Novembre, 2014 Archive

Vinci due biglietti per il concerto di Elisa a Londra

Written by Senza categoria

Ecco a voi una nuova iniziativa per tutti i lettori utenti, nata dalla collaborazione tra Sognando Londra e Music Experience Roma. Da qualche giorno è possibile partecipare al nuovo contest musicale, grazie al quale potrete vincere due biglietti per il concerto di Elisa a Londra, che ci sarà il 30 novembre prossimo all’interno della spettacolare cornice del Koko!. Il grande evento farà parte del prossimo tour dell’artista, che toccherà 11 locali selezionati in tutta Europa e sarà dedicato al lancio de L’Anima Vola, una riedizione speciale dell’omonimo album del 2013, all’interno del quale ci saranno alcuni brani inediti e altri contenuti speciali. Compila il modulo e racconta qual è la tua canzone preferita di Elisa e perchè. Lo staff sceglierà i commenti più belli e originali e tra questi saranno estratti due fortunati vincitori, che si aggiudicheranno due biglietti omaggio a testa, avendo così la possiblità di partecipare all’evento del 30 novembre in compagnia di un amico a scelta!

Trovate tutti i dettagli qui. In bocca al lupo!

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Tony Hadley 17/07/2014

Written by Live Report

Chi pensava di trovarsi davanti a un viaggio malinconico negli anni Ottanta si è dovuto ricredere dopo aver assistito ad oltre novanta minuti di puro spettacolo. Tony Hadley e la sua band hanno dato il meglio, senza sbagliare un solo colpo e la cosa era già evidente dal pomeriggio, dal soundcheck (aperto al pubblico essendosi svolto in piazza, la stessa del concerto serale ovviamente) , da quando hanno provato estratti da dieci canzoni di cui ben nove degli Spandau Ballet. L’aspettativa in città per l’evento era davvero tantissima, perché tutti i teatini erano consci di essere forse davanti al più grande esperimento di marketing territoriale da quando alla Civitella si esibì Patti Smith con la sua band nelle cui file svettava un certo Tom Verlaine alla chitarra. Un esperimento riuscito certamente a pieni voti visto che c’erano molte persone venute da fuori regione (Puglia e Marche prevalentemente) e qualcuna persino dall’estero (ho conosciuto due coppie russe che sono venute a Chieti solo ed esclusivamente per l’evento).

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L’auspicio è quindi che non sia stato un caso unico e che l’anno prossimo la Settimana Mozartiana porti (almeno) un altro grande artista dello stesso calibro. Tony Hadley ovviamente non ha più vent’anni come quando uscì il primo singolo degli Spandau Ballet, “To Cut a Long Story Short”, riproposto anche a Chieti dopo l’iniziale “Feeling Good” (inedita), ma la voce ha la stessa potenza di un tempo. Del resto c’era persino chi lo considerava il miglior cantante degli anni Ottanta, forse erroneamente, perché a mio parere c’erano Jim Kerr dei Simple Minds, Bono degli U2, Mike Peters degli Alarm, Stuart Adamson dei Big Country che in quegli stessi anni dimostravano al mondo intero di cosa erano capaci ma preferisco non andare oltre in questo discorso anche per non incappare nelle ire di qualche fan sfegatata. Il concerto prosegue con un grazie, grazie in perfetto italiano (del resto Tony ha sempre avuto un grande feeling col nostro paese) e con quella “Higly Strung” che conquistò la posizione numero quindici nel Regno Unito. “Somebody Told Me”dei Killers e “My Imagination” (estratte dal suo ultimo lavoro Live from Metropolis Studios) seguono a ruota ma solo per fare da introduzione a quella “I’ll Fly for You” che decretò il successo dei “rivali dei Duran Duran” in Italia.

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“Only When You Leave”, per chi lo ricorderà, era la canzone che apriva “Parade”, da molti considerato il capolavoro degli Spandau Ballet. “Take Back Everything” è invece un brano tuttora inedito ma di cui Tony ha già parlato in alcune interviste essendo uno dei pochi già ultimati in vista di un prossimo nuovo album in studio. “Round and Round” uscì al tempo anche  in una speciale edizione solo per noi italiani in vinile 12” che includeva cinque foto, un poster e due cartoline e risentirla live fa un certo effetto. Oggi tale disco ha un valore commerciale bassissimo ma nonostante ciò rimane uno degli oggetti più amato a livello mondiale dai collezionisti di musica degli anni Ottanta peril suo prezioso contenuto. Con “With or Without You” (A fantastic song, the best from U2) si giunge alla seconda metà del concerto, quella parte forse più affascinante che comincerà altri grandi classici quali “True”, “Through the Barricades” e “Lifeline”.

