Recensioni #05.2017 – Phoenix / Piccoli Animali Senza Espressione / Penguin Cafe / Andrea Laszlo De Simone …

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Phoenix – Ti Amo
[ 2017 | Glassnote Records | Synth Pop, Glam Rock ]
d2fbacafAll’ascolto dell’ultimo dei Phoenix è un po’ come trovarsi di fronte a un uomo affascinante che si produce in avances smodate, eppure maledettamente lusinghiere, consapevoli del fatto che in realtà dietro a quel grosso Ti Amo il tipo in questione vuole solo portati a letto. I francesi capitanati da Thomas Mars non sono nuovi ad operazioni piacione come quella che stavolta interpella i cliché italici: è da Wolfgang Amadeus Phoenix che conducono incursioni in altri mondi e li sintetizzano, in tutti i sensi. Il risultato finale sarà ogni volta lo stesso: intenti ad elencare i motivi per cui un disco tanto ruffiano ci lascia interdetti, tutt’a un tratto ci accorgeremo di star sculettando sin dalla prima traccia – tutta colpa di quell’irresistibile linea di synth che guida il ritornello appiccicoso di “J-Boy” – e non smetteremo di farlo neanche davanti all’italiano sgangherato della conclusiva “Telefono”.
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Piccoli Animali Senza Espressione – Svegliofantasma
[2017 | Sussurround | Alt Pop, Electro, Cantautorato ]
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Dopo i Virginiana Miller il percorso all’insegna dell’Elettro Pop intrapreso da Andrea Fusario coi nuovi sodali prosegue con questo terzo lavoro in studio, che oltre al basso di Fusario, alla voce di Edoardo Bacchelli e alle chitarre di Filippo Trombi si fregia delle liriche pulite e suggestive di Annalisa Boccardi. Con mood sommesso e intrecci sonori eleganti e dosati, i PASE sono abili nell’evitare che linee melodiche dall’esito catchy finiscano col suonare scontate. Suggestioni letterarie e narrazioni di viaggi, reali o metaforici, sono elettrificate in atmosfere sonore metafisiche e in episodi raffinatamente ritmati da beat e sussurri, col timbro aggraziato di Bacchelli, mai invadente, mai eccessivamente effettato, sempre in equilibrio con la materia strumentale, anche nelle parentesi più Glam.

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Penguin Cafe – The Imperfect Sea
[2017 | Erased Tapes | Folk, Jazz, New Age ]

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Un intento, quello di Arthur Jeffes, che di certo tocca il cuore sin da prima dell’ascolto di The Imperfect Sea: quello di riportare in vita l’iconico collettivo di suo padre Simon, The Penguin Cafe Orchestra, quel curioso ensemble britannico nato all’inizio degli anni 70 che si muoveva tra atmosfere new age, strumentazione classica e suggestioni Folk. Con il contributo di membri di Gorillaz e Suede, messe da parte le linee elettroniche l’album è interamente suonato, tra reminiscenze e contemporaneità, in una miscela che trae la sua bellezza dai dosaggi sapienti, composizioni che da territori classici sconfinano nell’Indie Pop, nella World music e persino in atmosfere Ambient, fino a cimentarsi in cover soffuse di brani di Kraftwerk e Simian Mobile Disco.
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Ant Lion – A Common Day Was Born
[2017 | Ibexhouse | Alt Rock, Avant ]

ant-lion-a-common-day-was-born_1491034749Una specie di esercizio di controllo del caos questo nuovo progetto di Stefano Santoni, che della sperimentazione si nutre sin dalla militanza nei Sycamore Age, ora accompagnato da altri tre polistrumentisti. Le date di nascita dei quattro Ant Lion abbracciano le decadi dal 1960 al 1990 e conducono naturalmente al sound eterogeneo che la band sfoggia: oltre a Santoni, questa volta prevalentemente al basso, ci sono il timbro femmineo erotico e adulterato di Isobel Blank, la chitarra sghemba Psych Folk di Simone Lanari dei Walden Waltz, e infine Alberto Tirabosco alla batteria ad aggiungere abrasività Post Hardcore. La comunione di intenti crea una miscela apparentemente scevra da ogni logica, un impasto elastico di generi che sa di artigianalità, temerario nello sfiorare i rumorismi più ostici senza cedervi mai, grazie alla padronanza nel gestire architetture precarie e impudenti.
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Oaks – The Sun is Too Brilliant
[ 2017 | EP | New SonicLongrailUpwind / Lafine / Sciroppo Dischi / Fisherground / Astio Collettivo / Dingleberry / Oh DearDischi DecentiLepers | Avant, Emo Jazz ]

