Portishead Tag Archive

Just Mustard – Heart Under

Written by Recensioni

In perfetto equilibrio fra shoegaze, trip hop, noise e dream pop, il secondo album della giovane band irlandese spicca per originalità e attitudine alla sperimentazione.
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“Sing for Absolution”: 7 dischi per i Deleted Soul

Written by Playlist

I dischi essenziali per accompagnare il proprio viaggio spirituale alla ricerca della redenzione.
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Algiers @ Astoria, Torino | 13.11.2017

Written by Live Report

L’Astoria di Torino ha ospitato lunedì 13 novembre sul palco del suo basement gli Algiers, band che con soli due album pubblicati è riuscita ad attirare su di sé una discreta attenzione.

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‘Chi suona stasera?’ – Guida alla musica live di novembre 2017

Written by Eventi

Sun Ra Arkestra, Kraftwerk, Nick Cave & The Bad Seeds… Tutti i live da non perdere questo mese secondo Rockambula.

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #21.07.2017

Written by Playlist

Sixty Drops – Turquoise

Written by Recensioni

Chi suona stasera – Mini guida alla musica live | Dicembre 2016

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

dicembre

KK NULL with BALÁSZ PÁNDI
01/12@ Boto’s Farm, San Pietro del Gallo (CN)
02/12@ Frame Live Music, La Spezia
03/12@ Spazio Aereo, Venezia
Kazuyuki Kishino, giapponese, è uno dei più importanti nomi della sperimentazione musicale sin dagli anni Ottanta (Merzbow, Zeni Geva, Absolut Null Punkt). Nel tempo ha creato una sua casa discografica e collaborato con vari artisti (Boredoms, Jim O’Rourke, Fred Frith, giusto per citarne alcuni). Pándi è un potentissimo batterista sperimentale ungherese, anche le sue collaborazioni sono tantissime, su tutte da citare quella con Merzbow col quale ha pubblicato tre dischi live. I due hanno da poco inciso Demoncore opera Noise cosmica prodotta della berlinese Ohm Resistance. Concerto consigliatissimo.
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BORIS
01/12@ Lo-Fi, Milano
02/12@ Jailbreak Live Club, Roma
03/13@ The Cage Theatre, Livorno
04/12@ Locomotiv Club, Bologna
Tour celebrativo per i 10 anni dell’isterico album Pink per la pazza band nipponica. Il disco, ristampato lo scorso Luglio da Sargent House, verrà proposto per intero e sarà accompagnato da altri brani pescati dall’ormai ultraventennale e storica carriera della formazione.
Un live di sicuro impatto dalle forti dosi adrenaliniche. Non perdetevelo!.
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DTCV
01/12@ Freakout Club, Bologna
02/12@ Lo-Fi, Milano
03/12@ Arci Taun, Fidenza (PR)
04/12@ Ex Cinema Aurora, Livorno
05/12@ I Camalli, Imperia
07/12@ La Loggia del Leopardo, Vogogna (VB)
Si scrive DTCV ma si pronuncia Detective. La band, formata da Lola G. e James Greer (ex Guided By Voices), in soli sei anni ha sfornato 3 Ep e 5 full length, l’ultimo di questi, Confusion Moderne, è stato dato alle stampe lo scorso 8 Aprile. Il duo, che dal vivo arriva spesso ad essere un quartetto, propone un mix di French Pop periodo Yéyé e Garage dall’indole Post-Punk, un incontro/scontro tra Françoise Hardy e Buzzcocks che non può non incuriosire. A Fidenza da segnalare l’apertura affidata a Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere.
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CIGARETTES AFTER SEX
02/12@ Covo Club, Bologna
La band Ambient Pop di El Paso guidata dalla voce androgina di Greg Gonzalez sarà questo mese in Italia per una data unica. Ispirati da Cocteau Twins, Red House Painters e Julee Cruise propongono sonorità romantiche in slow motion e pare finalmente che dopo un Ep ed una manciata di singoli, l’ultimo, “K.”, uscito da quindici giorni, siano in procinto di regalarci il loro primo full length che dovrebbe vedere la luce durante i primi mesi del prossimo anno.