Tutti singoli di grande appeal nei confronti dei presenti che però sono consci che lo spettacolo si stia avvicinando alla fine. “Every Time” e “Somebody to Love” dei Queen mettono in risalto la voce di Tony, sempre al top, anche se il confronto con Freddie Mercury  non reggerebbe per nessuno. Lui rimarrà per tutti il più grande entertainer che il Rock abbia mai avuto e difficilmente potrà essere superato in futuro. Del resto lo stesso Hadley lo chiama one of the best best best singer ever, a lovely man, a good friend

La scaletta prosegue con una cover che spiazza un po’ tutti… “Rio” degli amici / rivali Duran Duran! Peccato solo che Simon Willescroft (attuale sassofonista del gruppo) non fosse presente sul palco per eseguire il classico assolo insieme al basso. Chiuderanno la serata “Gold” e la cover degli Stereophonics “Dakota” (che potrete ascoltare sempre sul Live from Metropolis Studios). Peccato per l’assenza di John Keeble, la sua presenza avrebbe dato quel qualcosa in più allo spettacolo, ma per fortuna è stato egregiamente sostituito da Simon Merry che tra l’altro era per la prima volta dietro le pelli con Tony Hadley & co!!! Per un giorno Chieti è stata un po’ la capitale della musica ma la Settimana Mozartiana è un evento che quest’anno offre anche tanti altri eventi di grande livello quali i concerti di Richard Galliano e Uri Caine per una sette giorni davvero intensa in cui vale la pena immergersi a pieno ritmo.

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Un concorso gratuito per i vent’anni di Acidi e Basi

Written by Senza categoria

Dopo la compilation prodotta nel 2014 dedicata al grande Jeff Buckley, QB Music continua a voler omaggiare artisti che appartengono al suo Dna più che mai variopinto ed eclettico. Per il 2015, in occasione del ventennale dell’uscita del primo disco dei Bluvertigo, QB Music, studio di registrazione e etichetta milanese, produrrà una rivisitazione completa ed eretica di Acidi e Basi (1995), dove ogni canzone verrà interpretata da un artista (o una band) diverso. Attraverso il concorso Vent’anni di Acidi e Basi, in collaborazione con ROCKAMBULA WEBZINE, QB Music dà la possibilità ad un massimo di dieci band o artisti emergenti di partecipare al progetto. Lo spirito del tributo è di far riarrangiare brani a band o artisti che ne diano la loro personale versione, ognuno secondo la propria sensibilità: QB Music promuove la diversità musicale e l’originalità della proposta, oltre, ovviamente, alla qualità creativa e tecnica. L’iscrizione al concorso è gratuita. Le candidature devono essere inviate via mail a demo@qbmusic.it entro il 01 dicembre 2014. Tra i premi: ore di registrazione, sconti sui servizi di QB Music e un pacchetto promozionale a cura di Rockambula.

Vuoi partecipare?
Scarica il regolamento completo del concorso:

