Scrivere canzoni ai tempi del Covid: intervista a Maestro Pellegrini

Written by Interviste

Da Motta agli Zen Circus, fino al primo progetto solista.

Francesco Pellegrini, in arte Maestro Pellegrini, è uno dei musicisti più influenti della musica italiana. Polistrumentista, inizia la sua carriera con i pisani Criminal Jokers, insieme a Francesco Motta.

Attualmente suona con gli Zen Circus assieme ai quali, dal 2016, ha partecipato a due edizioni del Primo Maggio Roma e alla penultima edizione del Festival di Sanremo nella categoria Big. Comincia a lavorare al suo primo disco solista nella Primavera del 2018 in un momento importante di crescita personale fino ad arrivare al suo ultimo lavoro, Fragile: anticipato nei mesi scorsi dai volumi 1 e 2 che lo compongono, dal 30 ottobre è disponibile in formato fisico negli stores e dal 27 novembre lo sarà anche in digitale, su tutte le piattaforme di streaming.

Dopo anni passati in compagnia di grandi artisti come Motta, Appino e tanti altri, finalmente sei giunto al tuo progetto solista. Cosa ti ha spinto a buttarti in questa nuova avventura?

Credo che scrivere sia una necessità. Ho sempre scritto parole che ho “tenuto chiuse nei cassetti”, come dico nella canzone A volte ti capisco e in un periodo particolare di crescita personale ho realizzato quanto fosse appunto necessario per me raccontare le mie storie e il mio mondo.

È un momento molto delicato per la musica italiana. Anche se non è qui ed ora che vogliamo affrontare il tema del rapporto tra stato e cultura ai tempi del Covid, una domanda dobbiamo fartela. Ha senso pubblicare un album proprio ora?

Ha sempre senso pubblicare un album se alla base c’è la sincera volontà di raccontare il nostro “qui e ora”. La canzoni raccontano quello che sei, che provi e vedi in quel periodo della tua vita e per questo ho scelto di pubblicarle. C’è stata poi anche la volontà di mettere a disposizione di tutti la mia musica, l’unica cosa che avrei potuto offrire agli altri in un momento difficile come questo.

Con quale spirito si riesce a promuoverlo, considerando le difficoltà centuplicate, rispetto a quelle già enormi del passato?

Con lo stesso spirito con il quale si è scelto di fare della musica la propria vita magari a ventidue anni quando per un concerto ti spettava forse un panino come compenso; ci si rimbocca le maniche e si da il massimo. Purtroppo con il passare del tempo la situazione si sta aggravando e per questo dobbiamo essere ancora più forti e determinati.

Fragile uscirà per Blackcandy produzioni, etichetta fiorentina che vede nel proprio rooster nomi quali Di Bella, Benvegnù e i Soviet Soviet. Cosa può fare oggi un’etichetta per un artista come te? Com’è cambiato il loro ruolo negli anni e quanto è importante il loro supporto per le band emergenti?

Non credo sia cambiato di molto, BlackCandy Produzioni è una realtà che conosco da anni e che ha sempre messo passione in un mestiere che non è affatto facile. Supportare un progetto nuovo comporta sempre un piccolo rischio di impresa che non è mai scontato.

Al tuo fianco, nel ruolo di produttore artistico in Fragile troviamo Andrea Pachetti. Qual è stato il suo contributo alla tua musica?

Il mio disco non è stata un’esperienza nuova soltanto perché ho raccontato le mie storie nelle canzoni ma anche perché ho curato la produzione artistica di un lavoro discografico, in collaborazione con Pachetti, per la prima volta. L’ho scelto perché venivamo da due mondi differenti e credo molto che le contaminazioni siano necessarie quando si vuol provare a creare un nuovo sound. Quando si lavora assieme nella musica poi c’è sempre anche una componente affettiva nella quale io credo molto.

Il tuo album è una raccolta di canzoni profondamente intime, canzoni in cui non hai paura di mettere a nudo la tua anima. Eppure oggi ciò che sembra fare presa nei più giovani è una falsità di fondo, fatta di frasi fatte buone per le Instagram Stories. Non hai paura che la tua sensibilità venga masticata e sputata dal mercato odierno?

Non mi interessa tanto questo, credo che la musica si divida in sincera e non sincera più che in bella o brutta, so benissimo da che parte sto. Ogni artista ha il suo percorso personale che non dipende sempre dal pubblico, per fortuna.

Tanti sono i tuoi colleghi che hanno partecipato alla realizzazione di questo tuo album. Appino, Canali, Lodo de Lo Stato Sociale e tanti altri. Come mai hai scelto di coinvolgere tanti nomi, tanto grossi per l’Italia?

Ho scelto di inserire nel mio primo lavoro discografico le persone del mio mondo alle quali sono in qualche modo più legato anche da un rapporto affettivo, per il motivo che dicevo prima.

Domanda secca. Cosa sta succedendo alla musica, in Italia? Che periodo storico è questo?

Nessuno sa cosa succederà dopo il Covid, il bello dell’arte è proprio quello di essere sfuggente ma di resistere ad ogni evento storico mutando continuamente.

Le nuove tecnologie stanno favorendo taluni generi come la trap o l’itpop da scuola media. A rimetterci è la qualità dei brani, non solo sotto l’aspetto compositivo, ma anche in fase di produzione. Possibile che nessuno si renda conto che si sta distruggendo la bellezza della musica? Perché la cosa sembra non interessare a nessuno, dai produttori ai musicisti?

A mio parere ci sono sempre state delle tendenze anche nell’industria musicale; poi queste finiscono e dalle loro costole nascono artisti interessanti, Tha Supreme per esempio è una di queste, non dimentichiamoci poi che c’è comunque un mercato in questo caso. Resta all’artista la responsabilità della bellezza del messaggio.

Cosa ci aspetta dopo Fragile, dal Maestro Pellegrini?

Tanta voglia di raccontare attraverso le canzoni.

Nel tuo album, c’è una canzone che credi sia un livello sopra le altre? Qual è invece quella cui sei più legato emotivamente?

Sono tutte importanti allo stesso modo perché dentro c’è la mia vita.

Hai un solo desiderio, che può cambiare le sorti della musica per sempre: esprimilo.

Ho tanti desideri ma se li dico non si realizzano.

Ultima domanda. Ho voglia di ascoltare qualcosa di nuovo, di figo, di italiano. Cosa metto?

Credo che Lucio Corsi risponda esattamente a questa descrizioni, lo conosco da anni e sono felice che finalmente anche il pubblico se ne sia accorto.

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Last modified: 27 Novembre 2020