Johnny Freak

Written by Interviste

Un gruppo che riesce ad emozionarti con musica e testi lo troviamo ancora una volta su Rockambula. Questa volta a stupirci sono i Johnny Freak, uno straordinario quintetto influenzato dal grunge dei Pearl Jam e degli A Perfect Circle, dal Rock dei nostri Negrita e Timoria, ed inspirati da un commovente personaggio della collana di Dylan Dog. Ai nostri microfoni ci sono Luca e Pietro che ci parleranno della loro ultima fatica “Tra Il Silenzio e il Sole” e di alcune curiosità che riguardano la band. Non resta altro da fare che gustarsi quest’ intervista.

Allora ragazzi, per cominciare che ne direste di presentare i Johnny Freak ai nostri lettori?

LUCA: Ciao a voi ed a tutti i lettori di Rockambula. Siamo cinque ragazzi cresciuti in provincia con questa passione comune per la musica, che ci ha  permesso di trovarci e continua a farci “ritrovare” ogni volta. Poi in secondo luogo, i Johnny Freak sono una band che cerca di farsi strada tra le insidie discografiche del nostro bel paese. Facciamo un rock cantautorale mettendo molta attenzione ai testi, oltre che agli arrangiamenti e nella scelta dei suoni. L’intento è cercare di dire qualcosa e lasciare un segno nelle persone che ci ascoltano, buono o cattivo che sia, cercando di non essere banali. Ce la mettiamo tutta per fare qualcosa di nuovo, anche se tanto è stato già detto dai nostri innumerevoli predecessori. L’Italia non offre molti spazi, la situazione è difficile, ma pian piano ci stiamo facendo sentire, sperando di poterlo fare ancor più quando partiremo con le date live, il nostro vero punto di forza.

Nella recensione ho ammesso che ad una grande ispirazione  c’è un grande gruppo. Io questa volta l’ ho inteso con il Johnny Freak di Dylan Dog e voi. Cosa vi ha trasmesso questo personaggio, perché lui?

LUCA: Lui è considerato un mostro per le persone meno sensibili e, chissà, in musica forse siamo proprio noi e quelli come noi i diversi, i “mostri”, qualcosa che non viene propinato tutti i giorni perché non di facile consumo e quindi spaventa.
Leggere quella storia fu un momento intenso della nostra vita. Ricordiamo ancora quel giorno con estrema passione, fu un vortice, un pugno allo stomaco che ci lasciò spiazzati. E’ una storia veramente eccezionale, ci colpì a tal punto che decidemmo di rendere omaggio a quell’ “Essere” mostruoso, un piccolo modo per schierarci dalla parte della “cultura del diverso”.
Johnny era anche un grande artista, dipingeva e suonava, era completamente predisposto all’arte ed alle sue mille sfaccettature, così sensibile, cosa che ci mostra come dietro all’apparenza c’è sempre qualcosa in più. Sempre! E va scavato a fondo a volte per scoprirlo, costa tempo e fatica, e pochi accettano di fare questi sacrifici. Quella in cui viviamo è una società che  vuole sempre tutto e subito. Il nostro è un modo per non dimenticare mai questo punto di vista, tenerlo sempre presente e metterlo anche davanti gli occhi di chi non lo condivide, o di chi si ferma alla apparenze; è un modo per ricordare che ci saranno sempre persone vittime di ingiustizie e pregiudizi.

Musicalmente invece da chi siete influenzati?

PIETRO: Tutti e cinque gli elementi della band hanno pochi gruppi come denominatore comune , i primi che mi vengono in mente sono Pearl Jam e A Perfect Circle su tutti ed il bellissimo Rock Italiano dei ruggenti anni ‘90 (Timoria, Estra, Negrita ecc), mentre personalmente ognuno  di noi conserva i suoi ascolti personali: dal rock più estremo ai cantautori famosi,  fino alla musica indie italiana di questi anni. Come puoi capire non c’è stata una specifica influenza, ma una disomogeneità di ascolti di ognuno che ha portato a dare una impronta unica ma molto varia nel sound della band.

Parliamo adesso del vostro nuovo disco “Tra il Silenzio e il Sole”. Dove e come si sono svolte le fasi di mixaggio e di registrazione?