http://goo.gl/POnwBl

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The Dust – Remembrance

Written by Recensioni

Dopo vari cambiamenti nella formazione i The Dust hanno finalmente trovato la loro giusta dimensione assemblandosi come un trio costituito da Roberto Grillo (Ego) alla voce, Michele Pin alle chitarre e Luca Somera alla batteria e alle percussioni. A quasi vent’anni dalla costituzione il gruppo dà alle stampe Remembrance, disco dalle sonorità mature che consta di ben undici brani in scaletta. Si parte con le atmosfere orientali della titletrack per arrivare poi a “Inside Out”, il cui unico peccato è forse di durare eccessivamente (6:30 sono effettivamente troppi, non essendo i The Dust un gruppo propriamente Progressive, nonostante si definiscano anche tali ed influenzati dai King Crimson di Robert Fripp che proprio quest’anno sono tornati in attività, seppur solo per un breve tour americano). La musica del trio attraversa vari generi spingendosi dal Pop Rock al Glame al Blues passando per l’Hard Rock e la Psichedelia pura. Difficile infatti stabilire i confini di brani quali “Scarlet” o “A Little Bit of Savoir Faire”, nonostante in quest’ultima ci sia qualcosa dei Queen di Freddie Mercury (sempre meglio specificare perché, con i cantanti che si sono succeduti al grande ed indimenticato frontman, lo spirito e l’anima dello storico gruppo sono cambiati radicalmente). Non potevano quindi mancare virtuosismi chitarristici nella strumentale “The Dreamspeaker” e i fischiettii di “You And me” in cui sono graditi ospiti Giulia Somera al basso, Elena Zanette, Enrico Sanson, Elia Celotto e Alberto Petterle agli archi e Alberto Stefanon coadiuvato dalla già citata Elena Zanette ai cori. “Detune Promenade” fa da interludio strumentale al Rock sinfonico di ”Are You Gonna Getit” (chissà perché intitolata senza punto interrogativo che invece figura nei testi…). Rimangono appena tre brani alla conclusione, “Tears in Her Eyes”, “Something Happened” e “Lord of the Flies” che mantengono costante la qualità dell’ascolto ma che poco aggiungono a quanto sentito precedentemente. In fondo che i The Dust ci sapessero fare si era già capito! Perfetti gli arrangiamenti, da migliorare (forse) solo i testi, scritti in un inglese un po’ troppo semplice e basilare, ma probabilmente questo “difetto” può diventare persino un punto di forza perché si riesce ad arrivare senza problemi anche a chi non è molto pratico delle lingue straniere. Gli ingredienti (ops, i brani!) per un “piatto”, pardon un disco, di qualità ci sono tutti… Ora tocca a voi a mescolarli nell’ordine che preferite partendo con un ascolto random che modificherà di poco il vostro indice di gradimento.

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As Far As I Know è il disco d’esordio dei Dead Bouquet

Written by Senza categoria

I Dead Bouquet annunciano la pubblicazione del loro disco d’esordio As Far As I Know. Il lavoro, prodotto da Paul Kimble (Grant Lee Buffalo), è uscito ufficialmente il 27 ottobre per la label Seahorse Recordings. Dopotutto, l’autunno è la stagione chiave per questa raccolta di canzoni. Oltre ad averlo registrato, missato ed esserne stato il produttore artistico, Paul Kimble è stato il formidabile session-man dell’album, colorando molti brani con la sue abilità di polistrumentista. Di grande rilievo è stata poi la collaborazione con Joe Gastwirt, noto mastering engineer che ha lavorato con mostri sacri come Bob Dylan, Jerry Garcia, Tom Petty oltre ad essere famoso per i suoi re-master di dischi storici di artisti come Jimi Hendrix, The Beach Boys e molti altri. Queste la parole della Rock band laziale a proposito di tali, prestigiosi contributi: “Sapere che il tuo disco è passato nella stessa consolle dove è passato Time’s Out of Mind di Dylan, oppure Fuzzy e Mighty Joe Moon dei Grant Lee Buffalo fa venire i brividi, specie se il proprietario della consolle è diventato un tuo ammiratore. Siamo grati di avere avuto la possibilità di lavorare con questi due grandi talenti di livello mondiale.” Il primo singolo-video estratto dall’album è “Nobody’s Sky”, che i Dead Bouquet descrivono come: “Una canzone dall”atmosfera onirica, che nessun altro tranne Paul Kimble avrebbe potuto esaltare in quel modo sul ritornello. E’ stata scelta come singolo proprio perché durante l’ascolto del pre-mix, esclamò all’improvviso, “the single!”. Siamo incredibilmente felici del lavoro svolto da Paul ed è quindi venuto naturale fidarci del suo istinto.”

