il terzo istante Tag Archive

La playlist del lunedì #26.11.2018 | Bon Iver, Art Brut…

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…Esterina, Giardini di Mirò, Il Terzo Istante, IMURI e tanti altri

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Il Terzo Istante @ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ) | 18.02.2017

Written by Live Report

Il Terzo Istante è musica fatta a mano; questo scrivono di loro stessi i tre ragazzi di Torino e stasera cercheremo di scoprire il senso di quest’affermazione. All’arrivo nel Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ) saranno tuttavia in quattro; Lorenzo De Masi è tastiere e voce, Fabio Casalegno chitarra, Carlo Bellavia batteria ma in fase live non potrà mancare il suono del basso di Luca Sbaragli.

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #17.02.2017

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Chi suona stasera – Mini guida alla musica live | Febbraio 2017

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

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PAOLO SPACCAMONTI & RAMON MORO
01/02@ Circolo Dong, Recanati (MC)
02/02@ Godot Art Bistrot, Avellino
03/02@ Fuorimano, Monopoli (BA)
04/02@ Allimprovviso, Viterbo
05/02@ ‘Ca Ramarra (house concert), Fano (PU)
Spaccamonti (eclettico chitarrista che oltre ad ottimi lavori solisti vanta numerose collaborazioni, sonorizzazioni, e chi più ne ha più ne metta) e Moro (ottimo trombettista e musicista dall’ampia visione il cui progetto principale sono i 3quietmen) saranno in tour durante la prima parte di questo mese ed il nostro consiglio è di non perderveli. I due presenteranno la colonna sonora de I Cormorani (primo lungometraggio firmato da Fabio Bobbio), 10 intensi brani che frugano nell’aria ed alzano le vele per poi andare a dissolversi tra i rami degli alberi e il cielo.
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THE INCREDULOUS EYES
03/02@ TIBO Caffetteria Libreria, Penne (PE)
11/02@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Band formata da Giustino Di Gregorio (chitarra), Andrea Stazi (basso) e dai fratelli Claudio e Danilo Di Nicola (il primo alla batteria, il secondo alla voce ed alla chitarra), già insieme nella Noise band Bebe Rebozo. La band propone un poliedrico Alt. Rock creando soluzioni capaci di tratteggiare le varie esperienze dei 4 che hanno pubblicato lo scorso anno il loro secondo album, centrato sul colore della passione e del sangue, Red Shot, che suonato dal vivo aumenterà sicuramente la sua carica.
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TIGER! SHIT! TIGER! TIGER!
03/02@ Rock’n’Roll, Milano, per Linoleum
10/02@ Music Melody Bar, Napoli
11/02@ TBA, Angri (SA)
17/02@ La Birretta, Ascoli Piceno
18/02@ I’m Laboratorio Culturale, Albano Terme (PD)
É uscito lo scorso 16 Gennaio (distribuito da To Lose La Track, Audioglobe e MiaCameretta Records) Corners, terzo lavoro della band di Foligno come sempre ispirato al mondo Indie statunitense. Questi ragazzi hanno partecipato più volte, e sin dai loro esordi, al South By Southwest (SXSW) di Austin ed il regista Lee Madsen ha inserito un loro brano nella colonna sonora di Hated. Andate a gustarveli live e capirete che spesso le cose non succedono per caso.
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E
05/02@ Ai Biliardi, Venezia
06/02@ Sala Estense, Ferrara
07/02@ Locanda Atlantide, Roma
08/02@ Loop Live Club, Osimo (AN)
09/02@ Raindogs House, Savona
Dietro la quinta lettera dell’alfabeto si cela una formazione mica da ridere: Thalia Zedek (Come, Uzi) e Jason Sanford (Neptune) alle voci ed alle chitarre e Gavin McCarthy (Karate) alla batteria. La band, che propone un Alt Rock di grandissimo livello, ha pubblicato lo scorso Novembre per Thrill Jockey l’omonimo debutto dopo un 7” pubblicato nel 2014 ed una collezione live uscita esclusivamente in cassetta il giorno prima del full length. Consigliatissimi.
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THE POP GROUP
07/02@ Spazio 211, Torino
08/02@ Bronson, Ravenna
09/02@ Circolo Magnolia, Segrate (MI)
Tre date italiane questo mese per la storica band guidata da Mark Stewart che presenterà Honeymoon on Mars, disco pubblicato lo scorso 28 Ottobre che vede la partecipazione in cabina di regia di Dennis Bovell che aveva lavorato allo storico debutto Y. Il loro Punk-Funk d’accusa che attinge da più generi (Dub e Free Jazz in primis) e non disdegna l’arma dell’ironia li ha resi una delle più influenti formazioni degli anni 80. Non mancate a questo appuntamento con la storia e con una band ancora oggi in buonissima condizione.
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ELEANOR FRIEDBERGER
09/02@ Tetaro Regio, Parma
Data unica italiana per godere del dolcissimo Indie Folk-Pop della metà femminile dei Fiery Furnaces e della sua bella voce. Eleanor presenterà New View, suo terzo lavoro solista, uscito nel Gennaio 2016 per Frenchkiss Records. L’album si porta dentro il respiro di New York, città nella quale la Friedberger si è da poco trasferita, ed è immerso nel sound anni 70 degli artisti che più hanno segnato la sua formazione.
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THE DIVINE COMEDY
10/02@ Teatro Grande, Brescia
Che meraviglia il Pop quando non viene bistrattato, quando nella sua accessibilità riesce a far sorridere, a far emozionare. Che meraviglia il Pop quando con acutezza riesce magari a farsi esuberante, orchestrale, maestoso, e nel farlo non perde nulla in spontaneità. Che meraviglia il Pop quando è affidato alle mani di un genio come Neil Hannon!. Unica data italiana per ascoltare l’ultimo Foreverland e parte delle altre perle regalateci dall’artista irlandese nella sua ormai quasi trentennale carriera. Siateci.
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IL TERZO ISTANTE
10/02@ Blah Blah, Torino
17/02@ Riff Club, Prato
18/02@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
É uscito lo scorso Aprile, dopo 3 Ep, La Fine Giustifica i Mezzi, esordio lungo della formazione torinese che ruota intorno al significato ed all’idea dell’ingombrante parola fine assegnandole un significato positivo. La band è formata da Lorenzo De Masi (voce e tastiere), Fabio Casalegno (chitarra) e Carlo Bellavia (batteria), sul palco al trio si aggiunge spesso Luca Sbaragli (basso). Attivi dal 2012 i ragazzi, che propongono un Rock-Blues che non disdegna spinte più Punk come momenti più melodici, hanno condiviso il palco con artisti come Max Gazzè, Dardust e Il Pan del Diavolo. Provateli!
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VERDIANA RAW
10/02@ Officina Giovani, Prato
17/02@ Bookique, Trento
18/02@ Magazzino sul Po, Torino
24/02@ Groove, Lugo di Vicenza (VI)
Verdiana Maria Dolce, dopo il buon Metaxý, ha pubblicato lo scorso anno Whales Know the Route, altro gran bel lavoro dalla grande intensità basato sul concetto dell’istinto, confermandosi come una delle più belle realtà della nostra musica. L’album, deliziosamente sfaccettato, alla meravigliosa ed espressiva voce di Verdiana affianca arrangiamenti sempre perfetti, ora impreziositi dagli archi di Erika Giansanti. Concerto da non perdere. A Torino anche Kill Your Boyfrined e Nanai.
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STIAN WESTERHUS
