L’eleganza malinconica di un esordio che lascia il segno: intervista a Cecilia

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Qualche domanda alla cantautrice toscana fresca dell’uscita del suo primo EP.

(di Filippo Duò)

Tante domande orbitano intorno alle canzoni e alla musica di cecilia: sono figlie della ricerca, dell’interrogarsi, della curiosità. Così nasce il suo EP d’esordio ?, pubblicato il 25 settembre da Futura Dischi, contenente i tre singoli pubblicati negli scorsi mesi con l’aggiunta di due nuove tracce. La cantautrice toscana propone sonorità fresche, sincere, tanto eteree quanto intense, conquistando fin dal primo ascolto.

Addentrarsi nell’universo di cecilia è un’esperienza multisensoriale: la prima cosa che cattura l’attenzione sono le copertine, colorate, curatissime, misteriose e sognanti. Il tutto prosegue poi con i testi, vivide narrazioni di un ampio spettro emotivo, dalla malinconia all’euforia giovanile, e si completa con le curatissime produzioni di Giuseppe Petrelli e Danny Bronzini, in cui troviamo un raro sound design capace di rimanere in bilico senza fatica tra pop ed elettronica, soul e R&B. 

All’interno della tracklist, Blu riveste un’importanza particolare: il titolo si ispira all’espressione ‘feeling blue’, usata da chi si sente giù di morale ma spesso senza saper dare una ragione precisa per il proprio stato d’animo. “Ascoltando Blu mi viene in mente uno di quei momenti nei quali ripenso a come sarebbe potuta andare una storia passata e la malinconia che ne consegue”, spiega l’artista.

Per scoprire qualcosa in più sulla genesi del lavoro e sul suo percorso artistico abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei: ecco cosa ci ha raccontato.

Cominciamo parlando del tuo EP. Ho notato una grande compattezza: c’è un concept tematico alla base oppure ogni pezzo racconta una storia a sé?

Ogni brano di ? racconta una storia a sé. Quello che li accomuna è uno stato d’animo piuttosto nostalgico. La mia scrittura non è quasi mai programmata, anzi, direi che è molto istintiva.

Come hai lavorato in fase di produzione? Quanto è stato importante l’apporto di Peppe Petrelli e Danny Bronzini?

Ho scritto questi brani fra il 2017 e il 2018 senza sapere dove sarebbero andati a finire. Qualche tempo dopo li ho fatti ascoltare a Danny, che mi ha proposto di lavorare insieme a delle pre-produzioni. Una volta compresa la direzione artistica abbiamo terminato il lavoro a Lecce, nello studio di Peppe, con il quale abbiamo messo a fuoco la sonorità dell’EP. Sono stati davvero fondamentali per il progetto.

Approfondiamo nel dettaglio alcuni singoli: dicci qualcosa in più sulla genesi di Monterey.

Stavo attraversando una fase parecchio intensa: mi ero trasferita a Milano da poco, dopo una convivenza lunga e tormentata. Stavo assimilando e processando tutto quello che avevo vissuto negli anni precedenti. Mi sentivo meglio, ma a tratti ricadevo nei ricordi, “quelli belli”. Una sera ho aperto una pagina di Gmail e “ciao, come stai?”. Poi ho pensato che non avesse senso. Il giorno dopo avevo scritto Monterey.

Karma unisce un cantautorato pop a pulsazioni hip-hop, per uno spoken rap melodico come risultato. Come ti sei approcciata al pezzo?

Ancora una volta ha agito l’istinto. Ero estremamente delusa ed arrabbiata, ho iniziato a scrivere di getto su un beat trovato su YouTube, finendo il testo in poche ore. È stato il mio primo approccio allo spoken rap, che ho cercato il più possibile di fare mio. Chissà se in futuro riemergerà questa parte di me!

Baltico ha un gran lavoro di sound design, hai qualche aneddoto da raccontarci?

Baltico è stata la più complessa a livello di sound design. Abbiamo passato una notte intera a riprodurre manualmente l’arpeggiatore dell’intro del brano. Ricordo con piacere quel momento per tutta l’impegno che Danny e Peppe ci hanno messo nonostante l’energie fossero quasi finite, motivo in più per essere felice del risultato finale!

Racconti storie estremamente intime e dirette, è tutto frutto di esperienze vissute in prima persona o alcuni elementi sono maggiormente romanzati?

Come detto prima, la mia scrittura è molto istintiva. Nasce dalla necessità di esprimere emozioni vissute in prima persona. Tutti gli elementi e i riferimenti sono reali.

Le grafiche sono tutte curatissime e di forte impatto: con chi ci hai lavorato?

Grazie! Le copertine dei primi tre singoli sono state curate dal team di Futura Dischi, mentre quella dell’EP è stata realizzata dalla bravissima fotografa toscana Arianna Angelini.

Facciamo un piccolo passo indietro: qual è stato il tuo percorso nel mondo della musica fino a questo momento?

La musica è sempre stata presente nella mia vita; negli anni ha cambiato forma, diventando sempre di più parte integrante di me. È passata da essere un sottofondo ad essere materia di studio fino a diventare il mio lavoro.

Com’è fare musica oggi in Italia? Cosa ti piace di più e cosa ti piace di meno del nostro panorama?

Fare musica in Italia oggi è tanto semplice quanto complicato. C’è tantissima scelta, emergere è molto difficile. Allo stesso tempo c’è sempre meno propensione verso la ricerca e l’ascolto. Nella maggior parte dei casi “funziona” di più il “personaggio” rispetto al contenuto e questa è una cosa che mi ha fatto andare fuori di testa per molto tempo ma che sto cercando di accettare.

Quali sono i tuoi progetti futuri per i prossimi mesi?

Tanta musica e ancora tanti punti interrogativi.

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Last modified: 16 Ottobre 2020