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MusicaPerBambini: nuovo disco e tutte le date del tour

Written by Senza categoria

E’ disponibile nei negozi e in digitale dal 3 novembre, il nuovo album di MusicaPerBambini intitolato Capolavoro. MusicaPerBambini è il moniker dietro il quale si cela Manuel Bongiorni, autore piacentino, straordinario giocoliere con le parole, mago del cut-up elettronico, raffinato umorista e personaggio di culto della scena italiana. Apprezzato da illustri colleghi ha collaborato, tra gli altri, con Caparezza, Alessio Bertallot e Giovanni Gulino dei Marta sui Tubi. Si rinnova il sodalizio con Trovarobato dopo i precedenti Dio Contro Diavolo e Dei Nuovi Animali. Capolavoro è il sesto album della saga di MusicaPerBambini ed è anche il più accessibile. Il tema è questa volta il lavoro visto dagli occhi di un bambino che si chiede che cosa farà grande. E’ fatto di 13 eccellenti canzoni il catalogo delle Arti e Mestieri del personale medioevo elettronico in cui vive immerso Manuel. Ci sarà spazio per una visita dal dottore, per una lezione con un supplente per sempre o per cercare di capire che mestiere fa L’Addestratore di Luigi.

Le date del tour:
08/11 Brescia – Latteria Molloy
06/12 Torino – Blah Blah
07/12 Piacenza – Sound Bonico
11/12 Latina – Sottoscala 9
12/12 Roma – Le Mura
13/12 Firenze – Glue
14/12 Bologna- Freakout Club
16/12 Urbino (PU) – Fuori Tema
17/12 Trodica di Morrovalle (MC) – Drunk In Public
18/12 Loreto (AN) – Reasonanz
19/12 Fermo – Locanda San Rocco
20/12 Milano – La Salumeria della Musica
26/12 Schio (VI) – Arcadia
27/12 Bergamo – Edonè
28/12 Lodi – Clam
01/01 Campagna (SA) – Sol-Palco
02/01 Taurianova (RC) – Birreria 34
03/01 Lamezia Terme (VV) – Off Officine Sonore
04/01 Marina di Gioiosa (RC) – Blue Dahlia
05/01 Catania – Teatro Coppola
09/01 Bari – TBA
10/01 Recanati (MC) – Dong
22/01 Genova – Teatro Altrove

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Karbonica – “Quel Bisogno Che” [VIDEOCLIP]

Written by Anteprime

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Il brano parla di una storia vissuta da una ragazza, parla di delusione e stati d’animo, assume importanza anche l’ambiente circostante e gli sguardi di chi osserva dall’esterno conoscendo già la storia. Si tratta di una evidente evoluzione stilistica della band; il sound tende al Pop ma lascia ampio respiro alle chitarre con l’obiettivo di far da base ad una narrazione scritta in terza persona, da chi osserva qualcosa che conosce bene e lo fa da vicino fino a sentirne il rumore e l’odore. Il secondo disco dei Karbonica, anticipato dal singolo “Quel Bisogno Che” in uscita entro la fine del 2015 sarà un disco Rock ma con evidenti influenze Pop. Si tratta del secondo lavoro della band, un disco registrato in multitraccia a differenza del primo lavoro ripreso live, ad eccezione di piccole sovraincisioni. Nel nuovo disco anch’esso autoprodotto è stata introdotta la chitarra acustica, a volte usata da tappeto altre volte ben evidente. Le chitarre elettriche risultano sempre ben evidenti anche nei brani più pop, la sezione ritmica è pomposa, tutte caratteristiche tipiche dei dischi Classic Rock, genere d’altronde suonato e coverizzato in passato dalla band. I testi raccontano della crisi economica e delle sue ricadute sociali. Un brano di protesta che riassume tali temi è “La Tua Rivoluzione”, che sarà incluso nella compilation di Rock Targato Italia in uscita a Dicembre del 2014. Tra le 11 tracce del nascituro disco ci sarà una ballad sentimentale e si parlerà di immigrazione, inoltre ci saranno alcuni brani cantautorali che parlano della vita, della musica e del bisogno oggi represso di libertà, che molti si portano dentro.

