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Four Seasons One Day, l’intervista

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I Four Seasons One Day da Palermo, HC, Punk e anni novanta nelle vene. Diamo voce ad una nuova band targata Indelirium Records.

Una domanda forse “scontata”, cosa volete esprimere con il nome Four Seasons One Day?
Il nostro nome prende spunto dal famoso detto inglese “four seasons in one day” che significa letteralmente “quattro stagioni in un giorno”, ovvero “oggi è successo un casino” ahahah… Ci sentiamo molto vicino al nome scelto proprio perchè essendo in 4 ed essendo 4 ragazzi diversi a livello di personalità ed identità ci sentiamo parte di un totale chaos che però ci unisce e ci spinge ad andare avanti giornalmente.

Parliamo subito del vostro background musicale: da che parte stanno i Four Season One Day?
Non ci è molto chiara la domanda, la nostra musica rispecchia ciò che siamo. Forse siamo dalla parte delle persone vere, di chi fa musica col cuore per esprimere se stesso, quella è la cosa principale e fondamentale, esprimere se stessi al meglio e nel modo più vero possibile! E’ chiaro che ognuno di noi nella band proviene da ascolti semplicemente e prettamente Hardcore melodico, chiunque tra di noi conosce i Nofx, chiunque tra noi conosce i Green Day per dire… ma è anche chiaro che andando avanti nel tempo ognuno di noi ha prediletto degli ascolti che molto spesso non sono stati uguali per tutti, chi più Hardcore come Valerio il nostro chitarrista cantante e come anche Daniele il nostro batterista, che tra l’altro sono i più “irruenti” i più “pazzerelli” della band, chi più soft magari più sul melodico anni ’90 tra le varie scie emo come il nostro bassista Pietro… questo non implica quindi star solo da una parte, noi crediamo che l’importante sia fare del proprio meglio e creare la propria identità senza copiare, essendo e rimanendo se stessi.

Sappiamo che siete reduci da un bellissimo tour europeo con i vostri amici ONODA. Raccontateci come è stato questo primo tour e che significato ha per voi portare la vostra musica fuori dalla nostra penisola (e nel vostro caso isola).
Il tour è stata un’esperienza fantastica ed è stato bello condividere tutto ciò coi nostri amici Onoda. Quando tempo fa Turi ci propose di iniziare a collaborare con lui, e ci disse che ci avrebbe aiutato facendo un tour anche per noi, beh è stato il “notizione” che aspettavamo da tempo, no? Chi non vorrebbe andare in tour in Europa? È sempre stato il nostro sogno viaggiare e far conoscere la nostra musica, e quindi noi stessi, a più gente possibile. Essere in tour è un’emozione indescrivibile e dopo aver affrontato questa avventura per la prima volta non vediamo l’ ora di farlo ancora.

In Europa la scena è più attenta e partecipe o non avete trovato grandi differenza?
Suonando in Europa ci siamo sentiti parte di una scena che non si limita ad essere locale, bensì si allarga fino a diventare una “macro scena”. Le differenze si notano, eccome se si notano, anche la più piccola delle organizzazioni fuori all’estero è precisa, schematica, nulla è lasciato al caso ed una cosa in particolare ci ha colpito, gli orari! Al contrario dell’Italia gli orari sono rispettati in modo precisissimo, e i concerti iniziano e finiscono tutti ad orari ragionevoli, nulla comincia all’1 di notte o cose del genere anzi al massimo finisce tutto alle 23:30 per lasciar spazio al resto della serata o per permettere a chi magari lavora o studia l’indomani di tornare a casa presto! Il tour e un esperienza fantastica, ti lascia delle grandi storie dentro e ti fa crescere, ti permette di capire che strada prendere sul serio.

