Uno spirito cangiante – Intervista ad Alessia Labate

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Quattro chiacchiere con la giovane artista pop di base a Milano.

(di Miriam Gangemi)

Il termine artista può essere utilizzato come sinonimo di cantante, ma apre le porte ad un universo molto più grande. Alessia Labate è una cantante, un’autrice, una vocal producer, una vocalist e una musicista, quindi la definizione poliedrica di artista le calza a pennello. Cresce all’interno di un contesto contaminato costantemente dalla musica e già da bambina entra a contatto con talent show come Io Canto e The Voice of Italy.

È del 2019 il suo primo brano, Black Soul, che dimostra immediatamente il suo animo pop, seppur con qualche sfumatura dark. Qui inizia il percorso che, oltre a singoli energici come OMG, l’ha portata a sviluppare anche una lunga lista di collaborazioni internazionali, dalla freschissima Summertime nata insieme al duo francese Combogroove, all’elettrica Shut Your Mouth (and Dance) realizzata con il producer tedesco Juze, e molte altre ancora.

Caratterizzata da uno stile fresco e colorato, Alessia si distingue anche per il suo carattere dinamico, che rispecchia il percorso seguito finora. Una ragazza di 22 anni con tanti sogni nel cassetto e un’energia pazzesca, che riesce a trasmettere attraverso tutte le sue tracce.

Alessia è una trottola che continua a girare e proprio in questi giorni ha rilasciato il suo nuovo singolo Something Special. Abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con lei, che ci ha raccontato qualche aneddoto sulla sua nuova uscita e sulla sua carriera così singolare.

Ciao Alessia! Abbiamo ascoltato Something Special e dobbiamo ammettere che anche noi vorremmo ci venisse dedicato un brano così. Ascoltandolo abbiamo scoperto un lato più emotivo del tuo carattere e della tua personalità artistica. Ci vuoi raccontare com’è nata questa canzone?

Certo! La canzone nasce circa un anno fa, ero a casa e stavo giocando con dei vecchi accordi su cui avevo scritto un’altra canzone (che non credo uscirà mai), e “cazzeggiando” è uscito fuori l’hook di Something Special; ho iniziato a tirar giù delle idee melodiche per la strofa e subito dopo ho iniziato una skype session con Ryan Stewart, produttore canadese che ha vinto un Juno Award per il suo lavoro con Carly Rae Jepsen e per fortuna all’epoca non lo sapevo (ride, ndr), mi avrebbe influenzata tanto questa cosa. Suono a Ryan la mia idea, a lui piace tanto e iniziamo a lavorarci insieme.

Something Special celebra l’amicizia ed è stata ispirata da Walter Coppola, tuo migliore amico, nonché curatore della direzione artistica del pezzo. Cosa vuol dire poter lavorare con il proprio migliore amico?

È bellissimo, ormai ci capiamo al volo. Discutiamo anche tanto, ma sempre focalizzati sull’obiettivo. Ci complimentiamo e riprendiamo a vicenda, io faccio cose per lui, lui per me, sempre col cuore; è uno scambio continuo incredibile.

Questo brano ha un carattere molto più intimo rispetto ai tuoi lavori precedenti e questo alimenta l’ecletticità del tuo profilo artistico. Alessia Labate non è solo pop, nonostante l’impronta “danzereccia” che ritroviamo quasi sempre nei tuoi brani. 

Grazie mille, è proprio quello che voglio trasmettere: la mia musica è come me, cangiante e super pop. Anche se i beat spesso sono EDM, l’anima delle mie topline è sempre pop e un po’ romantica.

Nel video di Something Special ci ha particolarmente colpito la scelta dei diversi outfit a seconda del mood che rappresentavano. Qual è il peso che dai all’estetica dei tuoi video e della tua personalità artistica in generale?

Finalmente qualcuno che mi fa una domanda sugli outfit, adoro! Nel video volevamo rappresentare un post-festa casalingo: una volta che tutti sono andati via e la casa rimane vuota di persone ma piena di ricordi della festa, prima inizi ad apprezzare la solitudine, ma pian piano questa inizia a schiacciarti. Avere degli amici a cui si vuole bene è così: quando si sta insieme è bellissimo (rappresentato dall’outfit giallo), quando ci si separa si apprezza la solitudine (outfit rosa) ma poi la solitudine diventa troppa (outfit verde). Il team che ha lavorato per il video è incredibile: il top giallo e il completo verde sono stati disegnati e cuciti da Serena Nappo, la mia cara amica Mariam Rouass ha curato trucco e parrucco, Walter e Megan Stancanelli hanno curato le riprese e la sistemazione della location.

Le tue collaborazione a livello internazionale non si contano su una mano sola e, nonostante tu abbia solo 22 anni, hai già collezionato moltissime esperienze. Come ti sei approcciata al mercato internazionale e quali aspetti ti attraggono di più di questo mondo? 

