John Francis Flynn – Look Over the Wall, See the Sky

Written by Recensioni

In otto tracce potenti ed emozionanti, il musicista irlandese dimostra come rispolverare il passato sia la chiave migliore per raccontare il presente.
[ 10.11.2023 | folk, experimental | River Lea Recordings ]

Investigare a fondo in epoche che sembrano ormai perdute, riscoprire melodie e testi appartenenti ad antiche tradizioni, ribaltarli e rivisitarli per renderli attuali e accessibili anche ai meno avvezzi al genere, nella speranza di poter continuare a tramandare orgogliosamente la propria cultura attraverso la voce di nuove generazioni.

Che l’Irlanda si sia rivelata, nell’ultimo decennio, un’inesauribile fucina di nuovi talenti è ormai cosa nota.
Non del solo inflazionatissimo post-punk revival, però, si parla; esiste un’altra faccia della medaglia, che – per ragioni più o meno ovvie – fatica maggiormente ad uscire dai confini dell’isola, nonostante riscuota notevole successo in patria.
Una scena fatta di artisti e collettivi che si rifanno alle proprie radici per creare qualcosa di nuovo, che prendono pezzi di musica folk tradizionale e li fanno suonare vivi e moderni come se fossero stati scritti oggi.

Ne fanno parte i Lankum, che con indiscussa maestria riarrangiano misteriose e angoscianti murder ballad, e in differente maniera anche i divertenti The Mary Wallopers, che con il loro spirito ribelle e scanzonato hanno riportato in auge alcune fondamenta della musica popolare irlandese.
E poi c’è John Francis Flynn, che proprio ai citati Lankum ha fatto da spalla in occasione di alcune date dell’ultimo recente tour europeo.

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Per il giovane e talentuoso polistrumentista di stanza a Dublino, il passato sembra rappresentare il mezzo più potente per esprimere il presente. Uno strumento per narrare sé stesso e il proprio mondo in maniera intima e commovente, una lente d’ingrandimento che amplifica percezioni e sentimenti, senza alcuna pretesa se non quella di arrivare limpido e diretto al cuore di chi ascolta.

Molteplici influenze in grado di estendersi verso territori praticamente impensabili per il genere trattato, fino a rasentare ambiti industrial/noise: Willie Crotty è un vero e proprio portale in grado di trasportarci verso mondi oscuri e desolati, fra dissonanti tastiere e ossessive percussioni, mentre Within a Mile of Dublin – se possibile – conduce all’estremo la componente più inquietante dell’intera opera, guidata da un’impalpabile voce femminile che cerca di emergere da un imperscrutabile oceano di rumore.

Look Over the Wall, See the Sky è il suo secondo LP, pubblicato lo scorso venerdì via River Lea Recordings, una divisione di Rough Trade Records specializzata in musica tradizionale irlandese (e non solo).
Sembrano già lontanissimi i tempi di I Would Not Live Always, album d’esordio pubblicato nel 2021, estremamente remota l’epoca delle sessioni di musica tradizionale al Cobblestone Pub, uno dei luoghi di riferimento del giovane artista.
In questo album predomina una minuziosa e matura ricercatezza di sonorità e strutture “alternative”, che non rendono mai sterile la natura emotiva di ogni pezzo, anzi; ne esaltano il potenziale, ne elevano la valenza espressiva.

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Le otto tracce del disco, riprese da standard folk e tradizionali, sono filtrate da robuste trame fatte di archi eterei, chitarre distorte, mistici suoni drone e sintetizzatori. Diverse atmosfere che infondono nuovo respiro vitale in un percorso alla riscoperta di antiche storie.
L’opener The Zoological Gardens, il cui minimalismo iniziale potrebbe apparire quasi destabilizzante, ne è lampante esempio: la profonda voce baritonale di Flynn sembra quasi progressivamente scomparire sotto un tappeto di suoni ambient, che confondono e ipnotizzano.

Dai testi riaffiorano riferimenti fortemente simbolici, uno dei più interessanti oggetti di analisi dell’album, che assumono oggi significati rinnovati e più attuali che mai.
Basti prendere ad esempio Mole in the Ground, una canzone folk tradizionale americana incisa da Bascom Lamar Lunsford nel lontano 1928, alla quale rese omaggio persino Bob Dylan in Stuck Inside of Mobile With The Memphis Blues Again, contenuta nel celeberrimo album Blonde on Blonde.

La talpa che scava, lentamente ma inesorabilmente, un piccolo animale sotterraneo che nessuno vede, né a sua volta vuole essere visto da nessuno: in un’Irlanda oggi colpita da una crisi abitativa senza precedenti, pare assumere un forte valore metaforico di resilienza, di instancabile ricerca di un luogo sicuro nel quale trovare rifugio.

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Quando tutto poi sembra essere finito, ecco che viene scagliata un’ultima freccia, che trafigge e ferisce fino alle lacrime: una meravigliosa, indescrivibile cover di Dirty Old Town, il famoso brano già reso popolare da The Dubliners e The Pogues, qui reinterpretato in una versione da pelle d’oca.
John Francis Flynn dedica interamente anima, voce e chitarra alla sua ormai quasi irriconoscibile Dublino, una città alla quale capitalismo sfrenato, degrado ed eccessiva modernizzazione sembrano aver cambiato irrimediabilmente i connotati, quasi un rozzo tentativo di cancellare ogni traccia del passato.

Fra nostalgia e desolazione, il romanticismo è ancora oggi la via d’uscita più efficace da un presente che sembra sfuggirci di mano, giorno dopo giorno. I toni malinconici del brano, che ne sviscerano la vera natura, celebrano l’importanza di sentimenti ancora nitidi, inestinguibili.

Un consiglio per l’ascolto: a dispetto di quel che potrebbe suggerire l’invitante bicchiere verde smeraldo in copertina, questo non è un album da bere “alla goccia”, tutto d’un fiato.
Look Over the Wall, See the Sky è un’opera da assaporare, gustare lentamente, per coglierne ogni sfumatura e stratificazione: una raccolta di racconti fragili e preziosi da assimilare lentamente, metabolizzare, far sedimentare nel tempo.

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Last modified: 30 Novembre 2023