11/02@ Teatrino di Palazzo Grassi, Venezia, per Nordic Frames
Il chitarrista di Steinkjer (Norvegia), autore, lo scorso anno, dell’ennesima perla Amputation, album dove anche la significativa voce del Nostro giocava un ruolo fondamentale, sarà questo mese in Italia per una data unica nella quale proporrà il suo lavoro più conosciuto: The Matriarch and the Wrong Kind of Flowers, disco firmato Rune Grammofon. Westerhus è uno dei nomi attualmente più prestigiosi in campo sperimentale e siamo sicuri questo live sarà un’esperienza meravigliosa. Irrinunciabile.
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HEXA (LAWRENCE ENGLISH & JAMIE STEWART)
14/02@ Cinema Teatro della Compagnia, Firenze
Data unica italiana per questo particolare spettacolo che vedrà sul palco Lawrence English, uno dei nomi di punta in ambito Ambient/Drone, e Jamie Stewart, leader degli Xiu Xiu dei quali è ormai imminente l’uscita del nuovo album Forget. I Nostri creeranno una colonna sonora che avrà come fonte delle fotografie in b/n di fabbriche abbandonate ed ambienti urbani spettrali scattate dal Signor David Lynch, presente per la seconda volta in brevissimo tempo nel cammino di Stewart. Factory Photographs è anche un disco pubblicato, ovviamente dalla Room40, lo scorso 4 Novembre. Suggestivo appuntamento da non perdere.
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CLARA DE ASÍS
14/02@ Spazio O’, Milano
16/02@ Galleria Frittelli Arte Contemporanea, Firenze, per TRK. Sound Club
17/02@ Superbudda, Torino
Compositrice di musica Elettroacustica che dal vivo lavora principalmente sull’improvvisazione della chitarrista elettrica preparata, usata come fonte primaria del suono, creando paesaggi sonori meditativi nella loro evoluzione ricca di echi e sfumature. La giovane spagnola trapiantata in Francia ha partecipato a numerosi festival di musica sperimentale (FamFest e Intr: Walls Lab tra i tanti) e divide spesso il palco con la scrittrice Laura Vazquez creando vere e proprie poesie sonore. Indubbiamente non per tutti, ma chi ama il genere non se la lasci sfuggire.
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SARATHY KORWAR
14/02@ Raindogs House, Savona
15/02@ Mr. Rolly’s, Vitulazio (CE)
16/02@ Monk Club, Roma
17/02@ TNT, Jesi (AN)
18/02@ Clan Destino, Faenza (RA)
Compositore e percussionista cresciuto in India, ma nato negli States ed attualmente residente a Londra, che ha pubblicato lo scorso anno il suo debutto Day to Day per Ninja Tune in collaborazione con The Steve Reid Foundation, ente di Gilles Peterson che aiuta musicisti in crisi e sostiene talenti emergenti. Ben 5 le date per poter godere dell’accattivante proposta capace di miscelare sacralità, ritmi africani e Jazz senza far mancare neanche intarsi elettronici di buon livello.
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VALERIO TRICOLI
17/02@ Sala Vanni, Firenze, per Hand Signed
18/02@ Standards, Milano, per FASMA Festival-Preview
Compositore elettroacustico ed ingegnere del suono, nonché fondatore del gruppo 3/4HadBeenEliminated, Tricoli lavora su nastri e strumenti elettronici analogici costruendo trame che sono colonne sonore interiori inquietanti e dal fascino micidiale, che dopo gli ottimi Miseri Lares e Vixit hanno trovato ulteriore conferma in Clonic Earth. Entrambe le date saranno aperte dall’incontro tra la musica da club di Heith (Daniele Guerrini) e la musica concreta di Giulio Nocera. Imperdibile.
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EL TRIO LOS BASTARDOS
18/02@ Bar Scarlatti Caffé, Ruvo di Puglia (BA)
25/02@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Trattasi di un trio di Castelfidardo (AN) composto dai fratelli Lorenzo (voce e chitarra) e Simone Santoro (contrabbasso) e da Satya Dahlia (batteria) che propone uno schietto Psych-Rockabilly suonato con un’alcolica attitudine Punk. I tre hanno pubblicato il loro primo Ep, Psycho Abused, due anni fa, disco che promette un live divertente e trascinante.
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THE DILLINGER ESCAPE PLAN
22/02@ Hiroshima Mon Amour, Torino
23/02@ Zona Roveri Music Factory, Bologna
I DEP dopo vent’anni di onorata carriera ed un buonissimo ultimo disco (Dissociation), indubbiamente tra i migliori dell’ultimo periodo, hanno annunciato il loro stop per voce del chitarrista e fondatore della band Ben Weiman, queste due date saranno dunque l’ultima possibilità di godere dal vivo di questi mostri del Mathcore, dell’Industrial, del Post/Prog Metal. Per non farsi mancare niente ad aprire entrambe le date troveremo ZEUS! e If I Die Today. Si prevedono scintille e cavalli imbizzarriti all’interno delle sale. Solo il trapasso giustifica l’assenza.
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CYMBALS EAT GUITARS
23/02@ Circolo Magnolia, Segrate (MI)
24/02@ Urban Club, Perugia
25/02@ Covo Club, Bologna
L’Alternative band di Joesph D’Agostino ha pubblicato lo scorso Settembre la sua quarta fatica, Pretty Years, album come sempre molto variegato ma nettamente più accessibile dei precedenti, che presenterà questo mese nel nostro paese per 3 date. Il loro sound è ricco di citazioni, incastri e derive che li rendono difficilmente classificabili, ma quel che conta è che all’approdo si arriva sempre avendo ampliato i propri orizzonti e con una gran voglia di ripartire. Non mancate.
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AMENRA
24/02@ Santeria Social Club, Milano
L’intenso e peculiare collettivo Post Metal belga di Kortrijk, fondato da Colin H. Van Eeckhout e Mathieu Vandekerckhove, proporrà questo mese in Italia per un’unica data il suo prezioso show acustico (Afterlive Alive Acosutic). Un’immersione in una notte scura e silente, malinconica e vulnerabile, capace di esaltare la spirituale intensità della band; un suono etereo, rarefatto, che accompagna a sensazioni dense ed emozioni profonde. Imperdibili.
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ANDY SHAUF
25/02@ Mattatoio Culture Club, Carpi (MO)
26/02@ Circolo Magnolia, Segrate (MI)
Per il canadese Andy Shauf il 2016 è stato l’anno della svolta, iniziato aprendo le date del tour dei Lumineers e proseguito con la pubblicazione per ANTI- Records del terzo full length, The Party, disco che ha riscontrato un buon successo (meritatamente). Il suo Alt. Folk-Pop ottimamente scritto ed orchestrato, qui riesce a toccare svariate corde con incredibile naturalezza, l’album è composto da 10 brani che sono quadri all’interno dei quali è possibile veder muoversi i personaggi che li abitano ed i loro pensieri. Partecipate alla festa (mesta).
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FENNESZ
28/02@ Aula Magna dell’Università La Sapienza, Roma
Christian Fennesz, accompagnato dai visuals di Lillevan, proporrà l’incontro tra la sua Glitch music digital-chitarristica e le sinfonie di Gustav Mahler. Armonia, atonalità, errore, perfezione, rumore e silenzio, Mahler Remixed fu suonato dal vivo a Vienna nel 2011 per la prima volta per poi divenire prima un album digitale (2014) e poi un doppio vinile (2016) ed essere suonato ovunque nel mondo. Un’esperienza che ha poi anche influenzato la stesura dell’album Bécs, ultima fatica del Nostro. Esserci.
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A Night Like This Festival: si aggiungono MasCara e Nadàr Solo

