The Brian Jonestown Massacre Tag Archive

MGMT – Loss of Life

Written by #, Recensioni

Il nuovo album è una soluzione ‘folk’ tanto tradizionale quanto inedita per la band newyorkese.
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Lars Rock Fest @ Chiusi (SI) | 07-09.07.2023

Written by Live Report

Il racconto dei tre giorni del sempre imperdibile festival toscano, giunto quest’anno alla sua decima edizione.
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Lars Rock Fest 2023, ecco il cartellone completo

Written by Eventi

Appuntamento a Chiusi (SI) dal 7 al 9 luglio prossimi.
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Moonwalks – Western Mystery Tradition

Written by Recensioni

Lisergico e tirato, il nuovo album del trio di Detroit presenta un connubio perfetto tra psichedelia e garage.
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Dodici Tracce: non la solita playlist #06

Written by Playlist

Una rubrica in cui le illustrazioni di Stefania incontrano gli scritti e le playlist di Claudia, dando alla luce un racconto sonoro a forma di vinile.
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Dodici Tracce: non la solita playlist #02

Written by Playlist

Una rubrica mensile in cui le illustrazioni di Stefania incontrano gli scritti e le playlist di Claudia, dando alla luce un racconto sonoro a forma di vinile.
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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #07.05.2018

Written by Playlist

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #27.01.2017

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Todays Festival | Torino 26-27-28/08/2016

Written by Live Report

E così l’autunno è arrivato, ed il TOdays festival è stato ancora un’ottima occasione per salutare l’estate in maniera degna. Il festival torinese che, tra le tante cose, mira anche a valorizzare la periferia di una città ormai sempre più ricca di architetture post-industriali soggette ad opere di riqualificazione, si è svolto in ampia parte, come l’anno scorso, in uno dei centri nevralgici della musica torinese: Lo Spazio 211. Altra sede riconfermata è quella del Museo Ettore Fico, che ha ospitato le esibizioni al chiuso di Calcutta (con coro Gospel a seguito) e AtomTM Robin Fox in Double Vision, eventi gratuiti e a numero chiuso, in teoria accessibili a tutti coloro in grado di ritirare un biglietto in sede, nella pratica inaccessibili (causa sold out) a chi si è goduto il finale del live allo Spazio 211. Tra le nuove entrate, parlando di location, vi è l’ Ex Fabbrica Incet, edificio appartenente al patrimonio architettonico industriale ormai in disuso e riconsegnato alla popolazione quale sede di eventi all’aperto, comoda per i suoi ampi spazi e generosa per la sua acustica. E ancora il Parco Aurelio Peccei, che ha ospitato in anteprima, nella giornata di domenica 28 agosto, uno degli spettacoli più emozionanti di tutto il festival: Viaggio al Termine della Notte di Elio Germano e Teho Teardo, liberamente tratto dal capolavoro di Louis Ferdinand Céline. Spettacolo intenso, nelle musiche e nei testi (rivisitati e completamente inediti), ricco di momenti di riflessione e di introspezione, aspetti purtroppo vanificati dal forte caldo (probabilmente la causa che ha fatto slittare l’orario di inizio dalle 16.00 alle 17.00, con immensa gioia per i puntuali) e dal luogo non proprio adatto al tipo di spettacolo, (non a quell’ora, almeno), anche se le urla di sottofondo dei bambini dediti ai giochi pomeridiani sono almeno sintomo di un quartiere vivo!

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Si comincia puntuali, quasi sempre (qualche ritardo nell’ultimo giorno) e la scaletta fortunatamente non prevede sovrapposizioni. Lo schema è lo stesso per le tre giornate: aprono le band del posto per poi passare ad altre realtà nazionali ed internazionali.

La prima giornata si apre con i suoni de il Pugile seguiti dall’elettronica dei Niagara, freschi di pubblicazione della loro ultima fatica, Hyperocean, e da Iosonouncane, ancora impegnato nella promozione di Die, uno dei dischi più belli del 2015 ma che purtroppo (ormai dopo 4 ascolti dal vivo posso dirlo) perde tantissimo nella bellezza del suono in versione live, ed è destinato a spezzarmi il cuore ogni volta. A chiudere la serie di concerti allo Spazio 211 ci pensa il Dream Pop degli degli M83.

