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Acinideva – Fuori dall’Eden

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Ecco un disco che è davvero degno di nota, un lavoro che ti spiazza soprattutto se si considera la casa discografica, la Nadir Music che solitamente tratta di generi più estremi. Il disco in questione è Fuori dall’Eden, composto dai genovesi Acinideva. Un ottimo prodotto Rock dall’ impronta cantautorale che riesce ad emozionare con i suoi riff e i suoi testi riflessivi i quali si indirizzano su tematiche sociali e sul genere umano in generale. Fuori dall’Eden è un disco di dieci tracce, ognuna con qualcosa da raccontare e far provare. Questo disco vanta di un sound roccioso ed elettronico fatto a pennello, non ci si stanca mai di ascoltarlo e la voce di Alessandro Ottaviani è un vero portento. Parliamo di un gruppo che potrebbe camminare a braccetto con i più affermati, come il Teatro degli Orrori, Johnny FreakMarlene Kuntz Massimo Volume.

Il platter si apre con “Eva” una canzone che ha la giusta dose di potenza e dolcezza con il basso di Loris Andreotti che fa davvero la differenza. Con la successiva “Norwegian Suite” si comincia a sentire la vena nervosa della band. “Lampedusa” mette in mostra le possenti chitarre di Fabio Cloud e Tommaso Piana: riff taglienti e nevrotici giri di chitarra il tutto condito con l’ottima prestazione di Ottaviani. Il brano già presagiva il successivo divampare dell’ incendio di fronte l’ incapacità dei governi europei di affrontare la questione. “Il Cantico dei Cantici” è il momento di pausa del disco; questa traccia per la maggior parte del tempo è dominata dalle prestazioni cantautoriali di Alessandro Ottaviani.  Si riparte a razzo con “Ossigeno”, altra traccia di ottima fattura che presenta rocciosi riff. “Arbeit Macht Frei” è un’altra canzone particolare, melodica e movimentata.

Le ultime canzoni da citare obbligatoriamente sono “L’Inganno” e la conclusiva “Prima del Bacio (Tra Paolo e Francesca)”, la prima forte e di un certo impatto e la seconda invece calma; quest’ultima assomiglia quasi ad una ninnananna, la giusta canzone per addormentarsi lievemente e scappare in un altro mondo sognando una realtà migliore.

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Artificial Wish – Subconscious

Written by Recensioni

L’ attesissimo disco d’ esordio degli Artificial Wish si intitola “Subconscious” e detto francamente, il lavoro ha colpito l’ autore di questa recensione. Cominciamo a dire che il gruppo nasce nel 2006 da un iniziativa del chitarrista Michele, dal bassista Gianluca che però lascia la band dopo tre anni e infine dal batterista Riccardo. Come accennavo prima, “Subconscious” ha avuto un certo effetto verso di me, positivo per un certo aspetto, perché ascoltando il disco ho avuto come l’ impressione che la band abbia delle doti nascoste e probabilmente dando più attenzioni il loro lavoro è proprio cosi.

A primo impatto “Subconscious” può sembrare un album di Melodic Death Metal miscelato all’ Hardcore: ci sono riff aggressivi e atmosferiche melodie che a volte oscillano sull’ elettronica, un po’ alla Sadist per dirla tutta. “Subconscious” è una discreta uscita che la Nadir Music compie, il nuovo acquisto, gli Artificial Wish appunto, è piuttosto promettente, i ragazzi hanno le carte in regola per sbalordire il pubblico italiano e lo dimostrano tracce come “Spin”, “My Clay’s World”, “Infected Tough” ed “Halo”. Simpatico anche l’ art work del disco, ricorda molto le locandine di uno dei film de “I racconti della Cripta”, diciamo non troppo impressionabili. “Subconscious” è un disco d’ esordio che merita almeno un ascolto, il gruppo ha lavorato bene e qua e là ci ha aggiunto anche un pizzico di personalità, che almeno personalmente, in questi ultimi tempi, in questo specifico genere poco ho sentito. Non posso fare altro che augurare agli Artificial Wish un buon continuo di carriera.

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