In questi giorni si sta tenendo la prima rassegna iridata di ciclismo nel continente africano, un’occasione storica che ha ispirato un excursus tra sport e musica.
In copertina: Tadej Pogačar e Remco Evenepoel al Tour de France 2024 © Billy Ceusters / A.S.O.
Nel weekend si correranno a Kigali, in Ruanda, le due prove in linea élite – sabato quella femminile, domenica quella maschile – dei Mondiali di ciclismo, i primi in assoluto a svolgersi in Africa. Un’occasione storica e inedita che promette emozioni, strategie folli e, chissà, qualche sorpresa inattesa proprio come nelle grandi gare mondiali del passato.
In questo articolo ho raccolto nove delle gare iridate maschili più incredibili, rocambolesche e memorabili della storia, sperando che anche questo Mondiale africano sappia regalarci momenti altrettanto emozionanti, incredibili e magari inaspettati.
Leicester 1970 – Jean-Pierre Monseré
A soli ventuno anni, Jean-Pierre Monseré diventa campione del mondo battendo i più esperti con un’azione da finisseur e la freschezza di chi non ha ancora paura. Passa tutto il giorno in fuga seguendo l’attacco della squadra italiana e solo un indemoniato Eddy Merckx, suo capitano, riuscirà a chiudere il buco assieme a ciò che rimaneva del gruppo, prima dell’inatteso finale. Il belga è giovane, elegante, destinato a grandi cose: la sua maglia iridata diventa però subito simbolo tragico. Pochi mesi dopo muore infatti investito da un’auto durante una kermesse. È il campione che non ha potuto esserlo. La sua vittoria resta una ferita nella memoria collettiva del ciclismo, un “e se…” mai risolto.
La canzone da ascoltare: Van der Graaf Generator – Refugees (1970), un pezzo atmosferico e inquietante come il destino spezzato di Monseré.
Gap 1972 – Marino Basso beffa Franco Bitossi
Quel mondiale sembra scritto per Franco Bitossi, il “cuore matto” del ciclismo italiano. Va in fuga da solo, resiste chilometro dopo chilometro, ma a pochi metri dal traguardo le forze lo abbandonano: il lunghissimo vialone finale in leggera salita è dove le speranze di vittoria finiscono; il gruppo, tirato dal solito Merckx, rientra in prossimità del traguardo. In volata, Marino Basso spunta come un fantasma e si laurea campione del mondo. Una vittoria inattesa, che lascia più amarezza che gioia tra i tifosi italiani. Bitossi, che aveva accarezzato l’iride, arriverà secondo, divenendo l’eroe tragico di Gap.
La canzone da ascoltare: NEU! – Negativland (1972), un brano ipnotico e minimale come l’attesa snervante del finale.
Valkenburg 1979 – Jan Raas e la spinta dei tifosi
Jan Raas, l’olandese dal carattere di ferro, vince il mondiale di casa tra le polemiche. Durante la gara, le moto dell’organizzazione aiutano platealmente il corridore di casa, mentre sulla salita del Cauberg il pubblico Orange si stringe attorno a lui in modo poco ortodosso: qualcuno lo spinge letteralmente per aiutarlo a restare davanti. Nel finale rimangono in tre con lui: Thurau, Bernardeau e Battaglin. In volata taglia in maniera irregolare la strada a Battaglin, che cade rovinosamente a terra, e Thurau, che deve frenare con Bernardeau a ruota; regola così i compagni di fuga e conquista l’iride. Una vittoria ancora oggi discussa, che alimenta il mito del corridore “furbo” e spigoloso. Raas diventerà una delle grandi figure del ciclismo olandese, capace di vincere cinque Amstel Gold Race e quattro classiche monumento.
La canzone da ascoltare: The Contortions – Design to Kill (1979), abrasiva e provocatoria come la vittoria contestata di Raas.
Praga 1981 – Freddy Maertens
Era stato il re delle volate sul finire degli anni ’70, campione del mondo a Ostuni nel 1976 e vincitore del Vuelta del 1977, poi inghiottito da infortuni, depressione e problemi personali. Dato per finito, Freddy Maertens si presenta al mondiale quasi senza contratto. Eppure, a Praga, contro Hinault, Saronni, Moser, ritrova improvvisamente il colpo di pedale dei giorni migliori; in volata li batte tutti. È una delle resurrezioni sportive più incredibili mai viste. Dopo quella vittoria vivrà di rendita ciclistica, senza mai più sfiorare quei livelli.
La canzone da ascoltare: This Heat – Paper Hats (1981), sperimentale e dissonante come la rinascita inaspettata di Maertens.