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LINO CAPRA VACCINA
03/12@ Magazzino sul Po, Torino per Varvara Festival Off
Parliamo di un maestro. Vaccina vanta importanti collaborazioni tra le quali quelle con Franco Battiato (
nel gruppo Telaio Magnetico) e Claudio Rocchi; ha militato negli Aktuala e condiviso il palco con artisti dal calibro di John Cale e Nico; ha realizzato nel 1978 il disco culto Antico Adagio, suo primo lavoro solista, e tanto, tantissimo altro. Vaccina, dai primi anni Settanta, è musicista (per lo più percussionista) e sperimentatore che lavora per sottrazione proponendo un sound che miscela Free Jazz, musica etnica e psichedelia. Ha da poco dato alle stampe Arcaico Armonico, uno dei dischi più meravigliosamente intensi dell’anno in corso. Evento da non perdere.
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YUSSEF KAMAAL
02/12@ Monk Club, Roma
03/12@ Biko, Milano
04/12@ Combo Social Club, Firenze
07/12@ Spazio 211, Torino per Jazz:Re:Found
Unione del batteriata Yussef Dayes e del tastierista Kamaal Williams che ha portato alla nascita di Black Focus, disco prodotto dalla Brownswood Recordings di Gilles Peterson uscito lo scorso 4 Novembre. Il duo in questa pregevole opera prima propone un godibilissimo Jazz-Funk che strizza l’occhio al Canterbury sound. Ci aspettiamo un live veramente gustosissimo.
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SOVIET SOVIET
02/12@ Sound Music Club, Napoli
03/12@ Monk Club, Roma
09/12@ Astro Club, Pordenone
10/12@ Covo Club, Bologna
16/12@ Tender, Firenze
17/12@ CTL- Cinema Teatro Lutrario, Torino
Il trio Post-Punk/New Wave della fiorente Pesaro formato da Alessandro Costantini alla chitarra, Andrea Giometti alla voce ed al basso e Alessandro Ferri alla batteria, darà alle stampe il 2 Dicembre Endless, seguito dell’acclamato esordio Fate. Il tour promozionale del nuovo lavoro è partito già dalla metà di Novembre con un paio di date ma questo mese i ragazzi, con ben 6 appuntamenti ai quali vi consigliamo di non mancare, macineranno sicuramente molti più chilometri. A Torino troveremo sul palco un’altra band di tutto rispetto del genere, i We Are Waves.
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RADIODERVISH
02/12@ Tatà, Taranto
08/12@ Blue Note, Milano
09/12@ Folk Club, Torino
14/12@ Showville, Bari, per Festival Centro del Mundo
21/12@ Teatro Biondo, Palermo
La band pugliese proporrà questo mese cinque date per tre diverse tipologie di concerto: a Taranto Cafè Jerusalem Reading, performance teatral-musicale improntata sul loro ultimo lavoro e dunque sulla trasformazione avvenuta durante il secolo scorso a Gerusalemme; a Milano e Torino Winter Sessions, appuntamento speciale dove verranno proposti classici e brani raramente eseguiti live (andando a pescare anche dallo scrigno degli Al Darawish); a Bari e Palermo Lungo le vie del cuore, spettacolo dove la band condividerà il palco con la magnifica voce di Antonella Ruggiero e col quartetto d’archi 4Rock Strings. Siamo assolutamente sicuri che qualunque proposta si scelga sarà quella giusta.
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ZEUS!
02/12@ Tetris, Trieste
03/12@ Spazio Aereo, Venezia
15/12@ Metroplis, Padova
16/12@ Cycle, Calenzano (FI)
17/12@ Sottoscala 9, Latina
21/12@ DalVerme, Roma
22/12@ Sound Music Club, Frattamaggiore (NA)
23/12@ Area Rumore Rosa, Eboli (SA)
Molti gli appuntamenti durante questo ultimo mese dell’anno per il duo composto dagli assi Luca Cavina (basso) e Paolo Mongardi (batteria) che alterneranno alle date italiane sopra indicate un buon numero di show tra Austria e Germania in compagnia dei Melt Banana. Motomonotono è la loro ultima fatica uscita lo scorso anno per Three One G Records, Tannen Records e Sangue Dischi. Luca e Paolo dal vivo sono una potenza, oltre che una sicurezza. Non mancate.
