The Poison Arrows – No Know Note

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Dopo un paio di prove senza infamia e senza lode datate 2009/2010 e qualche Ep e singolo altrettanto anonimi, torna il trio di Chicago capitanato dall’ex Atombombpocketknife e Thumbnail, Justin Sinkovich con Adam Reach alla batteria e l’ex Don Caballero, Patrick Morris, al basso. Ritorno che sembrerebbe avere tutte le carte per diventare l’apice compositivo della band, se non altro per la lunga pausa concessasi; break che, tuttavia, non ha riguardato i singoli componenti, tutti indaffarati in altri progetti  nei quali, i nostri, pare abbiano dato il meglio di loro (vedi Morris e Sinkovich con lo splendido omonimo degli Aquaintances).

No Know Note, in realtà, non si discosta molto sia dall’esordio (First Class, And Forever), sia dal successivo Newfound Resolutions ai quali si lega sia per lo stile, sempre a cavallo tra classico Alternative, Math e Post Rock, sia per livello esecutivo compositivo, apprezzabile ma non sovrastante le opere dei loro “compagni di genere”. Decisamente dal sapore vintage nineties la traccia “”Stuck on Screen” impreziosita dalla presenza di Scott McCloud, già membro di Girls Against Boys, Lünchmeat, New Wet Kojak, Operator, Paramount Styles, Rain e Soul Side. Non l’unico ospite di questo lavoro; fondamentale l’apporto alla seconda chitarra di Tony Lazzara in “Derailmentship” e “Wedding” tanto quanto quella di Brian Case in “That Window is Closed”. Tuttavia, ciò che più colpisce delle otto tracce di No Know Note è, innanzitutto il lavoro al basso di Morris, fondamentale, mai eccessivo eppure in grado di dare sostanza a brani che rischierebbero di suonare tutti troppo anonimi, e soprattutto quella voce “sbagliata”, malandata, sofferente e squilibrata di Sinkovich, vero punto di forza dei brani, i quali, da soli, risulterebbero incapaci di mostrare la necessaria vigoria.

No Know Note è un lavoro interessante per approfondire la materia, per sviscerare le nuove sonorità alternative di Chicago e comprenderne i moderni dettami ma non sarà questo il disco che solleverà The Poison Arrows da un antipatico ma comprensibile anonimato di fondo. Otto canzoni di vecchia scuola Alt Rock yankee, consistenti, se vogliamo anche in parte innovative a modo loro, ma incapaci di accendere il fuoco dell’entusiasmo. Oscure ma non abbastanza, rabbiose ma non troppo, complesse senza esagerare. Proprio quello che non chiedo, solitamente, ad un disco di questo stampo, o quanto meno, quello che non ambisco se vado in cerca di esaltazione adolescenziale fuori tempo massimo.

Last modified: 20 Febbraio 2019

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