Nero Kane – Tales of Faith and Lunacy

Written by Recensioni

Una lenta pellicola in bianco e nero, tra deserti yankee e oscure tradizioni europee.
[ 30.10.2020 | Nasoni / BloodRock / Anacortes | songwriting, goth rock, dark folk ]

Cantautore italiano tra i meno italiani in circolazione, Nero Kane è tornato lo scorso ottobre con un lavoro intriso di spiritualità, realizzato come se si trattasse di una sonorizzazione d’una pellicola a metà tra dark e western, con atmosfere da neofolk nordeuropeo mischiate alle polveri del profondo sud statunitense. Le ballad di Tales of Faith and Lunacy ricordano molto il country psichedelico d’oltreoceano, minimal e oscuro ma al contempo, qui si affacciano figure mistiche proprie del cristianesimo del vecchio continente richiamate da organi ed archi inquietanti.

In questo secondo album, le prerogative dell’ispirazione di Nero Kane sono messe in risalto con più veemenza ed efficacia rispetto all’esordio e la vicinanza di una musicista, cantante e autrice come Samantha Stella, già al suo fianco in altre vesti in precedenza, non fa che fornire ulteriori strumenti per raggiungere il suo scopo insieme alla  presenza di un gigante come Nicola Manzan (Bologna Violenta) al violino.

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Laddove l’esordio di Kane lasciava trasparire il desiderio di raccontare sé stesso, ora l’autore si fa menestrello di storie altrui, voce esterna di una pellicola in bianco e nero che scivola tra le note. Kane prende a prestito tanto dalla tradizione dark, dalla lentezza slowcore di The Black Heart Procession, dall’intensità di Tom Waits, Nick Cave, Neil Young e Leonard Cohen (ma potremmo continuare) ma non disdegna leggeri riferimenti alla tradizione nordica di Tehni e Ulver, in alcune circostanze.

Una moltitudine di influenze che però lo portano a creare un sound personale, canzoni di un livello notevole come l’intero album che forse ha il solo difetto di appiattirsi su sé stesso all’avanzare delle note, senza regalare mai uno spunto  davvero memorabile. Se non fosse per questo e poco altro, dovuto soprattutto al fatto che parliamo di un italiano che si esprime in un “linguaggio” essenzialmente straniero, saremmo davvero davanti ad un disco da far gridare al miracolo.

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Last modified: 24 Febbraio 2021