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GOGO PENGUIN
08/12@ Cap 10100, Torino, per Jazz:Re:Found
Cinematico trio proveniente da Manchester formato da Chris Illingworth al piano, Nick Blacka al contrabbasso e Rob Turner alla batteria, che miscela con sapienza Jazz, Trip-Hop e Neoclassical creando un’elettronica acustica dal grande fascino. La band ha all’attivo tre ottimi dischi l’ultimo dei quali, Man Made Object, prodotto dalla Blue Note Records (poche parole a buon intenditore) ha visto la luce lo scorso 5 Febbraio. Appuntamento assolutamente da non perdere.
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PUSH BUTTON GENTLY
08/12@ All’Unaetrentacinquecirca, Cantù (CO)
09/12@ Blue Rain, Sant’Angelo di Piove di Sacco (PD)
10/12@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Dopo Fuzzy Blue Balloon, buon esordio del 2013, ed il sostanzioso Ep URU dell’anno successivo, la formazione lombarda ha pubblicato ad Ottobre ‘Cause nuova fatica che, nello stile della band, rimanda al meglio dell’Alt. Rock degli anni Novanta e che sicuramente potrà far godere gli appassionati del genere. E’ musica il cui sapore in sede live non può che crescere, come in continua crescita, lavoro dopo lavoro, è la personalità di questi 4 ragazzi.
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JESS WILLIAMSON
08/12@ ‘Na Cosetta, Roma
09/12@ Garofalowine, Avellino, per Rainy Days Festival
10/12@ Freakout Club, Bologna
11/12@ Novara (secret concert)
20/12@ Bronson, Ravenna
21/12@ Santeria Social Club, Milano
La ragazza del diavolo ha pubblicato lo scorso 4 Novembre Heart Song, seguito dell’ottimo Native State. La Williamson propone uno scuro, coinvolgente ed evocativo Alt. Country figlio dell’arido deserto texano che lei definisce “casa”. Siamo certi che la sua passionalità dal vivo non mancherà di lasciare il segno. Le ultime due date vedranno l’artista di Austin aprire i concerti di Marissa Nadler, altra splendida cantautrice Noir, che troverete tra i consigli del mese qualche riga più sotto.
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CORDE OBLIQUE
09/12@ ‘Na Cosetta, Roma
16/12@ Cellar Theory, Napoli
Due le date per godere del Folk etereo progressivo di una delle signore band del nostro paese. La formazione guidata da Riccardo Principe ha pubblicato quest’anno la tavolozza pittorica I Maestri Del Colore, sesto album di una carriera ormai decennale (ottavo se calcoliamo le pubblicazione a nome Lupercalia). Se ancora non li conoscete scopriteli, non ve ne pentirete, se invece già sapete di cosa parliamo, allora, buon concerto.
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MARY IN JUNE
9/12@ Camelot 3.0, Prato
10/12@ Art of Noise – Centro Giovani, Arezzo
17/12@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Band prodotta dall’amato bestemmiatore Giorgio Canali (cosa che di per sé è già una sicurezza) che quest’anno ha pubblicato il convincente Tuffo, lavoro di matrice Emo-Punk che non disdegna qua e la tinteggiature più Rock-Folk. Un disco tirato, icastico, vivo, arrivato a 5 anni da Ferirsi, loro Ep d’esordio.Siamo dalle parti dei Fine Before You Came, degli Altro, siamo dalle parti di quelle band che dal vivo non lasciano indifferenti e sanno col tempo creare un rapporto estremamente viscerale col proprio pubblico.
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OVO
09/12@ Rain Dogs, Savona
10/12@ Next Emerson, Firenze
15/12@ Dal Verme, Roma
16/12@ Lo-Fi, Milano
17/12@ Officine Corsare, Torino
23/12@ Vinyl, Lamezia Terme (CZ)
27/12@ Retronouveau, Messina
28/12@ Muviments, Itri (LT)
29/12@ Le Macerie Baracche Ribelli, Molfetta (BA)
30/12@ Cooperativa Sociale Robert Owen, Taranto
