La musica italiana che gira il mondo || Intervista a GIUNGLA

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GIUNGLA è Emanuela Drei, cantautrice di base a Bologna, già voce e chitarra di Heike Has The Giggles ed ex bassista di His Clancyness. Dallo scorso anno, il suo progetto solista ha raccolto sempre più interesse e consenso, portandola a varcare i confini del bel paese e affrontare nuove ed emozionanti esperienze internazionali.

Tra poco il suo primo EP Camo compirà un anno e noi l’abbiamo intercettata al ritorno dagli USA, dopo la sua partecipazione al South By South West,  per farle qualche domanda.

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“Tra qualche mese il tuo primo EP, Camo, compirà un anno. Come ti senti all’idea? Com’è cambiata Emanuela in questo anno?”
Non mi sento cambiata, ma se penso a com’ero un anno fa ero sicuramente un po’ più insicura e “persa”, come la prima volta in cui sono entrata in sala prove da sola, che è stata parecchio strana. Prima di iniziare non lo sapevo ancora, ma suonare in questa maniera mi sprona sempre di più su tantissimi punti di vista.

“Ti aspettavi tanto interesse e successo per il tuo progetto musicale?”
Sinceramente no, soprattutto perché inizialmente alcune persone su cui pensavo avrei potuto contare mi hanno dato l’impressione di non crederci realmente – non so se nei pezzi o nel fatto che potessi reggere da sola un palco – e non nego che la cosa mi abbia spaesata parecchio. Ma quantomeno avevo chiaro cosa volevo e cosa no e sono contenta che alla fine non sia andata al 100% come avevo in mente. Ho avuto la fortuna di lavorare con Federico Dragogna e con una nuova etichetta con idee nuove con cui ci siamo subito trovati (Factory Flaws) e siamo arrivati a tanti piccoli risultati di cui andiamo davvero fieri, come finire in una playlist mondiale seguita da un milione di persone su Spotify. Ovviamente però non lo vivo come “successo”, sono tutte bandierine lungo il percorso.

“Hai di recente aperto il concerto bolognese delle Kite Base. Com’è andata?”
Considero Bologna ormai la mia città, ma per qualche motivo non l’ho mai sentito come un posto dove “gioco in casa” e mai facile, ma è stata forse è una delle serate più belle a cui abbia suonato. Era martedì, ma c’erano comunque un centinaio di persone e un’atmosfera super. Loro sono state carinissime e poi adoro il modo di suonare di Ayse Hassan (bassista delle Savages), quindi è stato un vero onore condividere il palco con loro.

“ In generale quali sono gli artisti a cui ti ispiri?”
Non mi ispiro a nessuno in particolare, i miei ascolti sono molto vari e nella mia musica cerco di utilizzare diversi elementi, che “prendo” dal pop quanto dal rock. Ma se devo fare dei nomi, le mie preferite sono Grimes, Warpaint e PJ Harvey.

“Eurosonic Noorderslag, Tallin Music Week, un’ intevista alla BBC con Huw Stephens… Cosa ti porti a casa da queste esperienze?”
Tanta soddisfazione, per esserci arrivata con un solo EP e sudando (assieme a chi mi sta stato vicino) ogni singola email negli ultimi mesi. Huw Stephens mi ha detto di avermi scoperta sul sito di Eurosonic e mi ha semplicemente contattata per un’intervista… mi sento davvero fortunata! La consapevolezza fondamentale comunque è che la strada è e sarà sempre lunghissima.

“Da poco sei stata anche sul palco del SXSW Music Festival di Austin! Cosa vuol dire per un artista come te partecipare ad un evento di questa portata? Com’è arrivato l’invito a partecipare?”
Al SXSW si manda la propria proposta e si viene invitati. È qualcosa di inimmaginabile per chi non c’è mai stato. Per intere strade della città, praticamente ogni porta si trasforma in venue per concerti e anche le band più grosse suonano più volte. Non sono tutti palchi enormi e la politica è che non esiste soundcheck. In un certo senso può essere disorientante, se ci si aspetta il festivalone con i palchi grossi, ci sono tantissimi eventi contemporaneamente e non è tutto concentrato su un unico showcase (com’è invece ad esempio Eurosonic). Lì ti rendi davvero conto di essere una gocciolina minuscola in un mare infinito. Per me ha significato tantissimo esserci e condividere il palco con tanti artisti validissimi (di cui credo sentiremo parlare prossimamente) e che tante persone abbiano scelto di venire a vedere me tra tutte le cose possibili da vedere contemporaneamente. È una sensazione abbastanza incredibile.

“Cosa hai imparato dai tuoi colleghi stranieri? C’è molta differenza rispetto all’Italia?”
Ci tengo a dire che non è meglio tutto ciò che è all’estero, anzi, a volte fa male vedere alcune realtà nostrane in cui c’è davvero il cuore tenersi a galla da sole in mezzo alla poca curiosità generale.
Una differenza fondamentale che ha cambiato molto la mia visione della musica negli anni è che qui la maggior parte delle band tirano fuori concerti intensi e perfetti in situazioni tecniche anche al limite, con line check di pochi minuti e molti sanno arrangiarsi su tanti aspetti. È tutto molto meno impostato di come ce lo si aspetterebbe.

“Hai dei consigli per chi vuole intraprendere un percorso musicale come il tuo?”

Di fare ciò che gli piace e di viaggiare, mettere fuori il naso per capire davvero come funzionano le cose. E di circondarsi di persone positive, migliori di sé stessi, che ti spronino a crescere sempre.

“ Cosa dobbiamo aspettarci nel 2017 da Giungla? “
Musica nuova!

[ GIUNGLA | pagina Facebook ]

Nel ringraziare Emanuela per le sue interessanti parole segnaliamo le prossime date live:
31 marzo | Tallinn Music Week
14 aprile | Tilt – Avellino
15 aprile | Magazzino Fermi – Aversa (CE)
5 maggio | Circolo Arci Randal – Sestri Levante (GE)
7 maggio | Wopa Temporary – Parma
27 maggio | Morborock Festival – Morbegno (SO)

Last modified: 21 Febbraio 2019

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