Tutti Morti perché ?
Nasciamo e viviamo in modo esageratamente stereotipato! Siamo molto giovani noi, ok questo e chiaro ma noi stessi notiamo quanta monotonia ci sia nel modello di vita media d tutti i giorni soprattutto qui nella nostra nazione. il titolo tutti morti è quasi uno stimolo, uno spunto per poter vivere quindi al meglio le cose pensando a cosa c’è attorno a noi e non lobotomizzandoci, bloccandoci, non facendo girare le rotelle che abbiamo nel cervello! Tra le cose buffe? Abbiamo scoperto che Cant il cantante degli Onoda e alcuni amici del suo giro “Riminense” hanno tatuato addosso questa frase, pazzesco!

Palermo… la vostra città natale, quando è importante per voi far parte di una scena che vanta nomi come Values Intact, Whales Island etc…?
Ci sentiamo onorati a far parte della scena di Palermo la quale ha contato nomi di ottime band, soprattutto nel passato. Speriamo che la storia si possa ripetere, e che Palermo possa di nuovo valersi di ottime band che possano portare avanti la loro passione, i sogni in cui credono… Insomma attendiamo che quel ricambio generazionale che deve esserci e non dovrebbe, che deve esserci, si avveri al 100%. Noi ce la stiamo mettendo tutta.

Indelirium Records ha rilasciato il vostro ep Tutti Morti in formato digitale tramite iTunes, Amazon ed altri store. Quando è importante oggi essere presenti sul web e soprattutto sentite la mancanza di una uscita fisica, come il vecchio supporto cd-audio?
Ad oggi distribuire i propri lavori sulle piattaforme digitali è essenziale. Questa cosa vanta di pregi come la possibilità con un click di poter scaricare, ascoltare i lavori di un gruppo, ma è quasi estinto l’ascolto e l’acquisto dei cd e dei vinili e così via. Noi siamo cresciuti ascoltando i dischi di tutte quelle band che amavamo e ne sentiamo tantissimo la mancanza. Negli ultimi tempi il concetto di “disco” si è completamente mutato, c’è da dire che il vinile negli ultimi anni e tornato un po di moda, questo e positivo anche per questo a luglio usciremo in vinile, vedremo!

Oggi che prospettive può avere una band Punk Rock. Avete dei progetti futuri e sogni nel cassetto?
Grandi prospettive, grandi sogni e grandi aspettative. Il nostro sogno più grande è quello di poter girare il mondo grazie alla nostra musica e vivere di essa, che poi penso sia il sogno di tutti quelli che come noi lo inseguono. Molto spesso bisogna rimanere con un piede per terra, esistono tantissimi gruppi Punk Rock e farsi notare non è affatto facile soprattutto in Italia, questo non implica fasciarsi la testa e smettere di fare, anzi!

Avete dieci battute per salutare i vostri fan.
Ringraziamo tutti quelli che ci seguono e che sentono vicina la nostra musica e ricordiamo che il nostro disco è disponibile su tutte le piattaforme online, ascoltabile gratis su Spotify e disponibile in copia fisica ai nostri concerti. Grazie mille a  Emiliano Amicosante (Indelirium Records Boss) per l’opportunità data riguardo l’uscita del disco in digitale e Rockambula per l’intervista concessaci.

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Four Seasons One Day – Tutti Morti

Written by Recensioni

Da sempre attenta alle nuove leve in ambito Hardcore e Punk in tutte le sue forme e variegature, l’etichetta discografica Indelirium Records, che ha la propria base operativa a Molina Aterno in provincia dell’Aquila, ha dato una chance a questa giovane band palermitana nel 2013, rilasciando il loro album di debutto Brand New Life. La fiducia dev’essere stata ripagata visto che solo l’anno dopo è uscito questo EP di sette tracce dal discutibile titolo Tutti Morti.