Uscirà proprio il 9 Dicembre, giorno della partenza di questo lungo tour, Creatura nuovo album della coppia formata da Bruno Dorella e Stefania Pedretti. Il suono del duo in questo lavoro diviene più elettronico senza perdere il caratteristico impatto Noise. La produzione del nuovo lavoro è stata affidata a Dio Drone, label in continua e meritata crescita. La creatura di Dorella e Pedretti sarà in tour nel nostro paese anche tutto il mese di Gennaio prima di muoversi su e giù per l’Europa durante il mese successivo.
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XIU XIU
10/12@ Cinema Massimo, Torino
11/12@ Serraglio, Milano
Il trio californiano guidato da Jamie Stewart presenterà questo mese uno spettacolo che porterà indietro di 25 anni molti di noi proponendo la colonna sonora di un’opera simbolo dalla bellezza eterea, scura, surreale. In Plays the Music of Twin Peaks viene infatti rivisitata, rendendo più inquiete delle musiche ha detta dello stesso Stewart troppo perfette per essere replicate, la colonna sonora firmata da Angelo Badalamenti per la mitica serie partorita dal genio di David Lynch, al quale il lavoro della band deve essere piaciuto molto visto il personale invito ad eseguirla al Festival of Disruption di Los Angeles. Un’esibizione da non perdere.
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THE KVB
16/12@ Sal, Catania, per Weak
17/12@ Retronouveau, Messina
Il duo Post-Punk/Gothic/Shoegaze proporrà questo mese due date in esclusiva per la terra siciliana. Nicholas Wood e Kat Day hanno pubblicato Of Desire, loro terzo album che vede la partecipazione di Geoff Barrow (Portishead) ai synth, lo scorso Marzo. Per Wood si tratta dell’album più completo fin qui prodotto dalla band mentre la Day lo ha descritto come “un mondo in cui perdersi creato insieme alla persona desiderata”. Viste tali premesse consigliamo di esserci.
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MATT ELLIOTT
16/12@ Spazio 211, Torino
17/12@ Officne Indipendenti, Teramo
22/12@ Circolo Gagarin, Busto Arsizio (VA)
Il sublime cantante e chitarrista di Boston, autore di intensi ed immersivi lavori Noir Folk, porterà il suo The Calm Before in Italia per due date alle quali consigliamo di non mancare. Capace come pochi di esprimere angoscia, tristezza e disillusione, capace come pochi di farlo in un modo così tanto personale, passionale, sentito. Un’anima immensa. Di concerti emotivamente coinvolgenti come quello di Matt se ne vedono pochi, pochissimi. Non dimenticate cuore e fazzoletti.
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MARISSA NADLER
20/12@ Bronson, Ravenna
21/12@ Santeria Social Club, Milano
L’affascinante artista statunitense ha dato alle stampe per Sacred Bones nel Maggio scorso il suo settimo disco, Strangers, che questo mese proporrà in Italia per due date. Il suo Dream Folk dall’immaginario gotico negli ultimi anni si è fatto meno scarno, grazie anche al supporto di Randall Dunn (Sunn O))), Earth), senza però perdere una virgola in profondità e gusto melodico. Sul palco l’etera voce e l’immateriale consistenza della sua presenza ammaliano. Lasciatevi stregare.
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EVOL & NELLI
23/12@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
evoL è il progetto del giovane abruzzese Vincenzo Colella, paroliere che intreccia al Rap forti influenze Pop (un “popper”) uno stile che ha trovato nel pianista e compositore Alessio Nelli il perfetto compagno d’avventura. La coppia alterna momenti ironici e scanzonati ad altri più impegnati e profondi, un’alternanza perfetta per una data così vicina al Natale, periodo di malinconia ma allo stesso tempo di brindisi e baldoria.
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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #24.06.2016

