È finita l’estate, sono iniziati i primi freddi e i malanni di stagione. Tra una Tachipirina e uno Zerinol ti consigliamo 10 dischi emo e screamo da assumere dopo i pasti.
Scrivo queste righe a inizio ottobre, con l’estate ormai un lontano ricordo e la febbre che mi ha riempito il naso di muco e mi ha tolto la voglia di pensare a delle parole migliori per questa introduzione. Per fortuna c’è la musica: un mese di grandi ritorni, tanta Italia e soprattutto tante band incredibili da supportare anche stavolta.
Trelkovsky – Le stesse cose ritornano
[05.09.2025 | autoprodotto | blackened screamo]
Qui all’EP di debutto, gli emiliani Trelkovsky potevano anche non essere una band. Come dichiarato a Idioteq, la loro incarnazione precedente – La Voragine – aveva tutti gli elementi giusti, ma qualcosa sempre fuori posto. Poi il Covid, lo scioglimento e l’amara consapevolezza che forse con la musica era finita lì, prima che un live dei Jeromes Dream rimettesse tutte le cose al proprio posto ed ecco i Trelkovsky come li scopriamo oggi. La ricetta è quella di un blackened screamo che fonde bene le due anime del trio (quella debitrice ai La Quiete e quella che vorrebbe suonare viscerale come i Bosse-de-Nage e atmosferica come i Deafheaven): il risultato, neanche a farlo apposta, centra il bersaglio perfettamente, con riff muscolari prima e fiabeschi poi, terrore e melodia insieme, mentre la sezione ritmica macina come se non ci fosse un domani. A mettere i puntini sulle i ci sono infine i testi, filosofici ed esistenzialisti, concentrati sul superare limiti che ci imponiamo per colpa della società, o sull’autoaffermazione nonostante tutti gli ostacoli che ci si pongono davanti.
Whane – Per tutti sempre e, poi, amore
[11.09.2025 | Aethersun | screamo]
Dieci anni dopo l’esordio Prima di iniziare a vivere, tornano gli udinesi Whane con questo Per tutti sempre e, poi, amore, anticipato lo scorso inverno dal primo singolo Magia e arrivato ora, alle porte dell’autunno. Lo screamo italiano tende ad arrivare un po’ fuori dalle grandi città, ma a differenza dell’endemico territorio romagnolo, dove La Quiete e Raein sono state concime per la nascita di infinite band, il Friuli-Venezia Giulia è sempre stata una terra restia a certi suoni, e i Whane sono l’eccezione che conferma la regola (accompagnati recentemente dai triestini Falesia). Anche per questo motivo l’impatto che questi 29 minuti di screamo da manuale hanno su di me colpisce doppio, un po’ perché i ricordi e le esperienze scorrono davanti agli occhi come un film velocizzato, un po’ perché il significato “geografico” che do a questa musica mi riporta immagini precise di ogni sasso, ogni fiume, ogni immagine dipinta nei testi. E questo è il personale: per tuttə lə altrə c’è un disco screamo solido, che non ha paura di accelerare e rallentare quando ce n’è bisogno, che ha intuizioni e cambi di passo notevoli (In un luogo qualsiasi), che merita di essere scoperto e custodito come si fa con le cose preziose.
Algernon Cadwallader – Trying Not To Have a Thought
[12.09.2025 | Saddle Creek | Midwest emo, math rock]
Dopo la reunion del 2022, arrivata per dare la possibilità alle nuove generazioni di cantare a squarciagola i pezzi di Some Kind Of Cadwallader e Parrot Flies, tutto mi sarei aspettato meno che un vero e proprio nuovo album degli Algernon Cadwallader, veri e propri eroi di quel midwest emo a tinte math che ha preso le nevrosi dei Cap’n Jazz e la sghemba malinconia degli American Football e *smack* gli ha fatto dare un bel bacino. Nel frattempo sono passati una cosa come quindici anni, e i ragazzi ironici che cercavano il proprio posto nel mondo sono cresciuti, hanno trovato lavoro, messo su famiglia e suonato in mille altre band: il risultato è che Trying Not To Have a Thought suona come dovrebbe suonare un disco degli AC nel 2025, perfettamente in linea con il passato ma più a fuoco, maggiormente cesellato nei suoni e nel cantato e completamente ribaltato nei temi. Eh, negli ultimi anni il mondo – e nel caso della band gli stessi Stati Uniti – sono andati completamente a gambe all’aria, e i post-adolescenti scanzonati di un tempo ora hanno cose nuove da dire, cose importanti: “Land of the free / Everything is free when you steal it” canzonano in Shameless Faces, Attn Move mette in scena un classico caso di police brutality americana (“This is America / Some black clouds never go away”) mentre Revelation 420 si prende gioco del grande schema capitalista (“Compartmentalizing our freedom with means of production / Hostages for someone else’ profits”) andando poi direttamente alla fonte del problema (“Never trust a President / Never trust a nation”). Un ritorno perfetto, un album necessario per i nostri tempi sanguinari.
