Lana Del Rey Tag Archive

Lana Del Rey – Chemtrails Over the Country Club

Written by Recensioni

La solita Lana, tra brani memorabili e monotonia stilistica.
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RE: diesis #05.2020 “Farina di quale sacco?”: il plagio musicale

Written by Articoli

Molto spesso si sente gridare al plagio, con artisti sempre più agguerriti che rivendicano la paternità di una melodia.
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Primavera Sound 2020: una line-up trionfale per il ventennale del festival

Written by Eventi

Con l’hashtag #bestfestivalforever l’organizzazione ha reso noto il cartellone della nuova edizione.
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Primavera Sound 2018 | 12 artisti spagnoli che dovresti conoscere

Written by Eventi

Mentre mettono insieme la migliore musica da tutto il mondo, dal quartier generale del Primavera Sound Festival non perdono mai d’occhio quella “made in Spain”.

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #21.07.2017

Written by Playlist

Recensioni #05.2017 – Phoenix / Piccoli Animali Senza Espressione / Penguin Cafe / Andrea Laszlo De Simone …

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Anna Calvi – Strange Weather

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Il nuovo lavoro dell’artista vede la partecipazione di David Byrne dei Talking Heads.
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Lana Del Rey – Ultraviolence

Written by Recensioni

Il sadcore hollywoodiano del suo sophomore è una dichiarazione d’intenti.
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Anna Calvi – One Breath

Written by Recensioni

Non si può non restare colpiti dal fascino suadente e oscuro della britannica Anna Calvi. È una malia femminile e voluttuosa, ma non per questo indolente (come invece può esserlo una Lana Del Rey, pur essendo anch’essa ombrosa e vocalmente eterea). One Breath, il suo secondo disco, potrebbe apparentemente non suonare originalissimo: voce femminile dalla personalità forte più ritmiche intense uguale qualcuno ha detto Florence + The Machine? Sfido chiunque, però, ad ascoltare “Piece by Piece” e a continuare sulla strada del paragone. Anna Calvi prende l’impervia strada dell’Art Rock, miscelando archi taglienti e percussioni ossessive, organi incombenti nascosti appena sotto la superficie che si rompono e si spezzano con l’emergere di chitarre elettriche cacofoniche e disturbanti (“Cry”), passando da canti di sirene ipnotici ed inquietanti (“Sing to me”), armonie ripiegate su loro stesse e appoggiate su soundscape distanti e voci dalla carica sensuale fuori scala (la title-track), fino ai cori da cattedrale della chiusura (“The Bridge”).

Non so decidere, di questo disco, quale sia l’attributo più godibile: se gli arrangiamenti, così beatamente schizofrenici e radicalmente liberi; il mood, così scuro eppure così sensuale, così lieve nel suo pungere sul vivo eppure così decadente; oppure la voce, un mix killer delle già citate Florence e Del Rey, una voce lasciva, morbida, ma anche aguzza, affilata come un machete, o densa come sciroppo. Per gli amanti delle atmosfere meno prevedibili, un disco da consumare riscoprendone ogni volta lati nuovi ed inaspettati, fino a quando, inevitabilmente, non vi capiterà di invaghirvi della sua tenebrosa autrice, diabolicamente intenta a sussurrarvi nell’orecchio le sue canzoni maledette e dolcissime, facendovi, ogni volta, rabbrividire un po’ di più.

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