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Le classifiche del 2016 di Antonino Mistretta

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #21.10.2016

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Chi suona stasera – Mini guida alla musica live | Ottobre 2016

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

GIVE VENT
01/10@Appena Appena, Carpi (MO)
08/10@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
16/10@Vizi del Pellicano, Correggio (RE)
Progetto di libero sfogo Folk/Punk del modenese Marcello Donadelli.
Days Like Years è l’interessante disco dato alle stampe nel Settembre dello scorso anno.
[ascolta]

FATHER MURPHY  
01/10@Effetto K, Anghiari (AR)
02/10@Monk Club, Roma, per
Rome Psych Fest
03/10@Freakout Club, Bologna
04/10@Blah Blah, Torino
Dopo un lungo periodo di concerti tra Stati Uniti ed Europa il reverendo Freddie Murphy e Chiara Lee sono rientrati in Italia dove questo mese torneranno a proporre la loro profonda psichedelia occulta. Sicuramente una delle band italiane di cui andare più fieri. Per tutte le date del tour il duo sarà supportato dai Muscle and Marrow.
[ascolta]

CARLA BOZULICH
01/10@Tetris, Trieste
02/10@Villa da Ponte, Cadoneghe (PD)
06/10@Mishima, Terni
07/10@Arci Progresso, Firenze
08/10@Riot Studio, Napoli
09/10@TBA, Avellino
Nuove date italiane per la musicista statunitense dopo quelle del mese scorso ad Udine e Torino. Artista di non facile definizione, tagliente, avvolgente, vera. In questo
Carla Bozulich’s Bloody Claws Tour la Nostra si esibirà in un’inconsueta veste solista con possibili incursioni da parte di qualche special guest. I suoi live lasciano il segno, non perdetela.
[ascolta]

THE DWARFS OF EAST AGOUZA
04/10@Biko, Milano anteprima del festival
savana#MASH
05/10@Cinema Zenith, Perugia
06/10@Ex Ospedale dei Bastardini, Bologna per
roBOt Festival
Trio sperimantale formato da Maurice Louca (tastiere, effetti), Sam Shalabi (chitarra, synth) ed Alan Bishop (chitarra, sassofono, voce) nato nel quartiere Agouza della capitale egiziana durante lunghe jam. Bes è un dio nano egiziano che nella tradizione del luogo difende le cose buone ed è anche il titolo del loro primo album, tra le uscite più fascinose, interessanti e variegate dell’anno in corso. Consigliatissimi.
[ascolta]

BEN HARPER & THE INNOCENT CRIMINALS    
07/10@Mediolanum Forum, Assago (MI)
Aprile ha segnato con Call It What It Is il ritorno, dopo 8 anni, della splendida chitarra e dell’inconfondibile voce del ragazzone di Claremont con la sua storica band. Dal vivo questo gruppo è tra le cose più dinamiche e gustose che si possano vedere e questo mese c’è una possibilità per farlo.
[ascolta]

YOMBE
07/10@Rock’n’Roll, Milano
08/10@Glue, Firenze
15/10@Meet Eventi, Atripalda (AV)
Progetto nato da ex membri dei
Fitness Forever. Trattasi di un duo Synth Pop/New Soul che presenterà l’omonimo album d’esordio uscito per Locale Internazionale, label italo-canadese.
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THE DEAD MAN SINGING
15/10@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Indie Folk da Teramo firmato
Paolo Marini. Il ragazzo omaggia gli artisti che più lo hanno ispirato caricando ogni mese un video nel giorno in cui ricorre la loro scomparsa; particolare progetto iniziato il 7 Luglio 2011 celebrando Syd Barrett e che ha come idea finale quella di realizzare 365 videocartoline acustiche (equivalenti a trent’anni di durata del lavoro).
[ascolta]

TUTTI I COLORI DEL BUIO
08/10@Blah Blah, Torino
16/10@TBA, Rimini per Grind on the Road Festival
19/10@Free Ride, Perugia
20/10@Scumm, Pescara
21/10@Arci Dallò, Castiglione delle Stivere (MN)
22/10@Novak, Scorzè (VE)
Band torinese Punk Hardcore composta da membri di Marmore, Last Minute to Jaffna e Magdalene che pubblicherà l’8 Ottobre il suo primo full length Initation Into Nothingness (in arrivo dopo un demo di 4 tracce pubblicato nel 2014) dopo aver condiviso il palco con artisti come Zu, Bologna Violenta, Poison Idea e Negative Approach.
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TIDES FROM NEBULA
11/10@Freakout Club, Bologna
Data unica italiana per la Post Rock band polacca che ha da poco pubblicato il suo quarto album in studio,
Safehaven, dedicando “Home”, brano conclusivo del disco, a Piotr Grudzinski chitarrista dei Riverside mancato durante la lavorazione del disco.
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ACID MOTHERS TEMPLE & THE MELTING PARAISO U.F.O.
11/10@Raindogs House, Savona
12/10@Locomotiv Club, Bologna
13/10@Planet Live Club, Roma
14/10@Spazio Aereo,Venezia
15/10@Magazzino sul Po, Torino per
OFFsetFest
16/10@Santeria Social Club, Milano
Molte le occasioni per gustarsi il folle collettivo freak di
Makoto Kawabata e la loro psichedelia allucinata ed altamente improvvisata. Da segnalare le aperture dei Fuzz Orchestra a Torino e dei Julie’s Haircut a Milano.
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IL SOGNO DEL MARINAIO
14/10@Magazzino sul Po, Torino per OFFsetFest
15/10@Freakout Club, Bologna
16/10@Spazio Aereo, Venezia
17/10@Tetris, Trieste
Band della madonna formata da Mike Watt al basso, Stefano Pilia alla chitarra e Andrea Belfi alla batteria che ha al suo attivo due album: La Busta Gialla del 2013 e Canto Secondo, pubblicato l’anno successivo. Concerto consigliatissimo. A Torino in apertura Miles Cooper Seaton.
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LYDIA LUNCH & WEASEL WALTER
14/10@Spazio Mavv, Vittorio Veneto (TV)
15/10@La Suoneria, Settimo Torinese (TO)
16/10@Freakout Club, Bologna
17/10@Villa da Ponte, Cadoneghe (PD)
Riottosi, sofferenti, geniali, sporchi, sperimentali, maledetti…come presentarla l’unione di due simili personalità? Un’accoppiata tutt’altro che immacolata. Scommettiamo che anche con quest’ennesima collaborazione che la Lunch ci propone (per quanto la coppia non sia inedita, i 2 hanno infatti già collaborato nel progetto Retrovirus e suonato svariate volte insieme) ci sarà da divertirsi.
[ascolta]

