La band di Richmond è tornata con un nuovo EP che la conferma una volta di più tra le realtà imprescindibili della scena screamo contemporanea.
[18.04.2025 | Persistent Vision | screamo, post-metal, emoviolence]
“You think that a normal life would kill you; you think that stillness is death, or that quiet is
giving up. But eventually you have no choice but to take the pill and wake up again.”
(Esau)
La sintesi estrema in quattro atti ci dice molto più di dischi che allungano il brodo inutilmente. La nuova uscita degli Ostraca è l’espressione da manuale per aprire crepe emotive in soli venti minuti e lasciare polverizzati al suolo.
La band di Richmond, Virginia, la terra sacra dello screamo americano, è passata molto rapidamente dall’essere una new entry del gioco all’essere un pilastro inossidabile.
Io manco me ne sono accorto del passare del tempo: Deathless è uscito nel 2015 e io scapoccio sulla disperazione di Waiting tor the Crash fin dal 2017.
Nella loro discografia non si è mai ben capito cosa sia un EP e cosa sia un LP, credo che loro stessi ci giochino volentieri, ma Disaster del 2023 lo possiamo mettere con tranquillità come una delle migliori uscite screamo di due anni fa, grazie all’incorporazione di suoni più sludge e post-metal.
Eventualities, il 12” EP di cui vi parliamo in questa sede, snellisce nuovamente le strutture e riaccende la torcia più pura degli Ostraca, pur mantenendo le sfumature che ne hanno contraddistinto l’evoluzione. E il risultato è dinamite pura.
A questo giro, il disco uscito su Persistent Vision, che sta facendo un lavoro enorme per la scena contemporanea, vede il trio capitanato dal bassista e cantante scorticante Gus Caldwell, il chitarrista Brian Russo e il batterista John Crogan ricalibrato dentro l’universo di questo artwork dall’immaginario quasi biblico e profetico, che ci disintegra con un wall of sound, da marchio di fabbrica, colossale.

Maestri di dissonanze.
Attenzione: i nostri non sono mai fuori posto, mai spropositati, bensì chirurgicamente equipaggiati per distruggerci emozionalmente. Solitamente la cosa che chiediamo di più allo screamo.
E i sei minuti di Song for a Closed Door sono il manifesto che risale dal vuoto delle profondità più oscure, per poi aumentare il gain in maniera vertiginosa e non fermarsi più, sommergendoci in chiusura con degli echi noise e dei feedback strumentali che incitano al non voltarsi più indietro: “You can’t go back, and even if you could, those doors have closed forever”.
L’assalto di Eventualities colpisce per dinamismo e per il sapersi prendere i giusti tempi e spazi, nonostante il minutaggio ridotto nulla è affrettato e tutto coesiste in modo ben congegnato.
C’è la quiete di una struttura post-rock, come c’è un’aggressività quasi crust/hardcore che apre i primi secondi di Compromise, dove fa capolino un growl gutturale, prima che i suoni si aprano in un pezzo screamo al 100% con l’urlato straziante che ti trascina a fondo in tutta la sua magnifica fragilità.
Gli Ostraca sono dei maestri nelle dissonanze e sono bravissimi a mutare le ritmicità in una frazione di secondo, senza appesantire l’ascolto.
Nello screamo c’è sempre bisogno di atmosfera, i ragazzi di Richmond lo ben sanno e qui lavorano su ogni secondo per impreziosire di dettagli ogni brano, come le corde acustiche suonate in coda della stessa Compromise che sembrano delle macerie metalliche post-apocalittiche dopo i build-up costruiti nei quattro minuti precedenti.
Zero dubbi, solo certezze.
E, se proprio di build-up dobbiamo parlare, Esau per chi scrive è la traccia con la T maiuscola. Un andirivieni di climax a due facce, tra il post-rock più classico e un crescendo che muta dentro un blackgaze che ti travolge come un uragano impetuoso che vuole strapparti via ogni ossa.
Il finale, disperato e liberatorio, è bellissimo, cristallizzato lì nella sua illusione di salvezza: “I used to think there was something to protect, but there is nothing”.
L’EP si chiude con la ri-registrazione e il riassemblaggio di So Do I, uscita nel 2017 in uno split con Coma Regalia, Vril e Untold Want. Già una chicca nascosta e lo-fi della band, qui acquista vigore e consistenza, vestendosi della maturità dei suoni che gli Ostraca sono stati capaci di raggiungere, un’ultima luce che ti si stampa abbagliante in faccia prima di chiudersi in un’esplosione tanto caotica, quanto mai viva e melodica.
Bastano questi quattro brani a certificare Eventualities come una delle migliori uscite dell’anno nella scena screamo? La risposta per noi è sì e, dove si potrebbe vedere il poco materiale a disposizione come un difetto, per noi invece rappresenta la summa perfetta di tutti gli ingredienti che ci hanno fatto amare gli Ostraca nel corso dell’ultimo decennio: zero dubbi, ma solo tante certezze.
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Last modified: 23 Aprile 2025