One, two, three, four e le patinate atmosfere tipiche dei Thrice e degli ultimi Taking Back Sunday (quelli dell’inconsistente Happiness Is per capirci) contaminano l’opening track “Stand Up”. Successivamente si cerca di indurire il suono piazzando qua e là qualche scream derivato dei canadesi Silverstein in “Walk Away”, ma si rimane sempre piuttosto freddini e nemmeno la più rilassata “Holes”, con dei passaggi molto “Adam’s Song” dei Blink 182, ci animano più di tanto. C’è un imbarazzante sensazione di già sentito in tutti i brani: è riconoscibilissima ogni singola influenza che ha caratterizzato ciascun riff. Identica sorte per le ripartenze, trite e ritrite. Anche se si tenta di cambiare registro apprezzabilmente, vertendo verso scenari familiari al Punk Rock (“Summer Fall”), è comunque il Punk Rock che farebbero gli Hawthorne Heights oppure gli Hidden In Plain View. Come manna dal cielo a salvarli da un giudizio eccessivamente negativo arriva “Perspective” dove è ammirevole il modo in cui si miscelano le voci di Pietro e Valerio, sorrette saldamente dai loro compagni. La poco esperienza e un’evidente acerbità sono due fattori che per il momento non li porteranno ad agognare a chissà quali consensi. Ma l’età è dalla loro e con il tempo come loro alleato potranno fare i passi necessari per solcare l’onda giusta.

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Sintomi di Gioia – “L’Animale” [VIDEOCLIP]

Written by Anteprime

“L’Animale” è il primo di due video live che i Sintomi di Gioia hanno realizzato insieme al Kaleido String Quartet (Luana D’Andrea, Cecilia Concas, Laura Monti, Giulia Ermirio), brano estratto dall’EP L’Animale prodotto insieme a Fabio Magistrali. La regia dei video è affidata a Davide Bonaldo, la fotografia ad Andrea Tomas Prato. Il video live è girato a casa di Nina, una loro amica a cui hanno voluto dedicare questo mini concerto. Il video è prodotto da Indidacosa insieme ad Allegra Calbi e Daniela Ferretti.
Il secondo brano di questo live sarà “Varietà”. La partitura è scritta e arrangiata da Sintomi di Gioia.
Non è ancora previsto un tour con il Kaleido String Quartet ma loro dicono: “L’idea di portare un live con quartetto d’archi in giro per l’Italia è molto allettante e ci stiamo pensando insieme a Luana che è il motore del Kaleido String Quartet. Gli impegni sono già molti quindi non è detto…chissà…magari ci potrete ascoltare in qualche tenebroso locale o in qualche teatrino! Sarebbe emozionante!”. Buona visione!

Manica

I Sintomi di Gioia sono Luca Grossi e Fausto Franchini. Segnalibro è il loro esordio discografico (2008). Nel 2010 esce l’EP L’Animale. Il 2012 è la volta dell’omonimo Sintomi di Gioia.

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Sonic Daze – First Coming

Written by Recensioni

Massimiliano Demata, Vittoriano Ameruoso, Serena Curatelli e Giuseppe Santorsola sono i Sonic Daze che esordiscono a fine 2013 con il loro Ep First Coming. Pugliesi e passionali i Sonic Daze ci presentano un lavoro prima di tutto con una copertina niente male disegnata da Shawn Dickinson e soprattutto formato da sei tracce che spaziano senza alcun dubbio tra un Rock’n’Roll molto esplicito e un Punk veloce, e a volte divertente che fa immaginare gavettoni e guerre di cuscini. Tutto questo si scorge fin dalle prime note di “Hear Me Calling” quel tanto orecchiabile da rimanere impressa senza però risultare banale. “When the Sun” incarna perfettamente quello che dicevo prima, l’aria d’estate che tarda ad arrivare ma quando arriva lo fa in modo violento e goliardico tra viaggi on the road, finestrini abbassati e musica a tutto volume magari proprio quella di First Coming. “Amorality” invece ha sonorità più dure rispetto per esempio a “So Many Colours” che con il primo arpeggio ci catapulta sulle spiagge assolate degli anni 60-70 e quel sapore molto British che in questo caso non guasta proprio. “Get out of the Way” chiude questo Ep in maniera consona anche se non è proprio la parola più appropriata.

