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10 dischi usciti quest’anno (perché sì)

Written by Maria Pia Diodati• 19 Luglio 2019• Recensioni

Tra le novità 2019 i lavori di Orville Peck, MorMor, La Batteria…

…e molte altre robe che ho ascoltato parecchio negli ultimi sei mesi. Non c’è un motivo, ne’ si tratta di una classifica di metà anno. Solo qualche dritta su ascolti che, se vi sono sfuggiti, vale la pena recuperare prima della nuova valanga di release che arriverà a settembre. O anche solo per fare scorta di buoni antidoti ai tormentoni estivi.

LA BATTERIA – LA BATTERIA II
[ 05.04.2019 | Penny Records | prog, funk, alt jazz ]
La formula è quella con cui avevano esordito splendidamente qualche anno fa – ripescare a piene mani dalle soundtrack morriconiane amplificando la retromania a suon di funk sci-fi – ma stavolta tra le fascinazioni c’è anche quella per l’italo disco. Nonostante l’ingrediente inflazionato, la formazione romana dimostra di saper cavalcare l’onda con stile: anche questo secondo capitolo in long-playing si rivela un sorprendente incontro di vecchio e nuovo, ben dosato e personalissimo.

ORVILLE PECK – PONY
[ 22.03.2019 | Sub Pop Records | alt country ]
Uno dei debutti più intriganti di questa prima metà dell’anno, complice anche la celata identità di questo queer cowboy canadese che con irriverenza veste di latex la materia tradizionalmente a stelle e strisce per eccellenza, il country. Ma oltre il significante il significato c’è, ed è urgente: con prodigiosa ampiezza vocale e torbide atmosfere new wave, Orville Peck celebra il gender senza scadere in cliché, rivolgendosi a quella fetta di America coriacea e lontana dai riflettori, dove nella lotta contro le discriminazioni solo un supereroe mascherato può farcela.

PAS MUSIQUE – THE PHOENIX
[ 01.03.2019 | Alrealon Musique | elettronica, industrial ]
Perturbazioni sintetiche che arrivano lisergiche e avvolgenti direttamente da Brooklyn, ben determinate a ridiscutere l’idea di cosa sia o non sia la musica (già il moniker, in francese “non musica”, è una dichiarazione di intenti). Il gioco è restare in bilico sul confine della cacofonia senza mai caderci dentro, condotto sapientemente attraverso le sette tracce che compongono questo nuovo lavoro. Lunghe parentesi IDM (Miss Globule) o ibridazioni post punk (New Sheriff in Town) provvedono ad allentare la tensione ma lo scenario resta quello di una disturbante distopia dal fascino dark e stridente.

LARSEN – TILES
[ EP | 21.02.2019 | Hypershape Records | sperimentale, spoken ]
È il terzo capitolo della collaborazione di Fabrizio Modonese Palumbo e soci con Little Annie, poliedrica artista newyorkese che ha contribuito a fare la storia di band come Crass e Current93. Protagonista dell’esperimento è la sua voce, sempre in bilico tra il cantato e lo storytelling da dark cabaret, che si dipana mentre tra gli stridori industrial fanno capolino elementi melodici come fiati dal sapore etno. Un’empatia artistica così intensa non può che generare bellezza.

MORMOR – SOME PLACE ELSE
[ EP | 03.05.2019 | Don’t Guess | r’n’b, soul pop ]
Morbide trame sintetiche accolgono i sussurri del producer e multistrumentista canadese Seth Nyquist in questo suo secondo EP. Il risultato è un pop sofisticato in cui le propensioni dance sono levigate e ingentilite, a servizio di liriche intime e pregnanti. “I was forced to confront what I had been masking in smiles and metaphors. It was a long winter”: così l’artista ha descritto genesi di queste sei tracce, e in effetti Some Place Else è una bellissima primavera da godersi in attesa del debutto in long-playing.

DELICATE STEVE – TILL I BURN UP
[ 01.03.2019 | ANTI- Records | alt rock, strumentale ]
Dato il suo curriculum, anche quando Steve Marion si mette in proprio il fulcro della questione non possono che essere le chitarre. Stavolta però a renderle propulsive e contemporanee provvedono pattern elettronici di synth e drum machine, per un risultato che trasla gradevolmente stilemi rock dagli anni 70 ai giorni nostri. Una ricetta che in alcuni frangenti è simile a quella dei Ratatat, puntando all’esasperazione in chiave elettro, in incessanti uptempo: un massimalismo sapientemente orchestrato che contagia in pochi attimi.

URALI – GHOSTOLOGY
[ 11.01.2019 | To Lose La Track / Malestro / General Soreness / Fatty Liver | slowcore, post metal ]
Nell’arte di accostare immaginari sonori molto distanti Ivan Tonelli si dimostra molto più abile di tanti colleghi più noti. Il sostrato in metallo pesante è tenuto a bada da un evocativo cantato folk e da un songwriting gentile, nelle loro labili strutture i brani si espandono e si contraggono con attitudine istintuale, ma sempre con compostezza, come tuoni che non sfociano mai in tempesta, unici custodi di una serenità precaria. Adorabile.

POETS WERE WRONG – YOUNGER
[ 19.04.2019 | Winter Beach / Dreamingorilla / Non ti seguo / È un brutto posto dove vivere / Oh! Dear | emo rock, slowcore ]
Giunti alla prima release in long-playing, il pop punk della band lombarda vira definitivamente verso l’ormai intramontabile emo americano, quello cantato – in inglese – all’unisono e a pieni polmoni. Qui la matrice post hc è ingentilita da riverberi che nei momenti più melodici procurano piacevoli atmosfere dream pop, in un lavoro organico ma sfaccettato. Malinconia e disillusione a cui è lecito abbandonarsi senza remore finché il mondo ci tiene intrappolati in questa eterna adolescenza.

HELADO NEGRO – THIS IS HOW YOU SMILE
[ 08.03.2019 | RVNG | synth folk, songwriting ]
I cut-up sonori di Roberto Carlos Lange hanno congiungono passato e futuro come poche altre cose oggi: nel sesto capitolo della sua discografia come Helado Negro, le linee melodiche serafiche e demodé nascono da collage di registrazioni catturate ovunque e coi mezzi più disparati – anche con uno smartphone. Attimi e sensazioni contingenti raccolte e ricucite insieme dal cantato morbido (in inglese o all’evenienza in spagnolo) a generare atmosfere senza tempo. In November 7 il sample di pianoforte è cortesia dell’amico Sufjan Stevens, altrove il vociare e i tintinnii sono rubati alla vitalità di Brooklyn: incastri perfetti tra le entità sonore più disparate creano un synth folk emozionale con cui tornare a credere in una sorta di armonia cosmica.

MALKOVIC – TEMPISMO
[ 22.03.2019 | Costello’s Records | emo, post rock ]
Altro giovane formazione devota all’emocore che dopo un paio di EP ha da poco pubblicato il primo album. Lo scarto tra ieri e oggi è ampio e ammirevole: un suono saturo di stampo post rock incontra il Midwest e decide che non è possibile rinunciare alle parole (ne’ tantomeno al cantato in italiano). La cosa funziona sin dall’opener SVP, una matassa effettata à la Explosions In The Sky che introduce Via Manzoni, ritmata e intimista, con la voce tonica e gentile in primo piano. Undici tracce ben costruite che si susseguono schiette e confortanti.

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Last modified: 10 Dicembre 2019

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About the Author: Maria Pia Diodati
Una volta scriveva recensioni lunghe e prolisse. Ora controlla la posta elettronica e intrattiene relazioni con il pubblico (talvolta pericolose). Ora come allora la musica triste la rende felice.

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