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Deerhoof – La Isla Bonita

Written by Recensioni

Lo avrete letto ovunque e questa storia vi avrà anche annoiato ma mi è impossibile non iniziare a parlarvi de La Isla Bonita senza partire dalla sua dichiarata genesi, non fosse altro per la passione del sottoscritto per i fast four. Tutta colpa dei Ramones, a quanto pare. Avrete presente “Pinhead”, brano incluso nell’album Leave Home dei newyorkesi? A un certo punto qualcuno si è chiesto perché Satomi Matsuzaki (basso e voce) e la sua banda non scrivessero canzoni di quel tipo ed ecco che Greg Saunier (batteria e tastiere) butta giù in un baleno la bozza di quella che sarà “Exit Only”, traccia numero sei che diventa il centro nevralgico dell’intera fatica. Non sarà questo l’unico omaggio diretto dell’opera; già l’opening (“Paradise Girls”) nasce come cover di “What Have You Done for Me Lately” di Janet Jackson, anche se poi il brano ha subito alterazioni tali da diventare qualcosa di nuovo mentre “Black Pitch” prende spunto da 24/7: Late Capitalism and the Ends of Sleep, realizzazione letteraria di Jonathan Crary che esplora il susseguirsi disastroso e lo sviluppo devastante del capitalismo moderno.

Quello che è indubitabile è che con circa venti anni di carriera alle spalle e una quantità non indifferente di full length, ep, singoli, live e apparizioni in compilation, nonostante i cambi di formazione, ancora è durissima trovare qualcuno che possa sedere al fianco di Ed Rodriguez e John Dieterich (chitarre) oltre che dei due già citati Greg e Satomi, sia in quanto a stile sia come qualità. Il loro Pop destrutturato è cangiante a ogni volteggio, si veste di matematiche e fredde stoccate per poi ricomporsi in melodie accattivanti o ancora aggredirci con poderose cavalcate Punk. Insegue ritmiche Dance Pop soffocate da strati di chitarre Noise da far sanguinare le orecchie che pure si rifanno a certo Math stile Battles. Art Pop che si trasfigura in un Freak Folk tra Animal Collective, Dirty Projectors e Tune-Yards per poi divenire nuovamente altro. Nulla è direttamente riconducibile ad alcunché di noto anche se ogni cosa ha il sapore vago del conosciuto. La linea vocale di Satomi regala un incredibile tocco di delirio nipponico come nella migliore tradizione Experimental del Sol Levante. Non manca inoltre di trattare temi di stampo politico, economico e sociale (“Mirror Monster”, “Last Fad”, “Big House Waltz”). Riesce anche ad allentare le tensioni con una sognante e psichedelica atmosfera caraibica che fa pensare a dei Vampire Weekend sotto gli effetti di qualche allucinogeno andato a male (“Doom”).

La Isla Bonita si chiude quasi con un gioco (“Oh Bummer”), con i membri a scambiarsi gli strumenti, voce compresa, come a ribadire una certa voglia di dire le cose per bene, fare le cose per bene ma senza prendersi troppo sul serio (lezione portata avanti con successo anche dai Flaming Lips) perché il segreto di questo disco alla fine sta tutto nella sua follia allegra, nei suoi deliri colorati, nel suo caotico ordine innaturale.

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Nicolas J. Roncea – Eight (Part One)

Written by Recensioni

Prima parte di una trilogia di album contenenti ciascuno otto canzoni, Eight (Part One) di Nicolas J. Roncea nasce da alcune considerazione dell’artista sullo stato della musica dal vivo oggi: “L’interesse per la musica dal vivo, mi riferisco soprattutto a quella di nicchia, purtroppo è calato notevolmente e che la stragrande maggioranza degli appassionati ascolti musica quasi solo ed esclusivamente su Spotify o Youtube è una verità appurata e non è da considerarsi come una grande novità ormai. Sono orgoglioso degli ultimi brani che ho scritto ed ho pensato che tentare una nuova strada, utilizzare uno strumento per me ancora inedito, potesse essere un buon modo per arrivare a catturare l’attenzione di chi magari ad un mio concerto non ci sarà mai ed allargare i miei  orizzonti”. Roncea dunque dallo scorso gennaio presenta i suoi brani in anteprima su Youtube,  brani che poi andranno a formare, per l’appunto, tre album distribuiti digitalmente e, infine, un cofanetto fisico, che li conterrà tutti e tre. La prima parte è composta di canzoni per voce e chitarra, sulla scia dei songwriter di stampo anglosassone come Damien Rice, che infatti viene omaggiato con una cover posta in calce al disco, dove appare anche un pianoforte. Eight (part one) è dunque tutto qui: otto canzoni (anzi, sette, considerata la cover) di Folk in inglese, confezionato in maniera pregevole ma senza particolari guizzi, cosa peraltro dovuta anche alla voce di Roncea che non ha la delicatezza e il virtuosismo di un Damien Rice, ma non ha neanche la malinconica stortura di un Elliott Smith. Gli arrangiamenti sono per forza di cose minimali e lineari (come si è già detto, voce e chitarra) e quindi l’ascolto un poco ne risente. Le canzoni hanno una loro forza, ma questa si stempera nella prevedibilità del pacchetto. Aspettiamo il seguito della trilogia per osservare come si evolverà il progetto in un habitat meno scarno.

