Itpop su Tinder – Intervista a Montone

Written by Interviste

Abbiamo incontrato il cantautore itpop in occasione del suo live al Garbage Live Club di Pratola Peligna.

Con Montone si è parlato di scena italiana, delle sue canzoni, di presente e futuro, di Tinder e promozione e soprattutto abbiamo scoperto perché proprio il nome Montone. Era troppo facile.

Partiamo dalla domanda più stupida. Perchè Montone? Se è semplicemente il tuo cognome sei libero di inventare una storia più figa.

Beh guarda, sì, semplicemente è il mio cognome. Quando dovevo scegliere il nome per il mio progetto avevo stilato una lista e la proponevo ai miei amici. Tutti però alla fine mi dicevano che era un po’ inutile, avevo già un cognome perfetto, che suonava bene, ed era pure “indie”… quindi alla fine mi hanno convinto…

Quanto è importante la scelta del nome per farsi strada nel duro mondo della scena emergente?

Ha una sua importanza agli inizi. Avere un nome che incuriosisce può spingere magari qualcuno ad ascoltare quello che fai, però poi la cosa finisce lì secondo me.

Chi è Montone? Un cantautore nostalgico, una rock band, un fenomeno itpop, un talento indie underground, un aspirante Tommaso Paradiso? Come ti definiresti?

Mi definirei un cantautore, nel senso che scrivo e interpreto le mie canzoni, ma non nostalgico. Si è parlato di cantautorato 2.0, ma secondo me stiamo già andando verso il 3.0, e mi collocherei lì. Mi piace guardare avanti, guardare dove va la musica, la scrittura, il linguaggio, i nostri tempi e scrivere di conseguenza.

Sotto l’aspetto pratico, come nasce un vostro brano?

Scrivo quasi sempre prima la musica, magari con qualche parola già accennata. Poi lavoro molto sul testo e inizio a creare un arrangiamento che mi piaccia. Lascio decantare il tutto per qualche settimana e poi riassaggio. Se il sapore mi convince vado in studio col produttore e registro.

Cerchi di focalizzarti più su una cosa specifica come le melodie o i testi? O altro ancora?

Penso che la melodia sia molto importante. È la prima cosa che arriva e che cattura la tua attenzione. Ed è quello che rimane (o che deve rimanere) nella tua testa quando premi stop e riprendi a fare altre cose. Penso che l’essenza del pop sia questa. Poi ovviamente il testo è importantissimo, va a completare e rendere prezioso questo lavoro appena fatto con la melodia. Anche il suono riveste un ruolo importantissimo: è il vestito che tu vai a mettere alla tua composizione e sbagliare vestito potrebbe compromettere l’efficacia di un lavoro ben fatto.

C’è una canzone che ritieni particolarmente riuscita? Perché più delle altre?

Non per fare lo sborone, ma penso che Slalom sia un gran bel disco pop. Ho scelto con attenzione tutte le tracce (e ne ho scartate altre) e ci ho lavorato con molta attenzione su musica, testi e sound. Forse Drink Tropicale rappresenta la sintesi migliore di questi tre elementi, ma sono molto fiero di tutto il disco.

Ce n’è una invece cui sei emotivamente più legato?

Emotivamente forse L’iglù, perché rappresenta il mio legame col cantautorato più classico ed profondo, tipo Dalla, Battisti, John Lennon.

Perché le canzoni di Montone non passano ancora in radio anche se sarebbero radiofonicamente perfette?

Beh, in realtà alcune radio le passano. Ovviamente potrebbero girare molto di più, e anche su radio grosse, però io non so risponderti, forse questa domanda andrebbe fatta alle radio. Forse hanno perso un po’ di coraggio… Oggi le radio si limitano più che altro a seguire certi trend che arrivano per lo più dalla rete, senza offrire una alternativa. Anche per questo stanno diventando sempre più marginali.

Parliamo di promozione. So che voi con la vostra etichetta avete provato a fare qualcosa di “strano” con Tinder. È servito a qualcosa?

Beh sì, è servito. Abbiamo avuto questa idea di promuovere il singolo Da quando sei partita su Tinder, attraverso un chat bot vestito da bella ragazza (l’attrice del videoclip) che proponeva a tutti i contatti il link YouTube del video. L’obiettivo non era tanto quello di accumulare views (che comunque sono arrivate), ma avere articoli sui giornali e sulle testate on-line che parlassero di questo, e quindi implicitamente della canzone e dell’artista. Ed è successo.

Come ci sei finito invece sulla RAI a “Stracult”?

