Febbraio, 2012 Archive

Mark Lanegan Band – Blues Funeral

Written by Recensioni

Ci aveva lasciato con Bubblegum nel 2004, otto anni d’altro in cui Mark Lanegan ha frequentato altre piste sonore, si è dato a nutrire amicizie collaudate e collaborazioni musicali lasciandosi alle spalle le sue ombre, l’alito alcolizzato ed il puzzo di nicotina come preso da un’ossessione di uscire dal seminato per far perdere le sue tracce da uomo dannato; poi il ripensamento, la voglia di tornare a scrivere di pugno la summa di queste nuove esperienze e le circoscrive in Blues Funeral, l’album del ritorno sulle scene nella morfologia come lo avevamo conosciuto, bello e dannato con i suoi fantasmi blues, le nevrosi rock e appeso ad una voce che fa salire e bollire il sangue come in un tino di mosto eccellente.

Nessuna trasformazione, nessuna sopravvivenza al tempo che scorre, solo un’ombra che si riforma per seppellirti d’eccellenze musicali floreali (già la cover è un preludio al divino fango in cui quei fiori hanno gli steli infilzati) e per condurti nel fondo delle sue stanche umane, senza maschere, parti o copioni da riassumere, Lanegan ama sempre la sua solitudine ma ha imparato a spalancare i suoi vizi al mondo, ci aggiunge un’ elettronica dosatissima e ci ospita  negli androni delle sue storie affaticate e splendide; un artista che è uscito dagli anni novanta col coraggio, da sempre nella maledizione umana delle grandi firme americane e presente nell’oggi con una forza malata che lo contraddistingue tra le poetiche più diverse e lo trascina a rappresentare ovunque quell’anima selvaggiamente irsuta che commuove e fa incazzare.

L’ex voce degli Screaming Trees, accompagnato da Greg Dulli, Josh Homme e Jack Irons e prodotto dal californiano Alain Johannes, srotola ben dodici tracce avvinazzate, laide di poemi e sguardi in tralice che tradiscono una vena – non più sclerotica – che pare sorridere sotto i baffi durante i resoconti sonori che passano uno dietro l’altro; orecchie dritte sui paesaggi oscurati che cadono in “Gray goes black”, sopra la magrezza intima ed acustica di “Deep black vanishing train”, il mantello wave che ricopre “Ode to sad disco”, i riff roboanti che graffiano “Ryot in my house”, “The gravedigger’song”, ed il blues denutrito ed impossessato che  si fregia in “Bleeding Muddy Waters”.  

Tutto quello che rimane intorno è vita vissuta fino alla ghiandole dello spirito, un Lanegan che muore e rinasce nello stesso momento che un brano finisce ed un altro che si fa avanti senza chiedere mai permesso.  

 

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Marco Milardi: in arrivo il nuovo album

Written by Senza categoria

Dopo“VENTO DI GRECALE“, a pochi mesi di distanza
arriva “DOVE NAVIGA IL MIO CUORE”, anticipato dal singolo omonimo

Autore e compositore siracusano, inizia la sua carriera artistica alla fine degli anni ottanta, come chitarrista tra le file di gruppi emergenti locali dei piu’ svariati generi musicali ( …con Raffaele Schiavo, Enzo Augello, Bruno Rubino,Fabio Rizza, etcc )

Nel ’87 la prima esperienza discografica con il singolo “ Love time e Panoramic Song “ prodotto da “ LA ROCCA Record – Milano “ di taglio decisamente fusion e jazz/rock ( ….con i Panorama Group )

Nei primi anni novanta si trasferisce a Catania per motivi di studio,dove nel frattempo inizia a frequentare la Facoltà d’Ingegneria ed è proprio nella città Etnea che intraprende l’attività di arrangiatore per lo studio LA NUOVA CIMINIERA di Gianni Bella.

Inizia così una lunga e proficua attività di compositore ed arrangiatore a fianco di Arturo Zitelli e della famiglia Bella. Compone ed arrangia innumerevoli brani per artisti emergenti Etnei con pubblicazioni di compilation e manifestazioni musicali al Teatro Massimo di Catania alla Presenza di Antenna Sicilia.Diventa arrangiatore, compositore ed autore ufficiale della prestigiosa etichetta Catanese scrivendo ed arrangiando personalmente innumerevoli brani anche in collaborazione con il Maestro Giuseppe Furnari ed Antonio Comis.