a3093176441_10Clean guitar sounds, crooked tempos, discordant voices: così si descrivono sinteticamente gli Oaks, trio pugliese che esordisce con un EP variopinto quanto l’artwork che lo accompagna. Le sei tracce contemplano molte ispirazioni, dal Noise elegantemente eccentrico di “Curling Stone Factory” ai disturbi Free Jazz sulla ballad “Bones Are Made To Be Broken, passando per la pienezza sinistra della Bossa di “Brightest Place On Earth” contaminata da perturbazioni Math. Gli isterismi negli arrangiamenti sono gestiti egregiamente dai tre giovanissimi e diventano materia elegante che lascia ben sperare per l’esordio in long-playing. 
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Carlo Valente – Tra l’altro
[ 2017 | autoprodotto | Cantautorato, Folk, Blues ]

CopertinaIn Italia quello del cantautore dev’essere un mestiere duro, con una tradizione nostrana eccellente e longeva, fonte di ispirazione ma anche pesante da portare in dote. Carlo Valente, reatino classe ’90, affronta la questione con una poetica impegnata e un timbro vocale che gli conferiscono un’età artistica di gran lunga superiore a quella anagrafica. Ironici, densi e coinvolgenti i nove brani che compongono il suo esordio, tra le atmosfere gitane di “Sto Giocando”, le linee vocali umorali gestite egregiamente in “Clamoroso al Cibali” e tanti altri profumi, fino all’equilibro tra Ska e orchestra di paese de “La Trattativa Sandro-Maura”, in cui il dialogo tra due amanti si fa pretesto per affrontare il tema del rapporto tra Stato e mafia. Un esotismo di fondo che sa di Bossa rende personale il gusto retrò di Valente, che non suona mai anacronistico, perchè lui ci si muove disinvolto nelle melodie dal sapore di altri tempi, e passando per tutte le suggestioni del caso – Rino GaetanoDe Gregori, Capossela – col suo disco contribuisce a descrivere in note l’intramontabilità della canzone italiana.
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Sonic Jesus – Grace
[ 2017 | Fuzz Club Records | Post Punk, Noise ]

sonic-jesus-graceTiziano Veronese e i suoi ci avevano lasciati due anni fa con le ambientazioni Dark Industrial di Neither Virtue Nor Anger, primo lavoro con la Fuzz Club dopo lo split coi Black Angels, ed è sempre con la label londinese che ora si ripresentano, ma la foggia sonora è inaspettatatamente Pop, con melodie delineate da un Post Punk tirato a lucido come Editors insegnano. Ben vengano le svolte ma i rimandi alla band di Tom Smith sin dall’opener “I’m in Grace”, così come a tutto il filone che passa per Interpol e White Lies, sono forse sin troppo lampanti, in un disco gradevole di cui si apprezza l’impeccabilità della produzione più che l’originalità o – di conseguenza – gli esiti prettamente emozionali).
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Cigarettes After Sex – Cigarettes After Sex
[ 2017 | Partisan Records | Dream Pop, Sadcore ]

