MAQUINA. – PRATA

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Un sabba edonistico e selvaggio che suona come un invito irrifiutabile a perdere il controllo di sé.
[ 05.04.2024 | Fuzz Club | krautrock, noise rock, EBM, industrial techno ]

“In my mind there’s a continuous repetition”.
A prima vista sembrerebbe un verso introspettivo di uno dei tanti eteronimi di Fernando Pessoa, e invece è la frase con cui i MAQUINA. (resi graficamente come MДQUIИД), connazionali del poeta e scrittore totem di ogni esistenzialista che si rispetti, presentano sé stessi. 
Non a caso, il concetto di ripetizione ossessiva e ipnotica immortala come meglio non si potrebbe il suono del trio portoghese, che arriva al debutto su lunga distanza nientemeno che sotto l’egida della prestigiosa Fuzz Club.

La colonna sonora perfetta per una notte straniante in un qualche sordido locale underground. È così che si potrebbe descrivere PRATA, che riprende l’immaginario da clubbing già ben presente nell’EP di esordio (dall’eloquente titolo DIRTY TRACKS FOR CLUBBING, appunto) ed è intriso di quella inquietudine esistenziale che ti assale alle tre del mattino, mentre hai in mano l’ennesimo cocktail annacquato della serata, quando la tua mente è ormai un vortice e all’improvviso realizzi di essere circondato da gente che l’indomani non penserà certamente a te.
Sei tracce che si presentano quasi come un unico pezzo, pura trance in balia di suoni oscuri, sintetici e immersivi.

© Daniel Jesus
***

Deve esserci una qualche forma di ironia nell’intitolare body control un pezzo che ha il preciso compito di fartelo perdere, il controllo. Una matassa di distorsioni degna degli A Place to Bury Strangers (il paragone non è casuale, dato che la band lusitana accompagnerà Ackermann e soci nell’imminente tour europeo) si diverte a screziare una travolgente e oscura psichedelia che richiama quella dei 10 000 Russos (anch’essi portoghesi e anch’essi da recuperare al più presto, fidatevi).

Se il singolo denial parte da una linea di basso granitica e inscalfibile per poi addentrarsi in un groviglio di distorsioni allucinate da far girare la testa, la suite a metà tra kraut e EBM di subversive è un viaggio senza ritorno attraverso un universo parallelo fatto di immagini inquietanti e psichedeliche.

Schegge post-punk si infrangono in continuazione contro un denso e tetragono muro di suono fatto di psichedelia distorta e techno, noise ed elettronica spinta. 
Con la breve desterro ci si affaccia anche verso una forma canzone più o meno canonica, ma è una mera e fugace illusione, perché i MAQUINA. danno il meglio di sé quando partono per la tangente e non arrivano più a destinazione, perdendosi nei fumi di quello che ha tutte le sembianze di un rave stupefacente e adrenalinico.

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Il finale affidato alla sincopata concentrate sa proprio di luci che si accendono e occhiali da sole da rimettere su per nascondere le occhiaie e i postumi di una nottata che richiederà un bel po’ di pazienza per essere smaltita a dovere. Un’esperienza sonora allucinata e allucinante.

Oscuri e contorti, sinistri e distorti, ossessivi e opprimenti, ma soprattutto istintivi e primordiali. I MAQUINA. puntano dritti al cuore della vostra più profonda inquietudine e, con il loro sabba edonistico e selvaggio, vi invitano a liberare mente e corpo e ad abbandonarvi totalmente alle vostre pulsioni più autentiche e inconfessabili. Almeno per una volta, almeno per una notte.

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Last modified: 13 Aprile 2024