LUCA: Per quest’ album siamo giunti alla corte di David Lenci ed Andrea Venetis , nel prestigioso studio della Red House Recordings di Senigallia.  Il lavoro si è svolto nel modo che ci auguravamo, cioè in armonia tra tutti noi, grazie anche alla professionalità di David ed Andreas. Il suono, poi, è stato curato e trattato con il massimo rispetto considerando che l’album è stato fatto completamente in analogico. E’  stato entusiasmante! Spesso  tante band (anche tra le più blasonate) vanno negli Stati Uniti o all’estero a cercare cose che magari non sapevamo nemmeno di avere in Italia. Per noi è stata  un’occasione per crescere veramente sia dal punto di vista artistico che professionale. David, poi , è un produttore storico  e ha dato sicuramente quel tocco di magia al nostro lavoro. Da varie recensioni e commenti di esperti, l’album riesce a suonare power , intimo e vintage allo stesso momento. Ecco, era proprio questo che cercavamo!

“Tra Il Silenzio e il Sole” è il vostro secondo disco, l’album di debutto s’ intitola “Sognigrafie”. Quali sono le principali differenze tra i due dischi?

PIETRO: La differenza principale  è che “Sognigrafie” è stato autoprodotto, quindi abbiamo fatto tutto noi, dall’inizio alla fine, dalla prima all’ultima cosa, mentre con “Tra il Silenzio e il Sole” c’è stata anche una collaborazione con altre persone, David e Andreas appunto, oltre al fatto che tra un album e l’altro ci sono stati ben cinque anni di prove, live, con la ricerca continua di nuovi spunti. Il primo album è stato registrato quasi di getto: c’eravamo appena conosciuti e le canzoni, scritte da Luca, avevano solo bisogno di essere completate con nuovi arrangiamenti, mentre nel secondo album c’è stato un lavoro di squadra lungo ben cinque anni.

Cosa ci dite del singolo “Regina”, perché avete scelto questa traccia e infine cosa ci dite del video girato per questa canzone?

PIETRO: “Regina” ci sembrava la canzone più immediata dell’album, nonché la più corta. Ci piaceva l’idea di esordire con un singolo molto più rock piuttosto che con un brano meno spinto. Il testo di “Regina” è molto forte, quasi un racconto intimo, un parlare a tu per tu con la propria immagine allo specchio di uno o più  sbagli. Tutti sbagliamo e ognuno prima o poi dovrà avere questo confronto con se stesso. Non ci sono storie vere forse, ma ci sono parole che evocano stati d’animo. Ecco, nei nostri testi ci piace l’idea che arrivi questo messaggio e “Regina” ci sembrava la più degna rappresentante. Il video invece l’abbiamo girato con la regia di Antonio Zannone, promettente regista delle nostre zone, insieme al team della Black Hole Productions, che si sono occupati di tutto il resto. Nella clip siamo chiusi tutti e cinque in un posto imprecisato, vuoto, dove ognuno di noi è solo con se stesso, mentre Luca, il cantante, recita la canzone. Si è cercato un po’ di trasmettere quel senso claustrofobico che ci attanagliava, il luogo oscuro in cui eravamo chiusi e la difficoltà nell’uscirne. Ci siamo cimentati nel ruolo di attori: è stato un azzardo, ma alla fine siamo riusciti ad ottenere il risultato che speravamo.

Adesso una mia curiosità: quali sono i vostri albi di Dylan Dog preferiti? E se dovreste coniare una vostra canzone ad una storia dell’ Indagatore? Mi spiego meglio una traccia che potrebbe far parte di una storia di Dylan Dog, che storia e che traccia?

LUCA: Ce ne sono svariati veramente, ad esempio Zed, Il lungo addio, La dama in nero, Il castello della paura, Goblin, Sonata macabra e Mater morbie, sulla cui ristampa tra l’altro siamo stati segnalati nella rubrica iniziale; poi c’è Partita con la morte a cui abbiamo dedicato per l’appunto l’intro “Quasi notte” e la canzone “La notte”  presenti nella tracklist di “Sognigrafie”. Quella canzone e il suo intro furono scritte dopo la lettura di quel meraviglioso albo. Mentre credo che Bugia su tutte possa entrare a far parte di una storia dell’Indagatore: con i suoi mostri, fate e angeli è alquanto surreale, sono tarli che rosicchiano il cervello pian piano, fino a portarti fuori dalla realtà, dove il confine tra reale e non svanisce. Per questo credo che si sposi bene con l’idea concettuale del Dylan Dog.

