Gennaio, 2014 Archive

La Band della Settimana: Borghese

Written by Novità

Perfetta via di mezzo tra cantautorato post-ideologico e impegnato ma non troppo e Indie Rock di ultima generazione, l’abruzzese Angelo Violante e la band che lo accompagna sono una delle più interessanti proposte emergenti venute fuori dal nefasto ma musicalmente eccelso 2013. Recensioni di positive da ogni parte, l’ultimo videoclip tratto da “Bella Ciao” rilasciato in esclusica per La Repubblica XL e diventato già non solo un tormentone ma anche un motivo di discussione feroce tra chi mitizza il canto partigiano per eccellenza opponendosi alla sua attualizzazione e chi ne apprezza il lato moderno e ironico. Un nuovo album in cantiere (?), dopo l’esordio di L’Educazione delle Rockstar edito per Touch Clay Records e una probabile ristampa con artwork rinnovato e alcuni brani inediti già pronta nel cassetto e poi la vittoria schiacciante al nostro contest AltrocheSanRemo, un tour con cifre inaspettate e un album regalato per Natale a tutti i fan. Il 2013 è stato l’anno di Borghese e tutto lascia pensare che l’anno non sia veramente finito, almeno quello di Angelo Violante. Restate sintonizzati perchè le novità non sono finite.

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Mazzy Star – Seasons of Your Day

Written by Recensioni

Tutto ciò che arriva dalla west coast statunitense, di solito, ha un suono più avvolgente e rarefatto. Sarà il sole, saranno le palme, il mare o il deserto ma anche questa volta, dopo diciassette anni dall’ultimo lavoro, i Mazzy Star continuano a sognare e nessuno se lo aspettava, prima del loro tour di rilancio, nei primi mesi del 2013. Seguaci del Paisley Underground, anzi, diretti discendenti dei Dream Sindacate, David Roback e la dolcissima Hope Sandoval raggiungono la fama nei primi anni 90 (qualcuno ricorderà “Fade Into You”) e, dopo essersi dispersi senza mai dividersi, tornano da noi con Seasons of Your Day, un lavoro sulle tracce dei precedenti seppur uscito oggi. Sembra che i due non abbiano mai abbandonato il loro stile iniziale.

Un misto di Blues e Psichedelia contribuisce a creare atmosfere oniriche che fuoriescono dalle corde di Roback, con la voce calda e suadente della bellissima Hope Sandoval a rendere seducente il tutto. I testi sono frammenti di vita, attimi, momenti, pensieri quotidiani che si sciolgono nel tempo. Rimorsi, rancori, occasioni sfuggite, come suggerisce il titolo dell’album, le stagioni dei tuoi giorni, Seasons of Your Day. I brani ci raccontano pezzi di vita come in “In the Kingdom”, un luogo perfetto per musicisti che si contaminano vicendevolmente e viaggiano tra mille domande. Altra fantastica canzone è “California”, malinconica e nebulosa, racconta una terra natale lontana, sempre radicata nell’anima, in cui un giorno si tornerà, tenuta, nel cuore, sempre a portata di mano. Testi profondi, poetici e suoni diradati come in “Season of Your Day”, che dà il titolo all’album, una ballata all’amore che non c’è mai stato, che non è mai nato, sempre ambiguo e sfuggente, gracile: “ Won’t you let me come inside?  I’ve released all of my pride. I know you’re alone because I’ve been there. I was storming all of the day outside your door . It’s a misery that the rivers will never stream me back before”. I Mazzy Star, dopo tutto questo tempo, non devono dimostrare nulla a nessuno ma rendere conto solo alla propria musica ed è quello che fanno meravigliosamente con questo sound galleggiante, leggero e malinconico allo stesso tempo.