GIARDINI DI MIRO’  
14/10@Smav, Santa Maria a Vico (CE) 15/10@Monk Club, Roma
21/10@Covo Club, Bologna 22/10@Circolo Mame, Padova
27/10@Circolo Magnolia, Milano
28/10@Spazio 211, Torino
29/10@The Cage Theatre – Teatro Mascagni, Livorno
Parte questo mese il tour speciale
dei ragazzi emiliani per i 15 anni del loro Rise and Fall of Academic Drifting (disco che per l’occasione verrà ristampato in doppio vinile arancione) che verrà suonato per intero ma rivisitato sotto una nuova luce.
[ascolta]

URI CAINE
18/10@Sala Vanni, Firenze
29/10@Teatro Farnese, Parma per
Festival Verdi
Musicista ai vertici assoluti del Jazz e della rivisitazione Classica da 25 anni. Questo mese in italia per due date, la prima in trio con Mark Helias al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria, la seconda per una prima assoluta in ensamble, dove al trio si aggiungeranno i violini di Alberto Marini e Luca Falasca, la viola di Flavio Ghilardi, il violoncello di Leonardo Sapere ed il contrabbasso di Rino Braia.
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LINFANTE
22/10@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Progetto Bizzarre Folk di
Stefano Scrima (per lui un passato nei Sydrojè) che presenterà il suo nuovo EP, Piccolo e Malato, pubblicato per La Fame Dischi giovedì scorso a due anni dal precedente Non Mi Piace Niente.
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PJ HARVEY     
23/10@Alcatraz, Milano
24/10@Teatro Obihall, Firenze
Che sbraiti su suoni sporchi e ruvidi, che si dibatta tra angosce e godimenti, che si confessi intimamente, che guardi il mondo toccandolo con mano o che lo guardi attraverso i finestrini di un’automobile, sicuro è che per due sere saremo al cospetto di un’Artista con la A maiuscola. Ai brani di
The Hope Six Demolition Project, sua ultima fatica, la Nostra non farà certamente mancare qualcuno dei suoi pezzi storici.
[ascolta]

PETER MURPHY
23/10@Latteria Molloy, Brescia
24/10@Teatro Quirinetta, Roma
26/10@Locomotiv Club, Bologna
Una fetta importantissima di storia Goth-Rock/Darkwave con i
Bauhaus, una carriera solista che pur non toccando i fasti del passato si è sempre mantenuta su buonissimi livelli. Tre date da non perdere dove non mancheranno piacevolissimi tuffi tra le note di In the Flat Field, Mask, The Sky’s Gone Out e Burning From the Inside.
[ascolta]

MINOR VICTORIES    
24/10@Santeria Social Club, Milano
Capita spesso che le collaborazioni tra artisti di gran livello generino lavori (molto) al di sotto delle aspettative. Vi assicuriamo che non è così per quel che riguarda la superband composta da
Stuart Braithwaite (Mogwai), Rachel Goswell (Slowdive), Justin Lockey (Editors) e suo fratello James; i 4 saranno questo mese in Italia per una data unica impossibile da non consigliare.
[ascolta]

WILD BEASTS
25/10@Circolo Magnolia, Segrate (MI)
Data unica italiana anche per l’ottimo quartetto Art Pop inglese guidato da
Hayden Thorpe e fresco di pubblicazione del nuovo album Boy King, disco che, senza perdere la classe che caratterizza da sempre questa formazione, risulta sicuramente più spavaldo dei lavori precedenti.
[ascolta]

ANDREW BIRD
28/10@Teatro Dal Verme, Milano
30/10@Auditorium Parco della Musica, Roma
Doppia possibilità di gustarsi il Folk/Pop del songwriter e violinista statunitense, autore quest’anno del suo ottavo album in studio, Are You Serious, ennesima conferma di un grande talento.
[ascolta]

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I DISCHI CHE NON TI HO DETTO | i primi sei mesi del 2016 in 11 album da non perdere

Written by Recensioni

Recensioni | Giugno 2016

Written by Recensioni

Never Trust – The Line (Alternative Rock) 6,5/10
Energico Punk’n’Roll influenzato dai Paramore degli inizi e dalla melodia acida dei Guano Apes. Il timbro camaleontico di Elisa Galli conferisce ai brani una marcia in più. In “Turmoil” aleggia lo spettro dei Lacuna Coil, aprendo le porte ad influenze Gothic che hanno un senso compiuto nel contesto del brano. Peccato che le cartucce più spinte vengano sparate tutte nell’arco dei primi pezzi, ammorbidendo troppo il sound col passare dei minuti.

