Las karne murta – Dirty Swing

Written by Recensioni

L’estate è alle porte, per quanto questa primavera incerta continui a disilludere le nostre speranze di pomeriggi assolati, ombelichi scoperti e festival a suon di birra ghiacciata, sudore e buona musica.
Un contesto perfetto per la musica dei Las Karne Murta, band parmense decisamente rodata, visto che dagli esordi del 1999 a oggi vantano più di trecento esibizioni dal vivo, con spettacoli in Romania, Svizzera e Spagna. La formazione è dotata, quindi, di un’esperienza e di una maturità artistica che emergono magistralmente in questa quarta fatica discografica, Dirty Swing: 15 tracce che si susseguono una dopo l’altra piacevolmente, senza momenti down, senza rischiare di annoiare l’ascoltatore.
Le ispirazioni sono ricche e variegate, dallo swing al cool jazz, da Paolo Conte alla Bandabardò, soprattutto per la costruzione letteraria, dagli Apres la Classe alle Nuove Tribù Zulu e Roy Paci e Aretuska, soprattutto per le ritmiche e la presenza degli strumenti a fiato.
E c’è davvero di tutto in questo lavoro, sul piano delle influenze musicali e delle ispirazioni liriche, per altro confezionate su tre lingue diverse, francese, italiano e inglese a seconda dell’atmosfera da ricreare, su tematiche per lo più amorose, con descrizioni di vita quotidiana, delicate e realiste.

La lingua è elemento primariamente musicale che collabora alla resa melodica di ogni brano.

Forte e marcatissima l’influenza jazz, dello swing fumoso anni ’30, come il titolo lasciava supporre, soprattutto nella traccia di apertura, forse ironicamente chiamata Rock’n’roll, e in Dead Meat. Pas avec toi e Basso ventre, invece, si connotano più per i ritmi di bossa nova, col suo levare cadenzato e apparentemente irregolare e le percussioni legnose, mentre non manca il rock vero e proprio in About my Jane, con l’aggiunta di qualche sterzata funky in Collant.
E questa babele di suoni estivi, freschi e danzerecci, non sarebbe completa senza una matrice ska, come in Out of Control, Adesso non so, Tropical Club e El pero per coco, quattro tracce tutte da ballare o per lo meno dondolarsi sulla poltrona.
Gli arrangiamenti sono intricatissimi e perfettamente curati: doppie voci, fiati, un cantato che si muove con disinvoltura dalla pura resa melodica al parlato.
Se questi ragazzi suonano dal vivo con la competenza tecnica e l’energia che viene fuori dalla registrazione, come il loro curriculum farebbe comunque supporre, bisogna solo sperare che vengano a suonare vicino a casa e correre a sentirli.

Last modified: 11 Maggio 2012

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