Insomma, First Coming può risultare una sorpresa per gli amanti del genere e non solo per le sonorità molto naturali di un genere che alcune volte stona ma che questa volta nuota nelle atmosfere del Rock prendendone gli aspetti più ritmici. Tutto suonato con una tecnica molto buona e una precisione ritmica assolutamente da notare. Da sottolineare la registrazione in maniera assolutamente analogica senza l’uso del computer che rende il suono meno piatto e più presente. Insomma le influenze del gruppo sono anche molto chiare Beach Boys, Beatles, Sex Pistols, Ramones. Influenze chiare e non copiate. Infatti i Sonic Daze ci mettono del loro con audacia e senza paura dimostrando perché no professionalità e soprattutto profonda conoscenza del genere e della propria passione. Un esordio da ascoltare assolutamente, magari a tutto volume, e da portare in valigia!

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Bretus

Written by Interviste

Il Doom in Italia è quasi d’élite, in pochi lo propongono in maniera decente. I Bretus sono tra i primi della classe ed abbiamo il piacere d’intervistarli venendo a conoscenza dei loro progetti futuri. Non resta che gustarsi questa interessante chiacchierata.

Ciao ragazzi, direi di cominciare l’intervista presentando i Bretus ai nostri lettori…
GHENES: Ciao Vincenzo . I Bretus sono nati ufficialmente nel 2000 da una mia idea , ma è solo nel 2007 che abbiamo iniziato a pensare a noi come ad un gruppo vero e proprio. Da allora abbiamo rilasciato un demo, un Ep e, per ultimo, nel 2010 il full “In Onirica”. Altri pezzi sono poi comparsi in alcune compilation delle più importanti fanzine/webzine del genere, italiane e straniere. La band è composta da me, Zagarus (voices), Azog (low guitar) e Striges (percussions).

Come mai la scelta di riproporre e rimasterizzare l’omonimo del 2010?
GHENES: E’ stata un’idea della Doom Cult Records. Avevamo fatto uscire l’Ep in numero limitato con la piccola etichetta Mad Die Records, ma le copie sono terminate in poco tempo. Per quanto riguarda il remaster, a noi poteva andare bene anche il suono dell’Ep così com’era venuto, ma è come se gli avessimo dato una rinfrescata, e magari sono venuti fuori dei dettagli che prima non si notavano.

Quali sono le principali differenze tra l’omonimo del 2010 e quello di oggi? Che tipo di lavoro avete svolto?
GHENES: Più o meno il lavoro fatto sui due dischi è stato il medesimo. Abbiamo messo insieme in studio le idee che avevamo. Essendo nato il gruppo come un progetto da studio, i dischi sono stati registrati senza mai provarli tutti insieme prima in sala e, a parte il fatto che In Onirica è un full, non troviamo delle differenze sostanziali tra i due album. Per noi, così come per tutti, la musica è una questione di sensazioni. Di sicuro nell’ultimo album avere una line up più o meno stabile, ci ha permesso di mettere a fuoco meglio alcune cose, ma siamo soddisfattissimi anche della spontaneità del precedente Ep.

Che idea vi siete fatti della scena Doom in Italia?
GHENES: In Italia abbiamo sempre avuto una tradizione consolidata nel Doom, e all’estero questo ce lo riconoscono. Sono tante le band italiane “meritevoli” (troppe per nominarle tutte e non lasciarne fuori qualcuna) e nella scena ci si supporta a vicenda, consapevoli che non diventeremo mai ricchi e famosi suonando un genere così particolare, e che la musica non è una gara sul chi suona meglio o per chi ha l’immagine più curata. Come dice qualcuno: questione di attitudine!

Molti di voi sono impegnati, oltre che con i Bretus, con altre band. Riuscite a dividere e ad equilibrare gli impegni?
GHENES: Non suoniamo spesso in giro. Considera che ad oggi abbiamo fatto solo tre concerti, quindi nessuno nella band deve fare i salti mortali per dividersi fra i vari impegni, e nessuno nella band è stato mai costretto a lasciare un precedente impegno per dare spazio ai Bretus. Suonare deve essere sempre e comunque un piacere.
ZAGARUS: Quando c’è passione e volontà tutto diventa “gestibile” , conta che non campiamo con la musica, quindi oltre agli impegni con le altre band ,bisogna anche mettere in conto i problemi di tutti i giorni, lavorativi e non. Come ha detto poco fa Ghenes, non siamo una band che suona spesso in giro, preferiamo la qualità alla quantità e soprattutto suonare possibilmente in contesti a tema, se si tratta di festival Doom come avvenuto a Malta o come avverrà a Vienna, meglio ancora.