L’estro creativo dell’Artista, richiama l’attenzione di Franco Morgia ,leader e cantante dei BEANS, il quale interpreta due brani scritti appositamente per loro con Antonio Bella “ Camminerò con te “ e “ A un’amica “.La tecnica musicale si perfeziona ed incide come chitarrista, bassista e corista un lavoro importante con il grande batterista jazz Enzo Di Vita ( già batterista di Carmen Consoli, Mario Venuti, Mariella Nava, etcc ) ed il pianista jazz Camillo Balcone.

Alla fine degli anni ‘90 , l’artista/ingegnere decide di intraprendere una carriera solista e partecipa come “ cantautore “ ad innumerevoli concorsi canori locali e nazionali ( Festival di Ariccia, Festival di Cittanova, Canta Brianza, etcc ) riscontrando un notevole apprezzamento di pubblico sia per le sue doti vocali ( uno stile personale ed espressivo ) che per quelle strumentali ( chitarrista e bassista definito dagli addetti ai lavori eclettico e originale ) .

Nel 2001 decide di dedicarsi a tempo pieno all’attività di Ingegnere, ma continua a coltivare la passione per la musica scrivendo brani in forma strettamente privata.

Nel 2005 dopo essersi concesso una breve pausa dalla musica , riprende in mano le sue chitarre ( elettrica, acustica, a 12 corde e classica ),il basso elettrico e freetlees,le tastiere,batteria,percussioni, l’armonica a bocca e a nella primavera del 2011 , con alle spalle una consolidata attività lavorativa ed una famiglia che lo ha invogliato ed ispirato a “ riaccendere la macchina della musica “ Marco Milardi realizza il suo primo lavoro da solista “ Vento di Grecale “ un LP composto da 7 brani vocali e 2 strumentali , con atmosfere che spaziano dal folk al rock melodico con tratti di musica classica.
Il Cd è già disponibile integralmente anche su “ www.itunes.com “.

Adesso arriva il singolo “ DOVE NAVIGA IL MIO CUORE “, che anticipa l’omonimo LP la cui uscita è prevista per metà gennaio 2012 e comprenderà 10 brani inediti di cui 8 cantati e 2 strumentali. Le sonorità spaziano dai ritmi funky ad atmosfere new age, passando a tratti per ritmi e rif di chitarra rock. I testi raccontano momenti di flessione su esperienze di vita vissuta.

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Fabrizio Cammarata and The Second Grace

Written by Live Report

blah blah Torino.

Sono passati quattro anni dall’ultima apparizione di Fabrizio Cammarata sui palchi torinesi: se non sbaglio nel2007 alla Fnac per promuovere il primo disco, poi all’Hiroshima l’anno successivo…per uno come me che crede le sue canzoni siano state scritte su misura, quattro anni sono stati lunghi eccome! Partito dalla Sicilia con Marco Petrigno che in quell’occasione rappresentava i The Second Grace, in nave, durante i giorni di mare mosso, mi pareva già un ottimo motivo per essere in prima fila e lasciarmi trasportare dalla passione che sprigiona quando imbraccia una chitarra. In un clima assolutamente caldo, locale piccolo ma accogliente, Fabrizio ci presenta il suo nuovo album Rooms (di cui potete leggere recensione qui https://www.rockambula.com/fabrizio-cammarata-the-second-grace-rooms) ma non solo. É un concerto che sa di chiacchierata,propone pezzi del primo album (toccante la performance di Sapphire, suonata senza amplificazione e ad occhi chiusi, esattamente “così come era nata”), ci racconta come nascono le sue canzoni; Antananarive ad esempio, forse il pezzo più conosciuto di Fabrizio, scelto anche per una nota pubblicità televisiva, nacque di getto, dopo aver scoperto che l’amore della sua vita era appena fuggita in Madagascar senza preavviso. Oppure Myriam (traccia n° 7 di Rooms), scritta per una donna incontrata per strada e mai più vista.

