabile. Un disco solido, che fila via in un baleno e che nemmeno in dirittura d’arrivo alza il piede dall’acceleratore (si ascoltino le derive post-hardcore di Guck Dynasty e la chiusura in salsa hardcore affidata a Human Caterpillar).
Ormai siamo a fine settembre, eppure qui si suda ancora un sacco.
herbal tea – Hear as the Mirror Echoes
[29.08.2025 | Orindal | ambient folk, experimental folk | UK[
Chiudi gli occhi. Respira lentamente. Scaccia via tutti i pensieri. Goditi questa stasi tanto attesa. Metti su herbal tea. Ti senti già meglio. Non durerà per sempre, ma per ora stai meglio. Esattamente a metà tra mondo onirico e realtà, l’album di debutto della musicista di Bristol è una seduta di terapia in cui sei al tempo stesso paziente e terapeuta, un’istantanea di un momento sospeso che permette di riprendere finalmente fiato rispetto alla vita che continua a scorrere là fuori. Bisogna nutrirsi di ogni sogno possibile prima di tornare a tuffarsi di nuovo nel mondo che ci circonda, e il folk etereo e ambient pennellato da Helena Walker è proprio quello che ci vuole.
I pensieri non andranno via per sempre, ma durante questi quarantuno minuti si faranno certamente meno pressanti.
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Last modified: 4 Ottobre 2025