Che riscontri ha ottenuto l’omonimo di oggi? E’ venduto di più tramite internet o durante le vostre date live?
GHENES: Al momento è ancora presto per dire come sta andando, ma di sicuro non suonando molti concerti i dischi li vendiamo di più tramite internet che, se usato bene, può essere uno strumento eccezionale per farti conoscere. Andiamo in giro con gli altri nostri gruppi da un po di tempo e l’esperienza non ci manca, sappiamo bene come funziona, ma notiamo con piacere che la nostra musica suscita reazioni positive anche in posti dove non ci hanno mai ascoltati dal vivo.

Come siete entrati in contatto con la Doom Cult Records?
ZAGARUS: Il tutto è nato tramite Facebook, dopo l’uscita del full per Arx Productions, iniziammo a ricevere un pò di richieste per il mcd d’esordio, a quel punto iniziammo a pensare ad una ristampa.La label che si dimostrò disponibile a stamparlo in breve tempo fu la Doom Cult Records del mio amico Etienne che a dirla tutta voleva stampare anche il primissimo demo.

Per quanto riguarda i concerti futuri invece, dove potemmo ascoltarvi?
GHENES: Siamo stati confermati per il Doom over Vienna a Novembre di quest’anno. Sarà un’altra bellissima esperienza da fare dopo il Malta Doom Metal Festival dell’anno scorso, ma per il momento è l’unica data che ti posso anticipare.

Cosa bolle in pentola per i Bretus, cosa ci riserverete per il futuro?
GHENES: Stiamo preparando il nuovo album, che uscirà nel 2015 per la storica etichetta Bloodrock di Genova. Non ti posso ancora anticipare i dettagli perchè al momento non c’è niente di definitivo, ma ti assicuro che sarà una una piacevole sorpresa per tutti quelli che hanno apprezzato i precedenti album. Di sicuro non cambieremo genere solo per attirare nuovi “adepti”.
ZAGARUS: In questi giorni è uscita anche la versione LP di In Onirica sempre tramite la Blood Rock Records del nostro amico Enrico Spallarossa, in estate uscirà uno split 7″ assieme ai nostri amici Black Capricorn, il disco verrà stampato dalla The Arcane Tapes che aveva già stampato la versione tape del nostro full.

Prima di chiudere, in generale a cosa aspirate con i Bretus?
GHENES: Vogliamo solo suonare la nostra musica e, possibilmente, conoscere tanta gente appassionata come noi… d’altra parte siamo sempre e comunque dei music fans con la voglia di divertirsi. Mi pare che basti no?

Bene ragazzi, l’ intervista si chiude, concludete come meglio vi pare…
GHENES: Grazie a te per il supporto. speriamo di incontrarci presto da qualche parte con una birra in mano e la musica a tutto volume!!!
ZAGARUS: DOOM ON!

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“Enti Serpenti” è il nuovo inedito video di Simone Cocciglia

Written by Senza categoria

Esce “Enti Serpenti”, nuovo inedito del Cantautore Aquilano Simone Cocciglia, vincitore del Premio Poggio Bustone 2013. Singolo irriverente e pungente sul rapporto Artista/Famiglia che non sempre si rivela idilliaco e sereno. Brano Pop, dalle sonorità Dance, il cui ritornello orecchiabile ed insistente, ti entra in testa e non ti lascia più:
“TROVATI UN LAVORO VERO!”
Il singolo “Enti Serpenti” anticipa l’uscita dell’EP prevista per Settembre 2014 e dal 16 Maggio.