[ ascolta “A.I.M.B.” ]

Anadarko – Tropicalipto (Post Rock, Noise) 4/10
Gli Anadarko sono un trio di Trieste e propongono un Post Rock molto spigoloso, fatto da riff netti e decisi ripetuti in loop, vitalizzati ogni tanto da influenze Jazz. Quasi tutti i brani hanno lunghi momenti di ripetizione, ma risultano monotoni non avendo molte stratificazioni sonore e cambi di ritmo. Questo fa si che non si riesca mai a catturare l’ascoltatore e trasportarlo nel mondo raccontato. La ripetizione non genera ossessione, i suoni non ti lanciano nel cosmo o ti rinchiudono in un quadro post apocalittico. La sensazione e che ci si trovi davanti a brani figli di sessioni di improvvisazione piuttosto che a lavori rifiniti e cesellati da sofisticati incastri sonori. Le basi ci sono ma andrebbero esplorate e ampliate.

[ ascolta “Aterfobia” ]

Hoax Hoax – Shot Revolver (Post Rock, Noise) 4/10
L’ambizione di questo progetto è strettamente legata alla dimensione live, perchè è quella di creare un palcoscenico globale dove ciò che viene offerto per l’esperienza è al punto di incontro tra la musica degli Hoax Hoax, le video proiezioni e la luce. Nel loro Post Rock ci sono tanti sconfinamenti, come col Noise di “Huacos”, ma talvolta nettamente fuori contesto. Nel complesso quello che manca non è un senso logico ed organico, ma è un lavoro che senza il contesto multimediale non può essere apprezzato a pieno.

[ ascolta “Ablution” ]

Light Lead – Randomness (Dream Pop) 6/10
I bresciani Davide Panada, Beppe Mondini e, soprattutto, la voce di Michael Israeli confezionano questo Ep d’esordio dal sapore vagamente Beach House, anche nello stile vocale molto simile a quello di Victoria Legrand, ma con una maggiore semplicità e, purtroppo, decisamente meno talento. Eppure le cinque tracce di Randomness rapiscono già ai primi ascolti, grazie a suoni incastonati alla perfezione tra i vuoti delle corde vocali e a melodie eteree e rilassanti. Assolutamente da rivedere sulla lunga distanza, partendo dalla straordinaria opening “We Won’t Get Lost”.

[ ascolta “We Won’t Get Lost” ]

Rufus Party – Connections (Alternative Rock) 3/10
Gli emiliani Rufus Party gonfiano il proprio ego ri-presentandosi con un’opera che vuole essere una sorta di concept sul collegamento che intercorre tra gli uomini e la realtà attuale, sulla saldezza dei rapporti e delle relazioni che si instaurano tra i diversi attori che solcano il palco della vita. Una sorta di concept che però concept non è e che, dal punto di vista musicale, miscela Blues, Soul, Grunge in un miscuglio informe, banale, mal costruito e dal sound che oscilla tra inutilità e mediocrità. Cantato interamente in inglese, Connections è tutto quello di cui non avevamo bisogno, gradevole come una rassegna di band locali a costo zero alla sagra della birra di un paesino di provincia.

[ ascolta “Mothership Connections” ]

Mandela – Paint-sweating Hands (Alt Jazz) 7/10
Ottimo e purtroppo breve concentrato di Alt Jazz sinuoso e avvolgente come le spire di un grosso, lucido serpente. I cinque Mandela ci trasportano sul fondo di un oceano che si agita maestosamente e con placida grazia, tra il torrido di richiami esotici e il rarefatto di atmosfere nebbiose. Tastiere e synth mai fuori luogo, batterie che sanno venire in primo piano per poi arretrare, chitarre frizzanti e inserti di fiati che pennellano sapienti. Più cool di così si gela.
[ ascolta “Massive” ]

Weird Black – Hy Brazil (Psych Pop) 7/10
Italianissima formazione dedita a esperimenti lisergici ma senza prendersi troppo sul serio, che alla lezione Neo Psych dei C+C=Maxigross applica l’approccio scanzonato e Lo Fi di Mac DeMarco e una mollezza Folk da menestrelli d’altri tempi, elettrificata nei momenti opportuni, ad aprire parentesi sinistre (“In The Grave Of Lord”) oppure semplicemente a ricondurci nel presente, evitando abilmente di cadere in mere citazioni.
[ ascolta “Despite The Gloom” ]

Leave The Planet – Nowhere (Dream Pop, Synth Pop, Nu Gaze) 6,5/10
Duo londinese dalle origini italiche, i Leave the Planet sono Jack ai riverberi e Nathalie ai sussurri Shoegaze. Il Dream Pop del loro EP di esordio cavalca l’onda sintetica revivalista à la Slowdive, per sei gradevolissime tracce fatte di molti layer, soffici e giustapposti. L’assaggio stuzzica il palato, non resta che augurarsi che alla prova in full-length i due arrivino con qualche elemento in più a personalizzare la propria cifra stilistica.  
[ ascolta “Forever” ]

