A proposito di viaggi, canzoni e ritorni: intervista agli España Circo Este

Written by Interviste

Quattro chiacchiere con la band alla vigilia dell’uscita del loro nuovo album Machu Picchu.

(di Marika Falcone)

“Arriverà di meglio e saprà restare/ed eviterà di farci male”: ascoltiamo in loop Dormo Poco E Sogno Molto da quando è stata pubblicata, il 25 settembre scorso, e ci ripetiamo questa frase praticamente ogni giorno perché ci credo davvero a quello che gli España Circo Este ci cantano e ci augurano con il loro ultimo pezzo.

Dopo questo periodaccio, una canzone che ci fa ritornare a sognare, con un testo attuale, che lancia delle accuse ma che è anche pieno di fiducia nel futuro, immerso nella sua melodia coinvolgente e colorata era quello che stavamo aspettando per non scoraggiarci e ricominciare a sperare e a cantare insieme.

Il singolo anticipa e riassume perfettamente l’album che sarà pubblicato il 23 ottobre, Machu Picchu, in cui si alternano otto canzoni scritte dopo aver viaggiato per mesi e mesi, collezionando esperienze e sensazioni indimenticabili, tra Vecchio e Nuovo Continente.

Dopo tre anni di momenti straordinari e bellissime avventure che ci siamo fatti raccontare da Marcelo (voce e chitarre), gli España Circo Este (Marcelo, Jimmy, batteria, percussioni e voce, Ponz, basso e synth, Matteo, fisarmonica, chitarre e violino) sono quindi tornati con la voglia di raccontarci un sacco di cose nuove, di regalarci tantissimi sorrisi e con un forte desiderio di ripartire. Ovviamente noi abbiamo voluto saperne di più!

Romantici quanto basta, brillanti e rivoluzionari: impossibile per chi vi ascolta non associarvi a queste parole. E invece voi come vi descrivereste?

Romantici quanto basta? Noi siamo inguaribili romantici! Allora, auto-descriversi non è facile, ma ci proviamo: siamo sempre in viaggio, anche da fermi, siamo alla ricerca, di un suono, di una parola, di un senso, di un amore. In fondo solo chi sa innamorarsi ogni giorno di qualcosa, chi prova a cambiare le cose con piccoli gesti, chi raccoglie una cartaccia, chi va al lavoro in bici, chi paga un biglietto per il cinema o per un concerto, sta facendo una rivoluzione. Queste sono rivoluzioni, anche piccole se vuoi, ma fondamentali. Dopotutto, pensandoci, credo che i romantici siano gli ultimi rivoluzionari rimasti.

“Chissà che pensa mio padre / che per me si è rotto il culo / ed io pieno di sogni / ma di futuro nemmeno uno”: mai come in questo periodo, con questa frase date voce ad una generazione (e forse più di una). Eppure, seppur disillusa, questa generazione sta continuando a sognare e a provare a vivere facendo quello che la appassiona, proprio come state facendo voi da 7 anni ormai… Com’è successo? Cioè, quando avete deciso di voler vivere con la musica e come questo sogno continua a realizzarsi ogni giorno? 

Ogni generazione ha lottato per i propri sogni, tutte in modi diversi e tutte per essere diverse dai genitori. Dicono che nel 2050 la maggior parte delle professioni di oggi non esisteranno. Al loro posto ci saranno nuovi lavori e – forse – un nuovo sistema economico che miri al benessere, quello vero, a cibi genuini, prati verdi e cieli tersi; quindi perché non provare oggi a fare ciò che piace? Magari è il lavoro del futuro!

Per noi la musica è questo, la nostra piccola rivoluzione quotidiana. Tra una data e l’altra si produce in studio, si insegna musica, si organizzano eventi… Siamo tutti presi da mille progetti ma per noi la musica si vive così, a 360 gradi. Alla fine diventa la tua vita e ci gira tutto intorno. Non ricordo quando lo abbiamo deciso ma è come baciarsi con la ragazza/o che ti piace: a un certo punto ti fai coraggio, ci provi e ti butti. Vada come vada! Potrebbe rifiutare il bacio, potreste darvi una limonata incredibile, potrebbe diventare qualcuno di importante… e poi senza rendertene conto non riesci più a farne a meno. Va un po’ così, più o meno.

Quante cose sono successe da Scienze della Maleducazione a Machu Picchu? Vi va di raccontarci le cose belle che avete fatto in questi tre anni?

Da Scienze della Maleducazione ad ora sembra passato un secolo, e invece sono solo tre anni. In mezzo ci sono state tantissime cose. Tour italiano, straordinario, indimenticabile e due anni di tour europeo e migliaia di chilometri in 10 paesi e in mille festival bellissimi come lo Sziget e mille festival più piccoli fatti da persone vere che conosci una per una. Un viaggio in USA al SXSW e due puntate a sorpresa in Italia da pelle d’oca, come il concerto in Piazza del Campo a Siena con Lo Stato Sociale o l’Hempiness Festival con Will and the People e i Mellow Mood… Mi chiedi le cose belle? Da dove inizio?

Il singolo Dormo Poco E Sogno Molto raccoglie con un arrangiamento energico e colorato, desideri, critiche sociali, pareri personali, stati d’animo, viaggi, aspettative: è di questo che parlerà Machu Picchu?