Per quanto riguarda il tour come siete messi? Dove suonerete nei prossimi giorni? E’ prevista una data per Napoli?

LUCA: Suoneremo un po’ in tutta Italia. Stiamo definendo proprio in questi mesi il tutto con la nostra manager, Alice Cortella della Red Cat Promotion, e al booking che curerà il tour. Speriamo di concludere tutto presto e che ce ne siano diverse in modo da farci sentire da più persone possibili.

A Napoli è nostra seria intenzione suonarci il prima possibile visto che è una delle poche città in cui non abbiamo ancora avuto il piacere di esibirci.

 

Invece la collaborazione con la Antstreet Records come è nata?

PIETRO: E’ stato strano e inaspettato, è nato tutto in un momento di sconforto: ci eravamo quasi arresi ad optare per una seconda autoproduzione, invece poi, un bel giorno bussa alla nostra porta Alice e ci mette sul giusto cammino, come se improvvisamente si fosse accesa una luce, consigliandoci poi all’etichetta Tedesca e in tutti i restanti passi da fare. E’ nato tutto così. Siamo quindi arrivati ad AntStreet e questa collaborazione a tre, per ora, si sta rivelando molto prolifica.

Cosa ne pensate della scena Underground nostrana? C’è qualche band che consigliereste di ascoltare?

LUCA:Sicuramente ce ne sono molte che valgono ma che non hanno l’attenzione che meritano. Ad esempio qui dalle nostre parti, nel basso Lazio, c’è un bel fermento. Potrei elencarti alcune band che abbiamo sentito e visto dal vivo che meritano davvero. Ad esempio i  Faunalia, i Radiocroma, i Pentothal, il Vicolo del buon consiglio, gli Aiemet , il Malpertugio, i Learn to fly , i Samuel Holkins, solo per nominarne alcuni. E’ un posto circoscritto e  poco previlegiato, ma si fa un gran bel rumore accidenti!

Ultima domanda: a cosa aspirano i Johnny Freak?

PIETRO: Aspirano semplicemente a suonare e suonare, ad esibirsi tanto in tutti i posti d’Italia e anche oltre. Darsi dei sogni e delle mete da raggiungere è doveroso, bisogna puntarci e crederci. Aspiriamo all’onesta intellettuale, a tirar fuori i nostri brani e dar voce al nostro credo in maniera sincera e leale, senza fronzoli o artifizi vari. Solo così si può raggiungere il cuore delle persone, oltre che la testa. La “tecnica” si impara, il resto no.

Bene ragazzi l’ intervista si chiude qui, concludete come meglio credete…

LUCA: Quello in cui crediamo è che, al di là di quello che si sente oggigiorno (ovvero tutte le menzogne che si ascoltano in radio, alla fine ed al declino di certi ideali e di un certo tipo di musica e all’avanzamento spropositato ed ingiusto dei talent show) in realtà non è tutto perso finché ci saranno band oneste che dal sottosuolo grideranno la propria voce, supportate da realtà indipendenti e stupende come Rockambula e tutte le altre webzine e radio che fanno i nostri stessi sforzi in questo strano posto! C’è bisogno di coesione e di un cambiamento concreto e speriamo che insieme a tante altre valide band, e grazie al vostro supporto, ci si riuscirà!

Last modified: 21 Gennaio 2013

4 Responses

  1. Viola ha detto:

    Grandissimi Johnny, vi leggo e vi seguo! La chiusura dell’intervista poi è favolosa!

  2. IndieRock ha detto:

    Vai così Freaaaaaak! Meritate, oh si che meritate.

  3. Gianpaolo ha detto:

    Ciao ragazzi!
    Mi trovate d’accordo su tutto.
    Solo la gente umile e che fa un sacco di sacrifici per rendere omaggio alla musica può capire e apprezzare le vostre parole.
    Siete grandi!
    E’ un onore essere citati in una bella intervista come questa.
    Vi ringrazio col cuore e LET’S ROCK!

    Gianpaolo “The Hitman” Battaglia

  4. Samuel Holkins ha detto:

    Siete i meglio respect Samuel Holkins

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