Flebologic – Shipwreck

Written by Recensioni

Tanti dischi escono con la formula scritta “Missundaztood” in fronte, che poi sta per misunderstood, praticamente frainteso, non capito. Ed è lo spunto principale su cui si agitano i lombardi Flebologic dentro il loro progetto/debutto “Shipwreck”, Ep in cinque tracce ultra-suonato, un piccolo asso musicale pigliatutto di calibro ben confezionato anche fisicamente, tracce che si permettono di giocare con infiniti cromatismi sonori ma appunto, tanto per cercare il neo assoluto o il classico pelo nell’uovo, troppi sono questi cromatismi e per il momento nessuna dritta personale o stile proprio, un perfetto calco di posizioni che potrebbero essere esercizi – ottimi –  ma esercizi stilistici come in un saggio od un riscaldamento momentaneo prima di “fare sul serio”.

Ma peli e nei a parte, il tappeto elettronico ed i cuori pulsanti che evidenziano la scaletta non hanno certo niente da invidiare a nessuno, se volevano stupire con poco, i Flebologic ci sono riusciti senza colpo ferire ed il mondo a parte della band ha una presenza forte e tangibile nel sound globale, sound a metà tra delicatezze wave-robotiche della titletrack e le ancheggianti  ombre soul- lisergiche della Bristol di TrickyCrawlin’worm”, la radiofonicità tra le nuvole di “Mi(s)” ed il caldo sogno carribean che cuoce leggermente “Angel dub”; un Ep al quale piano piano ci si fa confidenza distaccata poi – alla fine – te lo divori in quattro e quattr’otto, mandando nei e peli a fare in culo mentre  ti aggrappi forte al vento drogato che spira nella stupenda “Old big boat” e benedici il giorno che hai incontrato questi Flebologic ed il loro incantato distacco da tutto, le eteree sfumature ocra e grigio topo che redimono il giudizio iniziale circa il loro atteggiamento primario.

Salutiamo questo esordio come una bella sorpresa inaspettata sottolineando che, questa matassa sonora e sensoriale chiamata Shipwreck anticipa già il fenomeno di sé stessa, tracce che testimoniano anche quanto ci sia di lussuoso sound dietro un packaging di compensato e stilosi foglietti scarabocchiati d’arte naif.

Last modified: 4 Maggio 2012

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