Menk’ – Menk’

Written by Recensioni

Un paesaggio sonoro, un lavoro ipnotico in bilico tra passato e presente, terra ed aria, non assegnabile ad un tempo dato ma ad una molteplicità di durate.
[ 27.10.2023 | experimental, avant-garde | Overdrive / Dio Drone / Dischi Soviet / Wallace ]

“Menk'” è una parola che in lingua armena signfica “noi”, l’unione dei due. E i due in questione sono Xabier Iriondo e Franz Valente.
Due nomi e tante vite: Afterhours, I Fiumi per Iriondo, One Dimensional Man, Teatro degli Orrori, Robox e Snare Drum Exorcism per Valente.

Se ci fosse ancora bisogno di presentarveli, sappiate che Iriondo più che musicista e polistrumentista è un manipolatore sonoro o un samurai del rumore (per dirla con Manuel Agnelli) che viene dal rock duro e puro, da quel lato selvaggio che incontra la passione per le musiche antiche e le creazioni del passato. Parliamo di un artista che possiede un Fonografo Edison del 1902, costruisce cordofoni e strumenti vari e che è riuscito nell’insolita e geniale impresa di portare dei grammofoni a valigetta degli anni 30 ai suoi dj set!
Valente invece, batterista instancabile, il lato selvaggio continua a cavalcarlo con il suo amore verso le percussioni, portando in giro delle performance anticonvenzionali, punk e astratte al tempo stesso.

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I due musicisti, oltre a condividere un’amicizia decennale, avevano già unito le forze per il progetto Buñuel insieme a Eugene Robinson (Oxbow) e Andrea Lombardini: progetto dal nome evocativo, che omaggia il maestro spagnolo. Per il dettaglio cinematografico, se dovesse venirvi voglia, andate a rivedere dei cult come “Un Chien Andalou”, “L’âge d’or”, “Il fascino discreto della borghesia” e “Quell’oscuro oggetto del desiderio”. Per quello musicale invece, se siete fan del noise distorto di Shellac e Jesus Lizard, andate a recuperare i tre album della band: A Resting Place for Strangers (La Tempesta / Goodfellas / Tannen – 2016), The Easy Way Out (La Tempesta, Goodfellas – 2018) e Killers Like Us (Profound Lore, La Tempesta – 2022) .

Oltre ai molteplici progetti personali, Iriondo e Valente hanno condiviso lo split album Tierra/Maree (Dischi Bervisti / Wallace Records / Diodrone / Truebypass – 2020), che li ha condotti fino a quest’ultima esperienza. Menk’ è un progetto di profonda ricerca della musica, di sperimentazione. L’album omonimo è stato interamente registrato nella chiesa armena all’interno del complesso della Villa Albrizzi Marini. Questo luogo non è casuale: sono stati i silenzi, la natura e i riverberi naturali, a dettarne la scelta.

Come Iriondo stesso lo definisce, questo è un progetto che pone radici nella sperimentazione di timbri, strutture e spazialità. È un viaggio tra il primitivismo musicale e la spiritualità che ci trasporta in una dimensione lontana, una sorta di trance medianica indotta dai silenzi. Per scomodare Gilles Deleuze, potremmo dire indotta da un vettore d’abolizione sonora, dove la volontà e il movimento di spegnersi sono compresi nella musica stessa. Per trenta minuti, chiudete gli occhi e dimenticate tutto. Vi troverete davanti ad un climax sonoro, un crescendo di sensazioni accarezzate da strumenti particolarissimi.

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L’apertura è affidata a Vento Orientale, 5:53 minuti affilati sulle corde del guzheng (un’antica cetra di origine cinese) e del taishōgoto (un cordofono giapponese) su cui si innesta una percussione metallica. Un vento che ci porta in oriente con un biglietto di sola andata. Corpus sale su una scala fredda e prende la forma di percussioni spaziate da vuoti che si scagliano con una precisione scientifica. La salita continua con Fuoco Immortale, il pezzo più teso ed elettrico, dove le corde vengono pizzicate ad un ritmo spedito fino ad accelerare ed arrivare alla calma pesante di Onde Sonore.

La musica diventa un flusso casuale associato ad un processo naturale. Arrivano così le Esplosioni Luminose, lente e splendenti come scintillii metallici che finiscono in silenzio, in sospensione. Ed è proprio questa contemplazione che ritroviamo nel successivo Sospeso in Aria, quasi a simboleggiare una levitazione dei sensi. La leggerezza ci pervade anche su Sibilli Riflessi dove le vibrazioni cadenzate di una sega musicale ci guidano lungo un cammino misterioso. A chiudere è Abisso, un titolo che mantiene le promesse e ci porta giù in fondo, nelle viscere della verità. Quando riaprirete gli occhi la catarsi sarà completa.

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Menk’ è un paesaggio sonoro, un lavoro ipnotico in bilico tra passato e presente, terra ed aria, non assegnabile ad un tempo dato ma ad una molteplicità di durate. È la precisione minimalista che ci emoziona, la ricerca sonora di cui avevamo bisogno.

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Last modified: 20 Dicembre 2023