Montello 1985 – Joop Zoetemelk
A trentotto anni, l’età in cui molti corridori sono ormai pensionati, Joop Zoetemelk, vincitore di un Tour de France e di una Vuelta a España, scrive una delle pagine più incredibili della storia dei Mondiali. Sul circuito impegnativo del Montello, sotto il sole e con un percorso nervoso, il veterano olandese, ormai in declino, si muove con astuzia e pazienza. A una manciata di chilometri dall’arrivo approfitta di un attacco incerto dei favoriti e riesce a infilarsi nella fuga decisiva. A poco più di un chilometro dal traguardo sorprende i favoriti Argentin e Lemond e, nonostante l’infinita retta finale che porta all’arivo di Giavera del Montello, il gruppo non riesce più a raggiungerlo. La vittoria di Zoetemelk resta un simbolo di tenacia, strategia e perseveranza, la dimostrazione che l’esperienza può battere la gioventù.
La canzone da ascoltare: The Replacements – Bastards of Young (1985), rabbiosa e malinconica come la vittoria inattesa del vecchio Zoetemelk.
Ronse 1988 – Maurizio Fondriest
L’ultimo chilometro è una delle scene più folli del ciclismo. A poche centinaia di metri dal traguardo sono davanti in tre: i favoriti Criquielion e Bauer e Maurizio Fondriest, giovane outsider destinato al bronzo. In volata, Bauer allarga il gomito e stringe Criquielion alle transenne, facendolo cadere rovinosamente; il canadese resta in piedi ma perde il colpo di pedale. Fondriest, che inseguiva a ruota, assiste alla scena e incredulo passa davanti a tutti, diventando campione del mondo. Ha solo ventitré anni. Quella vittoria segnerà il suo inizio, anche se la carriera lo porterà più vicino alle grandi classiche che a un bis iridato.
La canzone da ascoltare: Youth of Today – Make a Change (1988), hardcore e urgente come la vittoria improvvisa di Fondriest.
Oslo 1993 – Lance Armstrong
Pioggia battente, percorso duro, i favoriti sono Indurain, Fondriest, Rominger, ma Lance Armstrong, un giovane texano di ventuno anni, attacca a 15 km dall’arrivo e li lascia tutti al palo. Vince da solo sotto il diluvio, divenendo il più giovane iridato dell’era moderna. È il suo primo grande exploit internazionale. La sua storia sarà successivamente segnata da sette Tour de France, poi revocati: la gloria, il doping, lo scandalo, la caduta. Ma quel giorno a Oslo fu pura sorpresa.
La canzone da ascoltare: Polvo – My Kimono (1993), indie rock sperimentale e malinconico come l’ascesa inattesa di Armstrong.
Salisburgo 2006 – Paolo Bettini
Il “Grillo” è già campione olimpico ad Atene 2004, ma non ha mai vestito l’iride. In Austria, in un finale tatticamente incerto, segue l’attacco degli spagnoli Samuel Sánchez e Valverde, sorprendendo tutti in una volata ristretta e battendo il fortissimo velocista tedesco Zabel. È il suo primo mondiale, e diventa così il primo e unico corridore della storia a essere contemporaneamente campione olimpico e mondiale. Pochi giorni dopo perderà il fratello in un incidente stradale; in seguito, vincerà il Giro di Lombardia in maglia di campione del mondo. La sua vittoria è una liberazione, dedicata al fratello scomparso. Paolo Bettini diventa simbolo dell’Italia ciclistica del tempo, confermandosi il miglior cacciatore di classiche della sua epoca.
La canzone da ascoltare: The Country Teasers – Points of View (2006), irriverente e cinica come la vittoria di Bettini.
Harrogate 2019 – Mads Pedersen
Freddo, pioggia torrenziale, corridori che si ritirano uno dopo l’altro. Van der Poel sembra imbattibile, scatta a ripetizione e solo un incredibile Trentin riesce a seguirlo. I due si ricongiungono alla fuga del mattino composta da Moscon, Küng e Pedersen. L’olandese però crolla improvvisamente a 12 km dall’arrivo, svuotato completamente delle sue forze. Lo sprint a quel punto è scritto per Trentin, nettamente favorito, ma Pedersen lo sorprende e lo batte in un finale da tregenda. Un outsider danese diventa campione del mondo in condizioni estreme. Trentin non tornerà più lo stesso, mentre Pedersen costruirà una carriera solida, sempre combattivo, confermando che quella giornata non fu assolutamente un caso.
La canzone da ascoltare: deathcrash – Slumber (2019), shoegaze atmosferico e sognante come la vittoria inaspettata di Pedersen.
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Last modified: 26 Settembre 2025