È vero ormai una mano non basta più (ride, ndr), in un anno e mezzo è uscita un sacco di musica! Ho lavorato davvero tanto. Il mondo dell’elettronica mi piace perché mi sento libera di essere me stessa al 100%, soprattutto con la future bass (nonostante non sia il mio genere preferito), e posso connettermi con le persone con cui lavoro in modi a volte straordinari. Non solo: tante artiste che amo hanno iniziato da lì, come per esempio Tove Lo, hanno avuto il loro breakthrough grazie a collaborazioni con dj che sono diventate hit; il mio obiettivo è proprio quello. Il mercato internazionale in generale è un mistero che sto piano piano scoprendo, e anche se non ho capito tutto continuo a lavorare durissimo.

Com’è lavorare nel proprio studio casalingo di Milano con artisti da tutto il mondo? C’è qualche aneddoto particolare che ti va di raccontarci?

È bello poter avere la mia finestrella sul mondo dalla comodità del mio studietto. Ho dovuto imparare a rapportarmi con i producer, che sono una specie a parte (ride, ndr), e ho capito che preferisco registrare da sola. Mi trovo bene con poche persone, fra cui il mio fratellone Simone Privitera. La cosa più divertente che ho fatto da casa è il vocal coaching durante la sessione di registrazione di Parola di Maryam, tramite Listento: eravamo collegati con Listento e Whatsapp contemporaneamente e non solo ascoltavo tutto quello che Maryam stava registrando in diretta, ma comunicavo anche con lei e facevo i cori da stadio per darle la carica. È stato esilarante ma super produttivo.

Stessa cosa è successa con il master di Something Special: il mio amico Davide Ruffini mi ha mandato un link da cui io ho ascoltato perfettamente cosa stava facendo, e nel frattempo gli scrivevo su Whatsapp cosa andava bene e cosa sistemare. W la tecnologia!

Come cambia il processo di creazione e sviluppo del brano quando collabori come vocal producer e vocalist rispetto a quando lavori sui tuoi pezzi?

Cambia tantissimo. Quando lavoro con altre persone non ho quel trasporto che ho quando lavoro per me, è tutto psicologico. Quando scrivo per altri riesco a farlo quasi sempre, anche se sono giù o poco motivata. Invece le mie canzoni nascono in modo spontaneo, non le forzo mai. Voglio che il mio progetto rimanga una valvola di sfogo reale il più a lungo possibile. 

Hai collaborato alla scrittura di diversi brani di artisti italiani, arricchendo il tuo bagaglio da autrice. Come si articola il tuo processo di scrittura?

Non c’è un vero e proprio iter, ma di solito mi piace partire dall’artista con cui lavoro: una storia, una parola, un concetto, un’esperienza (anche di qualcun altro), una foto, una canzone da cui prendere ispirazione, qualsiasi cosa. Vi racconto la mia co-scrittura più bella: ero al Wisseloord (studio di registrazione nei Paesi Bassi, ndr) per un camp molto fico, era l’ultimo giorno e avevo sessione con Timster – artista indie francese che spacca – e avevamo solo un paio d’ore prima che dovesse prendere il suo volo per Parigi.

Abbiamo iniziato parlando, ascoltando musica, e suonando cose. Lui è produttore, musicista, cantante, autore, label manager, publisher e persino artista, ma mi ha lasciata comunque iniziare a strimpellare la chitarra. In modo super imbarazzante ho suonicchiato due accordi che mi piacevano, poi gli ho passato la chitarra e da quei due accordi ha tirato fuori una super magia. Senza accorgercene abbiamo iniziato a scrivere una canzone d’amore bellissima, e durante il processo ci siamo connessi in un modo così intimo e genuino che non potrò mai dimenticarlo. È raro trovare una connessione e un’intesa del genere.

Mi trovo molto in difficoltà invece quando lavoro con persone che non sono molto propositive in fase di scrittura o che non lasciano spazio al mio lavoro. Una volta mi sono trovata in una co-scrittura a 4 per un’artista, e qualsiasi cosa proponessi veniva categoricamente rifiutata da uno dei producer, con tanto di spiegazione della “storia della musica”, e il fatto che io sia donna e giovane ha sicuramente giocato un ruolo importantissimo. Ovviamente dopo il pippone e diversi altri tentativi, si ritornava sempre alla mia prima proposta (ride, ndr). Quella sessione è stata tossica davvero, ma mi ha insegnato a trovare la mia dimensione e uscire dal panico nelle situazioni difficili.

Cosa possiamo aspettarci da Alessia Labate nel futuro? 

Sicuramente tanta musica, foto super cool, outfit pazzeschi e forse un EP nel 2021.

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Last modified: 20 Ottobre 2020