What’s up on Bandcamp? [settembre 2025]

Written by Articoli

Un nuovo mese, una nuova carrellata di band più o meno sconosciute e tutte da scoprire – e, perché no, anche da amare.

In copertina: Technopolice © luuigi1312

What’s up on Bandcamp? è un’idea che prova a mettere al centro la musica indipendente: ogni mese una selezione di dischi il più variegata possibile – a livello di generi, provenienza geografica, etichette – per provare a dare spazio a nomi in rampa di lancio o comunque poco conosciuti.

Del resto, non importa quanto sia difficile la vita: lì fuori ci sarà sempre una band pronta a salvartela (o quantomeno a migliorartela).

evan.zuri – Everything Thus Far (2019-2099)
[05.09.2025 | Candlepin | indie rock, noise pop, shoegaze | USA]

Per la mia derelitta psiche è ormai pressoché inevitabile associare lo stato dell’Idaho alle vicissitudini dei Built to Spill e in particolare di Doug Martsch, grande idolo musicale e filosofico della mia vita. Ed è proprio da questo misconosciuto stato nordoccidentale degli USA che proviene Evan Zurilgen (in arte evan.zuri), ventiduenne – mio dio, quanto sono vecchio – che a naso qualche disco dei Dinosaur Jr., dei Built to Spill stessi e in generale di rock alternativo misto a shoegaze misto a noise misto a slowcore misto ad altre cose deve averlo ascoltato. Se a tutto ciò si aggiunge che anche il cantato strascicato e apparentemente apatico tende a ricordare quello di J Mascis (a proposito di idoli musicali e filosofici, già), allora per quanto mi riguarda il quadro è completo. Mettete su la doppietta On My OwnSeeing Double e mi direte.

SCHØØL – I think my life has been OK
[05.09.2025 | Géographie | indie rock, bedroom pop, indie pop | Francia]

Lo confesso: sarà perché mi ha fatto compagnia durante giornate emotivamente difficili, sarà per la sua tenerezza innata che tende a commuovermi, oppure per via di quel titolo a metà tra il rassegnato e l’esistenziale, ma questo disco mi fa piangere davvero. E le lacrime che ho versato su quella perla dolce e ovattata di OK <3 davvero non si contano, soprattutto quando una strofa come “I think I’m dying everyday” colpisce proprio dove dovrebbe. Al di là di tutto questo, gli SCHØØL hanno tirato fuori una piccola, grande gemma che ogni nostalgico della Sarah Records dovrebbe portare con sé da qui in avanti. A maggior ragione se pensa che la propria vita sia stata OK, ma dopotutto non ne è neanche così sicuro.

wing! – MISSED IT JUST THE ONCE
[05.09.2025 | Memorials of Distinction | IDM, downtempo, ambient | UK]

Poche band al mondo riescono a proiettarmi in uno stato di catarsi completa come i Boards of Canada, con quell’esoterico misto tra inquietudine e pace interiore che mi sembra impossibile descrivere a parole. Tale premessa apparentemente superflua mi torna utile per segnalare che l’EP di debutto di wing! mi ha riportato pressappoco in quei lidi di anestesia psicofisica, quando corpo e mente subiscono un intorpidimento che sa molto di letargo autunnale. Detto questo, la palma di brano più suggestivo e immaginifico del mese non può che andare alla conclusiva In a Second I Will Need a Second, che anche nel titolo denuncia una natura incerta e sospesa che tanto bene fa a chi sente di avere il cuore pesante. A volte bastano solo cinque minuti per smettere un po’ di pensare.

KAN-KAN / Pocket Full of Crumbs – KAN-KAN / Pocket Full of Crumbs
[12.09.2025 | Cherub Dream | slacker rock, indie rock, noise pop | USA]

807 km. Tale è la distanza che separa le città di San Francisco e San Diego, che però, grazie alla preziosissima Cherub Dream Records e allo split tra Pocket Full of Crumbs e KAN-KAN, non sono mai sembrate così vicine. Un immaginario ed esile filo che si poggia su attitudine slacker, sonorità slowcore, fascinazioni shoegaze, suggestioni noise pop si tende sul cielo della California per abbracciare tuttə coloro – me in primis – i cui cuori si riempiono di gioia non appena quelle inconfondibili chitarre pregne di melodie accattivanti e buoni sentimenti si impossessano dell’aere. Poche note e ti senti subito a casa, ritrovandoti a fare un cenno di intesa a te stessə. Forse è proprio questo che si intende per sentire la musica.

nyxy nyx – Cult Classics Vol. I
[12.09.2025 | Julia’s War | shoegaze, slowcore | USA]

Qualche sera fa, mentre ero insieme ad un paio di amici nella mia birreria di fiducia, ho avuto la brillante idea di mettere Lost in Translation sulla tv del locale. Cinque minuti dopo, una ragazza seduta ad un altro tavolo ci ha gentilmente chiesto di cambiare perché il film le sembrava troppo triste. Se il mio cuore è andato in frantumi, la mia mente è tornata subito su questo nuovo lavoro dei nyxy nyx e in particolare sulla splendida they called u -Wild-, che fin dal primo ascolto mi era sembrata perfetta a fare da sfondo agli occhi lucidi di Scarlett Johansson e Bill Murray. Due consigli spassionati (e ovviamente non richiesti): trovatevi qualcun* con cui poter guardare quel film tutte le volte che volete e date una chance alla band di Philadelphia. Probabilmente non ne uscirete felici, ma dopotutto a chi importa.

