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Bretus – The Shadow Over Innsmouth

Written by Recensioni

Ho avuto il piacere e l’onore di seguire il percorso dei Bretus (una band di Catanzaro dedita allo Stoner/Doom) sin dagli albori. Il loro disco d’esordio, In Onirica, è riuscito a suscitarmi parecchio interesse, un lavoro pregno d’oscurità e qualità. Oggi mi ritrovo ad ascoltare The Shadow Over Innsmouth, il secondo album dell’affiatato quartetto. Come dicevo pocanzi ho avuto diverse occasioni di ascoltare l’operato della band, per questo non mi sono certo fermato solo al disco che li ha lanciati ma ho avuto l’opportunità di farmi un parere personale anche con l’ omonimo del 2010 e con lo split con i Black Capricorn. La band ha doti innate, la lezione dei Black Sabbath, dei Saint Vitus e dei Cathedral l’hanno appresa bene, perciò, non è un caso che i loro dischi siano di alto livello. Questo nuovo concept risulta essere una sorta di consacrazione per i Bretus, mostrando una spiccata personalità in un contesto underground dove risulta sempre più difficile mettersi in evidenza. Le otto tracce sono marcate da ottimi giri di chitarra e da un sensazionale basso. Ognuna di esse ha una propria atmosfera, un proprio punto di forza. Personalmente non saprei individuare il pezzo migliore perchè The Shadow Over Innsmouth riesce a farsi ascoltare in un solo colpo. Sembra di seguire un percorso dell’animo in cui è lo stesso disco a dettare i tempi di rabbia e di quiete. Non c’è che dire, questo è sicuramente un altro colpo messo a segno per la Bloodrock Records che, puntualmente, sa individuare e proporre gruppi di alto calibro. Di questo passo la band potrà solo ottenere buoni risultati; sono capaci, volenterosi ma soprattutto amano questo genere e The Shadow Over Innsmouth ne è la dimostrazione.

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Bretus

Written by Interviste

Il Doom in Italia è quasi d’élite, in pochi lo propongono in maniera decente. I Bretus sono tra i primi della classe ed abbiamo il piacere d’intervistarli venendo a conoscenza dei loro progetti futuri. Non resta che gustarsi questa interessante chiacchierata.

Ciao ragazzi, direi di cominciare l’intervista presentando i Bretus ai nostri lettori…
GHENES: Ciao Vincenzo . I Bretus sono nati ufficialmente nel 2000 da una mia idea , ma è solo nel 2007 che abbiamo iniziato a pensare a noi come ad un gruppo vero e proprio. Da allora abbiamo rilasciato un demo, un Ep e, per ultimo, nel 2010 il full “In Onirica”. Altri pezzi sono poi comparsi in alcune compilation delle più importanti fanzine/webzine del genere, italiane e straniere. La band è composta da me, Zagarus (voices), Azog (low guitar) e Striges (percussions).

Come mai la scelta di riproporre e rimasterizzare l’omonimo del 2010?
GHENES: E’ stata un’idea della Doom Cult Records. Avevamo fatto uscire l’Ep in numero limitato con la piccola etichetta Mad Die Records, ma le copie sono terminate in poco tempo. Per quanto riguarda il remaster, a noi poteva andare bene anche il suono dell’Ep così com’era venuto, ma è come se gli avessimo dato una rinfrescata, e magari sono venuti fuori dei dettagli che prima non si notavano.

Quali sono le principali differenze tra l’omonimo del 2010 e quello di oggi? Che tipo di lavoro avete svolto?
GHENES: Più o meno il lavoro fatto sui due dischi è stato il medesimo. Abbiamo messo insieme in studio le idee che avevamo. Essendo nato il gruppo come un progetto da studio, i dischi sono stati registrati senza mai provarli tutti insieme prima in sala e, a parte il fatto che In Onirica è un full, non troviamo delle differenze sostanziali tra i due album. Per noi, così come per tutti, la musica è una questione di sensazioni. Di sicuro nell’ultimo album avere una line up più o meno stabile, ci ha permesso di mettere a fuoco meglio alcune cose, ma siamo soddisfattissimi anche della spontaneità del precedente Ep.

Che idea vi siete fatti della scena Doom in Italia?
GHENES: In Italia abbiamo sempre avuto una tradizione consolidata nel Doom, e all’estero questo ce lo riconoscono. Sono tante le band italiane “meritevoli” (troppe per nominarle tutte e non lasciarne fuori qualcuna) e nella scena ci si supporta a vicenda, consapevoli che non diventeremo mai ricchi e famosi suonando un genere così particolare, e che la musica non è una gara sul chi suona meglio o per chi ha l’immagine più curata. Come dice qualcuno: questione di attitudine!

Molti di voi sono impegnati, oltre che con i Bretus, con altre band. Riuscite a dividere e ad equilibrare gli impegni?
GHENES: Non suoniamo spesso in giro. Considera che ad oggi abbiamo fatto solo tre concerti, quindi nessuno nella band deve fare i salti mortali per dividersi fra i vari impegni, e nessuno nella band è stato mai costretto a lasciare un precedente impegno per dare spazio ai Bretus. Suonare deve essere sempre e comunque un piacere.
ZAGARUS: Quando c’è passione e volontà tutto diventa “gestibile” , conta che non campiamo con la musica, quindi oltre agli impegni con le altre band ,bisogna anche mettere in conto i problemi di tutti i giorni, lavorativi e non. Come ha detto poco fa Ghenes, non siamo una band che suona spesso in giro, preferiamo la qualità alla quantità e soprattutto suonare possibilmente in contesti a tema, se si tratta di festival Doom come avvenuto a Malta o come avverrà a Vienna, meglio ancora.