Se Machu Picchu fosse un libro, Dormo Poco E Sogno Molto sarebbe l’indice, e quindi l’ultimo ad uscire per non scoprire tutto e subito. Penso sia stata la seconda o la terza canzone scritta, ma sicuramente quella che ha influenzato di più la stesura di testi e musiche. Si potrebbe anche dire che Dormo Poco E Sogno Molto è la ricetta di questo disco, la lista e le dosi di tutti gli ingredienti che formano l’album.

Tra l’altro, il pezzo è un invito a viaggiare con intelligenza, per poter conoscere, evitare pregiudizi, vedere come vanno le vite di tutti gli altri, comprendere le ragioni di chi i viaggi li fa perchè è costretto e non è fortunato come noi, per aprire mente e cuore… Nel tran tran politico e sociale attuale direi che è un gran consiglio, ma anche una bella accusa, no?

È una cosa tanto ovvia che non andrebbe nemmeno ribadita: ma facciamolo! Chi attraversa il deserto e il mare, rischiando di morire, patendo la fame, la sete, le maree e le violenze degli scafisti non è un criminale. Punto. Non si può sostenere il contrario, è disumano. Il reato di clandestinità non esiste, siamo cittadini del mondo e ognuno di noi merita di vivere senza guerre, carestie, epidemie e soprusi.

Quindi il nuovo album è nato dopo una serie di incredibili viaggi per il mondo… Questo mi sembra il momento migliore per far tornare a tutti noi, grazie alle vostre canzoni, il desiderio di andare in giro, spostarci, capire e scoprire. Immagino che la volontà di comunicare le sensazioni e le emozioni che avete provato e che vi hanno lasciato questi posti fosse immensa! Raccontateci qualcosa di più.

Sì, sicuramente la dimensione del viaggio è il filo conduttore di tutte queste canzoni. Abbiamo raccolto tantissimo da queste esperienze e km sia a livello di sound la band, sia a livelli di testi io. Però stavolta ci siamo presi anche il tempo per raccogliere bene questo “tutto”, ripensarlo e dargli nuovi colori. Stavolta abbiamo cambiato il modo di rimettere tutte queste cose insieme. Con le mie idee sparse e i miei tre soliti accordi ci siamo seduti in studio con Fra (Ponz) che in questi anni è diventato un produttore da urlo. Lui ha pre-prodotto il disco e grazie a questo suo lavoro siamo riusciti a presentarci da Fabio Gargiulo che si è innamorato del progetto e ha prodotto e impacchettato poi tutto l’album.

Il ritorno dai viaggi come lo vivete? E invece il ritorno sul palco in estate, dopo questo periodaccio di stop, com’è stato?

Il ritorno da un viaggio è un mix di nostalgia e stanchezza. Ti porti sempre dentro un sacco di emozioni, cose nuove, nuovi amici, nuove persone importanti e a ogni chilometro lasci un po’ di te. Scusate, quest’ultima è una frase troppo da lupo di mare, ma passatemela. Ogni viaggio, anche il più corto, un po’ ti cambia e quando torni è un po’ come un nuovo inizio. Tornare sul palco quest’anno è stato simile. Era come un nuovo inizio. Set acustico, tutti seduti, il distanziamento, le mascherine, all’inizio è stata dura abituarsi, senza balli sottopalco, urla in faccia, salti, mani in alto. Però era talmente forte la necessità di trovarsi nuovamente insieme che “sentirsi vicini” era quasi come esserlo davvero. Tutte le emozioni che davamo per scontate si sono amplificate, e se anche da fuori era un acustico, dentro avevamo il volume al massimo.

A proposito di concerti e di viaggi, voi avete girato tanto il mondo anche per suonare… Non è (purtroppo) una cosa che accade a molti gruppi in Italia. A voi che effetto fa essere così desiderati in giro e dove vi è sembrato di potervi sentire di più “a casa”?

Il bello di viaggiare e suonare è che conosci molta gente e alla fine spesso non ricordi i posti ma le persone, ed è facile sentirsi “a casa” quando fai l’alba con qualcuno che hai appena conosciuto. Poi finisce che da cosa nasce cosa e ci si ritrova la volta dopo a un concerto, a un festival o in day-off quando non sai dove dormire finché non crei apposta l’occasione per rivedervi.

Visto che è difficile inquadrarvi in un genere o in una scena precisa, mi piacerebbe sapere quali sono gli artisti che vi hanno e che vi influenzano ancora.

Gli ascolti per scrivere questo disco vengono in gran parte dall’America Latina: Natalia Lafourcade, Jorge Drexler, Calle 13, Julieta Venegas. Bombe così.

Quanto siete emozionati per l’uscita dell’album e cosa dobbiamo aspettarci poi per il prossimo futuro degli España Circo Este?

Machu Picchu è un album che ha significato tanto per noi. Nuovi modi e tempi per scrivere, un nuovo sound, nuove influenze e nuovi artisti e nuove ispirazioni. È un album che ci portiamo dentro da quasi 3 anni e non vediamo l’ora che diventi finalmente del mondo! Nel futuro, molto prossimo, arriveranno altre canzoni nuove e una montagna di sorprese. In questi mesi, col disco pronto da inizio anno e i live sospesi, ci siamo chiusi in studio e sono uscite così tante idee da farne un mare. Ora siamo al largo che le esploriamo e ci tuffiamo là dov’è più profondo. Presto torneremo a riva.

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Last modified: 13 Novembre 2020