La passione che trasmette è il modo in cui si cala nella canzone, quasi come esplodesse dentro pur di uscire (esemplare nell’interpretazione di una vecchia canzone messicana, Llorona che potete ammirare qui cantata in una precendete esibizione

, contagia tutto il pubblico che apprezza tantissimo. Senza dubbio un Artista con la A maiuscola. Plauso anche a Petrigno, anch’egli cantautore siciliano, che accompagna Cammarata un po’ alla chitarra, un po’ alle percussioni, un po’ alla tastiera; perfetto complice di una serata che si scalda con il passare dei minuti, purtroppo pochi. Un’ora scarsa, applausi sempre in crescendo.
Ho avuto il piacere di scambiare due parole con lui dopo il concerto, mi raccontava della sue esperienze al SXSW di Austin, uno dei più grandi festival degli Stati Uniti, e delle sue prossime date in Italia, del suo vivere di musica. Ho comprato il cd direttamente da lui, e sono tornato a casa felice come un bambino.

Prossime date: fatevi trasportare dalla sua musica, non ve ne pentirete.

09/03/2012 – Milan (I) – Radio Popolare / Pathanka
11/03/2012 – Mantova (I) – La Tana del Drago
12/03/2012 – Padova – Blu Radio Veneto host
18/03/2012 – Milan (I) – Magnolia (ViaAudio-Night)
07/04/2012 – Salerno (I) – Sol-Palco

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Onirica – Com’e bella la mia gioventù

Written by Recensioni

Una piccola boccata d’ossigeno, finalmente una disco pop-rock che suona e parla “serio” nell’indie con un calore tutto vintage, profondo e libero da tutti quegli amori sfigati, di quelle belle che gira gira comunque non te la danno o appuntamenti buca con incazzatura inclusa, un disco che man mano srotola la sua tracklist rilascia storie, parole, ritmi nell’onestà di nessun costrutto strategico, con nessun abile sotterfugio che tenti di toccare le corde della mediocrità, ma una serena accettazione riflessiva di quello che succede o succedeva dietro gli angoli di vita.

Com’è bella la mia gioventù” è l’esordio dei campani Onirica, disco di suggestioni e pezzi di vetro che arrivano e si conficcano nell’animo come confidenze di un miglior amico, ricchissimo di pathos e straordinariamente bello nel tono da “ti racconto io com’è la vita”, quel simbolismo che raggiunge livelli alti come un depositario delle verità intime, umane.

Dieci istantanee che fulminano le immagini, uppercut e carezze, lividi ed ironia sono le casse di risonanza di un registrato che arriva anche ad emozionare in certi picchi lirici come lo squarcio su PasoliniGiulia GT” o il ricamo di corde acustiche che cade sul buio di una generazione e i veleni di Sindona e Gelli Canzone per papà”; un album che raccoglie in se un universo sonoro variegato, ma mai confuso, con un unico comune denominatore; raccontare immagini e realtà di ieri che poi sono quelle d’oggi e di domani, canta d’idee e occhiate che spesso vogliamo nascondere come il controtempo che beccheggia sulle differenze razziali “Pied-noir”, il ritmo carrettero che sottolinea i problemi delle morti sul lavoro “Macchine”, il No alla guerra “La preghiera del presidente” e i ricordi della guerra che poi in verità non è mai finita, seguita a vomitare ingiustizie, odi e rancori come una porta socchiusa ma mai chiusa del tutto “La guerra è finita da vent’anni”.        

Canzone d’autore e pop si mischiano in continuazione, elettricità e acustico danzano insieme in questa bellissima rappresentazione di “bellezza” suonata, sempre in sintonia tra realtà e grammi d’immaginario che – una volta assemblate insieme –  si fanno chiodo fisso di un benessere che ti entra in circolo e ti fa suo per una giornata intera “Una coppia”.

Onirica: non lasciamoceli sfuggire. 

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Psiker – Genial

Written by Recensioni

Ho ascoltato Genial la prima volta ed ho avuto paura. Paura di quello che sarebbe stato il mio giudizio perché è dura scrivere recensioni, giudicare, mettersi su di un piedistallo di cartone e non cadere nella propria coscienza. Estremamente bello e fastidioso.

Difficile parlare male di chi si dedica totalmente alle proprie passioni, lavorando e sudando nella speranza di avere qualche considerazione positiva. Difficile soprattutto pensando a chi raggiunge il successo senza fatica, senza veri meriti.

È difficile parlare di musica. Si può fare in maniera distaccata, fredda, anche superficiale se volete. Come se al mondo non esistesse nessuno al di fuori di voi che scrivete. Si può fare in maniera prettamente tecnica oppure si può guardare soprattutto alle emozioni suscitate dall’ascolto. Si possono fare paragoni col passato o inserire la band che ascoltiamo in una sorta di contenitore fuori dal tempo e dalla storia.

Sono infiniti i punti di vista dai quali guardare la musica, infinite le sfaccettature del giudizio, mutevole il rapporto che si crea tra un brano e l’ascoltatore che diventa la parte soggettiva di tale legame. Quello che oggi è merda, domani potrebbe diventare la colonna sonora della vostra vita. Tante volte è successo a me e a voi, immagino. La prima volta che ascoltai quello che ora considero uno dei dischi più belli mai realizzati (per la cronaca Red House Painters – Down Colorfull Hill), influenzato dalla mia condizione emotiva, mi sembrò una palla totale.

Per tale motivo ho ascoltato Genial più volte ed ho scritto due recensioni. Mescolatele, tagliatele e ricomponetele, buttatele nel cesso entrambe o solo una. Scegliete voi.

Il brano, il disco, è sempre lo stesso. Io sono diverso. Ogni giorno diverso.

Recensione 1 Giorno X

Genial è il primo lavoro contenente brani in lingua italiana dell’artista milanese nato trent’ uno anni fa, più o meno quando il Post-Punk si alzava dalla sua poltrona per cedere il posto al Synth-Pop. L’elettronica di Psiker si lega tanto a quel periodo, lasciando da parte gli aspetti più danzerecci e rivolgendosi anche all’oscurità del genere in continua simbiosi col fenomeno New Wave.

L’album mette in mostra tutta l’intelligenza dell’autore, capace con sarcasmo e disillusione di fermare ogni sorta di giudizio negativo con le sue parole cariche di buona superbia che sembra menefreghismo, ma in realtà è voglia di andare avanti contro tutti.

Le parti strumentali, flauti, campane e schitarrate suonano tanto false quanto funzionali ai brani che siano essi carichi di rabbia oppure comici o ancora pseudo impegnati se non intimi, esaltando le parole di Psiker che con la solita ironia cerca la sua rivincita sulla critica e sulla società attraverso le sue parole pungenti.

Il sound dal quale Psiker prende tutta la sua carica è quel Pop – elettronico anni ottanta che in Italia ha avuto tanta fortuna creando miti oggi oggetto di rivalutazioni revival ma anche mostri (in senso negativo) immortali. Pop sintetico e allegro misto alla Wave cupa e introspettiva. All’estero gli ovvi paragoni (almeno nei loro momenti più interiori) sono con Depeche Mode, New Order, Tubeway Army, Simple Minds, Pet Shop Boys o, volendo essere più attuale, The Knife. Ovviamente le distanze dai grandi nomi del passato sono enormi ma dalla sua, Massimo, ha la possibilità di cantare nella nostra lingua e quindi di ampliare quelle che sono le percezioni emotive generate da una musica spesso troppo rigida.

Le ballate elettriche e visionarie, che rappresentano il cuore di Genial, rallentano il ritmo a fasi alterne, senza però diminuire mai la tensione, senza spegnere l’energia o attenuare l’ironia, mantenendo intatta la grinta di Psiker e anzi aumentando la portata emozionale dell’opera.

Genial è un buon lavoro, coraggioso e soprattutto difficile da realizzare con credibilità e semplice da ascoltare.

Recensione 2 Giorno X+7

Spiegatemi perché dovrei ascoltare un album Synth-Pop nel 2011, suonato e cantato come se la musica elettronica in Italia si fosse fermata a dieci o vent’anni fa. Ho sempre odiato il sound stile Hit Mania Dance, la Disco-Music o il pop orecchiabile (quanto le urla di un porco sgozzato) di Scialpi o Mango. Perché dovrei apprezzare questo lavoro? La musica è vecchia, banale, ripetitiva, poco ricercata, impossibile da ballare, snervante da ascoltare in pieno relax. Arrangiamenti che sembrano appena abbozzati e finti, voce commerciale e inespressiva, con un timbro inutile e capacità limitate. Testi banali, semplici, falsamente ironici. Non si riesce a ridere, non si riesce a ballare, non strappa un’emozione. Come ascoltare Immanuel Casto spogliato della sua sensualità, di una buona voce e con testi che invece di parlarmi di sesso anale, orge, ed escort, sembrano invece farmi la morale. Perché dovrei ascoltare Genial?