Written by Playlist

Lilia

Written by Interviste

Lilia Scandurra, in arte semplicemente Lilia, è una giovanissima artista pescarese che sta facendo tanto parlare di sé in questi mesi, grazie alla pubblicazione dell’Ep 44 e ad alcune convincenti esibizioni live, tra cui quella a Streetambula Music Contest dove ha ricevuto il riconoscimento Wallace Multimedia come miglior presenza scenica, premiata dal grande e storico leader dei Diaframma Miro Sassolini. In occasione dell’esclusiva video offerto a Rockambula, abbiamo parlato un po’ con lei di passato, presente, futuro e numeri.

Ciao Lilia, come stai?

Questa è la domanda più difficile del mondo, no comment! Scherzo, mi sento bene (ride ndr)

L’ultima volta che ti ho visto suonare dal vivo eri a Pratola Peligna (AQ), un paesino abruzzese dove c’è un grande fermento e dove hai fatto breccia nel cuore del pubblico. Avevi già suonato lì in occasione di Streetambula Music Contest, quando Miro Sassolini ha premiato la tua performance con un riconoscimento speciale. Che esperienza è stata e cosa ti ha lasciato? Credi nell’utilità dei contest?

È stata una bellissima esperienza, prima di tutto perché quando si partecipa ad eventi organizzati con il cuore, torni a casa con il sorriso, pieno di energie positive e voglia di credere in quello che fai. Lo Streetambula Music Contest è stato il secondo concorso a cui io abbia mai partecipato e lì ho avuto l’occasione di conoscere nuove persone ed interessanti realtà artistiche ed è soprattutto questo che conta per me.

Cerchiamo di chiarire che tipo di musicista sei. Da sola sul palco, in compagnia solo del tuo portatile, mescoli un’Elettronica leggerissima a suoni e parole multiformi usando piccole tastiere e percussioni generate da drum-machine oltre che la tua incantevole voce. Tu l’hai definita Elf-tronic, qualcuno la chiamerebbe Dream Pop. Spiegaci la tua musica lasciando da parte le definizioni.

Per me suonare vuol dire (anche) “giocare”. Quando mi esibisco sento scorrere dentro di me vibrazioni che risvegliano una parte istintiva e un po’ “mistica” perché è in atto un processo creativo, ed è anche per questo che preferisco la dimensione live:  i brani registrati in studio sono come un “diario di bordo”, le performance sono “avventura”.

Sul palco non ti affianchi ad altri musicisti e le tue possibilità di movimento sono limitate dalla necessità di controllare il computer e tutto il resto. Quanto questa scelta minimale gioca a tuo vantaggio e quando può trasformarsi in un limite, sia in ambito compositivo e sia in merito alla capacità di riempire il set?

Allacciandomi alla risposta precedente, quello che mi piace di questa dimensione è proprio la possibilità che ho di divertirmi. Ho iniziato il mio percorso artistico cinque anni fa, esibendomi con la mia chitarra (e registrando poi un disco nel 2011, Il Pleut, che ho portato in giro talvolta in solo, talvolta accompagnata da ottimi musicisti) ed il limite personale che sentivo allora era proprio quello di sentirmi “racchiusa” in una bolla, dove abbracciavo la chitarra quasi fosse uno scudo protettivo. Con questo progetto sento invece molto forte la libertà di movimento, posso saltellare, spostarmi, premere, automatizzare, come un’alchimista nel suo laboratorio,  e tutte le piccole scatole magiche (aka laptop, drum-machine etc) di cui dispongo, sono piccoli e potenti giocattoli che mi permettono di suonare, trasformare la voce, registrarla in tempo reale per creare atmosfere.

Da poco è disponibile (qui) il tuo Ep 44. Come nasce un lavoro come questo, quali sono le tue ispirazioni e i tuoi punti di riferimento?

Voglia di sperimentare  ed ossessione (due mesi passati nella mia camera che pian piano è diventata un piccolo home studio) sono due fattori che hanno inciso fortemente nella creazione di 44.

Raccontaci il perché del titolo. In realtà io già so qualcosa e non posso negare che la storia è affascinante.

I numeri pari mi fanno sentire tranquilla. 44, è un numero che mi fa stare bene per vari motivi (sui quali non mi dilungherò per non sembrare una psicolabile (ride ndr)), ed è proprio per esprimere il benessere che ho provato nel registrare l’ep che ho scelto il mio numero preferito.

Lilia è indissolubilmente legata ad un’altra band che tanto sta facendo parlare di sé. I Two Fates. Cosa vi avvicina e ci sono delle affinità anche stilistiche tra voi?

Tiresia e LorElle (le due anime dei Two Fates appunto, ndr) sono amici preziosi. La loro caratteristica più potente è il coraggio di osare, e il loro naturale pregio è quello di riuscire a condividere: emozioni, sapere, pensieri e momenti. Tiresia si è occupato del mixing e del mastering di 44 e continueremo a collaborare per il prossimo lavoro (vero, Tiresia? (ride ndr)). Ci sono tante affinità che ci accomunano ma anche interessanti differenze stilistiche che rendono produttivo il nostro scambio.

Credi che una musicista come te possa trovare un suo spazio dentro la scena emergente e indipendente italiana o sei, volente o nolente, relegata ad un ruolo marginale?