Written by Senza categoria

Nella poetica cornice naturale di Chiaverano (TO), sulle sponde del lago Sirio e alle porte di Ivrea, avrà luogo il 19 luglio 2014 la terza edizione di A Night Like This Festival. Un appuntamento tutto da scoprire: 12 ore di concerti su 3 palchi, visual, spazi per etichette indipendenti, area expo handmade, area food&drink a km 0. Un viaggio ipnotico e coinvolgente in un posto da sogno. Aprite gli occhi, incuriositevi, sta per nascere qualcosa di straordinariamente bello e tutto per voi.

// lineup

Austra
The Soft Moon
Slow Magic
Soviet Soviet
His Clancyness
Love The Unicorn
Nadàr Solo
Pocket Chestnut
Niagara
Indianizer
Wemen
Flowers or Razorwire
Invers
Nobody Cried For Dinosaurs
MasCara
Johnny Fishborn
Sorriso Tigre
The Gluts
Il Terzo Istante
Yellow Traffic Light

// DjSets

MobbingParty – Torino
Game On – Ivrea
Afterparty con No Problems – Milano

Evento Facebook

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Il Terzo Istante – Rapporto allo Specchio

Written by Recensioni

La Special Edition dell’ultimo degli Afterhours costa 14,90€? Quella cartonata dei Pumpkins è in sottocosto a 29,90€? Ma siamo seri? Caro il mio cliente, a lei non va mai bene niente! No, buon commerciante, avete solo ottima merce! Il problema non lo creo io, ma al momento avrei da placare il portafogli che continua a fare a pugni con la mia mania di collezionismo. È confuso e non fa che chiedersi se qui si vendano dischi o biglietti per i live. Sai cosa? Stavolta torno a casa a mani nude, ma con le tasche ancora gonfie. Lo so, è uno scenario inverosimile, ma raccontato in prima persona rende molto più l’idea. Risulta, tra l’altro, essere lo scenario perfetto in cui andare ad incastrare i tre torinesi di cui vi sto per dire. Si fanno chiamare Il Terzo Istante e amano raccontarsi così: “Il terzo istante è la fase del processo creativo più libera. È l’esplosione, il cambio di prospettiva, l’estasi. È il momento in cui un’intera generazione prende consapevolezza. Tre, il numero perfetto”.