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Dopo il set di Calcutta al Museo Ettore Fico il festival si sposta all’Incet, dove ad attenderci ci sarà John Carpenter  preceduto dalla chitarra di Paolo Spaccamonti  accompagnato da Gup Alcaro (live electronics) del collettivo Superbudda, scelta a mio avviso riuscitissima, perché le cupe atmosfere e le distorsioni che la chitarra di Spaccamonti è riuscita a creare sono state il preambolo perfetto per poter entrare col cuore pronto nella musica visionaria di The Master of Horror. È incredibile pensare che John Carpenter abbia davvero quasi settant’ anni, la sua presenza scenica sul palco è enorme. Le colonne sonore dei suoi capolavori (tra i tanti: “Fuga da New York”, “Essi Vivono” e “Halloween”), rigorosamente accompagnate da video e dal conseguente boato del pubblico, si alternano ai pezzi appartenenti alla sua “nuova carriera” di musicista, sfociata nella pubblicazione prima dell’album Lost Themes e poi, nel 2016, di Lost  Themes II. Si chiude così, col botto, questa prima giornata, e non meno carichi si passa alla seconda.

Il 27 agosto si comincia con i con i portentosi Stearica e con i pezzi tratti dal loro ultimo album, Fertile, che ho ascoltato diverse volte e che nella sua versione live raggiungono vette di potenza egemonica notevoli, arricchendosi di sfumature, dettagli, suoni, che lo rendono diverso di volta in volta, a dimostrazione che le loro esibizioni live sono qualcosa di prezioso e notevole.

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A loro seguono i romani Giuda, acclamatissimi dal pubblico ma non di certo quanto Francesco Motta, in arte semplicemente Motta, protagonista indiscusso dei festival estivi italiani (insieme a Calcutta ed a I Cani, ovviamente). Sebbene l’ascolto de La Fine dei Vent’Anni mi abbia fatto pensare a sonorità più vicine al Pop nostrano, dal vivo la sua esibizione diventa decisamente più graffiante e godibile alla mie orecchie. Una nota di disappunto la provo quando rifletto sul fatto che sia proprio lui ad esibirsi prima degli headliner (la stessa sensazione che avrò per I Cani che si esibiranno prima dei Soulwax). In un festival di questo calibro mi sarebbe piaciuto qualche colpo di scena in più (vedi Spaccamonti che si esibisce prima di Carpenter), che venisse data ad altri artisti nostrani, probabilmente meno pubblicizzati in questo periodo ma sicuramente non meno validi, la possibilità di potersi esibire in presenza di un pubblico più corposo. La scelta dei sopra citati (Motta, I Cani), sarà pure stata strategica, ma di certo non può definirsi originale.
The Jesus and Mary Chain salgono sul palco e come spesso capita con i grandi nomi dei veterani della musica, l’attesa si carica di curiosità e aspettative che nella maggior parte dei casi si riveleranno esagerati. In questo caso ci siamo trovati davanti un live godibile, ma con moderazione, senza picchi di esaltazione.

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Saltando AtomTM Robin Fox  causa sold out, ci spostiamo direttamente all’Incet per l’esibizione de I Cani e a seguire dei Soulwax, autori di uno spettacolo che difficilmente mi toglierò dalla testa. In tutto sul palco sono in sette. Tra loro, tre batterie, una delle quali suonata da Igor Cavalera dei Sepultura. Il colore predominante è il bianco ghiaccio. Il suono è un misto di elettronica e percussioni primitive. Il risultato è uno spettacolo di suoni e luci al quale l’intera Incet non può fare altro che piegarsi e cominciare a muoversi, senza sosta. E finisce così il secondo giorno.