Sì, lo credo. E il mio obiettivo è quello di emergere, sempre rimanendo un’artista che fa parte di un sottobosco che sia poco mainstream.

Perché hai deciso di fare questo nella vita? È solo questione di passione o ci sono stati eventi in particolare che ti hanno fatto prendere certe decisioni.

Non nascondo che all’inizio è stato “strano”. Come un po’ tutti quelli che si “scoprono”  eseguendo repertori inediti, ho cominciato molto timidamente perché ero abituata a suonare per me. Nel mio primo live ho eseguito tre canzoni… e mezzo. Ero terrorizzata! Inoltre, come spesso accade, il fatto di esibirmi davanti a degli ascoltatori mi ha aiutata a migliorarmi. Inoltre prima di suonare sono sempre un po’ nervosa ma, non appena  comincio, questo stato d’animo lascia spazio ad un benessere che mi riempie. Tutti dovrebbero avere uno spazio dove poter provare questo.

Restando in tema, nella vita ti occupi di altro o sei musicista a tempo pieno? E comunque, pensi che nel 2014 si possa scegliere di essere musicisti professionisti (turnisti esclusi)?

Quest’anno mi sono laureata in Lingue Straniere e di tanto in tanto faccio lavori inerenti al mio campo di studio. Inoltre negli ultimi mesi ho registrato le voci per i due EP di Dear Baby Deer (ascolta qui) , progetto di Gianluca Spezza (ex Divine), che si divide tra Italia e estero. Secondo me si può scegliere di essere musicisti a tempo pieno, con molti sforzi e tanta umiltà. Bisogna essere concentrati e non lasciare nulla al caso.

Tra i tanti complimenti e apprezzamenti, non manca mai anche chi trova il modo di criticare ed in fondo è giusto così. Tra le cose che più ti si rimproverano ho trovato più interessanti anche se non sempre condivisibili queste di seguito: 1) alcuni brani sono troppo lunghi, ripetitivi e pesanti 2) il live è troppo scarno 3) dovresti lasciare a qualcuno più esperto la parte relativa al lato elettronico e dedicarti più alla voce. Quanto c’è di condivisibile?

Le critiche costruttive non mi danno fastidio, anzi.  Con 44 mi sono messa in gioco totalmente, sapendo che avrei potuto ricevere pareri contrastanti. Una cosa che chiedo sempre alle persone che ascoltano il mio lavoro è di darmi un parere sincero, perché ne ho bisogno. Sono una musicista profana – non ho mai studiato- ma ho sempre dedicato tanto tempo a quello che mi fa stare bene. Sono testarda e questo fa si che io rincorra ciò a cui voglio arrivare senza compromessi. Il live è minimale perché è così che sono io, i brani sono forse troppo lunghi ma non ho il dono della sintesi e per me non esiste superfluo: se una canzone nasce lunga sei minuti e cinqanta la lascio così. Mi piacerebbe un giorno provare a condividere il palco con qualcuno che possa arricchire la performance, ma questo non perché io voglia lasciare a qualcuno di più esperto il “lavoro sporco”. Mi diverto tanto a fare tutto da sola per adesso (oltre ad essere una formula comoda quando mi sposto), e mi divertirei suonando con qualcuno.

Qual è la cosa più bella che la musica ti ha regalato e quella assolutamente da dimenticare?

Una cosa sola, che abbraccia entrambe: la consapevolezza di essere “delicata”. Una cosa che gioca a favore di chi si espone, perché significa possedere sensibilità. Nello stesso tempo è qualcosa che viene piacevolmente “dimenticato”, quando, appunto, ci si espone.

Di cosa parla Lilia nelle sue canzoni (in inglese)? E cosa vuole trasmettere?

Di immagini simboliche, metafore, esperienze reali o immaginarie. Per me sono piccole pillole terapeutiche o formule magiche. Vorrei trasmettere sensazioni che siano difficili da esprimere.

Quando la musica è arte e quando semplice intrattenimento?

Ho lasciato questa domanda per ultima, lo sai? È la più bastarda che mi abbiano mai fatto (e con questa risposta, mi riallaccio all’ultima domanda *risata malvagia* )

Quali ascolti hanno portato Lilia a comporre la sua musica? E cosa ti piace ascoltare abitualmente?