La band nasce alla fine di novembre del 2011 ed intavola sin da subito una politica di totale flessibilità. Rompendo gli schemi tradizionali, elimina l’idea di produrre un disco in formato album, abbracciando invece quella di pubblicare una serie di EP, trovando l’apice della suddetta flessibilità nella politica dell’ “offerta libera” tanto per l’acquisto degli EP quanto per l’ingresso ai live. Rapporto allo Specchio è il terzo lavoro, papà di Forselandia e nonno di Come ti Senti?. La tracklist si articola in quattro capitoli di contenuto Alternative Rock, dei quali il secondo dà il titolo all’opera. Il sound presenta un’incredibile eterogeneità passando di traccia in traccia (com’è giusto che accada per un EP), tuttavia eccessiva al punto che sembra quasi di leggere differenti capitoli di differenti libri (il che non è propriamente un punto a favore). L’approccio aggressivo di “Sto dai Miei” si compensa un attimo dopo con la pacatissima “Rapporto allo Specchio” (che istantaneamente porta il mio pensiero al sound de Il Disordine delle Cose), per poi tornare a far capolino nel capitolo successivo e quindi attenuarsi nuovamente nei titoli di coda. Di contro, la poetica si mantiene costante, adottando uno stile Stato Sociale: ambigua e criptica, pur restando non artificiale. In particolare, “Rapporto allo Specchio” presenta quell’ambiguità standard dei testi dei Mistonocivo, raccontando di un uomo ed il suo rapporto con la masturbazione, spacciandolo per incontro erotico, mentre “Sto dai Miei” lascia intendere la fine di una storia (?) più meno nel modo in cui la lasciano intendere gli Agosta in “Niente”.

In definitiva, ciò che viene fuori da questo terzo EP è un lavoro cui è difficile star dietro. La completa comprensione dei testi necessita di ripetuti ascolti, assolutamente non semplici da realizzare, a causa di una melodia piuttosto precaria e della già citata assenza di omogeneità. Un lavoro senza dubbio impegnato, ma che non riesce a focalizzarsi su obiettivo alcuno. Tra interessantissimi episodi (“Sto dai Miei”, in cui si cita sottilmente Rino Gaetano con un “altro che Gianna col tartufo, tu sei di gran lunga più banale”) ed altri noiosamente commerciali (“Cosmesi”), viene a generarsi confusione di giudizio e di idee, lasciando l’ascoltatore deluso, incerto ed insoddisfatto. Peccato, i presupposti erano ottimi. D’altra parte gli stessi artisti preferiscono dir del loro disco come di un qualcosa di effimero, di fine a sé stesso, di appagante sì, ma solo per l’autore. Personalmente, non mi accontento di quattro tracce e di una palese mancanza di messaggio ed attendo il prossimo EP, perché a dirla tutta gli Il Terzo Istante un colpo a segno l’han tirato: hanno centrato in pieno la mia curiosità.

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A Night Like This: lineup completa

Written by Senza categoria

L’Associazione culturale A Night Like Thisin collaborazione con il Comune di Chiaverano, annuncia la line up completa di A Night Like This Festival, che ritorna per il terzo anno consecutivo il 19 Luglio 2014 a Chiaverano (TO). Art Pop, Synth Pop, Elettronica e Neo Psichedelia sono il filo conduttore di questa terza edizione. E tre sono gli artisti da oltreoceano in esclusiva per il Nord Italia per A Night Like This Festival 2014: Austra, trio Indie Electro canadese in perfetto equilibrio tra elettronica pulsante e un Folk ancestrale, sublimato dall’espressività vocale della bravissima cantante Katie Stelmanis; The Soft Moon, band Neo Post Punk americana guidata dal visionario compositore Luis Vasquez in ricerca del lato morbido della luna. La band ha accompagnato i Depeche Mode per il loro ultimo tour europeo; Slow Magic, dagli USA un ragazzo che si nasconde dietro ad una coloratissima maschera, a cui piace definirsi “il tuo amico immaginario” e che ti coinvolgerà in un viaggio di canti tribali ed atmosfere sognanti.

Inoltre: Soviet Sovietche con il loro album d’esordio Fate hanno fatto del Post Punk un mero punto di partenza, un’idea da colorare con le mille sfumature del loro inconfondibile sound. His Clancynessla band meno italiana dello stivale, con un sound moderno, affilato e cosmopolita. Nadàr Soloil trio che coniuga poesia Rock a live potenti e mozzafiato che stanno conquistando il pubblico un concerto dopo l’altro.

Gli altri artisti della terza edizione di A Night Like This Festival, saranno:
Niagara, Wemen, Flowers or Razorwire, Love The Unicorn, Il Terzo Istante, Invers, Johnny Fishborn, Mascara , Pocket Chestnut, Indianizer, The Gluts, Sorriso Tigre, Nobody Cried For Dinosaurs, Yellow Traffic Light.

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Il Terzo Istante – Forselandia

Written by Recensioni

Forse esiste ancora musica da conoscere. Forse gli orizzonti da esplorare non sono finiti. Forse la terra non è già tutta battuta e non c’è bisogno di riadattare il solito ed ormai arido paesaggio, sperando che i cambi di stagione conferiscano a lui una veste nuova. No, forse c’è ancora chi indossa una muta da esploratore in cerca di terre mai calpestate, con il rischio di rimanere impantanato in sabbie mobili. Forse è caparbio e impavido, o forse più semplicemente ha fortuna, in ogni caso quello che a noi interessa è che riesce ad ottenere un ottimo risultato con la magnifica naturalezza della musica pop.

Il secondo EP dei torinesi Il Terzo Istante ha dunque un titolo azzeccatissimo. “Forselandia” esprime al meglio la scoperta di un nuovo mondo, ma anche di nuove indecisioni, di vecchi vizi e nuovi desideri e (forse?) di una società che vuole cambiare, che trova in nuovi orizzonti nuove speranze ma (forse?) non ha nessuna intenzione e stimolo nel raggiungerle. Tutto ancora molto vago e per questo tremendamente affascinante. Certo che se l’analisi si ferma al suono, la band suona terribilmente nuova e moderna e non solo perché sfrutta tutte le nuove diavolerie del caso (leggete la loro intervista a Rockambula sul crowdfunding e capirete come sono all’avanguardia i ragazzi) ma perché, a partire dallo strampalato combo batteria-chitarra-tastiera, il loro sound è molto semplicemente fresco e spiazzante.

