Sfidare Covid e società: intervista ai Not My Grave

Written by Interviste

Quattro chiacchiere con la giovane band di Fano alla vigilia dell’uscita del nuovo videoclip.

Not My Grave è il nome di una giovanissima band alternative formata nel 2019 e composta da cinque membri. Hanno appena prodotto il loro album d’esordio, con la pubblicazione di due singoli – il primo, Thousand Ghosts, uscito ad ottobre, e l’altro, Fault, pochi giorni fa, con videoclip in uscita domani 22 dicembre – mentre la pubblicazione dell’album è prevista per i primi mesi del 2021.

Il progetto è freschissimo ed è diretta conseguenza di ciò che Luca, Tommaso e Nicola proponevano con il loro gruppo precedente. Conseguenza ma non prosecuzione, perché la musica che suonano ora insieme a Francesco alla batteria e Nicolò alla chitarra è molto diversa.

Ciao a tutti. Parliamo subito di voi. Come siete passati da ciò che eravate a ciò che siete? E soprattutto che band siete ora?

Ciao a tutti e grazie mille per averci concesso questa intervista. Con il gruppo precedente abbiamo avuto un’attività dal 2015 al 2018 mantenendo un sound metal / metalcore, principalmente con voci in growl e scream, producendo un EP e partecipando a vari concerti in Italia e in Europa.

Il cambiamento è avvenuto nel 2019, dopo varie divergenze musicali interne con alcuni membri, abbiamo deciso di voltare pagina e di iniziare nuovamente un progetto cambiando nome, line-up e anche genere musicale, trovando una svolta nell’inserimento di parti melodiche composte da synth e parti vocali in clean, quasi un 70% dei nuovi brani.

Ora siamo una band completa piena di ambizione, cerchiamo sempre di migliorare sia personalmente sia di gruppo, cercando in continuazione un sound che ci appartiene maggiormente.

Avete scelto di far uscire i vostri singoli in un momento molto delicato e supponiamo che anche il full length vedrà la luce in piena pandemia? Non avete mai pensato di attendere un momento più propizio?

Inizialmente il primo singolo, Thousand Ghosts, doveva uscire a febbraio, ma proprio per la “paura” Covid19 abbiamo deciso di rimandare tutto e attendere un momento migliore. Di conseguenza non potendo spingerci oltre la fine dell’anno (avendo già l’album pronto), a ottobre abbiamo iniziato questa nuova avventura proponendo appunto il singolo di debutto.

L’album vedrà la luce nei primi mesi del 2021, con l’idea di pubblicare altri singoli prima e durante la promozione del disco, indipendentemente dalla situazione attuale in cui vive la musica.

Di certo sarà difficile promuovere il vostro lavoro sul campo e quindi suonando. Tuttavia qualcosa bisognerà pur fare per far arrivare il vostro pezzo al pubblico. A cosa avete pensato?

Lavoriamo duramente dietro le quinte dei social, per ora è l’unica soluzione per far sì che i nostri brani vengano ascoltati, prima di tornare a calcare i palchi.

Parlando delle vostre canzoni, la definite come un lavoro di emozioni, storie e sentimenti. Esclusi rari casi, è una definizione che ogni musicista potrebbe dare alla propria musica. Cosa c’è in voi di davvero diverso, speciale?

Ogni musicista produce e crea sentimenti, emozioni e storie. Nel nostro caso abbiamo voluto inserire delle particolari sonorità e tematiche inerenti a situazioni vissute direttamente o indirettamente, esponendo tutto ciò tramite un’unica lingua, la musica. Sono tematiche che tutt’ora ci circondano.

Il nuovo singolo vuole affrontare il tema della società che sempre più mira a fagocitare l’individuo e sputarne i resti in pasto al famelico pubblico. Che pezzo è Fault?

Fault descrive simbolicamente lo spazio personale che viene occultato dalla richiesta opprimente della società. E, dove la richiesta principale di questa è d’impronta verosimilmente estetica, la protagonista vive appieno la potenza distruttrice dei “giudici della vita”, che non danno spazio né a sentimenti né a caratteristiche intime della persona. Questa è proprio una delle tematiche affrontate nel nostro primo album.

Questo secondo singolo è un brano che varia tra parti melodiche e parti più “spinte”, avendo una struttura similare al primo singolo, Thousand Ghosts. Siamo molti contenti di questa canzone, è una tra le nostre preferite all’interno dell’album.

Dobbiamo aspettarci sorprese dal full length? Sarà un disco in linea, sia stilisticamente che concettualmente, con i due singoli già pubblicati o ci sarà ancor più carne sul fuoco?

L’album sarà in linea stilisticamente e concettualmente con i primi due singoli, ma avrà pure dei brani con tematiche ambientali, oltre a quella sociale. Fra non molto, verrà annunciato il nome con le varie canzoni al suo interno.

A proposito di società e musica. Quest’ultima sembrà sempre più impantanata nel mondo social: l’immagine prende il sopravvento su qualità, sacrificio, sincerità, capacità. Conta quanto ti credi grande e quanto lo fai vedere. Alcune realtà sono tuttavia ancora salve. Metal, punk, hardcore non si sono ancora piegati al meccanismo per cui non vince (in senso buono) il più bravo ma chi ha più follower. Sono destinati tutti a sottostare a questo sistema in veloce mutamento o sono culture che hanno tutte le caratteristiche per resistere? E come si colloca una band come la vostra, nei confronti di questa realtà?

Noi pensiamo che questa realtà social sia davvero importante, è sicuramente una marcia in più per qualsiasi band di qualsiasi genere, dando un’opportunità in più per farsi conoscere e farsi ascoltare. È importante stabilirsi degli obiettivi anche nei canali social, è un’occasione per crearsi una fanbase e un’interfaccia generale della band, semplicemente postando foto, video e dirette per mantenere un contatto diretto con chi ti segue. Per cui noi siamo pienamente a favore a questo mutamento, ma sappiamo chiaramente che non è facile cimentarsi velocemente in tutto ciò.

Tralasciando gli artisti che mirano al pop commerciale e parlando di band: i talent non portano a nulla, le etichette non sono interessate, il pubblico diserta i piccoli concerti, i dischi non si vendono, i giovani vogliono altro. Perché allora ci si ostina (per fortuna, aggiungo) non tanto a suonare, ma a provarci spendendo soldi per registrare dischi, caricare i pezzi su Spotify, cercare date, recensioni, etichette e tutto il resto?

Semplicemente pensiamo che crederci non costa nulla. Se c’è ambizione da parte di tutti i membri, alcuni dei vari obiettivi stabiliti, piccoli o grandi che siano, si raggiungeranno. Noi siamo orgogliosi di ciò che stiamo facendo, ci piace, e proprio per questo motivo ci ostiniamo a fare molti sacrifici. Abbiamo tante prospettive future nel cassetto.

In quest’ottica, dovremmo rassegnarci ad un mutamento del rock? Sta morendo e non vogliamo ammetterlo o comunque sta perdendo il suo ruolo da protagonista, destinato a diventare qualcosa di nicchia?

No. Il rock non sta morendo, ma semplicemente si sta evolvendo (che piaccia o no). Il nostro genere, metalcore principalmente, è un genere sicuramente meno ascoltato rispetto a un pop rock o hard rock, ma questo non vuol dire che si debba lasciar morire o altro, sicuramente ci son scelte da fare nel corso di una carriera, e adesso noi abbiamo scelto di produrre ciò che ci piace, quello che ci appartiene.

Stiamo già lavorando ad un secondo album, e ci saranno delle svolte di sound differenti al primo, perché in questo momento i nostri sentimenti ed emozioni (come dicevamo prima) son di una determinata empatia conducendoci ad un sound diverso. Scriviamo brani in continuazione sperimentando spesso vari generi, che poi, mescolandoli insieme, creano una musica tutta nostra.

Potete essere per un giorno chiunque vogliate e avete l’obbiettivo di togliere l’Italia dal pantano musicale in cui si ritrova. Cosa fareste di concreto?

Beh, sicuramente intaseremmo le radio, i telegiornali, le riviste e tutti i canali social con musica rock e metal con band di alti livelli e band underground. Sarebbe veramente interessante.

Si parla sempre di Italia in termini critici verso le proposte più commerciali, definite inadeguate e non in linea con la qualità che si vede all’estero. Quest’anno, però, mi è parso di notare un imbarbarimento della proposta anche da parte degli artisti più piccoli. Ho ascoltato tanto, per fortuna, ovviamente non tutto ma mai come quest’anno ho trovato pochissimi dischi italiani validi anche tra i piccoli. Che sta succedendo all’underground? È un caso o davvero la qualità sta sparendo anche alla base?

Il fatto che alcune band abbandonino un progetto underground, non spingano tanto al successo e non cerchino qualità, è chiaramente dovuto da molti sacrifici a cui a volte non si è disposti a fare, e quindi può portare ad avere meno intensità ed ambizione in ciò che sia fa, tralasciando delle particolarità importanti, rendendo un prodotto non valido al 100%.

Nel nostro caso abbiamo stabilito fin dall’inizio un obiettivo ben preciso, quello di non fermarci al primo ostacolo. Il prodotto che vogliamo far sentire deve avere, almeno per noi, un 100% di validità e qualità per l’ascoltatore, indipendentemente se sarà apprezzato o no.

Ultimamente molti artisti della scena alternativa stanno muovendo critiche al sistema Spotify che ingrassa i grassi e zittisce chi avrebbe tanto da dire. Molti stanno promuovendo l’utilizzo di Bandcamp, cosa che difficilmente funzionerà con il grande pubblico pigro, ma che può essere utile se recepita dagli ascoltatori più attenti. Voi su Spotify ci siete. Cosa ne pensate?

Noi Spotify lo usiamo e lo riteniamo molto valido, sia per gustarti i grandi classici sia per i brani più underground in circolazione. Usufruiamo di qualsiasi piattaforma digitale e Bandcamp è molto interessante, è strutturato bene riguardo la rappresentazione grafica dell’artista, è similare ad un sito web, lo consigliamo.

L’intervista finisce qui. Vi ringrazio e spero il meglio per il vostro futuro. Devo allegare un video alla fine dell’intervista, un video qualsiasi, senza spiegazioni. Sceglietelo voi.

Grazie mille a te, è stato un piacere. A presto.

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Last modified: 21 Dicembre 2020