Il nuovo album del cantautore friulano affronta il male a cui stiamo assistendo inermi con i suoi inni in carnico, intrisi di fratellanza e amore per la natura.
[10.10.2025 | Okum | avant-folk, post-rock, trip hop]
Siamo tutti impantanati nel fango. Siamo tutti in una palude di violenza e dolore, di morte e distruzione. Una palude dalla quale sembra non si possa più uscire, immersi come siamo in un mondo senza più valori né speranza. Eppure, un minimo di speranza a cui aggrapparsi per tentare di uscire dalla melma c’è, ed è l’amore per la natura e la fratellanza che ancora ci unisce tutti con un filo sottilissimo.
Questo è ciò che Surtùm, il nuovo album del cantautore friulano Massimo Silverio, vuole dirci: dobbiamo ancora tutti sperare in questo amore, in questa fratellanza che nonostante tutto resiste ad ogni guerra, ad ogni città distrutta, ad ogni drone che attacca innocenti.
Surtùm significa proprio palude. Un viaggio musicale nella parte più oscura dell’uomo, nell’abisso in cui violenza ed odio ribollono. Con il suo secondo lavoro, Massimo Silverio cerca di esorcizzare l’odio, sfruttando questa palude come luogo di preghiera e speranza.

Una collezione di canti densi e suggestivi.
Surtùm vive di amore, ed è questo a rendere l’album potente e magico. Una magia che parte dalle sorgenti, dalla delicatezza oscura di Avenâl (che significa proprio “sorgente”). Un brano scarno, nudo, immerso in un post-rock essenziale ma pulsante che ricorda i momenti più trascendenti dei Sigur Rós.
Dalla sorgente, l’acqua scorre sotto terra attraverso monti e boschi, salendo come linfa dentro gli alberi per arrivare a noi e al nostro grembo. Grim è una preghiera folk languida e trasparente rivolta all’acqua, che è qui sinonimo di pace, acqua che nutre tutti noi. Non c’è vita senza acqua, non c’è pace senza fratellanza.
Massimo Silverio ha unito una collezione di canti in carnico densi e suggestivi che sembrano fluttuare in questo acquitrino oscuro e sconvolgente. Canti funerei, tribali e inquietanti come la bellissima Zoja, una ghirlanda deposta sotto un albero per ricordare chi non c’è più. La successiva Vàre invece è un canto dai suoni melmosi e dalle atmosfere trip hop, un canto di dolore e disperazione. Fulcro del disco è senza dubbio il canto violento e vibrante di Sorgjâl, dieci minuti di pura estasi sonora che si contorce tra echi degli Swans più esoterici e dei Godspeed You! Black Emperor più solenni.
Musica che avvolge e unisce.
Surtùm è la perfetta evoluzione di Hrudja, l’album di esordio uscito due anni fa. Più corposo, più intriso di suoni elettronici e complessi, più radicato nella realtà e nella cultura carnica. Stavolta non ci sono brani in inglese, ma solo in questo dialetto mistico e affascinante. La voce è ancora più eterea e precisa, usata come fosse un ulteriore strumento musicale.
Mai come in questo periodo storico serve umanità, fratellanza e pace. Mai come in questo periodo serve la musica per unirci, per fare in modo di non soccombere al fango. Surtùm riesce in questo intento, con una musica che abbraccia l’anima, che ci avvolge e ci tiene stretta la mano per farci tornare in superficie.
Massimo Silverio mescola in modo estremamente intelligente e raffinato elementi di post-rock, folk spettrale, memorie del trip hop più lugubre e sotterraneo creando così un album per l’anima, un album che dona una speranza, musica che è preghiera per un mondo migliore.
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Last modified: 9 Ottobre 2025