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Retrospective for Love – Retrospective for Love

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Omonimo Ep per i siciliani Retrospective for Love, il suono armonioso del Dub masterizzato dall’ingegnere del suono Noel Summerville (The Clash, White Stripes, Sinead O’Connor). Musicisti siciliani come dicevo prima che fanno nascere la loro avventura artistica dei Retrospective for Love niente di meno che a Londra, dove certe sonorità d’avanguardia sono pane quotidiano e certamente più coccolate. Dove le mode esaltano lo stile e i musicisti narrano liberi le proprie gesta senza problemi di adattamento culturale. Ma che poi ogni mondo è paese ad essere onesti, o quasi. L’Ep parte subito mostrando la propria nervatura rilassata, “Kill Me” interamente retta da una voce Reggae trova infinite gradazioni di Soul, come non ricordare la parte Dubstep dei nostri Africa Unite. La verità sostanziale è che i Retrospective For Love sanno amalgamare precisamente i riff a disposizione mantenendo sempre un suono pulito e compatto, i bassi spingono forte pur essendo delicati. Una questione di stile.

Dell’Hip Hop innamorato si materializza in “Leave Me Alone”, dove sono i fiati a giocare un piacevole scherzo alla mia fantasia, la sensazione è quella di sentirsi portare via, non si capisce dove ma bisogna certamente andare via. Tocca essere sinceri ed ammettere l’internazionalità del prodotto, non una cosa quotidiana, molto di nicchia considerata la nostra nazione. E dove non parliamo di nicchia ci troviamo davanti a sciagurate imitazioni della realtà della parte buona del mondo. Nel nostro attuale caso si sperimenta tantissimo rendendo il prodotto non di facile ascolto, dobbiamo arrivarci preparati e spensierati. Sembrano adorabili come sottofondo. Poi la parte più violenta dell’Ep viene fuori in “Read Into You”, l’amore combattuto dalla rabbia, tutto diventa improvvisamente meno confortevole. Sensazioni lasciate andare senza controllo, il brano picchia sulla faccia con gentilezza. “Breathe” chiude il brevissimo episodio di sedici minuti senza esaltare troppo le mie papille gustative, preferisco di gran lunga quello ascoltato in precedenza ma non ne faccio una colpa imprescindibile. Quattro pezzi ben calibrati e strutturati, lasciano piacere, potrei ripartire ad ascoltarli nuovamente con lo stesso entusiasmo della prima volta, ad ogni ascolto si lasciano scoprire in maniera diversa. Un Ep però non esalta come il lungo viaggio di un intero disco, concentrare la bellezza è più facile, attendiamo i Retrospective For Love alla distanza, nel frattempo hanno vinto questa tappa meritatamente. Torneranno mai in Italia?

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L’Ordine Naturale delle Cose – EP

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Freschi freschi e appena nati, Stefano Cavirani (voce/chitarra), Gioacchino Garofalo (chitarra/basso), Mattia Amoroso (chitarra/basso), Enrico Cossu (viola) e Alessandro Aldrovandi (batteria) formano a Parma nella primavera del 2013 L’Ordine Naturale delle Cose, una band decisamente Alternative Rock fedele alla lingua italiana che é andata diretta in studio per registrare le loro prime quattro idee nate da questo incontro sonoro. EP si compone infatti di quattro brani che mettono in evidenza l’ottimo potenziale di questa band attraverso la loro evidente abilità nel creare una sonorità che li caratterizzi con arrangiamenti mai banali. Si parte con “Questa”, una traccia malinconica caratterizzata da un botta e risposta tra una viola alquanto depressiva che si contrappone a del cattivo Rock distorto; si continua con “La Volta Buona” invece maggiormente ritmica ed “Opaca”, forse il brano meglio riuscito di tutto l’EP anche grazie alle sonorità celtiche ben realizzate. Si finisce con “In Punta di Piedi”: calma tra arpeggi di chitarra e poi subito dopo incazzata e molto Linea77 dei primi tempi.

