Sick Tamburo – Paura e l’amore

Written by Recensioni

Tra punk e malinconia, il nuovo lavoro di una band che riesce sempre a toccare i punti più deboli della personalità umana.

[ 05.04.2019 | La Tempesta Dischi | Alt Rock, Punk Rock ]

Fuori da venerdì scorso Paura e l’amore, il nuovo lavoro dei Sick Tamburo, dopo due anni dall’ultimo album Un giorno nuovo. Dopo il tema dell’ossessione e della malattia, è il momento dell’amore per i due ex Prozac+, non considerato nel suo lato positivo, ma con l’occhio dei Sick Tamburo che va ad indagare sempre i lati oscuri e le zone d’ombra dei fenomeni.

In questo quinto album i brani sono interpretati da una voce maschile, quella di Gian Maria Accusani, malinconico e spesso melodico, a differenza dei primi due album che vedevano trionfare Elisabetta Imelio, con il suo modo di cantare che sembra scandire una marcia, con un ritmo conciso e ripetitivo. Nove brani per Paura e l’amore, nove tentativi di conciliare questi due sentimenti apparentemente distanti, ma strettamente connessi e tra loro conviventi. Esemplificativo di questo legame è il singolo Puoi ancora, che insiste sul mettersi in gioco nonostante la paura. I Sick Tamburo parlano infatti dell’amore come medicina, come antidoto, l’unico in grado di disinnescare i meccanismi dell’altra emozione che dà il nome al disco e che accompagna costantemente la vita dell’uomo.

Paura e amore viaggiano su due binari paralleli, nella stessa presentazione scenica della band – Accusani e la Imelio ci tengono a precisarlo – con il loro passamontagna che nasconde il viso (sintomo di paura), ma dal quale al tempo stesso arriva un messaggio al pubblico (amore). Lisa ha 16 anni affronta i due temi in riferimento a un’adolescente che ha a che fare con un dolore che la porta a rinchiudersi in una stanza e a guardare il mondo da lì, da un immobilismo che spesso la paura innesca. Il ritornello la incita però a correre, a non farsi bloccare da ciò che teme. Ogni testo è ispirato ad una persona, come a voler costruire una serie di esempi quotidiani di paura ed amore (vedi Baby Blu). Segue Quel ragazzo speciale, che parla di Andrea, dipinto come una persona che scappa, scappa dai suoi sentimenti: qui lo scappare è uno degli effetti della paura, che rende immobili o fa fuggire, come accade agli animali davanti ad un pericolo (la prima reazione – quella istintiva – è sempre quella della fuga e se non è possibile si opta per l’affrontare il problema). Agnese non ci sta è la storia di una ragazza che ha bisogno d’amore ma non lo dimostra all’esterno, sempre per paura, forse per un passato di abusi.

Storie diverse, persone diverse, ma le emozioni sono le stesse: l’amore è ciò verso cui tutti tendono, ma è anche una sfida, comporta mettersi in gioco, rischiare, per questo non si sgancia mai dalla paura. Puoi ancora, al di là delle storie particolari di cui canta Accusani nelle altre tracce dell’album, è un monito ad aprirsi, a lasciarsi andare. Anche Tim Burton la sceglierà parla di amore e paura come tratti essenziali dell’essere umano, al pari delle sue parti del corpo, quindi non evitabili. La protagonista del pezzo è Leila, una donna, come per la maggior parte degli altri brani (eccetto che per Andrea in Quel ragazzo speciale), che potrebbe essere il soggetto di un film di Tim Burton proprio perché incarna i temi dell’album. Impermanente parla della transitorietà delle cose della vita, delle persone che possono decidere da un momento all’altro di non starci più accanto. Viene sempre messa in gioco la paura, stavolta quella del cantante, che parla ad una donna innominata e le spiega poi di imparare a non scappare. Mio padre non perdona sembra toccare la sempre calda questione del figlio non accettato dal padre perché delude le sue aspettative, e qui, come anche dal brano precedente, si vede un Accusani che parla di sé. L’album parte dall’esigenza di affrontare dei temi, ma il metodo usato è quello di proiettarli nelle vite degli altri, fino ad arrivare gradualmente a parlare si sé, senza più intermediari, anche se entrano in gioco la relazione con una donna e con il padre. Il più ricco del cimitero sembra non chiudere a caso il disco, perché tratta della fine per eccellenza, la morte, che annulla la ricchezza in vita.

Gli argomenti sono trattati con semplicità, in modo conciso e senza giri di parole. Il tutto è accompagnato da ritmi che coinvolgono e da un’atmosfera punk fortemente tormentata, come il timbro e l’interpretazione di Accusani suggeriscono. Un album non solo arrabbiato e tagliente, dalle ripetizioni ossessive e nevrotiche, ma anche malinconico, che non rinuncia a sperare in un cambiamento. Ancora una volta i Sick Tamburo riescono a toccare i punti più deboli della personalità umana, partendo da episodi particolari, non deludendo l’ascoltatore più o meno esperto, con la sempre viva capacità di coinvolgere con il loro inconfondibile punk melodico.

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Last modified: 18 Aprile 2019