Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere – Povero Cuore, Cuore Santo [ANTEPRIMA + INTERVISTA]

Written by Anteprime, Interviste

Il singolo anticipa il nuovo album 2002, in uscita il primo dicembre. Li abbiamo intervistati per capire cosa aspettarci.

Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere sono Fabrizio (voce e chitarra), Enrico (batteria) e Federico (basso). Fanno musica “sofisticata” (o così dicono su Bandcamp) dal 2011 e, quando abbiamo scoperto del loro quarto album 2002, in uscita il 1° dicembre per Collettivo Dotto e Cloudhead, non potevamo che fare doppio colpo con un’anteprima e un’intervista.

Povero Cuore, Cuore Santo è il primo singolo estratto da 2002, e lo trovate qui sotto, seguito da una bella intervista in cui ci parlano del nuovo album, dell’evoluzione della band e delle fonti d’ispirazione che da sempre riempiono l’immaginario dei loro dischi.

Col vostro quarto lavoro le dinamiche della band e di distribuzione del disco si sono ridimensionate. A cosa è dovuta questa scelta? È stata un’evoluzione naturale, intenzionale o dovuta alle circostanze?

Abbiamo smesso di suonare dal vivo poco prima di uscire con il nostro album precedente Alle onde, ma non abbiamo mai smesso di suonare insieme e comporre nuove cose.
Senza l’impegno live si può prendere tutto con più calma e dedicarsi agli arrangiamenti, noi lo abbiamo fatto senza l’idea precisa di come dovesse uscire il prodotto finale. Ci siamo fatti trasportare dall’evoluzione naturale delle cose, e rispetto all’album precedente suoniamo in trio. Ci siamo trovati alla fine con 10 canzoni ben costruite ed è venuto fuori il nostro album più corposo. Ci siamo ridimensionati sotto tanti punti di vista… Federico, ad esempio, è passato a suonare un piccolo basso molto economico.

2002 è il vostro quarto album, e come per quelli passati c’è un filo che lega insieme il tutto. In questo caso gli argomenti sono “generazionali, per generazioni passate”, e i punti di riferimento sono il 2002 e il 1994. Come e quanto questi anni hanno influenzato la scrittura, le storie, i temi e il sound dell’album?

I testi e gli argomenti non sono mai premeditati ma nascono e crescono nel tempo insieme alla musica. La nostra musica richiama sempre le atmosfere un po’ malinconiche della nostra generazione, e così anche i testi. Fra il ’94 e il 2002 c’erano tutti i nostri turbamenti di teenager, è un riferimento nostalgico ma anche ironico.
I ricordi, comunque, sono una delle cose più potenti da abbinare alla musica.

I riferimenti letterari, geografici ecc. nei vostri lavori sono sempre interessanti e donano alla musica un piano di lettura in più. In fase di composizione, questi riferimenti sono un’aggiunta postuma, o è da lì che nascono le canzoni?

Dipende dai casi, alcuni testi sono suggeriti dall’atmosfera della musica e quindi vengono dopo. Altre volte dei testi hanno argomenti specifici e nascono prima ancora di trovare la giusta canzone a cui abbinarli, ad esempio un paio di testi di 2002 sono dedicati a due isole, Cres e Skye. In altri casi prendo titoli o frasi da opere già esistenti che penso siano perfetti per un nostra canzone, come ad esempio “trionfo del tempo e del disinganno” o altre più vecchie. Una citazione è bella se non è fine a sé stessa ma se descrive bene qualcosa di personale.

2002 è un album più ‘spazioso’ rispetto al passato, ed uno dei brani si intitola proprio Post rock. Chi e cosa vi ha influenzati di più nella composizione musicale dell’album?

In Post rock, 2002 cerco proprio di descrivere gli spazi infiniti che ricercavamo nell’ascolto della musica in quegli anni (e ancora adesso).
Non pensiamo alle varie influenze musicali durante la composizione, ma durante le registrazioni è inevitabile che ci accorgiamo dei molteplici riferimenti. Se dovessi citarne un paio direi qualcosa dei Cure (tipo Push) per il suono di chitarra e qualcosa dei Motorpsycho per le parti di basso più distorte. Le sonorità si costruiscono anche sul fatto che evitiamo qualsiasi aggiunta di elettronica, tastiere, synth, eccetera.

Povero cuore, cuore santo è il primo singolo estratto dall’album. Come è nato il pezzo e come mai l’avete scelto come singolo d’apertura?

Nasce da una parte di chitarra di Enri che per anni non riuscivamo mai a concretizzare in una canzone. Poi dopo 527 varianti e tentativi l’abbiamo finita e ci è sembrato uno dei pezzi venuti meglio come performance nelle registrazioni.

Un giochino per finire: un posto, film, album o altre cose simili che assocereste a questo disco o che l’accompagnerebbero bene?

Solo musiche… Yankee Hotel Foxtrot dei Wilco, Songs for the Deaf dei Queens of the Stone Age, Oceanic degli ISIS.

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Last modified: 20 Dicembre 2023