Gennaio, 2016 Archive

Morning tea – No Poetry in It

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Avevamo lasciato Morning Tea, moniker sotto il quale si cela Mattia Frenna, due anni fa con Nobody Gets a Reprieve (Sherpa Records), suo promettente e brillante disco d’esordio. Da allora un denso tour italiano e la presenza al Birmingham Popfest uniti ad un ottimo riscontro di critica hanno alimentato il fuoco creativo del folksinger milanese. Uscirà a febbraio, ancora una volta per Sherpa Records, No Poetry in It, giusto e naturale prosieguo del primo lavoro in studio. Il titolo dell’album, tanto evocativo quanto esplicito, ci parla di squarci di vita vissuta, istantanee di storie personali raccontate in modo diretto e asciutto. Non c’è nessuna magniloquenza nelle parole di Frenna, quanto piuttosto la ricerca di un ermetismo sia melodico sia testuale. “Florence” ne è una dimostrazione lampante: divisa tra il piano ed esplosioni Noise Elettro sintetizza il testo in uno statement glaciale: “I miss something/I miss something/I miss something/I miss something/I just don’t know what the fuck it is”. C’è tanto ricordo e qualche elemento di nostalgia nelle parole di Morning Tea e quelle corde appena pizzicate, il lieve tocco sui tasti del piano in “Letter to a Friend” e “Sad song” o, ancora più esplicitamente, nella stessa “No Poetry in It” arrivano a toccare il cuore di chi ascolta, riuscendo ad entrare nel suo complesso mondo interiore. A metà tra ricordo, perdita e un pizzico di speranza Morning Tea si confida come ad un vecchio amico, senza troppi giri di parole. No Poetry in It è un disco in antitesi col suo stesso titolo in cui la poesia è il racconto stesso della vita nel suo incedere, raccontata in maniera diretta. Una scelta vincente.

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Guarda il video in 2D Motion Graphic dei The Encore

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“Fall Into the Deep” unisce le ritmiche Funky-Afro con beat elettronici, questa spasmodica ricerca del suono ha portato i The Encore nello studio parigino di Antonie Chabert (Sound Engineer che ha lavorato nell’ultimo disco dei Daft Punk Random Access Memories). Disponibile su Youtube è disponibile il videoclip di “Fall Into the Deep”, brano del duo elettronico The Encore, realizzato integralmente in 2D Motion Graphic e che vede la regia del videomaker Bruno D’Elia.

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Postcards, la band dal Libano a Febbraio in tour in Italia

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Prima volta in Italia per il quartetto libanese Postcards, originari di Beirut, Libano. Autori di un indie-folk fresco ed internazionale, presenteranno il loro Ep What Lies So Still con un tour di 12 concerti in 13 giorni, dal 4 al 16 Febbraio, da Roma fino in Sicilia, toccando anche Campania e Calabria. Giochi armonici, delicate melodie ed atmosfere ora nostalgiche, ora più spensierate, caratterizzano il sound della band. Ed è facile abbandonarsi alla sognante voce di Julia, come nella traccia che da il nome all’Ep, primo singolo estratto. Oltre ad essersi esibiti in tutto il Libano, in Germania, Uk, Francia e Portogallo, hanno anche aperto i concerti dei Beirut e di Angus & Julia Stone.

Le date del tour:
giovedì 4 febbraio: GODOT, Avellino
venerdì 5 febbraio: U-TURN, Napoli
sabato 6 febbraio: OFF, Lamezia Terme (CZ)
domenica 7 febbraio: GLAMOUR, Catania
lunedì 8 febbraio: RETRONOUVEAU, Messina
martedì 9 febbraio: AL KENISA, Enna
mercoledì 10 febbraio: BOLAZZI, Palermo
giovedì 11 febbraio: MARIUS, Barcellona P.G. (ME)
venerdì 12 febbraio: MORGANA, Benevento
sabato 13 febbraio: MR ROLLY’S, Vitulazio (CE)
domenica 14 febbraio: BUATT, Eboli (SA)
martedì 16 febbraio: NA COSETTA, Roma

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Veeblefetzer, nuovo video e tour

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“Boom The Rhumba”, nuovo singolo dei Veeblefetzer, è dedicato a tutti i bohémien dal ritmo facile, esibizionisti da dancefloor e sollevatori di gomito. Un torneo di combattimenti clandestini fa da sfondo a un pandemonio di fanfare e pirati urbani, come in ‘The Snatch’ con qualcosa di Fellini e Kusturica. Tra fuochi e apparizioni oniriche anche il cameo del funambolico Roy Paci. I Veeblefetzer sarano in tour tra Italia e Germania a partire dal 20 Febbraio.

