Dead Neanderthals / Kuru – 7’’ Split

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Si sa, la gestione del rumore è alquanto difficile. E questo 7’’ Split è l’esempio lampante di come (per lo meno provare a) gestirlo, qui si uniscono due realtà distanti geograficamente ma vicine nel creare un macello unico, anarchico e massiccio. Quasi ipnotico, da portare un profano del genere come me ad immergersi con somma attenzione nei due brani di “catastrofe” sonora presentati dagli olandesi Dead Neanderthals e dai trentini Kuru. La mia domanda all’ascolto di questi estremismi musicali è sempre, ma chi si comprerebbe mai un disco così? La risposta in questo caso è: chi, oltre ad avere una percezione uditiva completamente ostile al Pop, vuole sperimentare nuovi stimoli sonori totalmente assenti di regole e limiti. L’unico limite in questi due pezzi pare essere la nota, sprigionata fuori dalla potenza del sax, domata a frustate con spregiudicata violenza, come se si fosse in sella un cavallo totalmente impazzito. La musica è nemica, una presenza quasi maligna, da estirpare, da strapazzare, da sconvolgere.

Le note in realtà nel brano dei Dead Neanderthals pare non ci siano mai, sommerse in un vortice di piatti, qualche colpo di rullante, strilla lontane (probabilmente generate proprio con un sax) e il costante tappeto di rumore puro che sembra una mietitrebbia che ci spappola il cervello. Più cruento di qualsiasi gruppo Heavy Metal che abbiate mai ascoltato in vita vostra. Un incubo sonoro più che un brano musicale. Il sax invece prende una forma perlomeno riconoscibile nel brano dei Kuru, “Fiume Asaro” parte con note distanti e distorte. Sono e rimangono lente ma ben si infilano nei ritmi tribali e storti che accompagnano con dinamica, stacchi difficilissimi e lunghissime pause il brano. Il suono del fiume e dei sonagli dona realismo ai suoni, crudi e primitivi come le grida disperate che anticipano un assolo lacerante di sax. Sapore di Jazz dentro l’Africa più nera. Ormai alla soglia dei trent’anni c’è poco da fare, questi suoni non li capirò mai bene a fondo e certamente non li riterrò mai degni di essere musica per le mie orecchie, troppo tarate sulle comode melodie. Ma sicuro questa tempesta ha un’incredibile forza comunicativa. Forza antica, come un urlo nella giungla. Ad oggi un ballo scoordinato e folle contro la società.

Last modified: 20 Febbraio 2022