Yard Act – Where’s My Utopia?

Written by Recensioni

Non è post-punk, non è dance-rock: i nuovi Yard Act sanno solo quello che non sono. E meno male.
[ 01.03.2024 | Island | dance-punk, art punk ]

È passato un mese dall’uscita di Where’s My Utopia? degli Yard Act. Ho letto molti pezzi, per lo più positivi, che dicevano cose giuste con le parole giuste (disco della maturità, virata dance-pop, quelle così lì che uno sa che sono giuste e sono da dire ma che a leggerle – e a scriverle? – ti senti un po’ morire). Volevo dire anch’io due cose, non perché debba aggiungere concetti di spessore a quanto già detto da Aimee Cliff che scrive su Guardian, Dazed e Pitchfork mentre io lavoro come back office, ma perché c’è un tweet che mi fa molto ridere e che dice che “la cosa più divertente per una ragazza è fare parallelismi, trovare connessioni, notare gli schemi ricorrenti”. And I’m just a girl.

James Smith ha due grandi qualità: è cocky come Jarvis Cocker ed è un ottimo paroliere come Alex Turner. Sarcastico, dinoccolato, canta (recita, parla, reppa?) con accento pronunciato “in tones of mild amusement” aforismi ingegnosi e sottili, come “I wore these beige chinos / Swore they were just cream jeans”. Tutto questo lo rende anche, inevitabilmente, detestabile a molti. Qualche giorno fa Dorian Lynskey sul Guardian si chiedeva se i testi delle canzoni possano essere considerati letteratura. Io dico sì e dico che il testo di Blackpool Illuminations, con James Smith nel ruolo di unreliable narrator, un po’ lo è.  

© Jamie MacMillan
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Mi piacciono i film di Ken Loach. Sono tutti film su temi politicamente caldi dove tendenzialmente si soffre e, se si ride, si ride per non piangere. I dischi degli Yard Act sono fatti della stessa sostanza dei film di Ken Loach: cinismo, working class e commedia sociale. Quando nel 2009 uscì la notizia che Loach avrebbe fatto un film con Eric Cantona – l’ex stella del Man United – uscì un mezzo scandalo. “Dopo tutto, Loach è il socialista puritano che detesta i ricconi dello United e non lavora con le star”, scriveva il Guardian. E invece il film vinse il premio della giuria ecumenica a Cannes per “il suo approccio ironico, ottimistico e umano alla società contemporanea in piena crisi”. Attendo una giuria ecumenica che attribuisca lo stesso premio agli Yard Act.

Uno dei miei meme preferiti è quello della casa nera gotica vs casa rosa confetto. Un’immagine che ha funzionato milioni di volte nel mettere a confronto Oppenheimer e Barbie ma anche i testi deprimenti vs le melodie catchy degli Smiths o dei Cure e che funziona benissimo anche con gli Yard Act di Where’s My Utopia?. Testi introspettivi su eco-ansia e compromessi per sopravvivere all’industriale musicale contemporanea vs melodie accessibili, poppy e che annullano i confini di genere, vedasi alla voce The Streets, LCD Soundsystem e Talking Heads.

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Rumore Bianco, il film di Noah Baumbach tratto dal romanzo di DeLillo, è uscito un prodotto bruttino (dopo tot mesi si può dire). C’è solo una grande scena, sui titoli di coda, quando tutti i protagonisti ballano tra gli scaffali di un supermercato sulle note di New Body Rhumba degli LCD Soundsystem, con i coretti che urlano “Pana! Sonic! ‘nilla wafers! Super! Super!”. La critica più ballabile al desiderio capitalista d’accumulazione compulsiva? Sì. Altra sorprendente e ballabilissima critica, questa volta al trattamento riservato agli artisti emergenti, la fanno gli Yard Act nel singolo Dream Job, dove Smith urla “It’s ACE! TOP! MINT! BOSS!” cercando di convincersi su un groove contagioso che essere una band di successo sia fantastico mentre dentro lentamente muore attanagliato dai dubbi e dal senso di colpa.

Unico neo? Non aver incluso quel singolo clamoroso che è The Trench Coat Museum: la speranza è che almeno nei live ci riprenderemo tutt’ chell che è ‘o nuost’.

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Last modified: 13 Aprile 2024