Pensandoci su, mi sono resa conto che tendo a prediligere voci femminili, per una questione di studio personale. Fever Ray, Bat for Lashes, Grimes, Norah Jones, Tori Amos, Portishead…Poca musica italiana. Nutro un amore incondizionato nei confronti di Nick Drake.

Ultimamente proprio Tiresia dei Two Fates ha messo in luce uno dei problemi attuali della scena musicale italiana, data dal ruolo delle etichette, anche indipendenti. Da un lato chi le critica di non avere voglia di sbattersi troppo dietro ai gruppi, dall’altro chi accusa invece le band di non voler fare il lavoro “sporco” di crearsi una fanbase, vendere merchandising, ecc.. Che idea ti sei fatta e che rapporto hai con le etichette?

Sono affascinata da queste discussioni, ma preferisco non pronunciarmi perché sto ancora osservando da un punto di vista “distaccato” poiché momentaneamente non sto lavorando con nessuna etichetta. 44 è un album autoprodotto, registrato in casa e disponibile in formato digitale. È gratuito, perché il mio obiettivo è raggiungere tante orecchie, e, per lo meno per me, non è indispensabile cercare guadagno dove non ci sono costi da recuperare. Sono più concentrata sull’investire energie e tempo per far si che ciò di cui la gente fruisce sia godibile. E a curare la dimensione live, che è la cosa che per me conta maggiormente.

Come ti stai muovendo per promuovere la tua musica e dove credi di poter arrivare?

Finora mi sono occupata personalmente della mia promozione. Grazie allo Streetambula Project  è da poco sbocciato un magico sodalizio con la deliziosa Roberta D’Orazio (Mola Mola), che mi sta facendo da Ufficio Stampa. Inoltre sta nascendo una collaborazione con un’agenzia di booking che mi darà la possibilità di portare in giro il mio progetto.

Grazie mille per il tuo tempo e per le tue parole. Un’ultima cosa prima di salutarti. Ho avuto il piacere di conoscerti e sei una persona deliziosa, sempre disponibile e carina con tutti, sempre. Dimmi qualcosa di cattivo, verso chiunque. Ce la fai?

Facilissimo! Qualcosa di cattivo, verso chiunque. (Vedi: “Spirito di patata”)

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Una Lux, guarda il video di “Simon”

Written by Senza categoria

Il gruppo Newyorkese UNA LUX è esteticamente molto piu ambizioso del tipico gruppo Indie Rock, visto che non ha paura di citare pittori Barocchi, registi avantgarde, Pink Floyd e Portishead. Il chitarrista del gruppo, Matteo Liberatore, che ha diretto il video, dice che “il video e’ pieno di omaggi. Abbiamo cercato di far riferimento all’uso delle luci di Storaro, gli studi sui corpi e le forme di Caravaggio, il mondo enigmatico di Lynch, e poi abbiamo montato il tutto come fosse un film della Nouvelle Vague”. Il risultato finale e’ un surreale studio sulla luce e sui corpi che si sposa perfettamente con un pezzo dove suoni sintetizzati si fondono con la voce sensuale di Kelso Norris.

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Ard – NeurodeliRoom26

Written by Recensioni

La Campania, si sa, è un territorio difficile come lo è la Sicilia, la Puglia ma infondo tutta l’Italia (e tutto il mondo) mangiata dalla mafia. La mafia, detta in parole povere, è un potere più forte che schiaccia quello più debole, infiltrandosi dappertutto e anche nella musica che diventa veicolo pulito attraverso il quale far passare i messaggi del clan. Questo ce lo dice Roberto Saviano in alcuni suoi racconti ma anche il rapper Lucariello che, fortunatamente, fa parte di quella schiera di musicisti davvero puliti, cui fa parte anche il salernitano Ard, protagonista di due altre autoproduzioni e varie collaborazioni.

