Giuseppe Righini – Houdini

Written by Recensioni

Tra torbido e danzereccio, un disco capace di essere sofisticato senza perdere in fruibilità.
[ 14.04.2015 | Ribéss Records | cautautorato, alt rock ]

Arrivato al suo terzo lavoro come cantautore, Giuseppe Righini tenta un approccio meno canonico e arriva ad un compromesso accattivante tra songwriting e sonorità contemporanee.

I brani di Houdini hanno nomi di luoghi e persone ma le liriche rifuggono dal concreto, prestandosi alle interpretazioni più disparate con cui tengono l’ascoltatore sulla corda, tra eleganti astuzie sintetiche e un timbro vocale pulito e versatile. La produzione è curata nei dettagli e dimostra che bastano piccoli accorgimenti degli arrangiamenti per essere piacevolmente pop senza essere affatto easy.

Il singolo Magdalène, efficace e coinvolgente, è il brano più rock di tutto il disco. La sua atmosfera noir e suggestiva è il denominatore comune delle variazioni sonore di cui vive l’album, in bilico tra synth pop e alt dance come i primi Depeche Mode ma con la vocazione per la musica d’autore dei La Crus.
La personale interpretazione di Righini del connubio cantautorato-elettronica rimanda agli ultimi esperimenti di Paolo Benvegnù sin dalle sovrapposizioni morbide e misurate degli strati sintetici di Monge Motel, la traccia che inaugura l’ascolto. Gli episodi più ritmati evocano invece l’attitudine alt pop dei Subsonica, come Tic Toc Bar, la title-track e il singolo stesso, ma anche in questi casi la voce garbata di Righini ingentilisce sapientemente campioni e sequenze.

Ne viene fuori un lavoro organico ma tutt’altro che piatto. La maestria è nei contrasti tra gli elementi, come in Nonsense Dance, ritmo catchy a base di sequenze abbinato all’inquietudine delle liriche, o in Amsterdam, in cui il cantato si fa più roco e graffia il fondo fatto di archi discreti. Convincono meno i pochi episodi in cui la composizione perde equilibrio rinunciando quasi completamente alla musica per lasciar spazio alla voce (Bye Bye Baba, Lungo la Strada).

Dell’ascolto di Houdini resta impressa la giustapposizione di torbido e danzereccio, formula azzeccata di un disco capace di essere sofisticato senza perdere in fruibilità.

LINK

Sito ufficiale
Facebook
Instagram

SEGUICI

Web • Facebook • Instagram • Twitter • Spotify

Last modified: 11 Aprile 2020