Problem Patterns – Boring Songs For Boring People
[12.09.2025 | Alcopop! | queercore, hardcore punk, garage punk | UK]

In tredici minuti scarsi un procrastinatore incallito come me riesce a fare ben poche cose: Problem Patterns, che evidentemente sono un po’ più attive e vitali del sottoscritto, riescono a condensare in così poco tempo sei schegge impazzite che riuscirebbero a smuovere dal proprio torpore anche la persona più flemmatica dell’universo (mi sto trattando proprio male in questo paragrafo, lo riconosco). Il queercore del quartetto di Belfast è al tempo stesso scanzonato e impegnato, travolgente e denso, una sequela di piccoli inni punk che ognun* di noi farebbe bene a far propri. A dare un ulteriore tocco di dissonanza arriva poi il cameo di Matt Korvette dei magnifici Pissed Jeans nella folle Sad Old Woman. Dovrò essere onesto: qui di boring non c’è proprio nulla.

Mule Jenny – Take Enough Leeway
[19.09.2025 | Vicious Circle | math rock, post-hardcore | Francia]

Mettete insieme due terzi dei LYSISTRATA (band cardine della scena noise/post-hardcore francese), un bel po’ Shellac, una spruzzata di June of 44 e avrete già un’idea di come suoni il nuovo album dei Mule Jenny, trio parigino che che scommetto sia cresciuto a pane (avrei dovuto dire baguette?), scena di Louisville e Steve Albini – tutte cose essenziali per il proprio sostentamento, aggiungerei. Quaranta minuti esatti di ritmi sghembi, chitarre affilate, sezione ritmica intrigante e – cosa per nulla scontata – anche di melodie godibili. Pull Yourself in Someone Else’s Shoes, con il suo continuo giocare tra accelerazioni e rallentamenti, è una chicca math punk che anche band ben più affermate pagherebbero oro per riuscire a buttare giù. Très bien!

Nape Neck – The Shallowest End
[19.09.2025 | Dot Dash, OCCii, Red Wig | art punk, post-punk | UK]

L’ultimo lavoro dei Nape Neck risaliva all’indimenticabile – e non per motivi gioiosi – febbraio del 2020 e si era guadagnato un posto al sole in quell’edizione di qui presente rubrica. Dopo cinque anni e mezzo il bilancio non è dei più rosei: io sono invecchiato inesorabilmente, il mondo mi sembra decisamente peggiorato e ma per fortuna la band di Leeds non ha perso nulla della propria forza propulsiva e del groove che la caratterizzava. Anzi, se possibile si è anche migliorata, partorendo un lavoro che riesce ad essere al tempo stesso tagliente e melodico, sghembo e divertente. Il figlio inatteso di un’unione tra The Ex e Tropical Fuck Storm, non trovargli un posto nella vostra classifica di fine anno sarebbe un tremendo reato contro i minori.

Pamplemousse – Porcelain
[26.09.2025 | A Tant Rêver du Roi | noise rock, indie punk, garage rock | Francia]

Ancora Francia. Stavolta sconfiniamo addirittura nei territori d’Oltremare, dato che il duo in questione – trasferitosi di recente nel continente – è originario nientemeno che dell’isola di Réunion. Considerazioni geografiche a parte, torno volentieri a parlare dei Pamplemousse perché già il loro album del 2023 (di cui avevo scritto qui) mi era piaciuto non poco e, quel che conta maggiormente, di rado mi capita di ascoltare un duo che riesce a sprigionare una tale potenza sonora. Le coordinate sono sempre quelle: noise, garage, indie, punk, qualche traccia di psichedelia, con l’accoppiata The Big SpeakersMiami Blue che si candida ad essere uno dei momenti più intensi dell’anno a livello musicale.
Un punto in più per la copertina, nonostante stavolta non vi sia raffigurato un canestro da basket.

Technopolice – Chien De La Casse
[26.09.2025 | Howlin’ Banana, Ganache, Idiotape | garage punk, egg punk | Francia]

Ho imparato ad amare la spietata e conturbante Marsiglia attraverso le opere di Jean-Claude Izzo, uno che ha fatto della sua città natale il palcoscenico su cui recitare nella sua interezza tutta la propria esistenza, professionale e non. E le vie della cosmopolita, affascinante e per certi versi ineffabile città provenzale sembrano il luogo perfetto in cui lasciarsi prendere per mano e guidare dalle contagiose sonorità dei Technopolice, quartetto che all’esordio appare già avere le idee ben chiare su cosa significhi fare del buon garage. Provate ad ascoltare la doppietta Sortir Le Soir…/…Regretter Après (un mini concept filosofico che trovo irresistibile) senza farvi trascinare: spoiler, non ci riuscirete (e meno male).
Chissà se a Izzo piaceva il garage punk… magari sì, bisognerebbe indagare.

SEGUICI

Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify • YouTube • Telegram • TikTok

Last modified: 13 Ottobre 2025