Purtroppo la voce di Stefano rimane soffocata un po’ in tutte le tracce non uscendo fuori come dovrebbe e come meriterebbe; questo molto probabilmente per una questione di mix (scusami Omid Jazi), ma considerando il breve tempo da cui il progetto L’Ordine Naturale delle Cose esiste il risultato del loro debutto è più che ottimale anche se forse troppo affrettato, perché date le potenzialità che si intravvedono ascoltando questo loro primo lavoro forse aspettare un po’ più di tempo per organizzare e sviluppare nuove idee non sarebbe stato male. Insomma, far uscire con calma un lavoro più studiato e meno immediato per presentarsi al mondo. Per chi volesse ascoltarli EP è scaricabile gratuitamente dal loro sito web, quindi buon ascolto!

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Nuovo video per I Colonnelli

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La band Trash Metal della provincia di Grosseto, I Colonnelli, torna a focalizzare l’attenzione su di sé pubblicando un nuovo singolo, in rotazione radiofonica dal 28 gennaio, con tanto di videoclip. Il brano in questione si intitola “Masticacuore” ed è il secondo estratto dall’Ep Circo Massacro, pubblicato lo scorso anno. Nel frattempo la band annuncia di essere nuovamente impegnata nella realizzazione di altro materiale.

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December Hung Himself – Ivory

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Il suono della notte, con tutte le contraddizioni che il tramonto può provocare. Questo disco è dunque una camminata in una radura stellata, ma anche un incombente pericolo. Un lungo e intenso sospiro di sollievo ma pure un incubo ben insediato nella mente. December Hung Himself è il nuovissimo progetto parallelo di due musicisti sardi ben noti nel panorama underground nazionale, ovvero Aurora Atzeni (Thank U For Smoking) e Nicola Olla (militante nei punkers Curse this Ocean e chitarrista/tastierista dei Charun, sound più affine a questo progetto). Il loro primo EP Ivory è indubbiamente un buon biglietto da visita dove il Post Rock più classico trova la sua dimensione molto buia ma non per questo solo scura e tetra. I ragazzi riescono bene a donare al loro prodotto tutte le sfaccettature necessarie per farci apprezzare la solitudine, la tranquillità e (perché no?) anche la pericolosità della notte. Il titolo del disco è quasi un ironico contrasto, a sottolinearci come il candore dell’avorio possa integrarsi bene nel cielo stellato. Titolo freddo come il panorama che ci sta intorno.

L’ultimo fascio di luce è gettato proprio in apertura. A descrivere il crepuscolo di questa breve ma intensa oscurità ci pensa l’arpeggio di chitarra che introduce “And the Crows”, dove le voci dei due ragazzi si fondono magicamente creando melodie dilatate, in bilico tra serenità e paura. La luce scompare e i nostri occhi si devono abituare al tenue bagliore delle stelle. Le atmosfere non cambiano molto in “Galleyworm”. Già ci svegliamo nell’intro, punzecchiati dal gelido arpeggio elettrico e dalla distante voce di Aurora e poi arriva un ritmica decisa rocciosa che si schianta sul nostro viso. “Drag me Down” pare invece un cieco viaggio in abissi marini. Da sottolineare le numerose aperture melodiche che, anche se espresse da voci soffuse e nascoste, ci regalano un respiro a pieni polmoni. Infine “Alive” chiude il cerchio con una chitarra che pare un carillon scarico.

L’EP non è certamente qualcosa di memorabile, ma vanta una determinante qualità. E’ suonato per davvero e si sente, non perde mai di concretezza e di credibilità. Il tocco umano sullo strumento dona una marcia in più a brani che non spiccano per originalità. Una bella dimostrazione a tutti gli amanti del sintetico. Questo è un bel maglione di lana, forse un po’ largo e démodé, di quelli che danno un po’ fastidio punzecchiandoci al collo. Ma sicuramente è un sincero riparo in questa gelida notte.