saturdays at your place – these things happen
[12.09.2025 | Wax Bodega | midwest emo, pop punk]
In quel marasma di band midwest emo che si somigliano un po’ tutte, i saturdays at your place emergono per una proposta tanto semplice quanto efficace, non provando mai ad oltrepassare il proprio orticello, ma coltivandolo con attenzione e facendo germogliare canzoni dalle melodie sopraffine, talmente equilibrate da renderli i veri degni eredi di quei Modern Baseball mai davvero dimenticati. these things happen arriva a quattro anni dal debutto Something Worth Celebrating e a due dal meraviglioso EP Always Cloudy, e si presenta con dieci pezzi racchiusi in 24 minuti che procedono spediti, bilanciati tra momenti più uptempo (cross my heart, stay) e brani più morbidi in cui l’influenza country/americana emerge con fierezza (strawberry, what am i supposed to do?). In mezzo a cloni di cloni di cloni, la semplice efficacia di questo power trio e la scrittura affilata e nostalgica di Gabe Wood e Esden Stafne brillano come stelle polari.
Pluie Cessera – We’ve Been Alone
[12.09.2025 | Spleencore, Tout Doux | emo, indie rock]
Se cercavate della nuova musica per piangere un cuore spezzato, il posto dove guardare è Parigi, la band da ascoltare sono i Pluie Cessera (“la pioggia finirà”, in francese). We’ve Been Alone è l’EP d’esordio per questo quintetto che costruisce brani emo ambiziosi, sviluppati attorno ai testi e alla performance della leader Chloé Jean, che vocalmente mi ricorda un po’ Ren Aldridge delle Petrol Girls. Si definiscono screamo, ma l’impatto emotivo è quello che colpisce maggiormente di queste sei canzoni, siano esse più cariche (Mosh Part, Love Is Blind) o stratificate (A Song For My Dead Dog, Amélie, Montagnes), con le urla che diventano spesso mantra da ripetere ancora e ancora, quasi ad esorcizzare l’amore perduto o le battaglie che combattiamo dentro noi stessi (“We might try forever / “We were set up for failure”). Soli, su una montagna, insieme al cane morto di cui cantano nel primo pezzo: la vista da lassù è bellissima, la pioggia è cessata, tutto questo piangere e urlare ci ha aiutato a trovare il nostro posto nel mondo.
Noyé – Questo cielo è un soffitto più sporco di quello che ho
[18.09.2025 | Shove, Rival Mists, Entes Anomicos, Dingleberry, Salto Mortale Music, Remorse, 1a0, Pioggiadanza Produzioni | screamo]
Sono passati due lustri da Tra L’Istante e L’Assoluto, e allora riecco i Noyé da Cesena, che dopo essere tornati sui palchi nel 2024 si sono chiusi in studio per Questo cielo è un soffitto più sporco di quello che ho. Come i compaesani Bymyside, anche i Noyé arrivano da un tempo in cui lo screamo italiano non aveva tutti i proseliti di oggi, e come i Bymyside è giusto che anche loro possano raccogliere oggi i frutti di un raccolto a cui hanno contribuito in tempi di siccità. Se la band di Insieme Ricostruire aveva smussato i propri angoli, per i Noyé vale il discorso opposto: Questo soffitto… è scuro, denso, stratificato, 20 minuti che ti prendono alla gola e ti portano giù, incapace di rialzarti come la figura in copertina, costretto a fissare un soffitto nero come i propri pensieri. “Dentro l’ombra mi nascondo / Nel niente c’è di più” sbraitano in Lucignolo, mentre “L’idea diventa abisso e non trovo più l’appiglio” (Figure), in testi evocativi e quasi poetici, più interessati a tratteggiare emozioni e figure piuttosto di significati precisi. A coronare il tutto le comparsate di Gillian Carter e Reverie, per suggellare un altro ritorno importante nella scena.