NeurodeliRoom26 di Ard è l’album d’esordio ma anche, come descritto dall’artista stesso, “un viaggio onirico, tra le paure e i deliri della stanza 26 (stanza ispirata al film “Eraserhead” di D.Lynch)” a cui si accede attraverso una breve intro di poco più di due minuti denominata “Deja Vu pt.1” che ha il compito di aprire la strada a “Deja Vu pt.2” che parte con un rap sparato ben strutturato nelle liriche e nelle basi sonore. “P’ cena” rinforza quanto detto prima, evidenziando le qualità di rapper di Ard, anche se ha un outro che si discosta molto dal resto del brano e soprattutto dalla successiva “StendhArd” che comincia simulando i Portishead per poi allontanarsi e in pochi secondi dirigendosi verso spazi musicali totalmente opposti. Il gioco di parole sul titolo fa capire che forse il brano in questione vuol essere quasi il manifesto sonoro di Ard ma forse la successiva “Passpartout” (complice l’uso della lingua italiana) secondo me lo identifica maggiormente grazie anche a un uso massiccio di scratch ed elettronica. “Ndr26” presenta rime interessanti e mai troppo banali invece “Hotline dei Suicidi” è un insieme di campionamenti ben incastonati tra loro ma in maniera forse un po’ troppo ardita che difficilmente potrà essere recepita da un ascoltatore in Italia ma probabilmente troverebbe apprezzamenti di critica e di pubblico soprattutto in Inghilterra e negli Usa. “Krmstr” inizia con l’intro di “Lullaby” dei Low, brano contenuto nel capolavoro Slowcore I Could Live in Hope ma poi “Ruorm’ ca è Meglio” attenua le atmosfere conducendo alla fine del disco.

Un lavoro che in linea di massima presenta molti buoni spunti e idee soprattutto nell’impasto musicale e nei testi che sembrano ben studiati ma la struttura dei brani rimane sempre statica con effetti e campionature sia all’inizio che alla fine di ognuno e per quanto riguarda le cifre stilistiche non sembrano esserci riferimenti alla scena rap italiana, quanto più che altro a quella americana, che tuttavia presenta testi più incisivi e violenti. Infine, forse con un mastering migliore e con un produttore, questo lavoro avrebbe guadagnato anche qualcosa in più in suono, stile e volume che se alzato al massimo distorce i suoni.

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“Diamanti Vintage” Portishead – Dummy

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Il Trip-Hop con Dummy dei Portoshead ha il suo regno assoluto, lo scettro e la corona di un ragguaglio indistruttibile, la sua pietra miliare che, insieme ai Massive Attack e Tricky, non sarà – a tutt’ora – mai rimossa da nessun altro, e la Bristol caliginosa di nebbia e basse frequenze si innalzerà nei Novanta a capitale mondiale del genere.

Un disco cinematico, di talento e visioni atmosferiche letterarie, le pellicole degli anni Sessanta che tornano a srotolarsi per una nuova vita lungo gli strascichi di un Pop vellutato, invisibile e colorato al neon, digressioni sonore dal Soul al Bossanova, raffinatezze e sincronizzazioni che suggestionano l’ascolto come si fosse dentro una bolla d’aria, e poi quel divino decadentismo che si evolve e striscia esistenzialista come una foglia alla fine del suo ciclo vitale; Beth Gibbons voce, Adrian Utley chitarra/basso/theremin e Geoff Barrow alla produzione svelano il lato oscuro dell’anima inglese, apportano quella dolcezza amara e ovattata che ibridata dagli effetti sintetici a loop,  lo scretch mutuato dall’Hip-Hope quella melodia trasversale al French touch, diventa una formula sognante e trippy che ha lasciato segni indelebili in una generazione notturna, al limite del buio.

Undici brani preziosi, teneri e minimalisti, idonei per percorrere costellazioni oniriche e stati di grazia virtuali, la sensualità impalpabile della Gibbons è alle stelle, le impronte Jazz “Strangers”, “Pedestal”,  il soul rarefatto “Roads”, il Dream Pop di “Sour Times”, o la liquidosità eterea di “I Could Be Sweet” producono una serie di vibrazioni quasi estatiche, registri che si allungano e accorciano a seconda della struttura ipnotica o meno che il brano certifica, stop & go “Wandering Star” che vanno ad interpretare il pulse di tempie dilatate e vene a scorrimento aperto; definita la Billie Holyday dello spazio, la Gibbon insieme al sodale Utley firmano un disco che è una vera opera d’arte cosmique, quelle istantanee molecolari che una volta messe in moto sconvolgono con la dolcezza amara qualsiasi secondo della durata del disco e dove la parola “perfezione” trova finalmente e definitivamente collocazioni nella musica degli umani “umanoidi”

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