86bcd55aQuello di aver trascorso cinque anni sulla cresta dell’hype avendo in mano soltanto un ep e una manciata di singoli è di certo uno dei meriti da riconoscere a Greg Gonzalez, deus ex machina dei Cigarettes After Sex. Un altro è quest’album eponimo con cui lui e i suoi finalmente esordiscono in full-length. Un altro ancora è quel suo mellifluo timbro femmineo – in più momenti l’eco che riecheggia è quella di Hope Sandoval – e carico di erotismo almeno quanto il nome che ha scelto per il suo progetto Dream Pop a tinte Dark, con cui cavalca le onde più feconde del decennio in fatto di tendenze sonore: “Each Time You Fall In Love” è un ibrido riuscitissimo di Beach House e Interpol, “Young & Dumb” dipinge a tinte slavate la stessa precarietà emotiva dei DIIV, “Apocalypse” è fatta di un Sadcore che ricorda quello in chiave glam noir con cui Lana Del Rey ci ha insegnato che soffrire con stile si può. E con stile sembra si possa anche confezionare un lavoro estremamente derivativo come questo. Chapeau.
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Cody ChesnuTT – My Love Divine Degree
[ 2017 | One Little Indian | Songwriting, Funk, Neo Soul ]

My Love Divine Degree - WebUn concentrato di blackness che cade solo per caso nel momento di gloria che attraversa l’R’n’B, perchè ritmi e opportunità discografiche non sembrano essere mai stati una preoccupazione per Cody ChesnuTT, che non ha fretta di esprimersi e gli album li sforna solo quando sono cotti a puntino – e a noi sta bene così, nonostante quella da Landing On A Hundred sia stata un’attesa lunga ben 5 anni. In grado di toccare il cuore così come di fare di un semplice brano una hit (ve lo ricordate il ritornello di “The Seed” firmata The Roots?), stavolta la voce di Chesnutt abbraccia una palette di generi e suggestioni vasta quanto emozionale, lungo le 14 tracce di un lavoro che è insieme compendio di puro ritmo Afrobeat ed inno all’amore come antidoto all’egoismo.
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Gazebo Penguins – Nebbia
[ 2017 | To Lose La Track | Punk, Emo Revival ]

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Perseverare o convertirsi? Perchè i Gazebo Penguins lo sanno che è difficile credere alla bontà di progetti musicali che appaiono impermeabili all’età che avanza. Crescere insieme alla musica che ascoltiamo è una roba che ci piace, e nei casi migliori finisce anche per suggerirci qualche dritta su come mantenere giovani gli occhi mentre lo scenario invecchia. È in quest’ordine di idee che bisogna entrare per digerire il calo di volume di Nebbia, che somiglia a certo Alt Rock ibrido, un sound che sottende un background Hardcore ma lo rende digeribile lavorando sulle melodie (Albedo, Mary In June, la lezione dei Ministri quando agli esordi si tenevano alla larga dal canticchiabile). Lo spirito Punk delle tracce dal minutaggio contratto si alterna al dipanarsi di trame strumentali Post Rock e fa i conti col futuro, con un disincanto che non inficia l’efficacia delle liriche cantate a squarciagola, insieme come sempre: anche quando i tempi cambiano, l’imperativo è “grida forte, resta scomodo” di Atlantide.
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Andrea Laszlo De Simone – Uomo Donna
[2017 | 42 Records | Cantautorato, Psych Rock ]

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Mentre i cantautori italiani si preoccupano di infilare termini catchy e attualissimi nelle loro liriche, De Simone sembra porsi deliberatamente controtendenza. A volerlo collocare cronologicamente, il suo è un modo di fare cantautorato che solo nei dettagli lascia intravedere il tempo presente a cui è coniugato, nelle trovate compositive con cui annoda Lucio Battisti ai Tame Impala o Claudio Rocchi ai Radiohead. Quello del songwriter torinese è un citazionismo niente affatto celato, che non ha la foggia dell’escamotage piacione ma quella del tributo sentito. Enfasi e struggimenti posticci sono evitati nelle parole così come nei suoni: i testi sono sintetiche e imperturbabili restituzioni di dinamiche sentimentali, mentre l’apparato sonoro mantiene costrutti melodici pur divertendosi a disturbarli con abrasioni adulterate e infatuazioni sinfoniche. Un’interessantissima opera prima.
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Last modified: 20 Febbraio 2019