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Gustoforte – La Prima Volta (Ristampa 1985)

Written by Recensioni

Nei primi anni Ottanta, nella capitale poteva capitare di incappare, in qualche negozio di vinili o chissà dove, in uno strampalato lp con copertina di lamiera piegata in due parti, agganciata grazie a un bullone e con una scritta di vernice nera: GustoForte. Niente di più era risaputo di quello che significasse o racchiudesse ma la curiosità doveva essere tanta in chi incrociava quell’epigrafe. In verità non molti perché quel vinile fu pubblicato da un editore francese di musica anticonvenzionale (RatRace Records) in sole duecento esemplari.  A metà degli anni Ottanta, girovagando per Roma, nei suoi parchi, nei suoi spazi sociali, seduti a una panchina o entrando in una vecchia cabina telefonica poteva accadere di trovarsi tra le mani piccole opere d’arte che a prima vista non lo sembravano affatto e che parevano essere state abbandonate da persone sbadate o bramose di disfarsi dell’arma del delitto con la voglia di essere beccate.

Alcuni musicisti dai nomi anonimi per i più (Roberto Giannotti: vocals, drum machine, simmons drums, emulator, tapes; Francesco Verdinelli: electric guitar, casiotone, obx a, tapes; Stefano Galderisi: bass, farfisa, tapes) e provenienti da realtà molto distanti (chi dalle prime esperienze di field recordings, chi dal Punk e chi dalle soundtrack) decidono di capovolgere ogni schema precostituito e iniziano a registrare opere magmatiche, complesse e amorfe, nel più estremo stile Noise e Lo-Fi e lasciano queste incisioni, spesso insieme a opere figurative di diverso tipo, nei luoghi più svariati, aspettando di vedere “l’effetto che fa”. In realtà la cosa non fa alcun effetto apparente, Roma continua per la sua strada e quello che si trasforma è celato solo nelle piccole vite di quei pochi, miseri uomini che hanno avuto la fortuna di dissotterrare una di queste gemme (tra cui il loro secondo lavoro, Souvenir of Italy / La Merda che Fuma ri-stampato, proprio un paio di anni fa) o di partecipare a una delle uniche due performance live tenute in quegli anni dai GustoForte.

A distanza di tanti anni e con uno schieramento rinnovato, la band (autodefinita italian antipop group) si ritrova senza un movente inequivocabile se non quello di “rompere i cojoni” e per suggellare questa riacquistata verve creativa, l’Editore in Modo Moderno (Plastica Marella) recupera le tracce di quel full length denominato sobriamente La Prima Volta e crea una riedizione che non ha più il fascino della lamiera e della vernice nera, ma mantiene intatto il sex appeal di una musica che suonava sperimentale trent’anni fa, tanto quanto suona avanguardistica oggi. Il vinile trasparente 180 grammi che gira ora nel mio impianto si compone di sette tracce (ben definite a differenza del successivo Souvenir of Italy / La Merda che Fuma in cui i brani suonano deformi e liquefatti, adatti maggiormente a essere riprodotti in luoghi inusuali come teatri o gallerie d’arte che non a vibrare nelle casse di casa), quattro pezzi nel primo lato detto maschio, “S. Antony Chain”, “Steel Walk”, “Assembly Line” e “Evry Courcouronnes” e tre nel lato femmina “Factory Ab Absurdo”, “Ask Me a Dream” e “In Memory of Maurizio Bianchi”. Ospiti per l’occasione La Donna (vocals, tapes), Marie Journò (Apple 2E programming in “S. Antony Chain”) e “Alì Mahhmud El Quaharr” (vocals).

