La band guidata da Will Toledo è tornata con un album ambizioso e in antitesi con il trend mordi e fuggi in seno alla musica odierna.
[02.05.2025 | Matador | indie rock, power pop, rock opera]
Car Seat Headrest è tornato; anzi, oggi più che mai, sono tornati. La creatura solitaria di Will Toledo si è trasformata in una vera band, tant’è che in The Scholars tutti hanno contribuito alle musiche e in parte ai testi, mentre Ethan Ives è protagonista alla voce in due brani.
Il bedroom lo-fi, ormai superato fin dal rifacimento di Twin Fantasy del 2018, lascia qui il posto ad un suono più corposo e sfaccettato; dopo l’esperimento elettrico di Making a Door Less Open del 2020 e una lunga convalescenza dovuta a una tenace forma di COVID, Toledo ha maturato una nuova consapevolezza che pervade questo lavoro.
I Car Seat Headrest esplorano la psichedelia, l’hard rock e il glam anni ’70 senza mai tradire la loro cifra indie e in particolar modo power pop. Proprio quest’ultimo resta il fulcro sul quale gira l’album: lo si avverte nei richiami a The Replacements e ai cori e alle atmosfere dei Beach Boys, così come ai vari The Cars, Weezer, Pixies e all’AOR in generale.
CCF (I’m Gonna Stay With You) e The Catastrophe (Good Luck With That, Man) guardano al surf con un’energia sorprendentemente solare, il primo rivisitando Bruce Springsteen ed il secondo proponendo una chiave di lettura all’insegna del garage punk. Subito dopo il richiamo al passato di Devereaux si apre Lady Gay Approximately, un brano folk acustico che crea un’atmosfera intima e raccolta.
L’intro di Equals cita poi sia Child in Time dei Deep Purple che Time dei Pink Floyd, per poi aprirsi nuovamente a melodie consolidate.

Un disco stratificato ma dall’anima pop.
Chiusa questa prima fase, inizia un trittico di circa quaranta minuti contraddistinto da tre suite, ciascuna con un carattere proprio. Gethsemane mescola suggestioni tra The Who e i già citati Pink Floyd, mentre Reality, grazie anche al timbro vocale di Ethan, fa brillare la dimensione bowiana della band per poi concludere con una progressione che lambisce il post-rock. Infine, Planet Desperation attraversa glam, psichedelia, hard, folk e punk come fossero finestre aperte sul giardino del rock.
Il risultato ricorda realtà stratificate come The New Pornographers, Wolf Parade e The Hold Steady, anche se, grazie alle capacità e alla personalità di Will Toledo, è la melodia pop a restare sempre al centro.
Pur non superando le vette di Twin Fantasy e Teens of Denial, The Scholars segna un’importante svolta stilistica e di carriera, destinata a proiettare i Car Seat Headrest verso palchi e un pubblico sempre più grandi.
Questo disco, epigono di un certo pop rock classico, si pone in antitesi all’effimero suono mordi e fuggi di TikTok, sperando sia antesignano di un nuovo modo di intendere il rock.
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Last modified: 7 Maggio 2025