Femme – Debutante (Pop, Dance, EDM) 6,5/10
Un pixie cut rosa candy che campeggia sulla copertina del suo debut, ritmi easy da dancefloor sempre al limite del pacchiano e voce squillante e zuccherosa che ogni volta salva il tutto, specie quando si placa nelle ballad: è questa la formula di Femme, che si va a collocare nel folto esercito delle eroine del Pop danzereccio internazionale, per portarci una manciata di singoli appiccicosissimi, un’estetica accattivante e una buona dose di ironia.
[ ascolta “Light Me Up” ]

23 and Beyond the Infinite – Loath: Insane Mind Festival (Noise, Psych) 5,5/10
Quella della formazione beneventana è una psichedelia che deve molto alle origini del genere, chitarre distorte che si afflosciano narcotizzate, le liriche in inglese del cantato allucinato, esotismo quanto basta per catapultarsi nei mitologici 60’s. “From The Future to You” si sbilancia verso un Garage Rock oppiaceo ma è una promessa ingannevole: ci si gode il trip ma si resta insoddisfatti quando al termine dell’album appare chiaro che il viaggio è verso il passato, ed è di sola andata.
[ ascolta “From The Future to You” ]

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La Band della Settimana: Dade City Days

Written by Novità

I Dade City Days nascono a Bologna nel 2013 con l’intento di coniugare influenze rock/new-wave/synthpop e testi in lingua italiana. Nell’ottobre 2013 fanno il loro debutto live, condividendo il palco con artisti come The Raveonettes, Modern English, The Soft Moon, ed ottenendo ottimi riscontri da parte del pubblico. Nel 2015 iniziano importanti collaborazioni anche con il mondo cinematografico, curando le musiche per i contenuti speciali del film “La Linea Gialla – Bologna, 2 agosto”, prodotto da La Repubblica e Movie Movie. Entreranno poi in studio con il produttore artistico Lorenzo Montanà (Tying Tiffany, Simona Gretchen, Delenda Noia) per la realizzazione dell’album d’esordio VHS, uscito lo scorso 5 febbraio 2016 per l’etichetta svizzera Swiss Dark Nights. L’album d’esordio VHS nasce da quella sensazione di torpore e smarrimento tipico del dormiveglia, tra riverberi e voci lontane, immagini confuse e sfocate. Come rivedersi in vecchie videocassette, rifugiarsi nel conforto di ricordi sbiaditi che si conoscono a memoria, ché da lontano le cose sembrano sempre migliori. Testi in lingua italiana completano un sound rock intriso di una oscura new wave pregna di accenni elettronico-dark e di una potente shoegaze di band come Curve, Slowdive, Lush, Cranes, Jesus & The Mary Chains e My Bloody Valentines.

DADE CITY DAYS sono:
ANdy Harsh – vocals, guitar, synth // Gea Birkin – bass, backing vocals // Michele Testi – drums, drum machine

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Primavera Sound Festival 2014 | Day 2

Written by Live Report

Sveglia di nuovo alle 15. Il fuso orario di questo appartamento nel cuore del Borne è ormai irrimediabilmente allineato a quello di Bangkok. Dei fantomatici autobus extra previsti per questi giorni tra il Forum e il centro ieri sera se n’è visto solo uno, che ci ha portati a casa alle 6.30 di stamattina. Tipo che a sapere di dover rimanere in strada piuttosto mi sparavo tutto il set di Jamie XX. Un tempo di merda ci accompagna fino al Forum, vestiti da turisti scemi tra ombrelli, improponibili poncho di plastica e messe in piega andate a puttane, che ho l’aspetto di un cocker dopo il bagnetto. Il diluvio sembra non voler affatto smettere e ogni momento vuoto è buono per riempirlo di birra, magra consolazione sotto gli stand al coperto, quando a un tratto si leva un grido collettivo di giubilo al veder spuntare dal mare un grosso nitido arcobaleno che tutti si affrettano ad instagrammare per poi correre sotto ai palchi. Arriviamo ai piedi dell’ATP giusto in tempo per gli ultimi due pezzi dei Loop. Una delle carte vincenti che da qualche anno a questa parte ha elevato il Primavera Sound al rango di grande rassegna è una scelta sapiente e variegata nel comporre la line-up, per genere ma anche per epoca, puntando molto sulle gradite reunion. Neopsichedelia in pieno giorno? Le chitarre graffianti e ossessive sembrano giungermi dimezzate da un palco dall’allestimento minimal e alla luce del seppur tanto atteso sole. La verità però è che a volte ci facciamo fregare dalle aspettative, perché al di là di quello che avevo immaginato ciò che ascolto in questi dieci minuti mi dice che questo dev’essere stato un gran bel live.