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La terza giornata vede il pubblico un po’ stanco, e lo si intuisce dal numero di coperte sul prato in notevole aumento. C’è però chi ha ancora un po’ di energia  per farsi trasportare dal sound eclettico di Victor Kwality, e chi anche sotto il sole ancora cocente delle sette di sera non rinuncia a guadagnarsi le prime file per godersi  The Brian Jonestown Massacre, che hanno sostenuto uno spettacolo di altissimo livello, anche se ha perso un po’ di fascino a causa dell’orario.

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Abbandonate le atmosfere più cupe ci si sposta ad atmosfere più Indie e “danzerecce” prima con i Local Natives, e successivamente con i Crystal Fighters, autori di Electro-Folk che li ha portati ad addobbare il palco in modo tale da trasformarlo in una giungla. La chiusura è in bellezza con i Goat, e anche se ci si arriva un po’ stanchi e stremati, nulla può contro i loro ritmi viscerali ed il loro suono sinuoso. Finisce così il TOdays 2016, tra questi suoni e luci che sprigionano un calore che speriamo ci accompagni a lungo, almeno fino alla prossima estate.

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Il TOdays vince anche quest’anno. L’offerta musicale è stata enorme e di certo questo festival, ancora molto giovane, già compete in popolarità con altri eventi (nostrani e non) di fama internazionale. I presupposti ci sono e la strada su cui ci si è incamminati è quella giusta, i progressi si sono visti. Manca ancora però un ultimo slancio finale verso l’alto, per alcuni motivi che ho citato sopra. Auguro al TOdays di arrivare ad avere gambe fortissime, di prendere la giusta rincorsa e di spiccare, infine, il volo.

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Chi suona stasera – Mini guida alla musica live | Settembre 2016

