Musica e Cinema: Nick Cave – 20.000 Days on Earth

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Nick Cave – 20.000 Days on Earth (UK)
Anno 2014
Durata 95 min
Regia Ian Forsyth, Jane Pollard

“Le parole che ho scritto sono la superficie, ci sono verità che emergono all’improvviso come un mostro marino e poi scompaiono. Per me canzoni e concerti sono tentativi di richiamarlo alla superficie, creare uno spazio tra reale e immaginario dove il mostro possa apparire. È qui che esistono l’amore, le lacrime e la gioia, è qui che noi viviamo”

Una delle più comuni curiosità di chi ascolta musica è sapere come avviene il processo creativo di una canzone, come quella straordinaria alchimia tra musica e parole riesce a creare quel qualcosa di unico capace di suscitare una stragrande quantità di emozioni. Dietro la creazione musicale si nasconde, si sa, la figura del musicista, che oltre ad essere quello straordinario mago che amalgama testi e note, rimane pur sempre un essere umano, che come ogni vive una propria vita ed una propria quotidianità. Ma qual è la quotidianità di un musicista o, nel caso specifico, come passa la giornata una grande rock star? Prima che qualcuno potesse farlo al suo posto, Nick Cave prende in mano le redini della situazione scrivendo ed interpretando 20.000 Days on Heart, un film-documentario (anche se dalla classica forma del documentario cerca in qualche modo di distaccarsi) nel quale mette in scena la propria vita di artista e di uomo. All’età di 55 anni Nick Cave prende consapevolezza del fatto che ha trascorso 20.000 giorni sulla terra e decide così, guidato dalla regia di Iain Forsyth e Jane Pollard (noti visual artists britannici esordienti nel lungometraggio) di cominciare a raccontarsi attraverso la narrazione di una sua giornata tipo, durante la quale una serie di azioni, discorsi e dialoghi appartenenti alla quotidianità svelano punti di forza e debolezze dell’uomo e dell’artista. E così la seduta dallo psicanalista si trasforma nell’occasione per parlare della figura del padre, e di ciò che più teme in assoluto, ovvero la perdita della memoria, perché è proprio attraverso il recupero dei ricordi, del preciso istante in cui ha provato determinate emozioni, che nascono le sue canzoni. Gli altri dialoghi con i suoi colleghi (come il cantautore australiano Warren Ellis membro dei Bad Seeds e autore della colonna sonora del film, Ray Winstone, Blixa Bargeld frontman degli Einstürzende Neubauten e un tempo chitarra solista degli stessi Bad Seeds, e la pop star australiana Kylie Minogue con la quale ha duettato nel celebre pezzo “Where the Wild Roses Grow”) sono lo strumento adottato per far emergere altri aspetti della sua persona e la sua idea di songwriting. Una produzione che vuole scostarsi dal canonico film-documentario, a cavallo tra un racconto di vita reale ed un atto auto celebrativo.

Last modified: 20 Febbraio 2019

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