La Scimmia intervista Alan Parsons

Written by Interviste

Qualche giorno prima del live di lunedì scorso 11 luglio al Laghetto di Villa Ada. Siamo sulla terrazza del 47 Hotel a Roma, a destra la Bocca della Verità, a sinistra l’anagrafe. Io e il mio manager diamo da bere alla smania con due peroncini pagato 8.50 euro l’uno mentre Parsons ritarda.


Quando arriva con la sua manager lei sembra più eccitata di noi e lui è un bue grasso con gli occhi stanchi e con tutta l’esperienza che trasuda dagli occhiali da lettura che gli pendono dalla camicia.

“Sirius” è un suono innato e primordiale dettato da qualche dio alieno dimenticato, è la musica delle stelle, è l’estasi di san Francesco, è la Pubertà di Munch, la Melencolia di Durer. Come si crea dal silenzio una canzone che rimarrà eterna oltre il tempo e nella storia?

Non mi sarei mai aspettato che “Sirius” avesse tutto questo successo. Doveva essere l’intro dell’album Eye in the Sky. Poi è successo che hanno cominciato a passarla durante le partite di football americano. Poi nel spot pubblicitari. È strano ascoltare una propria canzone ovunque si vada.

Hai collaborato con i Beatles, i Pink Floyd e altri grandi del passato. Hai un ricordo particolare di una mangiata in compagnia? come si scandivano le ore mentre si registravano brani eterni come Let It Be o Dark Side of The Moon?

Quando ho collaborato alla stesura di Let It Be facevo ancora parte di una band, ero il chitarrista, e suonavamo in un club di Soho a Londra. Ero sia un musicista che un ingegnere del suono, ma la cosa non durò a lungo. Subito dopo l’esperienza coi Beatles infatti capii che il mio futuro era in studio. Durante la collaborazione con i Pink Floyd lavoravo così tanto da non potermi permettere svaghi. Ma ti confido che ho sempre avuto un interesse particolare per la magia.

Quali gruppi di ultima generazione ascolti?

Confesso di non ascoltare molta musica, mi capita in macchina mentre guido. sono alquanto disilluso dalla musica moderna, preferisco le band alternative o quelle che cercano di emilare la musica che mi è sempre piaciuta. Mi piacciono i Train, Sheryl Crow… Non posso certo negare che Lady Gaga, BeyoncéJustin Bieber siano dei talenti, ma sono adatti ad un pubblico giovane.

L’Italia vanta una tradizione di ottimi scrittori e poeti ma manca sempre di più la cura del suono, si ascoltano i brani in mp3 sul pc e c’è un appiattimento del sound e delle scelte di stile. Per arrivare a tutti non si rischia di tralasciare la qualità?

Gli mp3, la tecnologia casalinga, le casse del computer hanno ucciso il suono, e questo è un mio grande dispiacere. Spero si torni alla cultura della qualità delle scelte sull’immediatezza del successo. Sogno un mondo così e so che succederà.

Alla fine dell’intervista gli ricordiamo che c’è la finale degli Europei e lo invitiamo a casa del lungo per una brace. Lui ci pensa. Vorrebbe. Ma la manager gli ricorda che è stanco e che deve riposare perche l’indomani deve suonare.

Last modified: 21 Febbraio 2019

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *