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Albedo – Lezioni di Anatomia

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Non riesco mai a trovare una giusta collocazione per la musica bella e interessante in questo ultimo periodo, sono sommerso da “immondizie musicali” a quintalate e non sono capace più di reagire in maniera lucida alle cose. Poi ti capita un disco “diverso” e pensi che non tutto è perduto, che la musica importante ancora riesce a portarsi a galla, non sappiamo bene per quanto tempo però riesce ancora a farlo. Arrivano al terzo disco i milanesi Albedo, ci arrivano in forma smagliante registrando in presa diretta Lezioni di Anatomia uscito per V4V Records con la partecipazione di Inconsapevole Records. Ebbene questo disco suona una bomba. Lo avrete già letto in tutte le altre recensioni già uscite e penserete a qualche mega pompaggio commerciale per cercare di convincere psicologicamente il pubblico, non è affatto così, trovate il modo di sentirli (e di questi tempi basta accendere il pc) e crederete ancora nella sostanza della musica italiana, in fondo c’è qualcuno che si lascia ancora influenzare dalle recensioni? Immaginate un sound molto post rock accompagnato da una voce che canta in italiano, non smetterete mai di ascoltare e poi ascoltare nuovamente Lezioni di Anatomia senza tregua, quasi una dolce lotta per farsi male. I pezzi lanciano brividi in continuazione, bisogna soltanto riuscire a coglierli e collocarli sul pezzo di cuore che si preferisce, un percorso intimo e interiore che ogni ascoltatore può rendere proprio assumendo la musica degli Albedo come alterante sottofondo emotivo. Un disco assolutamente grigio nei colori, non traspare mai la luce, associo malinconia a profondità, la felicità è leggerezza e noi siamo persone profonde. Il resto potrebbe tranquillamente sparire senza lasciare traccia.

Lezioni di Anatomia come dicevamo prima è il terzo disco ufficiale degli Albedo, arriva dopo i precedenti Il Male (2011) e A Casa (2012), praticamente un disco all’anno, in sostanza un percorso continuo e crescente che trova la punta di diamante nell’attuale lavoro, è difficile scrivere musica in questa maniera, è molto più semplice decrescere nel tempo.
Il lavoro è composto da nove pezzi tutti ben legati tra loro, tutti allacciati indivisibilmente come le parti del nostro corpo (difatti una lezione di anatomia),  l’opener “Cuore” è di una bellezza impressionante, la mente viene lasciata da parte e il continuo duello del ragionare col cuore o la testa marca forte il messaggio lanciato dalla canzone. Tanta dolcezza in pezzi come “Dita” e “Polmoni” (non sto più citando i brani in maniera sequenziale), la rabbia sviluppata in “Stomaco” e l’elettronica elegante in “Occhi” e “Pance”. Lezioni di Anatomia rassicura e parecchio la mia situazione di ascoltatore di musica, non pensavo fosse ancora possibile arrivare ad un disco del genere in Italia, fortunatamente gli Albedo ci arrivano al terzo disco, quello decisivo, quello del rischia tutto. Loro hanno giocato benissimo le proprie carte realizzando un prodotto ottimo da mantenere sulla bocca e orecchie di tutti il più a lungo possibile, loro attualmente hanno il merito di aver scritto uno dei migliori album degli ultimi anni, il resto per la gran parte è soltanto merda.

Dimenticavo una cosa fondamentale, Lezioni di Anatomia degli Albedo va ascoltato con un volume altissimo, assolutamente.

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Cybersadic – Droga alla massa

Written by Recensioni

Questo lavoro al primo ascolto sicuramente vi lascerà un po’ spiazzati…
“Droga alla massa” dei Cybersadic è infatti un vero e proprio calderone sonoro che comprende nei suoi ingredienti i Subsonica (citazione “dovuta”, visto che si parla del panorama elettronico -techno  musicale italiano) e i Chemical brothers (“Wake up” ricorda molto le sonorità di “Hey boy, hey girl” famosa hit del 1999 del gruppo di Manchester).

Molte infatti le similitudini nei confronti dei due gruppi citati sia a livello vocale sia a livello musicale.La loro però è un’ispirazione proveniente anche da vari repertori musicali, cioè una sorta di eclettismo che permette di apprezzare ogni pezzo come un’entità, diciamo “autoconclusiva“, che peraltro non annoia mai l’ascoltatore.
Poche liriche e musiche ben collegate tra loro vi accoglieranno in un tappeto sonoro che ogni tanto fanno  ritornare alla mente anche i vecchi Kraftwerk, che non appaiono mai datati e che continuano a ispirare le generazioni moderne di giovani musicisti.

Le tematiche trattate nei testi evocano atmosfere cibernetiche però contemporanee e non
paleofuturiste ma sempre con il carattere sovversivo che contraddistingue il loro stile.
Non stupirebbe quindi se qualcuna delle nove tracce trovasse spazio in qualche film di fantascienza alla “Blade runner”.
Nella prima parte del disco c’è un ritmo deciso, consapevole e urlato, dal forte intento comunicativo, anche se spesso intervallato da momenti di pura melodia elettronica che distendono questo incalzare.
La quarta canzone “La notte” ad esempio inizia con un riff di chitarra alla Depeche Mode per poi tuffarsi in un cantato che ricorda i più quieti Cccp distorti da un vocoder.

Molti anche i richiami anche alla new wave italiana dei primi anni ottanta, soprattutto per quanto riguarda le chitarre che confluiscono con la tradizione musicale d’avanguardia degli stessi anni.
Un progetto ambizioso quindi quello di questi ragazzi campani che attende solo di superare la prova del live…
E non lasciatevi fuorviare dal titolo di questo cd…
Semmai consigliate l’acquisto di questo cd alla massa e che la nuova rivoluzione (musicale) permamente abbia inizio da voi!
Attenzione: il disco è sicuramente uno dei migliori lavori usciti in Italia nel 2011…potreste diventarne dipendenti!

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