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Fadà – Polvere di musica

Written by Recensioni

William Fusco in arte Fadà, musico del lato sghimbescio della  nuova arte cantautorale emergente, esce con il primo disco ufficiale della sua carriera “Polvere di musica”, un dieci tracce che suona come un diabolico ronzio infinito nelle orecchie, un crescendo vertiginoso di storie, storiacce e storioni grandi come i sogni appannati di un Capossela rilassato, dieci tracce con le quali non si può usare il termine “una tantum” per farsi capire: appena in circolo, come bislacche farfalle, ti si appiccicano addosso e ti ci rimangono per molto, con una ironia  che sposi immediatamente o in men che si dica.

Un artista, Fadà, che sfugge ad ogni epitaffio che di solito si affibbia ad artisti stravaganti e fuori delle righe, e l’inusitato effluvio che il disco emana ti porta alle pendici di sensazioni caricaturali psichedeliche, forse il versante ancor più allucinato di un Marcovaldo strampalato, una forma teatrale della musica con tutti i panneggi della poesia contaminata dall’idioma sonico indie, un modo inafferrabile di stare sull’onda degno dei grandi equilibristi scenici della benedetta surrealità.

Polvere di Musica, polvere di stelle e di palcoscenico, ma anche una infinita professionalità che, nell’effetto d’insieme di questa tracklist, trasporta in ogni angolo del sogno, del delirio e della circense botta di libertà che Fadà si prende e si permette alla faccia di tutti e di tutto, dentro un incredibile aggiornamento di vita e relativi scazzi d’intorno che lui fa salire a galla dal profondo malessere che fa scrigno inviolabile alla quotidianità.

Se i testi scavano volentieri nel melò esistenziale, il marchingegno musicale disvela un impasto denso di trame disco-elettroniche “Antidoto”, forte di “tonfi RnB” e boccoli Caparezziani “La donna cervello”, fresco nel beat seventies “Il poeta”, liquido nel funky, jazzly che sembra uscito dalle magie di Franco CerriLike a danz”, magico nella stupenda visione deformata di “Perfect face” e pirotecnico nella spennata gispy che strattona “Souvenir”, sì un impasto che si fa perla e fermaglio di un progetto discografico che, ripeto – non ha bisogno di ripetuti ascolti per essere annesso al nostro patrimonio underground  – occorre solamente dargli carica, prepararsi ad un volo libero ed il gioco è fatto.

Fadà crea un disco che non è solo un disco che suona e canta, è anche una stupenda pellicola che “si sente e non si vede” di devastante contemporaneità.

 

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