Che riscontri ha ottenuto l’omonimo di oggi? E’ venduto di più tramite internet o durante le vostre date live?
GHENES: Al momento è ancora presto per dire come sta andando, ma di sicuro non suonando molti concerti i dischi li vendiamo di più tramite internet che, se usato bene, può essere uno strumento eccezionale per farti conoscere. Andiamo in giro con gli altri nostri gruppi da un po di tempo e l’esperienza non ci manca, sappiamo bene come funziona, ma notiamo con piacere che la nostra musica suscita reazioni positive anche in posti dove non ci hanno mai ascoltati dal vivo.

Come siete entrati in contatto con la Doom Cult Records?
ZAGARUS: Il tutto è nato tramite Facebook, dopo l’uscita del full per Arx Productions, iniziammo a ricevere un pò di richieste per il mcd d’esordio, a quel punto iniziammo a pensare ad una ristampa.La label che si dimostrò disponibile a stamparlo in breve tempo fu la Doom Cult Records del mio amico Etienne che a dirla tutta voleva stampare anche il primissimo demo.

Per quanto riguarda i concerti futuri invece, dove potemmo ascoltarvi?
GHENES: Siamo stati confermati per il Doom over Vienna a Novembre di quest’anno. Sarà un’altra bellissima esperienza da fare dopo il Malta Doom Metal Festival dell’anno scorso, ma per il momento è l’unica data che ti posso anticipare.

Cosa bolle in pentola per i Bretus, cosa ci riserverete per il futuro?
GHENES: Stiamo preparando il nuovo album, che uscirà nel 2015 per la storica etichetta Bloodrock di Genova. Non ti posso ancora anticipare i dettagli perchè al momento non c’è niente di definitivo, ma ti assicuro che sarà una una piacevole sorpresa per tutti quelli che hanno apprezzato i precedenti album. Di sicuro non cambieremo genere solo per attirare nuovi “adepti”.
ZAGARUS: In questi giorni è uscita anche la versione LP di In Onirica sempre tramite la Blood Rock Records del nostro amico Enrico Spallarossa, in estate uscirà uno split 7″ assieme ai nostri amici Black Capricorn, il disco verrà stampato dalla The Arcane Tapes che aveva già stampato la versione tape del nostro full.

Prima di chiudere, in generale a cosa aspirate con i Bretus?
GHENES: Vogliamo solo suonare la nostra musica e, possibilmente, conoscere tanta gente appassionata come noi… d’altra parte siamo sempre e comunque dei music fans con la voglia di divertirsi. Mi pare che basti no?

Bene ragazzi, l’ intervista si chiude, concludete come meglio vi pare…
GHENES: Grazie a te per il supporto. speriamo di incontrarci presto da qualche parte con una birra in mano e la musica a tutto volume!!!
ZAGARUS: DOOM ON!

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Bretus – Bretus (Ristampa)

Written by Recensioni

Il Doom proposto in Italia va trattato con i guanti e in maniera particolare in questi ultimi tempi ed il motivo è semplice, almeno per il sottoscritto: la mancanza di band capaci di farti entusiasmare nell’ascolto. Non parlo di una mancanza della scena, di band se ne trovano ma molto spesso (e questo è accaduto a chi scrive) sfociano totalmente nello Sludge, nello Stoner oppure nel Ghothic. Nella nostra penisola se vuoi ascoltare qualcosa di buono devi fare affidamento sempre alle solite band come i Doomraiser, L’Impero Delle Ombre, Thunderstorm o Misantropus per citarne qualcuno dei “vecchi” senza sperare sulle nuove leve. Negli ultimi cinque o sei anni l’unico gruppo che veramente mi ha colpito viene da Napoli e sono i Kill The Easter Rabbit, purtroppo anche loro l’ anno scorso hanno messo fine alla loro storia.

Questa sorta di crisi del Doom in Italia è nota ancor di più grazie a piccoli avvenimenti che messi tutti insieme fanno il punto della situazione. Per esempio una nuova edizione dell’ omonimo dei Bretus uscito nel 2010 e ristampato dalla slovena Doom Cult Records questo 2014 ne è la prova. Il nocciolo della questione è ancora più semplice e banale: è possibile che un genere come questo debba riemergere lentamente attraverso delle ristampe di un certo rilievo come questo lavoro dei Bretus? Ad ogni modo anche se questo andazzo lascia un pò l’amaro in bocca con la riscoperta di queste piccole perle il sorriso potrebbe tornare sulle labbra. L’omonimo in questione che anticipa lo split dei Bretus in uscita prossimamente, contiene cinque tracce di stimato valore, sono all’ incirca venticinque minuti d’ ascolto da mandare giù tutti d’un fiato. Ora che è stato riadattato con le nuove tecnologie il supporto suona decisamente meglio, tutti i particolari che prima potevano sfuggire adesso sono accentuati in maniera egregia. Per questo sarà difficile non notarli nonostante la band abbia cercato comunque di mantenere un suono “primitivo”, provando a mettere d’accordo tutti. Complessivamente l’operato dei Bretus è più che discreto, vi basti ascoltare “Sitting On The Grave”, la traccia d’ apertura, che nel bene o nel male soddisfa anche i guru di vecchia data. Un occhio di riguardo va a “Dark Cloaks” che anche se è la traccia più corta mostra comunque le grandi doti tecniche dei musicisti. Infine è d’ obbligo citare “In Onirica”, una traccia pulsante e baritonale, l’ esecuzione di questa mette a tacere chiunque abbia dubbi sulla bravura dei Bretus. La conclusiva “The Only Truth” chiude il lavoro alla grande. C’è poco da rifletterci su questo piccolo gioiello ristampato, si tratta di uno dei pochi lavori ben riusciti sfornato soprattutto da un gruppo nostrano, perderselo sarebbe un sacrilegio.

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