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE
03/09@Zona Roveri, Bologna
La psichedelia e (se volete con l’accento) l’impossibilità di essere normali. Probabilmente i loro ultimi dischi non raggiungono le vette alle quali ci avevano precedentemente abituati ma possiamo assicurarvi che sul palco Anton Newcombe e soci sono sempre grandissimi (visti pochi giorni fa al TOdays Festival di cui vi parleremo presto).
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AIR
06/09@Piazza Duomo, Prato
Il duo di Versailles proporrà per un’unica data le sue fascinazioni lunari. Voleremo così da Moon Safari a Le Voyage Dans La Lune, colonna sonora dell’omonimo film di Georges Méliès restaurato nel 2010, per un live di indubbia intensità.
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CAT POWER
06/09@Rocca Malatestiana, Cesena per Acieloaperto
07/09@Anfiteatro delle Cascine, Firenze
Torna in Italia la stupenda cantautrice di Atlanta con due date in solo dal sicuro impatto emotivo. A Cesena da segnalare l’apertura dei sempre piacevolissimi Comaneci.
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THE WINSTONS
07/09@Acquaviva di Montepulciano per Live Rock Festival
08/09@Lido Mad Hops, Marone (BS)
09/09@Cap 10100, Torino
14/09@Circolo Magnolia, Segrate (MI)
15/09@Cubo, Parma
16/09@Lio Bar, Brescia
23/09@Locomotiv Club, Bologna
24/09@Piazza Della Vittoria, Spotorno (SV)
Freschi di pubblicazione del 45 giri Black Shopping Bag, Enro, Rob e Linnon Winstons porteranno la loro godibile miscela di Prog, Psych e Pop su e giù per lo stivale con un nuovo live tutto da godere. Durante la prima delle date sul palco anche i Nothing But Thieves.
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THE DEVILS
07/09 @Le Murate di Piazza Canevaro, Terranuova Bracciolini (AZ)
08/09@Blah Blah, Torino
09/09@I Camalli, Imperia
11/09@Hana-Bi, Marina di Ravenna, Ravenna per Rainy Days Fest 3
24/09@Parco Arenetta, Faicchio (BN) per Rock’n’Roll Stampede
Erica Toraldo (batteria e voce) e Gianni Vassella (chitarra e voce) questo mese ci faranno compagnia con il loro sfrontato Rock Trash-Noise con un buon numero di date a supporto del loro disco d’esordio Sin, You Sinners!
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GREG HAINES
08/09@Sala Vanni, Firenze per Nextech Festival
Data unica del violoncellista di casa Denovali con la sua classica moderna ultimamente molto più impregnata di elettronica. Collaboratore, tra i tanti, di Nils Frahm, Peter Broderick ed Alvaret Ensemble. Imperdibile.
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SUNN O)))
09/09@Labirnito della Masone, Fontanellato (PM)
Data unica anche per la band di Stphen O’Malley con le sue sperimentazoni Drone Doom dagli elevatissimi volumi (consigliato l’aver assistito quantomeno ad un concerto degli Swans) all’interno di una cornice spettacolare che ne esalterà il sound mitologicamente oscuro. Prima del concerto la videoinstallazione Finis Mundi di N!03 dedicata a Jorge Luis Borges nel trentennale della sua scomparsa.
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TERRY RILEY
11/09@Viale E. Alemagna 6 per la Triennale di Milano
Il maestro d’avanguardia e minimalismo sarà in Italia per un’imperdibile data nella quale proporrà la sua storica opera In C accompagnato da un ensamble di musicisti del Mali. Se non vi bastasse a seguire troverete The Rileys, il duo che il maestro condivide con suo figlio Gyan. Insomma, parliamo veramente di un grandissimo evento.
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1919
16/09@TNT Club, Milano
17/09@Café Liber, Torino
Due le date italiane per la band Goth Rock\Post-Punk di Bradford che tra abbandoni, ritorni e scioglimenti è comunque riuscita ad arrivare dal 1983 sino ad oggi, e pare si trovi in ottima salute.
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THE WHO
17/09@Unipol Arena, Casalecchio di Reno (BO)
19/09@Forum, Assago (MI)
Gruppo fondamentale per la storia del Rock e della musica tutta. Autori di tantissime hit tra le quali la mitica “My Generation” e di album meravigliosi come Tommy, Who’s Next e Quadrophenia. Certo, non siamo più nel 1970 ma come perderli considerando quanto ci hanno dato? Signori, Roger Daltrey e Pete Townshend vi aspettano, non mancate.
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BATTLES
18/09@Summer Music Village, Bari per L’Acqua in Testa Music Festival
19/09@Karemaski Multi Art Lab, Arezzo in apertura Zeus!
23/09@Latteria Artigianale Molloy, Brescia
La grande band fondata da Ian Williams, mitico chitarrista dei Don Caballero, tornerà
questo mese in Italia con 3 date ben spalmate sul territorio dopo i grandi concerti del Marzo scorso.
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NEGATIVLAND
20/09@LO-Fi, Milano
21/09@Tetris, Trieste
30/09@Spazio Aereo, Venezia
Band dedita ad una musica rumoristica ed allucinata, nonché ricchissima di cut-ups, che prende ispirazione da Edgard Varèse come dai Residents. Nati nel 1980 ma cresciuti in popolarità solo nel 1991 non per le loro lodevoli doti ma per una causa della Island Records riguardo al loro Ep U2 (contenete due versioni parodiche della celebre “I Stll Haven’t Found What I’m Looking For”) ed alla sua copertina che poteva far pensare ad un disco della band di Bono Vox intitolato Negativland. Indubbiamente creativi, non perdeteveli.
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CAMERA
30/09@Mattatoio, Carpi
Krautrock da Berlino ispirato ai miti del genere. Giunti al loro terzo disco sulla lunga distanza, Phantom of Liberty, dato alle stampe quest’anno, porteranno il loro complesso sound, energico e sofisticato, nella nostra penisola per un’unica data consigliatissima.
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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #27.05.2016