Sono stato invitato. Il mio management e ufficio stampa hanno inviato il mio disco che è piaciuto, e quindi sono andato lì. È stata una bellissima esperienza, la mia prima in RAI.

Nell’era social come è cambiato il modo di fare promozione e quanto è mutato il peso che questa ha se rapportato alla qualità dei brani?

È cambiato molto. La promozione e i social oggi sono più importanti della musica stessa. Una musica mediocre, ma con un gran lavoro di promozione e sui social può avere un grandissimo successo. Però non bisogna cadere in queste cose, o per lo meno io cerco di evitare. La musica deve essere super, la migliore possibile, le canzoni devono spaccare. Poi bisogna lavorare tantissimo anche sulla promozione e sui social, altrimenti non vai da nessuna parte.

Partendo dalla tua esibizione al Garbage Live Club, parliamo di concerti. Cosa dobbiamo aspettarci da una tua performance dal vivo? E dove possiamo vedere nei prossimi mesi? C’è una cosa che non vorresti ti fosse mai successa ad un live?

Da una mia performance dal vivo dovete aspettarvi uno che suona, per davvero. Uno che ha scritto da solo tutte le sue canzoni e le propone dal vivo in una veste spesso anche nuova e forse un po’ più aggressiva che sul disco. Sto lavorando ad alcune canzoni nuove e sarò in pausa per qualche mese, ma conto di tornare in giro già da marzo 2020, con un nuovo elemento ad arricchire la band.

Trovi che il pubblico sia meno curioso verso le realtà emergenti, soprattutto in chiave live? E, se sì, perché?

Forse un po’ si. Il pubblico fa un po’ il gioco delle radio di cui ti parlavo prima, segue molto i trend e ciò che vede sui social. È poca la gente che legge “stasera X suona nel locale vicino casa” e dice “beh, non lo conosco, non ne ho mai sentito parlare, andiamo in rete ad ascoltare qualche brano e magari facciamo un salto al concerto”.

Montone artista. Il suo più grande sogno e l’incubo peggiore.

Il più grande sogno sicuramente quello di fare arrivare la mia musica a tantissima gente e sentirla cantare ai concerti. Incubo – conseguenza della realizzazione del sogno – forse quello di perdere il contatto con tutto quello che viene dal basso e che è il vero motore della musica.

Oltre ai “numeri”, cosa distingue l’itpop di Montone o Calcutta dal pop da classifica di un Carboni o chi altro?

Mah, è cambiato un po’ tutto. Alcune cose hanno un continuum, ma il linguaggio del pop è radicalmente cambiato. Il modo di scrivere è cambiato, il modo di produrre un disco: oggi puoi anche farlo a casa con un budget limitato e se il risultato è buono raggiungi milioni di persone.

Quindi, qual è oggi la vera scena alternativa italiana se tutto pare mescolarsi?

La vera scena alternativa italiana è chi scrive senza copiare nessuno. Oggi tutti copiano tutti e la musica è tutta uguale.

Torniamo ai testi. Alcuni davvero divertenti specie quando parlano d’amore in maniera non convenzionale. Quanto sono importanti in un tuo brano e quanto autobiografici?

Come ti dicevo prima sono molto importanti, anche se per me vengono dopo (nel senso temporale del termine) la musica. C’è roba autobiografica nei mia brani e non. Ma non è mai una storia, una serie di eventi in ordine cronologico. Sono immagini che si fondono tra loro, cose successe a me, cose successe ad amici, cose sentite in giro.

Cosa dobbiamo aspettarci da Montone nel futuro prossimo?

Sto lavorando a nuove canzoni. Una uscirà a gennaio 2020, e penso sia una delle migliori che abbia mai scritto. Poi ci sarà sicuramente un nuovo disco, forse sempre entro l’anno. E ovviamente sempre in giro a suonare, amo troppo la dimensione live e non voglio stare mai fermo.

Ultima domanda. Pensa a me come ascoltatore, critico e gestore di live club. Mettimi in crisi. Cosa mi chiederesti?

Cosa fai quando senti un gruppo che magari fa numeri su Spotify e lo chiami per un live, poi arrivano lì e ti accorgi che non sanno proprio suonare? Ti è mai capitato?

Grazie mille. In bocca al lupo e spero di rivederti presto. Ah, ultima cosa. Ti manda i suoi saluti Andrea, il molestatore del tuo ultimo live.

Grazie a te, Silvio, e un grandissimo saluto ad Andrea.

LINK

Facebook
Instagram
YouTube

SEGUICI

Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify

Last modified: 16 Gennaio 2020