L’opera, registrata trent’anni fa presso gli studi di Roma Pink Music Studio e rimasterizzata da Filippo Bussi negli studi Tweedle Music, è un tripudio di sperimentazione oscura che vi sorprenderà per la sua capacità di anticipare la Dub Techno berlinese di Basic Channel, la Dark Ambient di Demdike Stare e l’Electronic Noise dei Black Dice; il Post Rock attraverso l’analisi della New Wave, dell’Industrial figlia dei Throbbing Gristle, tutto condito con reminiscenze del Krautrock di Faust e Neu! oltre che con inflessioni elettroniche di kraftwerkiana memoria, psichedelia cosmica e tutta una serie di “provocazioni” rumoristiche che, all’epoca dovevano stupire per sfrontatezza ma che oggi hanno la capacità di suonare avanguardistiche e vintage al tempo stesso, senza dare alcuna minima idea di vecchio. Ascoltare sul finire del 2013 l’opera prima dei GustoForte lascia un sapore impossibile da trovare in opere attuali e conserva nelle orecchie lo stesso stupore che potreste immaginarvi balenare nella mente alla vista della più grande opera d’arte di un qualsiasi grande artista del passato, scoperta tra le cianfrusaglie della vostra cantina. E per questa sensazione c’è da dire grazie a Plastica Marella, una delle non tantissime etichette coraggiose che resistono in questa penisola dalla memoria corta.

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Revo Fever – Più Forte

Written by Recensioni

Se dovessi riassumere in tre righe i Revo Fever li definirei la risposta italiana ai Franz Ferdinand con degli inserti alla Ministri e un cantato simile agli Oasis (la voce ha lo stesso timbro di Liam Gallagher!). Rimango quindi quasi incredulo quando leggo che i quattro ragazzi hanno poco più di vent’anni e un curriculum di tutto rispetto composto da due Ep registrati da Federico Dragogna (chitarra e seconda voce dei Ministri), trattasi di Fegato! del 2011 e Il Mendicante/Tutto da Rifare del 2012. Inoltre una grande esperienza live in giro per Milano e provincia li ha portati a condividere il palco con Ministri, Dente, Management del Dolore Post-Operatorio, Tonino Carotone, Lombroso e tanti alti nomi illustri della scena indipendente. Il loro primo disco autoprodotto si chiama Più Forte. Tra le loro influenze citano le aperture (solo quelle?) dei Queens of the Stone Age (provate a fare un paragone tra “No One Knows” e “Tutti i Santi Giorni”…), i riffs dei Black Keys (duo americano ormai affermato a livello mondiale che gode di ottima stima persino in Inghilterra) e l’attitudine Punk acustica dei Violent Femmes (che però di Punk avevano secondo me ben poco).

Pochi quindi i riferimenti italici, ma soprattutto sono pochi gli elementi innovativi presenti nel disco, un altalenarsi di roba buona e roba mediocre (era proprio necessaria una canzone come “Non Chiedermi  Come Sto” all’interno della tracklist?). Meno male che appena dopo averla sentita i Revo Fever riprendono la strada giusta con un one two three four tanto caro ai Ramones e riescono quindi ad arrivare fino alla fine senza particolari problemi. Ok per l’attitudine do it yourself marchio del Punk anni settanta che da sempre caratterizza le scelte della band, la quale ha scritto, registrato, mixato e masterizzato la musica nonché ideato, stampato, piegato, timbrato e cucito l’artwork. Ma una mano da un produttore di grido non avrebbe certamente giovato? Come esordio certamente non c’è male, ma sono sicuro che il livello di qualità crescerà notevolmente in un’eventuale seconda fatica discografica, soprattutto se qualche major dovesse accorgersi dei Revo Fever. Noi la sufficienza gliela diamo (in fondo se la meritano pienamente) ma siamo sicuri che il loro sound si presta più a una dimensione live che a quella in studio.
Non fermatevi quindi alle apparenze del primo ascolto di Più Forte e magari se potete andate a sentirli dal vivo dove sicuramente daranno il meglio di loro!

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Nuovo video per Piotta

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Riceviamo e pubblichiamo:

“Spingo Ancora” è il titolo del nuovo street video di Piotta. Un altro capitolo del lungo percorso musicale del rapper romano, in attesa del nuovo album in uscita entro l’anno. Il pezzo, che sintetizza le radici Rap di Piotta unite agli slanci Rock ed Electro degli ultimi due album, costituisce anche un assaggio dello sperimentale live set che l’artista sta proponendo attualmente. La forza delle chitarre distorte ed una ritmica che omaggia l’Hip Hop old school degli Anni 80, sostengono campionamenti, scratch e le rime sarcastiche di Piotta. Tra i vari impegni radiofonici, artistici e discografici con la sua label (La Grande Onda), Piotta annuncia anche un imminente tour teatrale. Presto online tutti i dettagli del tour e del nuovo album sul sito ufficiale piotta.net e sui suoi social network, dove l’artista aggiorna costantemente il suo pubblico.