Written by Playlist

Morgengruss – Morgengruss

Written by Recensioni

Morgengruss è il nome dietro al quale si cela il progetto solista del genovese Marco Paddeu (Demetra Sine Die e Sepvlcrvm) che per questa nuova avventura si presenta con un disco, registrato da Emiliano Cioncoloni per Taxi Driver Records, che è un viaggio meditativo e minimale all’interno di sé; l’album, dal cuore Folk Drone, ed all’interno del quale non mancheranno componenti Doom e Kosmic, sarà sorretto da abbondanti dosi di psichedelia.
Morgengruss è anche il titolo di un brano dei Popol Vuh post Hosianna Mantra (dei quali non sarà difficile trovare sentori tra questi solchi), quelli del periodo che lega il loro nome a quello del regista Werner Herzog, il brano è presente nel disco Aguirre colonna sonora del film “Aguirre, Furore di Dio”, nel quale una spedizione spagnola alla ricerca della mitica terra di Eldorado verrà sterminata anche a causa del suo (autoproclamatosi) comandante interpretato dallo straordinario Klaus Kinski, pellicola girata in Perù tra la foresta amazzonica ed alcuni affluenti del Rio delle Amazzoni e capace di emanare una forte connessione spirito/natura, connessione che anche in questo lavoro di Paddeu non verrà a mancare.

Il disco mostrerà i suoi modi già dall’iniziale e suggestiva “Father Sun”, un Folk Drone ancestrale, etereo ed ipnotico, nel quale la chitarra di Paddeu ricamerà, come in buona parte del disco, trame che pur avendo un respiro più ampio rimanderanno agli Earth come agli House of Low Culture, il brano sembrerà cullarci accompagnandoci tra le braccia del sole per poi abbandonarci in un vortice apparentemente freddo ma in realtà dal cuore caldissimo. Più scura e desolante sarà “To an Isle in the Water”, nella quale troveremo la partecipazione di Roberto Nappi Calcagno alla tromba che donerà al brano un tono morriconiano, toni che diverranno più psichedelici, ma non meno cinematici, nelle successive “River’s Call” (buonissimo lavoro alla chitarra ed ai fiati) e “Apparent Motion”, fino a giungere al culmine psichedelico di “Like Waves Under the Skin”, pezzo nel quale pare si incontrino Six Organs of Admittance e The Brian Jonestown Massacre, ma che paradossalmente suona come il brano meno riuscito del lotto.
Troveremo il meglio del disco nei due pezzi conclusivi: “Vena” ci porterà in territori Dark Jazz grazie all’ottimo lavoro di Sara Twinn al sax, mentre la chitarra di Paddeu tesserà essenziali trame di psichedelia oscura, e mentre la voce sembrerà arrivare dall’oltretomba ricordando un certo Michael Gira, non risulterà difficile sentirsi in territori lynchiani, per lo meno fino all’arrivo nel finale di un vortice dronico; nella conclusiva “Hope” troveremo due ospiti (Enrico Tauraso, diapason ed effetti, ed Emiliano Cioncoloni, pianoforte e percussioni), che si adegueranno perfettamente al suono lento e distante che Paddeu desiderava per questo lavoro, tutto suonerà infatti in modo talmente minimale e perfettamente bilanciato da renderlo il brano più rarefatto e ricco di pathos del disco, qui i Popol Vuh del periodo sopra citato saranno più che percepibili per un brano ricco di tensione onirica esaltato da voci e suoni eterei e da un breve ed intenso spoken di Paddeu.

Morgengruss è un album sospeso ma denso, terapeutico ed iconologico, che raccoglie le emozioni, le paure, le nostalgie e le speranze che ci plasmano e che facendoci toccare la notte con mano riesce ad evidenziare i suoi come i nostri spiragli di luce e colore, non sarà l’Eldorado ma questo chiaroscuro è la ricchezza che a fine ascolto (sotto lo sguardo d’aria, acqua, fuoco e terra della natura) potrà sicuramente farci sentire più fortunati e consapevoli di Aguirre e dei suoi compagni di spedizione.
Disco che difficilmente avrà la fortuna che meriterebbe e che per questo, ancor di più, consiglio agli amanti del genere di non farsi sfuggire, non sarà l’Eldorado ma è sicuramente terra che merita di essere scoperta.

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