Le quattro tracce dell’EP spaziano tra la psichedelia (sempre ben dosata e tenuta al guinzaglio), il rock più viscerale e la melodia dei classici italiani, mai ripudiati o intrappolati nel muro di suono. La voce di Lorenzo De Masi (anche alle tastiere) graffia la schiena già nel ballo storto de “Il Primo Difetto”, pezzo molto intelligente e dedicato al vizio del fumo. Il ritmo non si smorza e si continua con la danza tetra di “C’è Chi Non Muore”, a graffiare qui ci si mettono anche le strisciate sulla chitarra taglientissima di Fabio Casalegno, a dire il vero spesso fin troppo tagliente nell’economia del suono. Anche la mancanza del basso a volte lascia un po’ la bocca impastata, marcando una leggera mancanza di amalgama e di pasta sonora. “Ogni cosa è di Tutti” è spietata e cinica ma non scade nelle solite banalità da giovane disilluso. Le ritmiche storpie di Carlo Bellavia aumentano il senso di angoscia e ci portano barcollanti ad una frase epica: “di una cosa sei certo, nel 70 il rock’n’roll era già morto”. Certo che ascoltando questo pezzo mi viene da pensare che non sia proprio così.

L’EP si chiude con la ballata “Forselandia”. L’equilibrio è più che mai precario e l’idea geniale dello xilofono a questo punto del disco sembra quasi naturale. Spunta l’ombra malefica degli abusatissimi Radiohead, ma Il Terzo Istante paga il suo scomodo tributo e supera il pesante paragone facendo vincere la propria entità in un finale ricco di delay, suoni lontani e un crescendo che ci lascia sospesi in questo nuovo mondo. Attendiamo ancora qualche altra cronaca da questi abili e astuti esploratori. Abbiamo trovato qualcosa di nuovo all’orizzonte. Forse.

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Crowdfunding: seconda parte con intervista a Il Terzo Istante

Written by Articoli

Crowdfunding: dopo l’ intervista al team di Musicraiser che trovate qui, ecco la seconda parte con l’intervista a cura di Marco Lavagno alla band Il Terzo Istante , una delle tante che hanno scelto questo metodo di finaziamento/vendita/promozione e quindi le conclusioni di Silvio Don Pizzica.

Il Terzo Istante è una promettente band di Torino, in pista da meno di due anni e che ha deciso di finanziare la produzione e il mixaggio del suo secondo EP tramite Musicraiser. L’iniziativa è stata premiata con un successo strepitoso che ha portato i ragazzi a guadagnare quasi il doppio del previsto! Facciamo due parole con la band.

Ciao ragazzi, innanzitutto benvenuti su Rockambula. A chi di voi è venuta l’idea di finanziare l’EP tramite il crowdfunding? Siete stati spronati da qualche vostro collaboratore o avete fatto di testa vostra?
Ciao a voi e grazie dell’invito. Il merito di averci convinto a percorrere questa strada è tutto di ME. LA (www.associazionemela.com), realtà con cui abbiamo iniziato a collaborare da qualche mese.
Loro non si occupano soltanto di musica, ma anche di comunicazione, arte in generale e organizzazione di eventi, e lo fanno attraverso un approccio particolarmente intelligente e moderno.
Dunque sono piuttosto sensibili alle opportunità che ci offrono sia le nuove tecnologie sia la crisi di settore.

Che cosa avete promesso in cambio ai vostri raisers? Per altro in italiano mi verrebbe da chiamarli tristemente “finanziatori”, invece viene scelta la parola “raiser” che è molto più romantica: coltivatore, allevatore. Trovate sia azzeccato come termine?
Abbiamo promesso un po’ di tutto: intanto con qualsiasi offerta si riceveva, come punto di partenza, il nostro nuovo EP con il proprio nome stampato sopra, nella sezione dedicata ai finanziatori. Poi con offerte a salire si potevano ricevere premi accessori, come lezioni private di uno a scelta dei nostri tre strumenti, una cena offerta e cucinata dalla band, partecipazione al video del primo singolo, registrazione di una cover a scelta in esclusiva, ecc..
Insomma abbiamo dato spazio alla fantasia..
In merito all’etimologia della parola, al di là dei risvolti pratici o romantici crediamo che la cosa importante sia cogliere il concetto e la filosofia di base del crowdfunding: non si tratta di elemosina, non si regalano dei soldi. Si compra un bene o un servizio, spesso esclusivo, prendendo parte (anche con una cifra piccolissima) all’opera di finanziamento di un progetto in cui si crede.

E’ vero che ci sono band che promettono cene o foto autografate? Ma davvero si riescono a fare soldi in questo modo? Pensavo che gruppi come i Backstreet Boys non avessero bisogno di Musicraiser…
Sì, ci sono band che offrono anche questo tipo di premi. Ad esempio….noi. J
Non si tratta di fare soldi, il concetto di partecipazione è del tutto differente. Qui si prende parte a un progetto e si comprano, come dicevamo prima, beni esclusivi.
Una cena con l’artista che si sta finanziando, o perché no una sua foto autografata, rappresenta un bene/servizio esclusivo, non acquistabile sul mercato.
Ovviamente in Italia, siamo appena agli inizi, per cui il crowdfunding è qualcosa che per ora viene preso in considerazione principalmente dagli emergenti e l’appetibilità di questo tipo di premi è proporzionale alla fama dell’artista in questione, ma ovviamente anche i relativi prezzi…
Nel momento in cui, come avviene già ora in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, anche gli artisti mainstream dovessero adottare questa metodologia di finanziamento, siamo pronti a scommettere che ci sarebbero orde di fan pronti a spendere per una cena o un concerto privato di Tiziano Ferro, piuttosto che degli Afterhours.
In merito ai Backstreet Boys ti dobbiamo smentire: siamo anche noi una boy band e ne abbiamo avuto bisogno.