20.2. Roma – CSOA LaStrada
25.2. Trento – Pub Gulliver
26.2. Augsburg (G) – Ballonfabrik
27.2. Lembach (A) – Musikclub
28.2. Kutna Hora (CZ) – Ceska 1
29.2. Leipzig (G) – Noch Besser Leben
2.3. Weimar (G) – C.Keller
3.3. Jena (G) – Rosenkeller
4.3. Ilmenau (G) – Baracke 5
5.3. Hamburg (G) – Übel & Gefährlich
6.3. Bremerhaven (G) – Pferdestall
7.3. Giessen (G) – Café Amelie
8.3. Heidelberg (G) – Villa Nachttanz
9.3. Mannheim (G) – Contra
10.3. Nürtingen (G) – Provisorium11.3. Crailsheim (G) – 7180 Bar

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Hinds – Leave me Alone

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Le Hinds sono quattro ragazze spagnole, madrilene per l’esattezza, delle quali, nell’ultimo anno, si è già parlato moltissimo nonostante la giovane età (si va dai diciannove ai ventiquattro anni). Inizialmente erano un duo, composto dalle voci e dalle chitarre di Carlotta Cosials e Ana Perrote, ed il loro nome era Deers, cervi al maschile, animali ai quali tramite un’operazione indolore, affrontata col sorriso sulle labbra, si è dovuto far cambiare sesso a causa della minaccia di causa legale da parte di una band dal nome simile; dall’inizio dello scorso anno alle due si sono aggiunte Ade Martin al basso ed Amber Grimbergen alla batteria. Le ragazze, seppur al loro primo full length, avevano già avuto molto successo con un paio di singoli, su tutti “Bamboo”, e con l’EP Very Best of Hinds so Far dello scorso anno (prima pubblicazione di un certo peso a nome Hinds), grazie al quale le quattro spagnole hanno avuto modo di suonare praticamente ovunque, di aprire per gruppi dal calibro degli Strokes, e di partecipare a grandi festival come quello di Glastonbury. Ma passiamo al disco, che, oltre a parlare di leggerezze varie, è sostanzialmente un bignamino riguardante l’amore e le sue varie sfaccettature scritto da quattro ragazzine riottose, o presunte tali, del secondo decennio del ventunesimo secolo, ben calate nell’epoca in cui vivono, che di restare sole non sembrano proprio volerne sapere per quanto finiscano per correrne il rischio. L’amore e la sua mancanza sono cantati e suonati nel modo sguaiato e sbilenco cui le Hinds ci avevano già abituato e preparato con le precedenti pubblicazioni (solo leggermente più pulito) che qui ritroviamo in buona parte, cosicché questo disco risulta nuovo solo per ventisette dei suoi trentotto minuti di durata. Durante i brani che lo compongono le voci di Carlotta ed Ana, una più melodica, l’altra più grezza, si inseguono, si superano, capita sembrino trovarsi in disaccordo, dare significati diversi alle stesse parole, salvo poi avvicinarsi e stringersi in un abbraccio, talvolta disturbanti eppur piacevoli, capaci di poter farci ricordare Kim Deal (i pianeti Pixies e Breeders sono comunque ancora lontani per le nostre giovani), ma ancor più spesso due sedicenni ubriache al parco in una calda e soleggiata domenica pomeriggio. Musicalmente il disco non ha molto da dire, i pezzi suonano tutti piuttosto similmente, il sound è per lo più un Garage Rock con frequenti strizzate d’occhio al Pop, soprattutto in buonissima parte dei brani fin qui inediti che, escludendo la buona “San Diego”, vanno un po’ a velare l’immagine esuberante delle quattro, il che non è da considerarsi un male a prescindere. Tra i loro riferimenti possiamo trovare Raincoats e Morlocks, così come i Pastels o i B-52’s saccheggiati delle loro tastiere elettroniche, e come sempre chi più ne ha più ne metta; comunque, nel loro specifico caso, a farla da padrona sono quasi sempre le chitarre di Ana e Carlotta, suonate in modo amatoriale o poco più, basso e batteria risultano essere solo lo scheletro al quale appoggiarsi. Si tratta dunque di pezzi facili, fatti per essere imparati a memoria dopo un paio di ascolti, con testi freschi, giovani, talvolta dolcemente stupidi, comunque sempre con quella goccia di emotività ben presente, anche nei brani più espliciti, più vicini all’immagine che le madrilene hanno fin qui dato di loro. I brani menzionabili che troveremo saranno il Garage Pop del nuovo singolo “Garden”, posto in apertura, “Fat Calmed Kiddos” che, se ce ne fosse bisogno, ci fa capire che il titolo del disco è da leggere con la dovuta ironia: “I needed a risk ’cause I needed to try/And I needed a breath ’cause you were out tonight” fino al coretto finale Please don’t leave me eseguito a modo loro, arriveranno poi “Castigadas en el Granero”,“Chili Town” e “Bamboo”, brani che comunque già conoscevamo, per scivolare verso la conclusione del disco e trovare “And I Will Send Your Flowers Back” col suo andamento triste e sbronzo (la soleggiata domenica si è ormai fatta scura e, scolando le ultime gocce dell’ennesima bottiglia, le nostre rientrano a casa, cantando e camminando maldestramente tra strade deserte illuminate dalle poche luci funzionanti e da un’eloquente mezza luna). Le Hinds confezionano il disco che avevano in mente e che il loro pubblico le chiedeva, ripulendolo giusto un po’, in modo da poter conquistare ulteriori ascoltatori, confermandosi così ben aderenti ai loro giorni, né più né meno. Non si tratta certamente di un lavoro da buttar via, il disco ha dei passaggi piacevoli, e si sente che è suonato da quattro ragazze che sono amiche anche fuori dai palchi e dagli studi di registrazione, in modo altrettanto certo non si può parlare di un gran lavoro; indubbio è che l’attesa per questo esordio lungo, seppur circoscritta al circuito indie, sia stata gonfiata parecchio rispetto a quanto ha da offrire.