Ora.

Genial “è un invito a tirar fuori il meglio di noi. Non è una posizione di prestigio o un nuovo abito che fanno una persona speciale perché il vero genio sta dietro le quinte”.

Oppure…

Genial è un’elettronica e popolare Corazzata Potemkin!

Scegliete voi!

 

Bio (parole di Psiker)

2001: PSIKER diventa il nome d’arte di un giovane cantautore classe 1980. Lo PSIKERstudio il luogo dove nasce la sua musica.

2002-2007: Inizia lo PSIKERproject: l’obiettivo di Psiker è prepararsi artisticamente, per presentarsi all’industria discografica. Un percorso lungo ma appagante in cui Psiker sviluppa un interesse che unisce suono e immagine. In questi anni Psiker scrive molte canzoni che raccoglie in tre album autoprodotti e senza distribuzione: Delivery, Daydreams, Artismo. Prezioso è il supporto di molti che, credendo nel progetto, suonano nei dischi e nei live, partecipano nella realizzazione degli artworks e contribuiscono al progetto artistico.

 

2008: Psiker firma con l’Universo (Lunapop, Zeroassoluto etc.) il suo primo contratto discografico. Il singolo d’esordio, LOGIC, è pubblicato l’1/07/2008 e distribuito online su iTunes, Nokia Store e tutti i principali store digitali. L’omonimo album, scritto interamente in inglese, è pubblicato per il digital download dal 22/12/2008.

 

2009: Psiker pubblica un singolo dal sapore estivo, INSALATA DI RISO, scritto per gioco sette anni prima. Il brano è a oggi il più conosciuto e discusso dell’artista. 2010: GENIAL è il nuovo singolo, pubblicato il 26/03/2010 su iTunes, Nokia Store e tutti i principali store digitali. Da settembre Psiker distribuisce attraverso la piattaforma Sounday.

2011: Il 15/04/2011 viene pubblicato GENIAL remixes, versione arricchita da remix e radio edit, del singolo pubblicato in anteprima l’anno precedente. Il nuovo disco d’inediti GENIAL è pubblicato il 20/05/2011. Singolo e album sono distribuiti su iTunes, Amazon, Ovi, Zune e tutti i principali store digitali.

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Mandrake – Zarastro

Written by Recensioni

Mandrake illusionista della musica del nostro tempo strappa pensieri come fossero petali gettati al vento gelido di questa giornata, “Zarastro” è il suo lavoro ultimato e presentato da Forears. Ma Mandrake non è il personaggio ideato da Lee Falk ne il giocatore burlone del film di Steno, Mandrake è una band livornese rockeggiante come la pettinatura di un Tim Buckley in cerca d’autore, come una Great Britain degli anni 60, come la musica impegnata ai tempi della crisi economica. Possiamo scrivere di musica fino allo sfinimento, Mandrake presenzierà in tutti i dettagli come il più feroce dei diavoli (The evil meeting). Viola, violino, tromba, lampi, tuoni e saette per un disco senza calo di pressione, un ritmo social popolare come il migliore degli artisti destinati alla dannazione eterna, una band che prende le sembianze di un singolo. Un miscuglio generazionale incontrollato fonde punte di musica tradizionale a soluzioni attualissime, l’indie rock piace perché vario e senza freno. Undici pezzi ben assemblati che danno vita alla primissima produzione dei Mandrake, in alto nel cielo hanno occhi a loro favore, le note si accompagnano di delicatezza innata. E’ pieno inverno, carichiamo i gelidi polmoni con “The Copelands”, il vento taglia i nostri zigomi con inatteso piacere, poi “Nothing is predictable” mi rende nervoso ma bello, “Soft Temple” incide pericolosamente le arterie.

Non c’è bisogno di pensare per ascoltare questo lavoro imparentato con la musica classica, il rock impegnato alla ricerca di coscienze tutte ancora da sporcare, la linea sottile tra il bene e male. Mandrake piace per quello che letteralmente vorrebbe apparire, l’inganno potrebbe esserci ma non si vede, l’illusione lasciamola a chi di musica non ne ha mai capito una mazza. “Zarastro” scoppia nel petto come una bomba senza controllo, tassello irremovibile della musica indipendente italiana.

…e non mi sembra poco…mi sembra veramente bello…

 

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