Non vi sembra che chiedere soldi ai vostri supporter sia una forma un po’ vile per finanziare un progetto? Soprattutto senza garantire nulla nell’immediato? E se poi l’EP non convincesse i vostri “allevatori”?
Abbiamo seguito con interesse tutte queste polemiche (molto “italiane”) sul crowdfunding e sinceramente non capiamo proprio cosa ci sia di vile. Comprare la musica non ci sembra vile. Perché è di questo che si tratta. Ed è quello che abbiamo sempre fatto fino a quindici anni fa (anzi molti di noi lo fanno ancora): comprare musica a scatola chiusa, semplicemente perché credi in un’artista o in un progetto.
La differenza è che puoi decidere se comprare semplicemente il cd, oppure fare una cena con la band, farti registrare da loro una cover, ecc..
C’è un’opportunità in più: quella di condividere un’esperienza con degli artisti che stimi, oltre alla possibilità di prendere parte attivamente al processo di creazione di un’opera artistica.

Ma una band emergente non dovrebbe pelarsi le mani a suonare in garage e poi finanziarsi facendo miriadi di concerti anche nei peggiori bar di periferia? Non è meglio a questo punto mettere su qualche cover e suonare di più in giro piuttosto che fare soldi sul web?
Innanzitutto ci fa sorridere il riferimento al “far soldi”. Non c’è niente di più lontano dall’attività musicale in questo momento…
In secondo luogo, potremmo concordare se ci trovassimo nel migliore dei mondi possibili. Spieghiamo meglio: se la musica live fosse pagata decentemente (o se venisse semplicemente comprata la musica su qualsiasi supporto), probabilmente non avremmo bisogno del crowdfunding. Ma dal momento che non è così (e non è una questione di cover o pezzi originali) le nuove tecnologie ci vengono in soccorso. Non è così difficile o dispendioso organizzare una campagna crowdfunding.
Puoi continuare a provare nei tuoi garage, fare miriadi di concerti e nel frattempo farti la tua campagna in contemporanea.
E’ chiaro che la musica è e deve rimanere il centro della questione: ma su questo non avrei molti dubbi visto che il musicista moderno si “rovina la vita” per la semplice esigenza di esprimersi in musica attraverso i dischi e la musica live, senza peraltro ricevere quasi nulla in cambio.

Grazie mille ragazzi! In bocca al lupo e complimenti per questa nuova band. Poi mandateci una copia di questo famigerato EP che cercheremo di mettervi sotto torchio per valutare se i vostri raisers hanno speso bene i loro soldi.
Grazie a voi sia per l’opportunità che per i complimenti!
Poi vi manderemo anche il disco da recensire!

Tutto è chiaro ora. Forse. E invece no. Perché, anche se sono sempre più favorevole all’idea base del crowdfunding, i dubbi vengono continuamente. Uno mi è venuto proprio ora, a dire il vero. A che serve l’”obiettivo”? Se arrivo al 90% invece che al 100% che problema c’è? Perché la band deve rimborsare (sempre che non si autofinanzi sottobanco; vedi prima parte)? In fondo ha comunque venduto qualcosa. Questa è solo una delle domande che mi passano per la testa ma forse sono io che mi faccio troppi problemi. Con tutti questi dubbi crescere è complicato. Forse. O invece no?

E a voi nessun dubbio?

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Crowdfunding: questo sconosciuto. Analisi di un fenomeno -musicale e non- in evidente espansione e intervista al team di Musicraiser e alla band Il Terzo Istante

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Il crowdfunding è una forma di autofinanziamento che gli artisti utilizzano per realizzare i loro progetti. Sembra molto chiaro, detta cosi. Non è un’idea nata in Italia, ma da qualche tempo si sta diffondendo fortemente nel nostro paese. Per dirla in breve e molto semplicemente, il meccanismo è questo. Una band decide di realizzare un album, un Ep, un video oppure di andare a suonare all’estero (come nel caso dei Christine Plays Viola) ma non ha soldi per realizzare questo progetto. Prima del crowdfunding la band, generalmente emergente, cosa avrebbe fatto? Si prova a suonare nei locali della zona, cercando di mettere da parte qualcosa, magari vendendo qualche gadget. Si risparmia in proprio o si chiedono i soldi a papà o a chiunque abbia la possibilità di elargire dei mini prestiti senza fare lo strozzino. C’era da sudare, insomma. Ora invece, le stesse band possono presentare il loro proposito a piattaforme specializzate che valuteranno la validità dell’idea. Una volta che il progetto è scelto, il gruppo realizza un video, dove può spiegare le proprie ragioni, promuovere il materiale in vendita oppure semplicemente far ascoltare la propria musica. Alla band è quindi assegnata una pagina all’interno della piattaforma, dove è presente quel video. Si fissa un budget da raggiungere che chiunque può visionare tramite un apposito contatore, un tempo massimo e vengono elencate tutte le offerte della band. L’utente potrà quindi acquistare uno dei prodotti e, alla fine del tempo indicato, se la somma prefissata è raggiunta, la band incasserà il tutto, meno una percentuale che resta nelle casse della piattaforma ospitante. Come vi dicevo è tutto molto comprensibile ma solo all’apparenza. Tale sistema ha generato un’infinità di polemiche legate a diversi aspetti. Chiariamo una cosa. Le band non si limitano a vendere Cd, file audio, T-shirt e spille. Possono far pagare un euro in più un Cd autografato, commercializzare una loro telefonata a casa o la presenza a cena con voi. Cose che non c’entrano molto con la musica. Tutto questo, per alcuni, somiglia a una disperata elemosina web. Inoltre, pone le band in un atteggiamento antipatico (dovresti essere te sconosciuto, a essere felice di farmi un autografo e non io a pagarti) nei confronti del pubblico. Inoltre, molti progetti mirano alla realizzazione di un disco che è anche l’oggetto in vendita. Quindi il pubblico paga qualcosa che non esiste ancora, in realtà. Insomma, la cosa non è proprio cosi naturale e sul web potete leggere infiniti articoli contro. Io ho le idee molto confuse. Non vedo nulla che riporti al concetto di elemosina perché, in fondo, si vende qualcosa. E anche quando si chiede un semplice sostegno economico, non vedo perché debba essere chiamata elemosina, visto che in chiesa si chiama offerta. Le parole sono importanti. In merito al rapporto col pubblico, anche qui non penso che possa essere il crowdfunding elemento di allontanamento. Primo perché, trattandosi di band spesso sconosciute ai più, chi partecipa al progetto è di solito già fortemente fidelizzato con il suo piccolo pubblico. Inoltre, molte delle cose (in senso ampio) in vendita sono proposte in maniera ironica (vedete la pagina dei Twiggy è Morta, ad esempio) e divertente, senza arroganza. Anche sul discorso dell’acquistare qualcosa che non esiste, non è certo pratica nuova. Succede con le case, le auto e in fondo, se il progetto non si realizza, mi sono restituiti i soldi. Nessun rischio. Su questi punti sono riuscito a farmi un’idea ma evidentemente non ho ancora molto chiara la visione generale. Inoltre ci sono altre questioni che non vi ho posto e che, tra gli articoli che ho letto, nessuno ha sollevato fino ad ora. Ho fatto quindi la cosa migliore che potessi. Mi sono rivolto direttamente all’agenzia italiana più importante del genere: Musicraiser. Ecco cosa mi hanno risposto.