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L’Amo: singolo e videoclip

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Sono napoletani, L’Amo, e fanno punk dal 2010. Lo scorso settembre è uscito il loro Niente (è un bel pensiero da mettere tra le gambe alle ragazze), irriverente full lenght, come già il titolo fa presupporre. Oggi tornano a far parlare di sé con un videoclip live dallo studio di registrazione, intitolato “L’Amo Ha Fatto L’Ammerigano”. Godetevelo!

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Primo tour all’estero per i Ministri

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Avevano concluso l’anno e il tour di Per un Passato Migliore annunciando un lungo periodo lontano dai palchi, ma parlavano solo di quelli italiani: ad aprile infatti i Ministri torneranno a esibirsi con il loro primo tour All’estero, col quale toccheranno alcune delle principali città europee. Queste saranno le uniche occasioni di vedere i Ministri live nel 2014; inoltre per questo tour la band tornerà in power trio, per una dimensione più Punk in club più raccolti.

5 aprile @ Garage Music – Castione (CH)
8 aprile @ Paradiso – Amsterdam
9 aprile @ Botanique – Bruxelles
10 aprile @ Water Rats – Londra
12 aprile @ Flechedor – Parigi
13 aprile @ WhiteTrash – Berlino

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Claudio Cataldi – Homing Season

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Un cantautore siculo e suona freddo. Sicuramente caratteristica che, per quanto  possa essere considerata negativa, dona all’aspetto prettamente meridionale di Claudio Catoldi un tocco esotico. La sua musica è contaminata dal ghiaccio e da quella malinconia che si trova solo scavando a fondo. Perforando la pelle, pescando la naturalezza e (perché no?) anche la semplice bellezza dei sentimenti cupi. Quello che ne esce è sicuramente un suono triste, tagliente ma anche vero, sincero e che riesce a sfiorare appena la nevrosi senza mai chiamarla direttamente in causa. Facile appoggiarsi a suoni isterici per affrontare il proprio disagio. La “gestione del dolore” nella musica di Claudio è ragionata, studiata nei minimi dettagli e mai scaraventata istintivamente. E forse in questo modo riesce addirittura a fare più male, ma anche ad essere più espressiva e profonda. L’inizio di “Song of Hate” si presenta con una batteria soffusa ma che si insedia nelle nostre vene con la sua marcia dritta e costante. Poi delay sulle voci e l’arpeggio di chitarra conducono alla fantastica apertura governata dai violini. Semplicemente gran bella musica e gran belle atmosfere in una prima canzone che sembra accompagnarci tra montagne innevate. Altro che la caldazza di Palermo.

Il sound molto americano si ripete anche in “September Air” dove l’aria si scalda un pochino ma la brezza persiste. Ci taglia la pelle e prova ad addentrarsi nelle nostre aree più oscure. Dopo un po’ di resistenza cediamo sull’assolo di chitarra che scruta ogni singolo anfratto di noi. E il titolo della successiva “Let’s Go to the Secret Place” si sposa benissimo con il sentimento provato nella precedente canzone. Qui le ritmiche accelerano e una melodia Pop ci rilassa, ma è solo apparenza. “Self Esteem” è infatti storta e contorta, anch’essa prodotta con sopraffina attenzione non solo sonora ma addirittura emotiva. “Take Care” è invece una ballata lenta e struggente che fosse cantata in italiano ricorderebbe i Perturbazione più oscuri. Gli accenni di Post Rock non si sprecano e “A Magic for You” ne è la dimostrazione lampante, ma sono le variazioni Folk che colpiscono di più come nell’incalzante “Unconfined”: le barriere vengono abbattute e veniamo mollati in bilico tra un dolce sonno e un terribile incubo.

