Emozionarsi con Anna B Savage

Written by Novità

Trovare una completa connessione emotiva con un’artista è ancora possibile.

Castelbuono, 7 agosto 2022. Sul palco del Chiostro di San Francesco c’è una ragazza. Ha due grandi trecce che cadono sulle spalle, è scalza, ha una voce dannatamente particolare; è la prima volta si esibisce in Italia e il suo nome è Anna B Savage.

Due giorni fa mi arriva una notifica da quel bel canale YouTube chiamato Blogothèque e leggo il titolo: “Anna B Savage – The Ghost & Say My Name | A Take Away Show”. Non perdo un attimo e clicco play.
Rivedo Anna e le sue stesse trecce cantare una canzone dal titolo The Ghost nella luce calda di Square des Batignolles, a Parigi, tra i passanti.
Il suo volto si contrae oltremodo sulle parole: “Stop haunting me, please, just leave me be, please”, sembra stia rilasciando qualcosa da dentro, qualcosa che ha che fare con la sofferenza ma allo stesso tempo con la liberazione.

Il video continua, Anna si sposta al chiuso in una galerie shop di nome French Touche ed esegue Say My Name; alla fine del pezzo improvvisamente si commuove, ”just a little bit crying, sorry”, dice con gli occhi gonfi, mentre se li asciuga.
In questa immagine c’è tutta l’essenza e la storia di Anna B Savage. Ci sono i suoi fantasmi, c’è il mondo in cui ha vissuto e quello in cui continua a vivere, c’è la musica come strumento catartico e liberatorio.

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I due pezzi sono tratti dal suo secondo album, in|FLUX, uscito lo scorso venerdì per City Slang Records, ma per raccontarla abbiamo pescato un’intervista all’Irish Times di un paio di anni fa.

Anna dichiarò di essersi identificata a lungo in Frances,la protagonista di “Parlarne tra amici” di Sally Rooney, ragazza con enormi problemi di insicurezza e spiccato autolesionismo. L’incapacità di gestire le pressioni dopo le buone recensioni che seguirono il suo primo EP e una relazione tossica, che contribuì a distruggere le sue certezze, misero in scacco Anna. Un lungo trauma che finì quasi per annientarla a tal punto da dubitare della sua stessa carriera musicale.
Rileggendo il libro a distanza di tempo e con l’aiuto della terapia, si rese conto dei progressi fatti; il confronto col personaggio di Frances fu quindi tanto sconvolgente quanto rivelatore.
A Common Turn, il suo primo album datato 2021, è fresco di quel travaglio e nasconde nelle note una certa tensione, un’ansia irrisolta ed intrinseca.

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Ecco, in|FLUX è il secondo step di un strada intrapresa, un mare più calmo ma che scava più in profondità, con la maturità di chi ha imparato a guardarsi dentro e soprattutto ad accettarsi, in tutte le sue contraddizioni, in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi desideri, sognanti o carnali.
La scrittura è eccelsa, empatica, un capolavoro di songwriting; quella voce unica affonda nello stomaco come un coltello nel burro.

È un album squisitamente onesto che trasuda umana vulnerabilità e sprigiona in ogni dettaglio la bellezza della debolezza. La meraviglia di chi, come Anna, ha racchiuso dentro un disco una storia in cui il lieto fine non è un traguardo bensì il percorso stesso: “Sento che questo album è un’esplorazione della guarigione e del percorso della terapia”, dice.

E allora torno su quelle lacrime alla fine del video di Blogothèque, che ci ricordano che nel mondo di oggi è ancora possibile trovare una connessione emotiva totale con un’artista e con le sue canzoni.
È lecito emozionarsi di fronte alla sincerità. Ci si può specchiare nella tortuosa interiorità di Anna allo stesso modo in cui Anna si specchiò in Frances leggendo la Rooney. E da lì fare i conti con sé stessi, trovare la propria strada verso quell’enorme concetto indeterminato e relativo che è la serenità. È il flusso che trascina e che allo stesso tempo tiene a galla, senza fare affondare.

Grazie Anna B Savage per aver messo in circolo questo gioiello genuino. Lo custodiremo con cura.

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Last modified: 11 Marzo 2023