P.s. Il crowdfunding non è un concetto applicato solo alla musica, ma a Rockambula questo interessa

Crowdfunding. Di cosa si tratta? E Musicraiser?
Il crowdfunding é la web resource culturale, finanziaria e politica che permette a qualunque cittadino di poter contribuire a una causa in cui crede o di proporre il proprio progetto al vaglio della rete al fine ottenere finanziamenti in cambio o meno di un corrispettivo proporzionato all’impegno economico sostenuto da chi partecipa alla campagna che può consistere in:
–           Quote societarie (nel caso di una società di capitali) o percentuali di guadagno su un progetto che ha l’obiettivo di conseguire profitti. (Equity based crowdfunding)
–           Ricompense che possono consistere in qualsiasi bene materiale o immateriale, fisico o digitale che i creatori dei progetti offrono in cambio del contributo a chi crede nella realizzazione del loro progetto. (Reward based crowdfunding) Questa tipologia di crowdfunding riguarda prevalentemente progetti di carattere artistico (cinema, musica, fumetti, design, editoria etc.)
–           Nulla di materiale se non la soddisfazione di aver contribuito ad aiutare una causa che riguarda una situazione di difficoltà di un singolo o di un gruppo di persone (Donation based crowdfunding). Progetti di raccolta fondi per lo più lanciati da ONLUS, associazioni no profit o cittadini privati appoggiati da piattaforme dedicate.
Il crowdfunding può essere “diretto” ovvero se lo si crea sul proprio sito autonomamente, oppure può essere “ospitato” su una piattaforma che offre il servizio di raccolta. Il crowdfunding può prevedere un obiettivo economico che, solo se raggiunto, da diritto a ricevere il finanziamento (altrimenti i contributi vengono restituiti a chi li ha versati) il cosiddetto “All or nothing model”, oppure può prevedere che, nonostante il non raggiungimento dell’obiettivo di raccolta, i fondi restino al creatore del progetto, il “Flexible model”.
Esistono al mondo circa 600 piattaforme web di crowdfunding di cui il 60% negli USA e il restante 40% nel resto del mondo. In Italia sono una ventina circa.
Le piattaforme di crowdfunding possono essere “orizzontali”, nel caso in cui ospitano progetti di diversa natura (dalle cause umanitarie alla lista di nozze a progetti creativi), oppure “verticali”, cioè focalizzate in un settore specifico. Es. cinema oppure musica oppure sport etc.)
Il presidente degli USA Barack Obama ha usato il crowdfunding per finanziarsi la campagna elettorale del 2008 attraverso una campagna di crowdfunding.

Musicraiser è una piattaforma di crowdfunding di tipo reward based verticale sulla musica che adotta l’All or nothing model. Musicraiser offre il servizio di raccolta fondi ai musicisti e agli altri operatori del settore musicale (case discografiche, promoter, festival, agenzie di booking, videomaker etc.) e non detiene alcun diritto intellettuale né d’autore sui contenuti ospitati sul sito.
In questo momento ospitiamo sul nostro sito un numero di campagne di crowdfunding attive per progetti musicali che ci colloca tra le prime tre piattaforme in Europa per raccolta in valuta Euro.

Chi garantisce al pubblico che i soldi raccolti saranno spesi interamente per il progetto indicato? Coloro che creano un progetto su Musicraiser, che noi chiamiamo Creators, cosi come quelli che lo fanno in qualunque altro sito di crowdfunding, s’impegnano a onorare i propri impegni. Se il progetto riceverà più fondi di quelli richiesti, sarà cura del creatore del progetto comunicare ai finanziatori come utilizzerà le ulteriori somme ricevute.

Ad esempio ho visto una band che cercava di finanziarsi la partecipazione a un festival in Austria. L’acquisto del disco e del merchandising è legato direttamente a questo?
Vorrai dire che cercava fondi per sostenere le spese di viaggio per partecipare a un festival in Austria… In ogni caso la risposta è sì, se vuoi contribuire alle spese di un importante step di una band che crede in se stessa e soprattutto in cui TU credi, puoi contribuire al progetto per avere in cambio una copia del loro disco o quello che hanno destinato come “ricompense”. Si tratta di un finanziamento con destinazione d’uso in cambio di una ricompensa.