Ogni singolo nota di ogni singolo strumento sembra posizionata nel giusto istante. Non un suono di chitarra uguale tra due pezzi e una varietà di atmosfere che si mischiano nella nostra testa. Il freddo è il comune denominatore. In questo disco dunque troviamo il tremolio costante delle nostre paure più vive, il gelo che percorre la spina dorsale quando al cervello arriva un lampo di ricordi dispersi e il ghiaccio che si scioglie per l’odio. Ma  che comunque lascia le sue tracce. Perché il ghiaccio con l’odio non si scioglie mai del tutto. Il freddo ci avvinghia e si impossessa di noi. Sicuramente in questo disco non si tratta di una questione di terra o di pelle, ma di quello che c’è dentro. E Claudio, se non l’avete ancora capito, dentro ci arriva benissimo.

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Nuovo video per I Colonnelli

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La band Trash Metal della provincia di Grosseto, I Colonnelli, torna a focalizzare l’attenzione su di sé pubblicando un nuovo singolo, in rotazione radiofonica dal 28 gennaio, con tanto di videoclip. Il brano in questione si intitola “Masticacuore” ed è il secondo estratto dall’Ep Circo Massacro, pubblicato lo scorso anno. Nel frattempo la band annuncia di essere nuovamente impegnata nella realizzazione di altro materiale.

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Mark Kozelek in Italia!

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In attesa dell’uscita del suo nuovo album con i Sun Kil Moon, Benji, in arrivo il 4 febbraio su etichetta Caldo Verde, l’ex leader dei Red House Painters, Mark Kozelek arriva in Italia per quattro date da non perdere:

04 Aprile – Roma – Circolo degli Artisti

05 Aprile – Ravenna – Bronson

06 Aprile – Milano – Biko

07 Aprile – Padova– Circolo Mame

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Succi: nuovo progetto per la voce dei Bachi da Pietra

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Giovanni Succi non si ferma proprio un secondo. Non solo è da poco uscito un Ep, Festivalbug, che seguiva di qualche mese il disco Quintale, ma riprende anche alcuni vecchi lavori dei Madrigali Magri, il progetto che lo impegnava prima dei Bachi da Pietra e li rimette in piedi con una formazione nuova che vede Mattia Boscolo alla batteria e Glauco Salvo alla chitarra. Il video che segue è stato registrato lo scorso 16 gennaio al Locomotiv di Bologna e sembra proprio preludiare a qualcosa di interessante. Godetevelo:

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Il Video della Settimana: Putan Club – Filles de Mai

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Musica e video proiezioni, note e instant art, arte e azione. Tutto questo si nasconde dietro il nome di Putan Club, insieme al duo François R. Cambuzat (music, vox, DJing, programming) e Gianna Greco (bass, programming) ai quali si aggiunge l’action painting di Vincent Fortemps.

“Il Putan Club è una unità di resistenza , caratterizzata da un modo di agire vicino alle prime cospirazioni partigiane europee e resistenti in Iraq , Afghanistan e Cecenia.”
Il tutto è organizzato con i modi arcaici e immediati del nostro secolo, dall’ Avant Rock alla musica moderna contemporanea fino alla più brutale Techno e House, “dal bacio sulla bocca al calcio in culo”. Questa sinergia dà forza e potenza al progetto: musica più arte visiva e luoghi d’azione diversi: dalla Parigi e le sue gallerie d’arte, si passa per uno squat bosniaco, dal museo tedesco, al club giapponese , dal teatro belga, a terre slovene.

Il videoclip scelto, “Filles de Mai”, è diretto da Carlo Mazzotta e ritrae scene di un’esibizione live a Taranto. Potete vedere e ascoltare il brano di seguito e in homepage per tutta la settimana.

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