È ora di tornare verso l’area sud del Forum. Mentre il sole torna a splendere ci dirigiamo verso l’Heineken e le Haim. Ecco Big Jeff che mi sorpassa a destra correndo con in mano un panino di dimensioni proporzionate alla sua stazza e il sorriso stampato che mi contagia immediatamente come la prima volta. Se non sapete della mia prima volta con Jeffrey molto male, perché vuol dire che non avete letto questo. Durante il live ho un moto di compassione per quel poveretto di Dash Hutton, batterista e unico componente maschio della band, che è anche l’unico a non portarne il nome come cognome. Me lo immagino in tour con queste tre leonesse che sono le sorelle Haim, ignaro alla partenza che la sua è la stessa sorte di un quattordicenne che si iscrive all’Istituto d’Arte o qualsiasi altra scuola superiore covo di femmine incazzate. Mentre sogghigno e mi produco in queste inconfessabili riflessioni la mia amica Lorenza mi fa notare che le espressioni facciali di Este mentre si diletta in iperbolici giri di basso sono decisamente più divertenti. Non sono qui per loro in realtà. Sono solo in attesa di quello che accadrà tra un’ora sul palco di fronte (io che nella vita non ho mai concesso a nessuno di vedermi arrivare con cinque minuti di anticipo). Eppure questo Pop Rock mi coinvolge. Ci sono molte valide tracce in questo album di esordio, e si uniscono a tutta la presenza scenica che ieri un’altra line-up al femminile su questo stesso palco non è riuscita a tirar fuori (se non sapete nulla di ieri e delle Warpaint arriva la seconda ammonizione, perché vuol dire che non avete letto neanche quest’altro). Ops. L’app mi ricorda che tra mezz’ora al Rockdelux ci sarà il Noise di Body/Head, alias Kim Gordon e Bill Nace. Amen. Da questo momento in poi non vorrò ascoltare alcun tipo di trillo che possa rovinare il mood zen che ho assunto oggi aspettando un paio di appuntamenti essenziali.

Era il 1991 quando usciva quello che fu l’album di esordio degli Slowdive. Io avevo 7 anni, e per Natale mi ero fatta regalare Dangerous di Michael Jackson, che il mio insegnante di danza metteva su “Remember The Time” per farci fare i pliés di riscaldamento, ed io quella musica la volevo sempre con me, dentro a un mangianastri rosa a forma di borsetta con tanto di tracolla, che se ce l’avessi ancora farei invidia a tutti gli hipster cultori di tecnologia analogica dall’aspetto kitsch. Ho incontrato i sussurri Shoegaze di Neil Halstead e Rachel Goswell solo molti anni più tardi, quando loro erano già meteore di un mondo discografico che non esiste più ed io avevo età anagrafica e necessità emotive adeguate per provarne il bisogno. Come tutte le cose che accadono quando ormai è troppo tardi, ho consumato Souvlaki e ancor di più Pygmalion (quell’ultimo album a lungo incompreso da una industria della musica che nel 95 impazziva solo per il Brit Pop) con quella impropria sensazione di nostalgia che si ha di epoche per cui non potresti provarne, dato che non ne hai fatto parte. Questo lungo preambolo è al solo scopo di dare una vaga idea del mio stato d’animo nell’apprendere del loro ritorno, una specie di seconda insperata opportunità. Forse neanche la stessa Rachel se l’aspettava più. Sale sullo stage Sony con un sorriso dolcissimo e un velo di commozione, che trattiene a stento sulle prime note di “Crazy for You” davanti a un pubblico che le accoglie estasiato. Mi intrufolo come un sorcio e guadagno la prima fila, e appesa alle transenne mi godo tutto il live senza dire una parola mentre compio l’atteso viaggio nel tempo. Rachel è discreta ed elegante, e non ha bisogno di ricorrere ad alcun tipo di escamotage scenico per assolvere al suo ruolo di front-woman. “Souvlaki Space Station” è davvero un tuffo lento, inquieto e intenso, che mi fa dimenticare ogni frenesia di questi giorni. Le giustapposizioni di chitarre di “When the Sun Hits” mi rapiscono. Credo proprio di avere la faccia di una che in questo momento non vorrebbe essere in nessun altro posto, ma in realtà non è così, perché ho come l’impressione che non sia questo il luogo adatto per godere dei dettagli di cui vivono gli Slowdive, quelle sottigliezze essenziali e impercettibili schiacciate dalla potenza dell’impianto. La cover di “Golden Hair” che rispolverano in chiusura lascia senza fiato. Ma io volevo “Alison”. Ecco, l’ho detto. E ora la smetto di ammorbarvi con i dettagli di questa specie di estasi mistica, che è ora di cena.

Oggi siamo in modalità economy quanto saggia, perciò ci siamo portati da casa qualche metro di baguette ripiena di tortilla. La decisione che quest’anno il Primavera non me lo sarei perso è stata determinata in buona parte dalla presenza dei Pixies. Nel frattempo però sono successe un po’ di cose,  come l’uscita di Indie Cindy, la divina provvidenza che nel redigere la scaletta li ha piazzati appena prima dei National, e il fatto che Lorenza, che da gennaio non faceva altro che postare pezzi di Doolittle su Facebook, alla fine si è innamorata anche lei di Matt Berninger (e fidatevi che nessun uomo al mondo prima di lui era riuscito a scalfirle il cuore). Insomma, finisce che a Francis e soci sul palco Heineken concediamo giusto di farci da sottofondo mentre noi al Sony ci ingozziamo con la cena al sacco. Un sottofondo di tutto rispetto, ma di più non saprei dire, che sono ancora un po’ perplessa riguardo a quest’ultimo nuovo album che poi tanto nuovo non è, e soprattutto sono così presa al pensiero di ciò che accadrà tra poco, che il check della batteria di Bryan Devendorf che copre “Where is My Mind?” non mi infastidisce neanche.  È il 2005 quando i National, dopo l’uscita di Alligator, ancora ignoti ai più nel vecchio continente, si esibiscono a L’Aquila, sul palchetto più sfigato tra i due allestiti alla Festa dell’Unità. Posso dire con certezza che io c’ero, ma sono altrettanto sicura di essere stata sotto il palco sbagliato. Avrò espiato questa colpa al quindicesimo live di Matt Berninger che vedrò, e all’oggi la strada è ancora lunga.

Come di consueto, Matt sale sul palco visibilmente ubriaco. Non dice nulla ma canta in modo impeccabile. Sono i gemelli Dessner che tra un brano e l’altro si sorridono con aria rassegnata del tipo “ci risiamo anche stavolta” e rivolgono a turno qualche parola al pubblico. Lui vaga sul palco col suo gomitolo infinito di cavo, sorseggia cubatas, e ogni due brani fracassa a terra un microfono. “It doesn’t make its job!”, dice, ma non è vero, è tutto perfetto, e se state pensando che il tasso alcolico infici la sua performance sappiate che non è affatto così (anzi, inizio ormai a supporre che sia una condizione necessaria per la riuscita). I brani di Trouble Will Find Me il pubblico li intona all’unisono con Matt, ma con mio enorme sollievo questo non accade con il resto del repertorio (no vabbè, mi sa che “Terrible Love” la sanno tutti). L’inconfondibile preludio archi e batteria di “Squalor Victoria” è la consueta botta di adrenalina, poi mi sciolgo nella voce calda di “About Today”. Matt si lancia nelle sue note peripezie sul palcoscenico, si arrampica sulle casse e poi si lancia tra la folla, senza smettere un attimo di cantare. Un paio di ospitate sul palco (tra cui Justin Vernon, chitarra e voce sulla coda della struggente “Slow Show”) inevitabilmente passano quasi inosservate. Matt catalizza ogni sorta di attenzione. L’impressione che si ha è che quest’uomo sia nato per fare questo, con una naturalezza da frontman che non ricorre ad alcuno stratagemma per arrivare ad un pubblico che gli unici effetti scenici a cui assiste sono il vederselo saltare addosso o al massimo il rischiare di venir strozzato dal chilometrico cavo del suo microfono. Un esercito di gente cool che inspiegabilmente impazzisce per un tipo vestito da ragioniere? Ebbene sì, e questo insolito fenomeno mi suggerisce una chiave di lettura di tutto il percorso artistico dei National: l’impasto sonoro, basi melodiche ma sincopate a cui si aggiungono arrangiamenti virtuosi e mai scontati, risulta così efficace proprio grazie al suo essere intimamente classico, nell’accezione del termine che descrive ciò che è al riparo dal rischio di tramontare in quanto non è nato sull’effimera scia di una moda, e dell’apparire modaiolo non si è mai preoccupato.

Sì, lo so, ora ci sono quegli impronunciabili dei !!! ma io ho giusto le forze per affondare la faccia in una porzione di noodles allo stand thai e cercarmi un taxi. Domani sarà la più lunga delle giornate di questa fugace Primavera.

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Rockambula al Primavera Sound, Day 2 (under the rainbow)

Written by Senza categoria

Day 2, di nuovo sotto la pioggia. Tra temporale tropicale e metropolitana intasata capisco che dovró rinunciare a John Grant. Quando spunta fuori quello che è già diventato l’arcobaleno più celebre di Instagram, le grida di gioia del popolo del Primavera assiepato in attesa sotto gli stand esplodono unanimi. Si torna di corsa sotto ai palchi.

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Neopsichedelia e bassi penetranti all’ATP con i Loop.

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Notevole la performance delle Haim, ma resto nelle retrovie perchè tra poco ho un’appuntamento importante a cui non posso permettermi di arrivare in ritardo.

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Ed eccoli qua. la performance degli Slowdive è davvero un “tuffo lento”, in un universo sonoro in grado di farsi di volta in volta sognante oppure inquieto, ma sempre più intenso.

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Dolorosa scelta quella di non lanciarsi nella folla e poter vedere i Pixies soltanto dai maxischermi, ma tra poco ho un’altra corsa all’assalto della prima fila sotto il palco Sony.

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The National, melodici e sincopati, con quella sezione ritmica così trascinante. mi lascio pervadere come ogni volta dalla voce calda di Matt Berninger, che come consuetudine si arrampica, vaga, rompe a terra un paio di microfoni, si lancia tra il pubblico. Il tutto senza smettere un attimo di cantare.

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Rockambula vi racconta il Primavera Sound in diretta. Noi ci saremo!

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Da giovedì 29 a sabato 31 maggio torna l’appuntamento ormai consueto al Parc del Forum con quello che è uno dei festival più importanti d’Europa, il Primavera Sound Festival di Barcellona. Dalla prima edizione del 2001 al PobleEspanyol di una sola giornata e una line-up che contava una decina di artisti si è passati negli anni alla formula della tre giorni, che propone in totale oltre 200 live show, e ad una seconda edizione in Portogallo, nella cornice della città di Porto. Il Primavera Sound si è contraddistinto negli anni per una proposta musicale eclettica che lascia spazio agli amanti di ogni genere, con un occhio di riguardo per le novità degne di attenzione, che in ogni edizione hanno affiancato grandi nomi quali Patti Smith, Wilco, Nick Cave, Neil Young, My Bloody Valentine, PJ Harvey, Pet Shop Boys, solo per citarne alcuni.