Se la band, per un motivo o per un altro, non può più andare a quel festival, deve restituire i soldi, anche se in realtà ha venduto il prodotto?
Premettendo che per fortuna (soprattutto per le band) una cosa del genere non è ancora capitata, ti dico che in queste estreme eventualità sarà l’artista che provvederà a contattare i propri finanziatori e a chiedere loro se pretendono un rimborso o se, avendo ricevuto la propria ricompensa, saranno soddisfatti in ogni caso.

Alcune band propongono, in cambio di soldi, la possibilità di scegliere, ad esempio, abiti di un concerto oppure la scaletta. In questo caso chi garantisce che la band mantenga le “promesse”?
Ogni artista è libero di offrire le ricompense che vuole (l’unico limite è la legge e la propria creatività) in cambio dei contributi dei suoi sostenitori così come i suoi sostenitori sono liberi di contribuire al progetto o meno. E’ una questione di fiducia e ne risponde sempre il creatore del progetto che si assume l’onere di provvedere alla consegna delle ricompense una volta che il progetto è stato finanziato con successo. Musicraiser é solo uno strumento e il rapporto legale, fiscale e fiduciario che lega il creatore del progetto al proprio finanziatore è deputato all’artista che crea il progetto. Tutto questo è indicato chiaramente nelle F.A.Q. e nei Terms of use della nostra piattaforma.

Tra le diverse critiche, quella che mi ha colpito di più non è tanto di chi ha definito il crowdfunding “l’elemosina del terzo millennio”, ma piuttosto di chi afferma che qualche anno fa, se chiedevi a una band emergente un autografo, la stessa ne era entusiasta mentre con questo sistema un gruppo di sconosciuti ti fa pagare anche una telefonata. C’è il rischio che le band si allontanino dal pubblico invece che il contrario?
Sarebbe elemosina se in cambio del proprio sostegno i finanziatori non ricevessero nulla in cambio del proprio contributo. Ma se con il crowdfunding impegni € 10 per ricevere l’album di una band che ami, sapendo che nel caso il progetto non raggiungesse l’obiettivo economico prefissato, i tuoi soldi ti saranno restituiti, non è esattamente come comprare in prevendita una copia del loro prossimo album?  Che c’è di strano in questo?
Quanto all’atteggiamento di alcuni artisti dipende solo dalla loro personale maturità umana.  Non siamo attrezzati per effettuare controlli in merito alla dose di egocentrismo dei musicisti che si propongono sulla nostra piattaforma, ma assicuriamo uno scrutinio scrupoloso sulla credibilità artistica e professionale prima di accettare i progetti. E poi anni fa noi non c’eravamo, la piattaforma è on line da appena cinque mesi.

Mi pare di aver capito che l’artista si tiene i soldi solo se viene raggiunto l’obiettivo.
Esatto, in caso contrario l’artista non riceve nulla, Musicraiser non guadagna nulla e i finanziatori del progetto verranno interamente rimborsati della cifra impegnata. Zero rischi. Come dicevo prima il nostro sistema si basa sul modello “All or nothing” (tutto o niente).

Voi vi tenete il 10%. Quindi una band che non raggiunga l’obiettivo avrebbe vantaggio ad autofinanziarsi, cosi da intascare quanto versato fino a quel momento dalla gente. Obiettivo 1000€, la gente versa 500€, manca un giorno. La band aggiunge i 500€, piuttosto che fallire lo scopo e restituire tutto. Meccanismo un po’ ipocrita e pericoloso, forse?
Ci teniamo il 10% più iva. È il minimo indispensabile per reggere le spese del sito. Inoltre addebitiamo anche le spese di transazione tramite carta di credito (che a nostra volta ci sono addebitate da paypal). Pensiamo che sia una percentuale onesta e che può non incidere economicamente sull’esito di una campagna. Aggiungo che tre campagne finanziate su quattro terminano la raccolta con percentuali di riuscita superiori al 110% (il record è stato fatto dalla campagna di Gianni Maroccolo che ha raggiunto il 304% raccogliendo più di € 27.000, la maggior parte si attesta intorno al 130%) quindi se l’artista è bravo a promuoversi può ripagarsi in parte o del tutto le competenze di Musicraiser. Considera che il nostro servizio prevede anche una promozione on line e off line che permette a una campagna di crowdfunding di diventare anche un’ottima occasione per far parlare di se e acquisire immediata visibilità soprattutto sul web ma anche sulla carta stampata. Molti artisti che sono passati da Musicraiser hanno raddoppiato i loro contatti social alla fine della campagna. Questo grazie anche al nostro widget gratuito, un’applicazione che permette di replicare la campagna di raccolta fondi direttamente sulla pagina facebook degli artisti. Inoltre Musicraiser promuove a proprie spese i progetti che reputa più interessanti o più originali.
Per quello che riguarda l’ipotesi che un creatore di progetto che si auto finanzi la campagna per la parte residuale della somma che gli serve a centrare l’obiettivo e ricevere così il denaro, posso dire che ciò non accade spesso ma può capitare e non possiamo impedirlo tecnicamente né noi di Musicraiser né qualunque altro sito di crowdfunding. Questo perché le piattaforme di pagamento on line (tipo paypal, che ci fornisce il servizio) sono costruite con codici di programmazione che non prevedono eccezioni di tipo etico purtroppo.  Potrebbe essere discutibile centrare l’obiettivo versando soldi propri ma potrebbe anche essere che il creator li abbia raccolti off line o li abbia anticipati per qualcuno e li versi a suo nome per chiudere la campagna. In questi casi non ci vedo nulla di pericoloso o d’ipocrita.

Sicuramente la situazione è migliorata rispetto a qualche giorno fa, ma per chiudere il cerchio ho chiesto a Marco Lavagno di fare qualche domanda in merito ad una band che ha deciso di utilizzare questa forma di finanziamento (che io preferirei chiamare vendita). Quello che ci hanno risposto lo leggerete giovedì prossimo, nella seconda parte del nostro articolo.

to be continued…

Ecco un esempio di video di presentazione:

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