Con un orecchio teso verso i 90s, l’EP di debutto del quartetto di Brighton unisce sapientemente la proverbiale lentezza dello slowcore a melodie tipicamente alternative.
[21.05.2025 | Memorials of Distinction | slowcore, indie rock, alternative rock]
È dal primo singolo che seguo i Glasshouse Red Spider Mite, ed è sempre un piacere constatare che esiste ancora – seppur raramente – dello slowcore non lagnoso e pedante, né melodicamente banale.
Brighton, del resto, è da sempre una fucina vivida e prolifica di progetti musicali, capace di distinguersi dalla vicina Londra per la sua scena più eclettica, meno legata a tendenze passeggere e più incline alla sperimentazione. Dalla città sono emerse negli anni band notevoli, e anche oggi gruppi come Van Zon e Flip Top Head testimoniano quanto sia attiva la scena locale.
Con l’EP di debutto dal curioso titolo What Do You Mean The Monster?… Hahaha, il quartetto si inserisce all’interno di questa tradizione, seguendo la scia della lentezza britannica di deathcrash, Quade e dei compagni di etichetta caroline.
Non è però così automatico rinchiuderli in questo genere: in Time for Change, ad esempio, lo sviluppo atmosferico post-rock dei Talk Talk cauterizza ferite ancora vive, così come in Ant-Mill i crescendo dei Mogwai si mischiano a un’aura radiohead-iana (che avvolge l’intero disco) che deflagra e si spoglia nel finale.
Everyone Loves You è un pezzo di folk catartico che ricorda certe ballate di Neil Young e Mark Kozelek, mentre la conclusiva I’m Batman riesce a mescolare Dinosaur Jr. e Seam con la versione più cupa e cruda di band come Bombay Bicycle Club o Local Natives.

Slowcore dalle tinte indie e alternative.
Con le sue progressioni e i lenti arpeggi, la band si appoggia sulle radici tracciate da gruppi come Bluetile Lounge o Bedhead (senza dover scomodare i soliti Codeine e Low), aggiungendo al miscuglio un’indole indie e alternative rock che conferisce al disco un respiro più ampio.
Unico cruccio personale, la mancata possibilità di inserire nell’EP i primi due singoli, Erstwhile e Thorns in My Mouth: due tracce perfettamente in linea con il resto, che avrebbero permesso di avere tra le mani un album di elevata caratura.
In generale, resta poi il paradosso — ormai sempre più frequente — di trovarsi davanti a EP da 26 minuti e LP da 21, per definizioni che sembrano ormai seguire logiche editoriali più che artistiche. In questo caso, più che una scelta, suona come un’occasione mancata.
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Last modified: 21 Maggio 2025