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Quest’anno, per quanto riguarda i soli headliner, si esibiranno Arcade Fire, Pixies, Nine Inch Nails, Mogwai, Queens of The Stone Age, The National, Slowdive, Caetano Veloso, Kendrik Lamar. Anche per quanto riguarda gli eventi musicali Barcellona si conferma un contesto mediterraneo atipico, per la capacità di gestire un evento paragonabile a Glastonbury o a festival d’oltreoceano del calibro di Lollapalooza e Coachella, ma soprattutto per la volontà di investire in eventi culturali come questo, imprescindibili per poter comprendere l’evoluzione del panorama musicale mondiale. Quest’anno Rockambula presenzierà all’evento, a partire da mercoledì 28, giornata in cui il palco ATP sarà già attivo e tra gli altri si esibiranno i Temples, una bella rivelazione del 2014. Gli eventi collaterali al festival inizieranno infatti da oggi e dureranno fino a mercoledì 4 giugno, nei club della città catalana e al Forum stesso. Nei giorni del festival cercheremo di districarci tra gli undici spazi in cui si susseguiranno le performances, nel tentativo di raccontarvi il più possibile di ciò che l’edizione 2014 del Primavera Sound offrirà. In attesa di un intenso live report, seguiteci sulla pagina facebook di Rockambula per aggiornamenti in tempo reale e testimonianze fotografiche dei live show!

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RADAR FESTIVAL 2014, tutta la Line Up!

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Torna con una nuova formula il Radar Festival, ormai al suo quarto anno di vita e sempre nella splendida cornice del Parco delle Mura di Padova: cinque giorni di concerti con quaranta artisti su due palchi all’aperto, più un palco al chiuso che ospiterà i dj-set, anticipati da due preview night. Questa è l’edizione del salto di qualità, come preannunciato dal Day 1 del festival che vedrà il ritorno sul palco degli Slowdive, nella loro prima e unica data italiana. Lo stavamo promettendo da mesi, ed ora con l’annuncio della line up lo possiamo confermare: il Radar Festival quest’anno diventa grande per davvero.

3 giugno 2014 / Circolo MAME
Deafheaven (USA, Deathwish Inc.)
Aidan (ITA, Redsound Records)
Have It All (ITA, Tide & Anchor)
Red Line Season (ITA, Upupa Produzioni)

4 giugno 2014 / Venue TBA / *tickets sold out*
Neutral Milk Hotel (USA, Merge)
Jennifer Gentle (ITA, Sub Pop)

16 luglio 2014 / Park Nord Stadio Euganeo
Slowdive (UK, Creation Records) UNICA DATA ITALIANA
Be Forest (ITA, We Were Never Being Boring)
Brothers In Law (ITA, We Were Never Being Boring)
Soviet Soviet (ITA, Felte)

23 luglio 2014 / Parco delle Mura
Mount Kimbie (UK, Warp)
Calibro 35 (ITA, Record Kicks)
We Were Promised Jetpacks (UK, FatCat) UNICA DATA ITALIANA
The Oscillation (UK, All Time Low) UNICA DATA ITALIANA
Redwormsfarm (ITA, Infecta)
Julie’s Haircut (ITA, Woodworm/Santeria)
Did (ITA, Foolica)
Foxhound (ITA, Self Released)

24 luglio 2014 / Parco delle Mura
Calexico (USA, Anti)
I Cani (ITA, 42 Records)
William Fitzsimmons (USA, Mercer Street)
M+A (ITA, Monotreme)
His Clancyness (ITA, FatCat)
Boxerin Club (ITA, Bomba Dischi)
SybiAnn (ITA, Shit Music For Shit People)
Flamingods (UK, Shape)

25 luglio 2014 / Parco delle Mura
Thyco (USA, Ghostly International)
Plaid (UK, Warp) UNICA DATA ITALIANA
Dente (ITA, RCA / Sony Music)
Populous (ITA, Morr Music)
In Zaire (ITA, Holidays)
Machweo w/ full band (ITA, Bad Panda)
Yakamoto Kotzuga (ITA, Bad Panda)
Sin/Cos (ITA, Anemic Dracula)
Niagara (ITA, Monotreme)

26 luglio 2014 / Parco delle Mura
Joan As Police Woman (USA, Pias)
The Drones (AUS, ATP)
Zu (ITA, La Tempesta)
Ornaments (ITA, Tannen)
Sonic Jesus (ITA, Fuzz Club)
Gazebo Penguins (ITA, To Lose La Track)
Wu Ming Contingent (ITA, Woodworm)
Santa Margaret (ITA, Carosello)
Warias (ITA, Self Released)
Havah (ITA, Self Released)

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Sherwood Festival confermato anche per il 2014

Written by Senza categoria

Riceviamo e pubblichiamo:

Confermata per il 2014 la storica rassegna indipendente padovana che si tiene, ormai da decenni, nel parcheggio Nord dello Stadio Euganeo di Padova. Oltre un mese di musica – con i tantissimi concerti del main e del second stage – e un fitto calendario di appuntamenti culturali e di “festival nel festival” che, dall’11 Giugno al 19 Luglio (dieci giorni in più rispetto ai trenta delle scorse edizioni), trasformeranno un parcheggio in uno spazio sociale vivo e pulsante.
Un festival sociale e culturale, un appuntamento a larga e sentita partecipazione, un luogo di incontro e di libertà, attraversato ogni sera da migliaia di persone. Il fulcro di questa edizione sarà Sherwood, un progetto che, negli ultimi anni, è stato al centro di un profondo cambiamento: dalla radio FM ad un portale multimediale indipendente che si occupa di musica e cultura e, proprio in questi mesi, ha iniziato anche un lavoro di ricerca sulle produzioni video. I Mondiali di calcio che si svolgono in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio 2014 verranno proiettati su schermi giganti ad alta definizione e saranno anche al centro di un ciclo di trasmissioni video, interviste ed eventi: un altro modo di pensare, praticare e raccontare lo sport.
Comunichiamo oggi le prime date confermate: il 27 Giugno torna a Sherwood un amico di vecchia data e una solida certezza: Caparezza che presenterà il nuovo disco d’inediti Museica in uscita il 22 Aprile per Universal Music.
Il 16 Luglio, Radar Festival Day one, con gli Slowdive – vero fenomeno di culto negli anni ’90 e tra i maggiori esponenti della scena shoegaze insieme a My Bloody Valentine e Jesus and Mary Chain – si esibiranno per la prima volta in Italia per il loro REUNION TOUR dove riproporranno i brani estratti dai dischi ed Ep pubblicati durante gli anni ’90 e confermano di aver iniziato a lavorare su un nuovo album di inediti.
Il 6 luglio, direttamente dalla Grande Mela, passa da Sherwood il tour estivo dei NEW YORK SKA JAZZ ENSEMBLE, pionieri dello ska jazz che, fin dal lontano 1994, hanno letteralmente conquistato il mondo con le loro incredibili performance e il loro stile unico e inimitabile.

SHERWOOD FESTIVAL 2014 / :: prime date confermate ::
www.sherwood.it
11 Giugno – 19 Luglio c/o Parcheggio Nord Stadio Euganeo – Padova
27/06 | Caparezza – presentazione nuovo album
06/07 | New York Ska Jazz Ensemble
16/07 | Radar Festival Day One con SLOWDIVE live – prima data italiana reunion tour

Prevendite per i live di Caparezza e Slowdive disponibili su: www.sherwood.it

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Midnight Faces – Fornication

Written by Recensioni

Le due facce di mezzanotte che stanno dietro a questo progetto arrivato direttamente dalla capitale dello stato capitalista per eccellenza sono Philip Stancil e Matthew Warn. Warn inizia ben presto a fare musica con un amico d’infanzia, Jonny Pierce, poi voce dei The Drums (con lui Jacob Graham, Adam Kessler e Connor Hanwick), band Indie Pop in orbita dal 2009, con all’attivo due full lenght, l’omonimo esordio e “Portamento” del 2010, oltre a numerosi singoli, Ep e partecipazioni a compilation. Dopo un primo album pubblicato con l’amico Pierce, Warn fonda insieme a Josh Tillman (dall’anno scorso ex batterista dei Fleet Foxes, oggi più noto come Father John Misty), i Saxon Shore, formazione Post Rock di buonissimo livello.

I Midnight Faces nascono dall’incontro di Warn con Philip Stancil, anche lui cresciuto con la musica intorno, giacché la sua è proprio una famiglia di musicisti. Warn aveva già realizzato le parti strumentali e invitò quello che ne è il compagno artistico ad aggiungere le sezioni vocali. Prese cosi vita questo Fornication.

Dieci tracce, dieci canzoni melodicamente Pop ma dai mille retrogusti. Si passa da alcuni momenti più oscuri, quasi Darkwave, specie nella sezione ritmica e negli echi delle chitarre (“Fornication”, “Kingdome Come” “Turn Back”), ad altri nei quali la vocalità e l’approccio cantautorale di Stancil prendono il sopravvento (“Identity”, “Heartless”). Tanti sono i passaggi nei quali l’Alt Rock (“Crowed Halls”) si addolcisce per seguire strade più popolari e di più facile ascolto (“Give In Give Out”, “Now I’m Done”), grazie anche a un’attenta e puntuale ricerca melodica e moltissime sono le congiunture nelle quali tutta la vita di Warn e quindi le sue conoscenze personali, più o meno dirette (abbiamo detto The Drums, Fleet Foxes, Saxon Shore), sono riportate in musica. I brani più riusciti sono quelli nei quali il Dream Pop particolarmente sintetico si sposa con l’elettronica creando suggestive ambientazioni filmiche, a tratti danzereccie quasi eighties (“Feel This Way”, “Give In Give Out”, “Kingdome Come”) in uno stile perfetto che richiama il grande Anthony Gonzales (M83) ma anche, volendo ampliare il proprio spettro di vedute, i Depeche Mode (“Holding On”), cosi come gli Slowdive, ovviamente con ritmi più dinamici.

Un disco che miscela quindi atmosfera e melodia, con cura ed eleganza, puntando forte sulla voce ma senza tralasciare l’aspetto strumentale, elettronico soprattutto. Sceglie melodie orecchiabili e non calca troppo la mano su artifizi di alcun tipo finendo però per sprofondare nell’altro versante della questione. Eccessiva semplicità che si trasforma in povertà d’appeal e melodie che, per quanto gradevoli, finiscono per essere di facile oblio, perché troppo simili le une alle altre. Dieci episodi che si presentano, in linea di massima, tutti ugualmente apprezzabili e facilmente godibili, senza però riuscire a suscitare un interesse che vada oltre la semplice amabilità sonora. Per chiudere, se avete difficoltà a trovare mezze misure, questo è il disco perfetto per affibbiare la vostra sufficienza, niente di più, niente di meno, almeno per questa volta.

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