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Funeral Suits in Italia

Written by Senza categoria

Dopo l’ottima ricezione dei primi EP ad edizione limitata, la band irlandese ha pubblicato il suo primo singolo “Colour Fade”, subito è entrata in rotazione nelle scalette dei popolarissimi conduttori radiofonici d’oltremanica assieme al secondo singolo “Health”. La band è stata poi in tour con nomi del calibro di Franz Ferdinand, Passion Pit, The Maccabees e Local Natives e ha partecipato a festival internazionali come l’SXSW, il The Great Escape e il Festival di Leeds e Readings, per arrivare poi a firmare per la Model Citizen. “Hands Down” è l’ultimo singolo dei Funeral Suits, estratto dall’ultimo EP “Lily of The Valley”, che sarà presentato dal vivo in una serie di date che toccheranno anche l’Italia. Di seguito trovate gli appuntamenti:

martedì 11 Febbraio 2014
INDIEROCKET PARTY @ ROCKET di MILANO

mercoledì 12 Febbraio 2014
a MERCURIO @ CIRCOLO DEGLI ARTISTI di ROMA

giovedì 13 Febbraio 2014
JAH BLESS RELOAD di TORRE DEL GRECO (Napoli)

venerdì 14 Febbraio 2014
APARTAMENTO HOFFMAN di CONEGLIANO VENETO (Treviso)

sabato 15 Febbraio 2014
MATTATOIO CULTURE CLUB di CARPI (Modena)


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Vote For Saki – Ulisse

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È la seconda volta che mi trovo ad ascoltare un disco dei Vote For Saki, precisamente questa volta a passare tra i mie ascolti è un EP di sei brani chiamato Ulisse. Le mie impressioni rispetto alla volta precedente non sono affatto cambiate, anzi, la corteccia diventa ancora più spessa e la voglia di Rock invade ancora una volta le mie giornate, di questi tempi le contaminazioni sono talmente tante da perdere la memoria dell’origine. Il disco (è un EP ma lo chiamerò disco punto e basta) rappresenta la visione più vorace del Rock, inteso come musica di strada e popolarmente aperta a tutte le genti, a quelli con la puzzetta sotto il naso, a quelli che vivono di espedienti e a quelli che pensano di essere veri rocker pagando centinaia e centinaia di euro per scodinzolare nel backstage di qualche rincoglionito artista americano. Cose che purtroppo accadono ma alla passione non si comanda. Insomma musica per tutti, musica per chi vuole sentirsi vivo. Se poi mettiamo sul fuoco che il disco è cantato interamente in italiano dal frontman Riccardo Saki Carestia dobbiamo ammettere che il miracolo del Rock esiste anche in Italia. E su quest’ultima considerazione avevo quasi perso le speranze. Ma se la speranza è sempre l’ultima a morire i Vote For Saki ci cazzeggiano alla grandissima, chitarra ed armonica a bocca come nei migliori copioni del genere, capello dannatamente lungo e chilometri di strada da bagnare col sudore. Il precedente lavoro mi aveva colpito sostanzialmente nell’intero complesso, ero entrato in simbiosi con tutti i pezzi arrivando alla considerazione finale di un concept strutturato ad arte. Ulisse invece è figlio bastardo della strada, ogni brano vive di luce propria viaggiando in solitudine sul proprio pianeta, tante piccole storie diverse a comporre un libro di racconti piuttosto che un romanzo. Suoni grezzi che non disdicono mai la naturalezza delle sensazioni, brani come “Ulisse” o “Punto e Basta” regalano attimi di purezza incontrastata, il concetto di sperimentazione non entra troppo nelle loro corde ma il risultato è comunque apprezzabile sotto ogni punto di vista. Anche quando sembrano perdersi nella banalità come in “Razza Umana” trovano sempre un motivo valido per lasciarsi ascoltare con attenzione, sarebbe bello assistere ad una live performance, chissà cosa combinano questi Vote For Saki. Un disco (sempre un EP) da prendere in considerazione, la mia votazione rimane sopra una decisa sufficienza perché la band trova nel tempo sempre lo stesso entusiasmo dell’inizio, ho deciso di credere nella loro musica, ho deciso di votare per Saki. Corna al cielo!

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