A Place to Bury Strangers – Hologram EP

Written by Recensioni

Il nuovo EP della “band più rumorosa di NY” è una delle cose migliori che sentirete in questa estate.
[ 16.07.2021 | Dedstrange Records | noise, post-punk, shoegaze ]

Il rumore come valvola di sfogo per questi tempi incerti e complicati. È quello che deve aver pensato Oliver Ackermann, storico fondatore e frontman degli A Place to Bury Strangers, non a caso definiti fin dai primissimi esordi la “loudest band in New York City”. Hologram è la prima pubblicazione del gruppo sotto la propria etichetta, la Dedstrange Records, e soprattutto è la prima uscita con la nuova line-up: ad accompagnare Ackermann ci sono infatti John e Sandra Fedowitz, rispettivamente basso e batteria, coppia nella vita ma anche nella musica (i due erano già membri dei Ceremony East Coast, progetto dal sound piuttosto affine a quello degli APTBS).

I cinque brani contenuti nell’EP rappresentano la perfetta summa sonora ed estetica del sound degli A Place to Bury Strangers: cupo, distorto, efferato; un suono plasmato uscita dopo uscita, fin dall’ottimo esordio eponimo del 2007 passando per il successivo Exploding Head, vera pietra miliare nella discografia della band di NY.

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Ed è proprio agli esordi della band che si rifà I Might Have, uno dei due singoli estratti e con ogni probabilità il brano cardine dell’EP: un pezzo che ti spettina fin da subito col suo riff robusto e stordente, il basso sferzante, il suo incedere vorticoso; un baccanale sonoro da ascoltare in cuffia alla massima potenza o, ancor meglio, a volumi esagerati dal vivo (a marzo 2022, pandemia permettendo, potremo anche vederli in Italia) . Un fuzz ‘n roll che non potrà non trascinarvi, per quello che già da ora si candida ad essere uno dei brani migliori del 2021.

End of the Night è l’opener dell’EP (nonché primo singolo estratto) ed è un’intro perfetta, un gustosissimo antipasto: l’atmosfera che inizia subito a farsi carica, il basso che diventa già sferzante e le chitarre che mordono i freni in attesa di deflagrare in tutta la loro roboante potenza sonora.

Contrasti. La musica degli APTBS ne è da sempre contraddistinta e Hologram non fa certo eccezione: I Need You, col suo post-punk a tinte vagamente eteree, arriva ad attenuare opportunamente la tensione e a rallentare un po’ i ritmi dopo la sbornia sonora di I Might Have. Ma non lasciatevi ingannare: a metà brano le chitarre efferate di Ackermann tornano a prendersi prepotentemente la scena sfociando in una deriva sonica 100% shoegaze.

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Un altro aspetto che ha da sempre contraddistinto il sound degli APTBS è un certo gusto per l’estetica 80s, e In My Hive ne è un perfetto esempio: le solite, rumorosissime chitarre si stendono su uno sfondo new wave/post-punk davvero irresistibile. Come suonare 80s nel 2021 senza risultare kitsch o banali.

La chiusura affidata a Playing the Part fa da perfetto contraltare all’opener ed è forse l’episodio più melodico del lotto, quello in cui la band accantona momentaneamente la sua vena noise/shoegaze in luogo di un post-punk a tratti addirittura arioso. La giusta ed opportuna conclusione di un EP caratterizzato per il resto da suoni muscolari e taglienti.

Noise, post-punk, shoegaze, fuzz: innumerevoli sono le etichette che potremmo utilizzare per descrivere il sound degli A Place to Bury Strangers e in particolare di questo Hologram, ma dopotutto il consiglio che ci sentiamo di darvi è soltanto uno, benché banale: ascoltatelo a volumi illegali, magari con una birra in mano. Vi sembrerà davvero di ritrovarvi catapultati in un sordido locale underground di New York City.

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Last modified: 1 Marzo 2022