Black Tail – You Can Dream It in Reverse

Written by Recensioni

Poco importa se sarà una primavera diversa: le sofferenze passano, la bellezza rimane.
[ 13.03.2020 | MiaCameretta / Lady Sometimes | alt folk, slacker rock, lo-fi ]

Quanto può essere forte la nostalgia? Quanto sanno essere vivi i sentimenti? Cosa c’è al di là delle nubi? E la spensieratezza, sarà mai davvero reale?

Conobbi – all’inizio virtualmente, come un qualunque compulsivo cercatore di musica, poi per fortuna anche di persona – i Black Tail ormai due anni fa e da allora, ogni volta che li rimetto su, un turbinio di domande più o meno esistenziali si affollano nella mia mente. Perché coi gruppi con i quali stabilisci fin da subito un legame affettivo, quelli che appena inizi ad ascoltarli ti senti subito a casa è così che funziona: si trascende l’aspetto musicale, si va oltre, alla ricerca di ciò che di più profondo è in ognuno di noi. Le emozioni, quelle pure, quelle vere, quelle tanto intime e personali che a parlarne temi quasi di sconfessarle: è questo quello che agogni davvero.

I Black Tail sono un tuffo al cuore. Un misto di dolcezza, melodia, armoniosità, amore vero e sincero per la musica. You Can Dream It in Reverse è il terzo album della band laziale e arriva a tre anni dal precedente One Day We Drove Out Of Town. E anche stavolta i compagni di avventura sono gli stessi, a dimostrazione che, in un ambiente come quello musicale, quando si trova qualcuno che parla la propria stessa lingua difficilmente te lo lasci scappar via.

L’etichetta giustappunto è sempre la stessa, quella Lady Sometimes Records che negli anni, grazie al prezioso e instancabile lavoro di Esmeralda Vascellari, è diventata un punto di riferimento per quanto riguarda l’alternative underground italiano. Così come è rimasto immutato lo studio di registrazione, ovvero il VDSS di Filippo Strang, uno che ha contribuito non poco a dar forma e colori al sound di svariati gruppi nostrani della scena di cui sopra.

Titolo e copertina sono già un vortice di emozioni: il primo fa venire alla mente quello di un album di un gruppo sicuramente caro alla band, You in Reverse dei Built to Spill (va bene, confesso: la mia è probabilmente deformazione professionale, visto il mio amore sconfinato per Doug e la sua creatura), mentre i colori vividi, quasi impressionisti, della seconda infondono un rasserenante senso di armonia interiore. Sentirsi subito a casa, semplicemente.

L’opener China Blue (Sixteen) ti avvolge subito nella sua melodica dolcezza, con la voce di Cristiano ad accoglierti amorevolmente. Quando verso la metà del brano le chitarre iniziano a prendersi la scena è un tripudio di emozioni: una lezione di 6 minuti su come fare indie rock nel 2020. The Great Comet of 1996 racchiude già nel titolo una poeticità da KO emotivo, se chiudi gli occhi ti sembra quasi di esserti imbattuto in una outtake di un disco di Sparklehorse. Cose che fanno bene al cuore.

Si parlava dei colori della copertina. Sequoia è un acquerello luminoso, soave che in qualche modo li rievoca: la ascolti e ti immagini un paesaggio immaginifico nel quale immergerti lasciandoti alle spalle ogni pensiero. Chiare, fresche, dolci acque sonore. Apple Trees cela tra le sue pieghe un’irresistibile attitudine slacker (Stephen Malkmus ne sarebbero fiero), mentre quello di Not OK è un jangle pop armonico un po’ Teenage Fanclub e un po’ The Apples in Stereo.
No one ever said it would be pleasing, we’ve already seen it / We’ve been young enough, we know how to break up our knees: la chiusura con Firecracker è un commiato magnifico ed emozionante, la summa sonora e idealistica del modo in cui i Black Tail fanno musica.

Non è un caso che questo disco arrivi a metà marzo: avverti la primavera in ogni sua piega, dai suoni ai contenuti passando per l’estetica. E poco importa se questa sarà una primavera diversa da tutte le altre, un po’ più soffocante del solito e certamente straniante: le sofferenze sono passeggere, e nel frattempo la bellezza resta. Con You Can Dream It in Reverse si può rinascere innanzitutto dentro sé stessi, e già questa è una conquista di non poco conto.

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Last modified: 29 Marzo 2020