starsdontmeananything – Fire Is Beautiful
[19.09.2025 | No Time | screamo, hardcore]
Direttamente dai confini dell’impero, quel New Mexico conosciuto per Breaking Bad e poco altro, i starsdontmeananything arrivano all’atteso primo album con una formazione rivoluzionata (da quattro a tre, con solo due membri originari ancora al loro posto) e venti minuti di tempo per fare il panico. Missione compiuta, perché Fire Is Beautiful non è incendiario solo nel titolo, ma brucia nel profondo con un mix di screamo e hardcore più classico che riprende grandi nomi tutelari come pageninetynine e Jeromes Dream. A volte batteria e due chitarre, a volte il più classico chitarra-basso-batteria, al centro del villaggio scudisciate elettriche che lasciano scie di feedback, attimi di calma apparente che sembrano fatti apposta per riordinare le idee mentre si cammina nervosamente in mezzo al pit, blast beat vorticosi come tempeste di sabbia, e alla fine dell’ascolto c’è solo terra bruciata attorno.
soccer. – Internet
[24.09.2025 | Ungulates | screamo, indie rock]
Che influenza ha avuto internet sulle nostre vite? Come ha cambiato il nostro modo di amare, soffrire, gioire, sopravvivere? Il secondo album dei giapponesi soccer. si sviluppa attorno a questo tema, germogliando libero dalle costrizioni di genere come nel precedente Seasons Move Forward: screamo, midwest emo, indie rock si intrecciano in una massa organica che parla dell’oggetto (The Screen) ma soprattutto delle sue conseguenze (The Collapse, I Wish Someday the World Will Lose Its Heat, Houseplant), barcamenandosi tra urla lancinanti e crescendo vorticosi, inframezzati da brani più squisitamente melodici (September) o addirittura acustici (Nightwalk). L’altro lato di questo Internet è una storia d’amore: all’oscurità del racconto si oppone la luce del sentimento, che brilla in fondo al tunnel dei brani meno muscolari. Un’apparente schizofrenia dove è bello perdersi, uno scorcio di umanità che regala speranza.
Aren’t We Amphibians – Parade! Parade!
[26.09.2025 | PNWK | emo, pop punk]
Avevamo iniziato gennaio con un bello split in cui c’era un brano nuovo di zecca dei californiani Aren’t We Amphibians, ora è settembre e la band ha deciso di confermare quanto di buono avevamo intuito pubblicando il proprio album di debutto. Parade! Parade! non reinventa la ruota, ma è sicuramente uno dei migliori album emo con sfumature pop punk degli ultimi anni, farcito com’è di influenze (Tiny Moving Parts, Into It. Over It., Joyce Manor) e testi che parlano sia di crisi personali e autosabotaggio (532, The Hallway), sia di rivincite (Dunce Hat, Parade). Tutto ovviamente infiocchettato da riff ispirati, un ritmo serratissimo (i classici 10 brani x 30 minuti) e una capacità niente male di bilanciare presa a male e ironia.
Demersal – Vi kunne ikke blive her for evigt, vel?
[26.09.2025 | Konkylie, Dingleberry, Fireflies Fall, Tokyo Jupiter, Tomb Tree | blackened screamo, post-hardcore]
L’edificio industriale diroccato in copertina come moderna basilica per le divinità contemporanee. Il clangore della catena di montaggio come coro durante il rito della comunione, lo possiamo udire in lontananza anche se la produzione è bloccata da tempo, la vegetazione che ha ormai preso il sopravvento. Vi kunne ikke blive her for evigt, vel? (tradotto: Non potremmo restare qui per sempre, vero?, da capire se in chiave positiva o negativa) è il ritorno dei danesi Demersal, e rispetto al disco omonimo del 2024 suona esattamente come vi aspettereste da una copertina dedicata all’abbandono edilizio. Le sfuriate screamo tinte di black metal si aprono a nuove sfumature, siano esse intermezzi acustici (Alting fader) o inaspettate melodie da canticchiare (Jeg ved ikke hvor det er). Non mancano momenti più “classici”, come l’opener Noget svigter o Storm, ma oltre la musica arrivano i testi, intimi e fragili ma con il mirino puntato sulla società consumistica e sulle sue conseguenze sui nostri mondi, quello ristretto e casalingo e quello fuori dalle nostre quattro mura (e probabilmente dentro quelle in copertina).
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Last modified: 3 Novembre 2025




