“Amami così”: un manifesto alla libertà che fa venir voglia di ballare – Intervista a Cali

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Abbiamo chiacchierato con l’artista in occasione dell’uscita del nuovo singolo.

(di Maria Stocchi)

Cali, all’anagrafe Alessandro Caligaris, è un artista originario di Torino. Spontaneo, eclettico, libero, con la sua musica spazia con naturalezza tra generi e sound diversi, dalle power ballad al pop punk, mescolando dolcezza e ribellione.

Il suo percorso con l’etichetta discografica Hokuto Empire (con distribuzione Sony Music Italy) è iniziato attraverso Hotel Parigi, un pezzo autobiografico ed estremamente personale, ma è con Amami così che Cali ufficializza il suo esordio: uscito su tutte le piattaforme digitali il 4 giugno, il brano è un manifesto alla sua spontaneità, alla sua esigenza di libertà, sia di creazione e di sperimentazione, sia da ogni tipo di definizione, con un ritornello che fa venire voglia di scatenarsi e ballare.

Attraverso questo pezzo electro-pop ed energico, nato e registrato in mezza giornata insieme al producer multiplatino e compagno di viaggio Steve Tarta, il giovane artista torinese ci porta direttamente nel suo mondo: libero da vincoli, dalla dicotomia tra giusto e sbagliato, tra bello e non bello, tra pregio e difetto. Un mondo dove poter essere proprio amati così, per ciò che si è, senza scendere a compromessi, senza paura, senza barriere, senza giudizi.

Noi di Futura 1993 abbiamo avuto il piacere di parlarne insieme a lui.

Ciao Cali! Parliamo subito del tuo singolo d’esordio, Amami così. Solo il titolo è un’affermazione forte. C’è un messaggio particolare che hai voluto comunicare con questo pezzo?

Il messaggio, come hai notato tu, sta nel senso letterale del titolo: “amami così”, per come sono fatto, indipendentemente dal mio orientamento sessuale, dai miei difetti e dai miei pregi, dalla mia follia o dalla mia maleducazione.

Come è nata la canzone?

La canzone è nata molto spontaneamente, veloce come un flusso di coscienza. Nel giro di 12 ore abbiamo chiuso la strumentale, il testo e registrato il tutto.

Sei soddisfatto dei risultati raggiunti finora?

Se dicessi che i numeri non sono importanti mentirei, ma sono cosciente del fatto che sono all’inizio di un percorso e sono soddisfatto dei feedback ricevuti dai miei ascoltatori. 100 persone che capiscono ciò che vuoi esprimere in un brano e lo fanno diventare loro, valgono di più di 10.000 che lo ascoltano solo per moda.

Quanto c’è di te e del tuo vissuto nei pezzi che scrivi?

I testi sono scritti da me al 100%. Con il mio stile di vita credo di avere molto da raccontare, ma mi piace viaggiare e far viaggiare chi mi ascolta. Darò un pezzo di me in ogni canzone per arrivare, magari tra un po’ di anni, a farmi scrivere una biografia da qualcuno che lo potrà fare anche solo ascoltando i miei brani.

Raccontaci un po’ la tua storia. Che cosa ti ha fatto dire, ad un certo punto: la musica è la mia strada?

Vengo da una famiglia di musicisti e ho sempre scritto molto. L’arte e la musica hanno fatto parte di me fin da quando ero molto piccolo. Quindi è stato facile innamorarsi follemente di entrambe. Ho trovato nella musica un modo per esprimere ciò che di solito non dico, ecco.

Quali sono le tue influenze musicali? Ci sono degli artisti ai quali ti ispiri particolarmente?

Mi ispiro a molti artisti, ma non ho un target preciso, ascolto di tutto e spesso non mi accorgo neanche da cosa o chi mi faccio influenzare.

I sound che proponi sono diversi tra loro. Se Hotel Parigi, ad esempio, nella sua versione punk rock ha un groove forte, distorto, energico, che mi fa pensare all’hardcore e all’alternative rock americano da palco dello Warped Tour, Amami così – sebbene conservi un’anima punk, soprattutto nel testo – mi porta direttamente in discoteca, più precisamente una discoteca di metà anni ’80. In questo momento ti rivedi di più in un genere specifico o pensi che continuerai a spaziare e sperimentare?

Come per la musica che ascolto, anche la mia non avrà mai un genere preciso. Credo che si identificherà sempre per l’anima e la passione che ci metto. Ecco, non mi stupirei se tra 10 anni realizzassi un album su basi orchestrali acustiche.

Com’è il tuo rapporto con il tuo produttore, Steve Tarta? Collaborare con lui ha in qualche modo influenzato il tuo stile?

Io e Steve al momento viviamo insieme e abbiamo un rapporto più che unico. Sicuramente ci troviamo in un momento artistico molto importante, in cui tutto nasce naturalmente, senza pensarci troppo e senza sbagliare, prima di ogni cosa per passione e divertimento.

A chi parli con le tue canzoni? C’è un pubblico particolare al quale ti rivolgi?

Parlo al mondo, a chi ha voglia di vivere la vita, a chi ama la libertà.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Possiamo aspettarci presto l’annuncio di un album?

Siamo all’inizio di un lungo viaggio, sarà curioso mostrarvi tutte le tappe. Il punto di arrivo è ancora lontano.

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Last modified: 23 Luglio 2021