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Tall Tall Trees in tour in Italia a Febbraio

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Le sue performance hanno qualcosa di straordinario. Ironico, divertente, sorprendente, singolare. La maniera con cui Tall Tall Trees, al secolo Mike Savino, si approccia al suo strumento, il banjo, è incredibilmente inusuale. Con un fantasioso utilizzo di loop station ed effettistica riesce a non far sentire la mancanza di una band vera e propria, ricreando in tempo reale un ensemble di suoni che riecheggiano quelli della batteria, di un synth, di una chitarra elettrica, persino degli archi. L’artista newyorkese, fedele collaboratore di Kishi Bashi (Jupiter One e Of Montreal tra le sue formazioni), con cui ha girato il mondo e partecipato a prestigiosi eventi come al Late Night di David Letterman, sarà protagonista di un lunghissimo tour di 23 concerti in 26 giorni, curato da Rocketta Booking, che lo vedrà attraversare l’Italia in lungo e largo.

Le date del tour:

giovedì 4 febbraio: TWIGGY, Varese
venerdì 5 febbraio: ARCI ORIGAMI, La Spezia
sabato 6 febbraio: TREESESSANTA, Gambettola (FC)
domenica 7 febbraio: RIOT, Napoli
martedì 9 febbraio: ZOELOGIC, Grottaglie (TA)
mercoledì 10 febbraio: ARCI PIERA BRUNO, Paola (CS)
giovedì 11 febbraio: ARCI CROTONE, Crotone
venerdì 12 febbraio: OFF, Lamezia Terme (CZ)
sabato 13 febbraio: VILLA RICA, Patti (ME)
domenica 14 febbraio: GLAMOUR, Catania
lunedì 15 febbraio: GRU, Giarre (CT)
martedì 16 febbraio: AL KENISA, Enna
mercoledì 17 febbraio: BOLAZZI, Palermo
giovedì 18 febbraio: CAFFE’ LIBRAIRIE, Cosenza
venerdì 19 febbraio: FREADOM, Bellizzi (SA)
sabato 20 febbraio: MR ROLLYS, Vitulazio (CE)
martedì 23 febbraio: NA COSETTA, Roma
mercoledì 24 febbraio: EX CINEMA AURORA, Livorno
giovedì 25 febbraio: POMOPERO, Breganze (VI)
venerdì 26 febbraio: EDEN CAFÉ, Treviso
sabato 27 febbraio: GOTO STORTO, Trebaseleghe (PD)
domenica 28 febbraio: UPCYCLE, Milano
lunedì 29 febbraio: OSTERIA DEL FICO, Cremona

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La Band della Settimana: Qualunque

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Qualunque è una voce che sicuramente non è la tua ma potrebbe dire esattamente quello che tu pensi. Qualunque è amare alla follia il riverbero di una fabbrica abbandonata, gridare e risentirsi un secondo dopo, parlando tra se e se. Qualunque è rovinarsi la vita ascoltando il disagio degli anni novanta e non riuscire più a venirne fuori. Qualunque è la malinconia di una giornata a caso di dicembre, quando ti svegli e scegli di restare sotto alle coperte. Qualunque è quando ci pensi troppo, passa l’attimo e pensi che sei un coglione. Qualunque è Luca e Luca è un ragazzo. Uscirà a Marzo per Panico Dischi l’album d’esordio di Qualunque, Mafalda, il Meteo e Tutto il Resto. Quello che propone Qualunque è uno spaccato generazionale che si poggia su una poetica cruda e sofferta. Il disco è composto da 8 brani prodotti grazie all’aiuto di Simone Sproccati al Crono Sound Factory di Vimodrone e rappresenta l’esordio ufficiale del musicista milanese.

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“Scappa”, il nuovo videoclip di Rita Zingariello

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E’ uscito il 16 gennaio 2016, “Scappa”, il nuovo videoclip tratto da Possibili Percorsi (Digressione Music, 2014), terzo album di Rita Zingariello. Nato da un’idea della cantautrice pugliese, e finanziato attraverso una fortunata campagna di crowdfunding sulla piattaforma di Musicraiser, il videoclip è stato diretto dalla regista Nicoletta Scilimati la quale si è servita di una tecnica mista, che combina il tradizionale stop motion e l’animazione digitale, avvalendosi per l’idea grafica dei disegni di Domenico Lopez e delle animazioni digitali di Luca Daretti.

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La Belle Epoque – Il Mare di Dirac

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Disco d’esordio per il quartetto bergamasco, registrato in presa diretta “come una volta”, in un’unica, grande sala di ripresa: Il Mare di Dirac si copre così di una patina retrò e una sensazione di coolness indefinibile ma gustosa. Questa sensazione fresca aleggia su molti dettagli di questo disco breve, compatto, focalizzato: otto brani di un Rock non eccessivamente originale ma dipinto con accuratezza, dalla sezione ritmica che spinge sempre avanti alle distorsioni taglienti il giusto, passando attraverso accortezze melodiche raffinate, sia nelle linee vocali che negli inserti di piano o di chitarra. Bastano pochi ascolti e i brani si piantano nel cervello con facilità, sempre in bilico tra l’estremo del “pestone” anni 90 (“Icaro” ha un inizio che richiama “Tell Me Marie” degli One Dimensional Man) e la raffinatezza Pop degli arrangiamenti e della composizione (la title track, sinuosa e ammiccante). La voce di Luca Boschiroli completa il quadro col suo timbro basso, caldo: perpetuamente effettata, ha una personalità d’altri tempi, e le liriche, che vivono di scarti e ellissi, d’indeterminatezza e approssimazione, ne guadagnano, diventando un flusso sonoro che riempie lo spazio e il tempo in modo semplice ma puntuale, dalle pause oculate, senza strafare, in un andamento vago e ipnotico. La Belle Epoque riesce a ritagliarsi un suo spazio grazie alla precisione del lavoro, all’eleganza del sound, alla misura con cui gestisce gli elementi che compongono i brani. Quando non vi andrà di cercare l’originalità a tutti i costi, quando avrete voglia, semplicemente, di ascoltare dell’ottimo Rock alternativo e un po’ nostalgico, diretto e suadente insieme, Il Mare di Dirac sarà il disco che vorrete avere nelle orecchie: non vi deluderà.

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Nuovo album e video per I Cani

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“Il bello delle attese è che poi finiscono”: il nuovo album de I Cani si chiama Aurora e uscirà il prossimo 29 gennaio in CD, VINILE e DIGITALE per 42 Records con distribuzione Master Music e Believe. I Cani non sono nient’altro che la band-non band capitanata da Niccolò Contessa, musicista romano che nel 2010 si era fatto notare pubblicando, in forma anonima, due canzoni su YouTube (“I Pariolini di Diciott’anni” e “Wes Anderson”) e che l’anno dopo, con l’uscita del Sorprendente Album d’esordio de I Cani è stato al centro di un caso discografico senza precedenti nel panorama della musica indipendente italiana.

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Majakovich, guarda il teaser di Elefante

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Elefante è il nuovo disco dei Majakovich in uscita il 25 gennaio 2016 per V4V-Records in digitale e CD. Elefante è un viaggio lungo sette mesi. Un disco epistolare scritto a tre mani tra il Veneto, l’Umbria e l’ Africa. Passando da New York ad Istanbul. Nei soundcheck da un locale all’altro. Un viaggio profondo come la terra, dove ogni canzone ci ricordava quel passo, pesante. L’equilibrio tra la calma e la furia. Un Elefante.

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The Wolf: il nuovo singolo dei Dardust

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The Wolf è il nuovo singolo dei Dardust che anticipa l’uscita del nuovo album, sempre sotto l’etichetta INRI. Il singolo è al momento disponibile sui canali iTunes. Buon ascolto.
https://itunes.apple.com/it/album/the-wolf-single/id1069896523?l=en#

ggg

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