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Recensioni | novembre 2014

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Trauma Forwards – Scars (Alternative, 2014) Voto 7/10

Suggestioni Noise alla Sonic Youth, influenze Grunge che cedono il passo all’Alternative degli anni Duemila. Scars, interamente strumentale fatta eccezione per la title track, vagamente New Wave, è un crogiolo di riferimenti a tutto ciò che è stato: tastiere sintetiche diventano delicati pianoforti, suoni acustici si fondono con l’elettronica, la chitarra classica si lascia sostenere da un basso elegantemente distorto, armonizzazioni orientali si mutano presto in semplici giri armonici Pop. Davvero meritevole di un ascolto!

NoN – Sacra Massa (Rock, Noise, 2014) Voto 7/10

Ex Non Violentate Jennifer. Cupi, ritmici, inquieti ed inquietanti. Scuotono, energici e diretti, essenziali e oscuri. Per amanti delle distorsioni, delle apocalissi e delle linee rette.

Sundance – House of the Sun (Folk Rock, 2014) Voto 7/10

Max e Davide (Sundance) non ci pensano su due volte prima di riesumare Jeff Buckley. Due chitarre come vanghe a scavar nel suolo, giù verso l’essenza stessa della musica. Un biglietto in prima fila per i puristi classe 1990; uno spettacolo da evitare per gli avanguardisti alla ricerca dello schema perfetto.

A Big Silent Elephant – Starlight (Acustico, Sperimentale, 2014) Voto 6,5/10

Tracce estratte da un futuro full length di tema spaziale, ispirato da stampe di comete e eclissi solari, registrate in eremitaggio campagnolo. Mood psichedelico, estrema sintesi, libertà totale. Con un risultato, al momento, alquanto fumoso.

Nana Bang – In a Nutshell (Psych Pop, 2014) Voto 6/10

Al loro secondo full length, i due Nana Bang, provano a scostarsi dai riferimenti dell’esordio cercando, con la loro solita ironia, di sviscerare il Pop per mostrarne il cuore, spoglio da quello che gli gira intorno, ma adornandolo con i colori di una incantevole psichedelia Lo Fi. Il risultato non è tanto luminoso quanto nelle intenzioni.

The Playmore – Pump Rock (Alt Rock, 2014) Voto 6/10

Quartetto napoletano al disco d’esordio, freschi ed energici con una forte identità e un sound solare e danzereccio d’ispirazione Indie Rock targato anni 90. Un buon mix di ritmiche intense e chitarre melodiche con qualche piccolo scivolone qua e là.

Eon – Low Key (Post Rock, 2014) Voto 5/10

Collettivo musicale di stampo Post Rock Elettronico Eon auto produce questa soundtrack che è l’adattamento teatrale de “La svolta”, di Moran Beaumer. Un lavoro pretenzioso che non convince pienamente.

Ongaku MotelOgni Strada E’ un Ricordo (Folk Pop, 2014) Voto 4,5/10

Giovanissimo trio milanese, Ongaku Motel si presenta a noi con un Ep pieno di Pop e qualche spruzzata di Folk e attitudine Lo Fi, scegliendo la lingua italiana per seguire a pieno la strada del più consono Indie Cantautorale di ultima generazione. Qualche buona melodia e poco altro.

Demeb – Urban Flowers (Experimental Rock, 2014) Voto 3/10

“Demeb è un progetto musicale che fondamentalmente parte dal Jazzcore, ma non è proprio Jazzcore; in poche parole suoniamo la musica, quella brutta”. Effettivamente non hanno torto; perché talvolta è più difficile imitare un Pollock che non un Courbet.

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